L’inceneritore di Acerra ko da mesi

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mixnoidea
00sabato 11 settembre 2010 00:27
L’inceneritore di Acerra ko da mesi
Ma Impregilo vuole 350milioni dalla Regione

Berlusconi lo aveva presentato come l'arma per sconfiggere il problema della monnezza. Disse: "E' un dono di Dio da ricostruire in quattro regioni italiane"
Nel dicembre scorso Guido Bertolaso dichiarava: “Il dato inconfutabile è che ci sono 6 discariche a norma, 7 impianti Stir attivi e un termovalorizzatore che funziona come un orologio svizzero, non inquina e produce reddito (…) Aver risolto questa emergenza è dunque per me la maggiore soddisfazione possibile”. Sanciva la fine dell’emergenza rifiuti in Campania, almeno sulla carta, e la fine della gestione commissariale da lui guidata nel ruolo di sottosegretario di governo.

Oggi, però, le cose non sembrano più così rosee. L’inceneritore, infatti, è quasi fermo. E per due giorni si è fermata anche la terza linea . Il miracolo è compiuto, l’impianto più grande d’Europa, inaugurato in pompa magna da Berlusconi e Bertolaso, è andato in ferie a settembre. Solo una linea funzionava, una è chiusa per manutenzione, l’altra si è fermata per gravi problemi strutturali. Un simile quadro fa venire a galla tutte le preoccupazioni su un impianto che era vecchio già al momento dell’inaugurazione , anzi diciamo un pacco di rottami da riciclare in Campania. Era un impianto obsoleto già nel 1998, all’epoca della gara che assegnò la gestione degli impianti per il trattamento dei rifiuti in Campania e la realizzazione dell’inceneritore all’Impregilo e alle sue controllate. La Partenope ambiente, società dell’A2a che ora ha preso in gestione l’impianto, fa sapere che “siamo nella norma e sostanzialmente in linea con le previsioni, niente di preoccupante”.

A quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, l’impianto ha seri problemi di tenuta, e non riesce a garantire la combustione delle 2.000 tonnellate al giorno previste, basta leggere i dati sulle quantità bruciate forniti dalla stessa proprietà. Nel marzo 2009 Silvio Berlusconi, quando schiacciò il pulsante rosso per accendere l’inceneritore, dichiarò la fine dell’emergenza. Assicurava: “L’impianto è davvero impressionante. Funziona benissimo. Dall’immondizia si riuscirà a ricavare energia Berlusconi lo aveva presntato come un “dono di Dioelettrica pulita. Non inquinerà e sarà come tre auto di media cilindrata in moto”.

Nella zona di Acerra, Pantano dove sorge l’inceneritore, le polveri sottili, hanno sforato i limiti consentiti in ben 250 giorni su 500, secondi i dati Arpac (il limite è di 35 sforamenti annuali). In realtà al momento inquina meno di tre auto in moto, visto che, nel silenzio generale, funziona a scartamento molto ridotto. Ma il primo ministro pensava addirittura di esportarlo: “ Questo impianto è un dono di Dio, si tratta di un prototipo da ricostruire in almeno quattro regioni italiane”. Non pago Berlusconi parlò dei manager di Impregilo come degli eroi, manager sotto processo, insieme con l’ex commissario Antonio Bassolino, per la gestione dei rifiuti campani. Intanto, la società milanese vuole i soldi per la costruzione del megaforno. Si parla di una cifra superiore ai 350 milioni di euro ( secondo uno studio dell’Enea). Questi soldi potrebbero essere versati dalla Regione Campania a Impregilo. Tutto a carico dei cittadini. Oltre al danno, la beffa. Una valanga di soldi per l’inceneritore che non fa miracoli.

