Italiani a Londra,ecco cosa sbagliate...

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connormaclaud
00martedì 26 novembre 2013 09:22
Uno, partire con pochi soldi: «Londra è cara, e non è detto che un lavoro lo trovi subito». Due, non sapere la lingua: «Il mito dell’italiano che impara l’inglese facendo il cameriere è duro da sconfiggere. Ma come te lo dice il capo ”lava ‘sti piatti”? A disegnini?». Tre, «trascurare i social network. Non hai LinkedIn, e magari su Facebook hai le foto in vacanza a Ibiza? Difficile che ti assumano».

Sono gli errori tipici del giovane expat italiano: quasi tutti ci cascano, e in poche settimane rendono la vita londinese un inferno. E a elencarli, dal suo osservatorio privilegiato, è Giada Martini: 33 anni, romana, laureata in Comunicazione e londinese adottiva dal 2010, è un punto di riferimento per gli italiani che si trasferiscono a Londra. Al suo blog – www.koalalondinese.com – arrivano un migliaio di clic al giorno e decine di messaggi, tutti con richieste di consigli: in che quartiere è meglio abitare? Quanto devo guadagnare per poter campare dignitosamente nella City, la più cara d’Europa? Come compilo un cv in inglese? «Io rispondo a tutti. Perché ci sono passata anch’io. Sono partita, come tanti, allo sbaraglio, pensando che Londra fosse una specie di Eldorado. Non avevo una specializzazione, ero un tipo timido, il mio inglese non era ottimo. E gli inizi non sono stati semplici».

«Gli inizi» sono un lavoro di commessa a Roma, stabile ma detestatissimo. «Avrei presto compiuto trent’anni, facendo un mestiere che odiavo. Ma quando dicevo ”voglio mollare”, tutti mi dissuadevano: hai il posto fisso, sei pazza? Poi mica si espatria a 30 anni… Ma dopo mesi di confusione capii che non era giusto farsi influenzare così tanto. Avevo sempre avuto il mito di Londra, tanto valeva provare».

L’arrivo in città segue il copione che ora Giada rivede in tante lettere: «pochi soldi, zero idee di dove andare, un curriculum generico. Uguale, porte chiuse ovunque». Ed è in questo periodo che nasce il suo sito: «Avevo pochi amici e pochi soldi per uscire, molte sere le trascorrevo a casa. E per trovare qualcosa da fare iniziai a scrivere pezzetti sul cibo e sul maltempo, molto generici». Ma sono in molti, da subito, a contattarla per chiedere consiglio. «Ho un inglese basico: che dici, trovo lavoro? In quanto tempo si trova lavoro a Londra? Quanti soldi devo portarmi dietro? Quanto costa l’affitto di una stanza?» Ma anche domande più terra-terra: «posso partire con la Postepay? Basta la carta d’identità o serve il passaporto?». Il blog si arricchisce di una sezione un canale video, «Motivati alla meta», apposta per loro. Giada scrive due guide in formato e-book, Appunti londinesi e La mia Londra low-cost. E le lettere aumentano. Nel frattempo di questa vocazione da consulente Giada ha fatto un lavoro extra: crea curriculum e lettere d’accompagnamento su misura per vari mercati di lavoro, da quello anglosassone al resto d’Europa (costa da 10 a 25 euro, secondo l’urgenza), e cura a pagamento profili LinkedIn adatti a inserirsi nel mercato straniero.

«Avrò fatto tremila colloqui qui a Londra», spiega Giada, che nel frattempo ha trovato un lavoro a tempo pieno come traduttrice, «e il sistema di selezione è molto diverso dal nostro. Per questo noi spesso non veniamo presi. Gli errori più comuni dei cv italiani? Dare troppo peso all’istruzione e poco agli ”skills”: le capacità relazionali, ad esempio, o la conoscenza di temi specifici, vanno segnalati. E poi una certa approssimazione: il più grosso problema degli italiani in cerca di fortuna è che si vive di leggende metropolitane, c’è questo immaginario anni Settanta del lavapiatti sgrammaticato che diventa un self-made man. Non è così. Molto dipende da te, da come ti adatti, dal tuo carattere. E soprattutto da quanto hai le idee chiare e conosci quello che vuoi fare. Devi pensare una cosa: cameriere o manager, qui arrivano in mille da tutto il mondo per fare quello che vuoi fare tu. La concorrenza è enorme: e qui sta la chance, se la sai cogliere. Il tuo carattere si forgia, impari a farti valere e a far vedere che vali. Però è dura».


fonte
.pisicchio.
00martedì 26 novembre 2013 16:45
mammamia che sfigata questa
connormaclaud
00mercoledì 27 novembre 2013 08:53
E' divertente [SM=g2725400] e la parte evidenziata è sostanzialmente corretta.
Anyway ,solo Dio sa perchè alcuni abbiano la fissa per la city e ignorino il resto [SM=g2725321]
Paperino!
00mercoledì 27 novembre 2013 15:00
Beh, è la sua esperienza.
C'erano canoni da rispettare per essere "in"?

L'ha condivisa con gli altri, non penso si debba appiopparle l'attributo di "sfigata" per questo. [SM=g2725320]
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