di Tommaso Sodano e Nello Trocchia

www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/10/rifiuti-in-campania-linceneritore-di-acerra-ko-da-mesi-ma-impregilo-vuole-350milioni-dalla-region...
gran generale
00sabato 11 settembre 2010 01:58
in realtà, quando fu inaugurato, l'impianto non poteva produrre energia perchè incompleto.. poteva bruciare, ma non era (ancora?) un termovalorizzatore
su questa grande truffa c'è chi ha mangiato, chi ha dato da mangiare ai propri amici (gli EROI..) e chi ci ha vinto le elezioni

non aggiungo altro, sennò arriva il povero fesso di turno a darmi del becero comunista eversivo e inizia la solita cantilena su Bassolino...
mixnoidea
00martedì 14 settembre 2010 22:30
http://www.giornalettismo.com/archives/81447/acerra-quell%e2%80%99inceneritore-nato/
quell’inceneritore nato vecchio
pubblicato il 14 settembre 2010 alle 14:45 dallo stesso autore - torna alla home Rifiuti, emergenza infinita. Potrebbe essere il titolo di un film e invece è gestione ordinaria, in una regione strozzata da camorra e discariche e che si trova a fare i conti con una realtà ben diversa dagli spot governativi.

“L’emergenza rifiuti è finita. Dopo 15 anni si torna alla gestione ordinaria“. Furono il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il sottosegretario con delega alla Protezione civile Guido Bertolaso a dare, quasi un anno fa, l’annuncio in un’affollata conferenza stampa, organizzata proprio come piacciono al premier, con tanti annunci e poche o addirittura nessuna possibilità per i cronisti di fare domande.

UN DECRETO FATTO PER GLI AMICI - Fu varato un apposito decreto legge in cui si sanciva che la gestione ordinaria sarebbe cominciata il 1 gennaio 2010, ma per un anno il supporto agli enti locali sarebbe stato garantito da “un’unità stralcio e un’unità operativa”. Tra i compiti più importanti affidate a queste strutture – che opereranno fino alla fine di gennaio 2011, salvo non improbabili proroghe – l’accertamento dei debiti e dei crediti derivanti dalla gestione dell’emergenza rifiuti in Campania. Nello Stesso decreto, inoltre, si sanciva che – la proprietà dell’inceneritore di Acerra – valutato ben 370 milioni – sarebbe passata alla regione Campania o “ad altro ente pubblico anche non territoriale, ovvero alla Presidenza del Consiglio-Dipartimento della Protezione civile o a soggetto privato entro il 31 dicembre 2011”. Nel frattempo, la gestione dell’impianto è già passata nelle mani della società lombarda A2A.

IL MISTERO BUFFO DI ACERRA - Lo scorso gennaio, è stato inoltre stipulato un contratto d’affitto dell’impianto – ben 2,5 milioni di euro mensili – che assegna alla Protezione civile il pieno godimento dell’impianto compresi i ricavi derivanti dalla vendita di energia elettrica prodotta. Sta di fatto che, ad oggi, delle tre linee predisposte ne hanno funzionato al massimo due ed il rendimento in termini di MW prodotti, così come presentato dai tecnici dell’impianto, appare molto fantasioso. Secondo i tecnici – si legge in una relazione – l’alimentazione dell’impianto a regime dovrebbe essere di circa 2000 ton/g di rifiuti che fornirebbero (il condizionale è d’obbligo) ai forni circa 340MW termici, che produrrebbero 380 tonnellate/ora di vapore, le quali sarebbero poi inviate alle turbine per la produrre circa 107 MW di potenza elettrica lorda, che depurata di quanto serve per far funzionare l’impianto, diventano circa 98 MW netti da cedere al mercato. Il rendimento sfiorerebbe quindi quasi il 30%. Un calcolo quantomeno parziale in termini di reale bilancio energetico. In realtà, un bilancio completo (ed il conseguente rapporto costi/ricavi) dovrebbe tenere conto anche dell’energia impiegata per produrre i vari tipi di rifiuti che vengono combusti nell’inceneritore, sommata all’energia (e quindi ai costi) necessaria a dividere,trattare ed incenerire, la quale per forza di cose risulta maggiore dell’energia ricavata dalla combustione, depurata dall’energia inevitabilmente andata sprecata.

OLTRE AL DANNO, LA BEFFA - Con i cumuli di rifiuti che ricompaiono sempre più frequentemente su molte strade urbane ed extraurbane della regione, dover fare i conti con un termovalorizzatore che, troppo spesso, così come già segnalato su Giornalettismo è costretto a ridurre drasticamente i volumi di scarti da incenerire, non vuol dire aver risolto il problema della monnezza a Napoli e in Campania, vuol dire solo procrastinare l’emergenza in attesa del riempimento della discarica di turno. Da quando è entrato in funzione, l’inceneritore di Acerra non ha mai funzionato a pieno regime. In questi giorni, nell’impianto che avrebbe dovuto risolvere, in gran parte, il problema dello smaltimento, dopo che in un anno e mezzo si sono susseguiti blocchi delle varie linee, prima per motivi di start up, poi per ragioni di manutenzione, sono ferme la seconda e la terza linea dell’impianto. Per la terza, in particolare, non ci sono ancora ipotesi sulle tempistiche di ripristino. Una cosa inaccettabile per un impianto che fu dato in gestione alla società leader nel campo della termodistruzione, la A2A di Brescia, e che dovrebbe incenerire 1000 tonnellate di rifiuti al giorno. Circa i motivi che hanno condotto alla semi paralisi dell’impianto, le spiegazioni divergono radicalmente.”Manutenzione programmata”, ripete la struttura del sottosegretario, Guido Bertolaso, negando che ci siano problemi di sorta. Che il termovalorizzatore di Acerra sia stato concepito e realizzato seguendo una tecnologia obsoleta, lo si è detto mote volte negli anni scorsi. Basti pensare alle numerose prescrizioni che apposite Commissioni tecniche imposero a Impregilo perché la costruzione dell’impianto fosse portata a termine con i dovuti adeguamenti. Sulla scarsa qualità dell’impianto non ha dubbi l’ex senatore Tommaso Sodano, già presidente della Commissione ambiente di Palazzo Madama: “Ad oltre un anno e mezzo dall’inaugurazione in pompa magna del 26 marzo 2009 – ha dichiarato Sodano – l’inceneritore di Acerra non funziona per nulla. L’impianto è già un catorcio”. Il problema più grosso però è che nella zona del Pantano, quella limitrofa al termovalorizzatore, le polveri sottili hanno sforato i valori massimi in ben 250 giorni su 500, secondo i dati dell’Arpac. “La normativa – ha concluso Sodano – prescrive che gli sforamenti non debbano essere più di 35 in 12 mesi”.

INTANTO C’È CHI SI AFFIDA ALLA CAMORRA – Alla criminalità organizzata oggi non si affidano solo imprenditori senza scrupoli, magari per sotterrare in discariche abusive rifiuti molto spesso letali. Pochi giorni fa, i lavoratori del Consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta hanno manifestato minacciando prossime nuove e più dure agitazioni. Hanno persino scritto una lettera-provocazione (?) in cui hanno chiesto esplicitamente aiuto alla camorra.

Espediente, per la verità, non nuovo visto che un anno fa gli stessi si appellavano ai “casalesi”. I lavoratori hanno lamentato lo stato di crisi in cui versa il Consorzio Unico e minacciano il blocco della raccolta. Non meglio va nei nove consorzi delle province di Benevento, Salerno ed Avellino. Con il passaggio alla gestione ordinaria, come detto, sarà la Provincia a dover gestire gli oneri per i lavoratori provenienti dal Consorzio. Bertolaso stesso è sceso in campo auspicando una deroga al Patto di Stabilità, per risolvere la delicata questione dei rifiuti “onde scongiurare l’insorgenza di potenziali crisi di più vaste proporzioni sotto il profilo sociale e occupazionale”. E meno male che proprio lui, come detto, ha parlato per primo di “fine dell’emergenza”. Dal canto suo, il ministro Tremonti, almeno per ora, ha fatto orecchie da mercante, ma una nuova emergenza potrebbe esplodere da un momento all’altro.

CHI PAGHERÀ QUESTA FINE (PRESUNTA) DELL’EMERGENZA? – Mentre è ancora possibile scorgere ai lati delle strade, specie delle periferie delle città più grandi della provincia di Napoli (compreso il capoluogo) e le aree che costeggiano le arterie stradali provinciali, grossi cumuli di rifiuti indifferenziati – ai quali, poi, qualche manina misteriosa da puntualmente fuoco – a confermare la drammaticità della situazione è stata nei giorni scorsi anche la richiesta da parte della Provincia di non voler assumere la gestione del ciclo dei rifiuti a partire dal prossimo gennaio 2011 – come invece prevede il decreto varato del governo Berlusconi. L’Ente di Piazza Matteotti, amministrato come la Regione dal centrodestra, ha chiesto una proroga, ma soprattutto non ha ancora un piano per gestire il ciclo dei rifiuti e, contemporaneamente, pagare gli stipendi ai lavoratori passati alla sua dipendenza dal consorzio Na-Ce e dai comuni. L’unica cosa che è stato capace di fare – in questo rispettando in pieno i diktat del decreto di Berlusconi– è stato proprio l’aumento della Tarsu, la tassa sui rifiuti solidi urbani. Tributo che diverrà provinciale e che dovrebbe ancora ulteriormente aumentare. Finora si segnalano aumenti dal 40 all´80% rispetto all´anno scorso in diversi comuni dell’hinterland napoletano ed in molti casi già stanno scoppiando le proteste dei cittadini. A Napoli l´innalzamento della bolletta si aggira intorno al 25-30%, in provincia a Castellammare, si raggiunge il 50% ed a Benevento l´incremento è del 30-35%. Sono inoltre scomparse tutte le agevolazioni comunali previste per le fasce più disagiate, proprio perché il tributo, oramai, fa capo alla Provincia.

LA SETTIMA MERAVIGLIA - Nel frattempo, a Terzigno e nell’area vesuviana meridionale si sta generando il nuovo triangolo della morte: la realizzazione al centro del Parco nazionale del Vesuvio della più grande area di discariche della Campania, un buco da 3 milioni di metri cubi. La zona vesuviana, ricordiamolo, è protetta non solo da vincoli europei, essendo patrimonio dell’UNESCO, ma è stata proposta come una delle sette meraviglie del mondo naturale, risultando essere tra le ventiquattro finaliste. Anche la delegazione di europarlamentari guidata da Judith Merkies ha espresso giudizio negativo dopo aver visitato la discarica nei mesi scorsi. La commissione, che presenterà il suo rapporto a fine settembre, ha già evidenziato l’ anomalia di una discarica all’ interno di un territorio protetto e di elevato valore naturalistico, che con l’ apertura della seconda discarica oltre a quella già esistente, renderebbe il Parco una mega discarica per i rifiuti provenienti da tutta la Campania e da altre regioni, in deroga a qualsivoglia valutazione di impatto ambientale e ignorando il rischio di posizionare una mega discarica in un territorio ad alto rischio sismico. Del resto, l’ Art. 9 comma 2 del DL 90/2008 è chiaro: “Presso le discariche è inoltre autorizzato lo smaltimento dei rifiuti contraddistinto dai seguenti codici CER: 19,01,11: ceneri pesanti e scorie contenenti sostanze pericolose; 19,01,13: ceneri leggere contenenti sostanze pericolose; 19,02,05: fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici contenenti sostanze pericolose; 19,12,11: altri rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti contenenti sostanze pericolose”. Falde acquifere a rischio, bollette salate, discariche abusive, camorra che continua ad arricchirsi, mancano solo gli scenari apocalittici dei rifiuti nelle strade. Ma il governo regionale una soluzione già ce l’ha. L’ampliamento della discarica di Chiaiano, con i Comitati antidiscarica che sono già sul piede di guerra e hanno inaugurato una nuova fase di mobilitazione, ritornando a manifestare lungo le strade adiacenti allo sversatoio e bloccando il traffico veicolare in alcuni punti strategici. Ci aspetta un autunno molto caldo.



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