Il Giornale nei guai: dossier contro la Marcegaglia, perquisita la sede

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gran generale
00giovedì 7 ottobre 2010 11:18
Qualche giorno fa il Giornale si era lamentato in prima pagina perché aveva scoperto, chissà come, che alcuni giornalisti del quotidiano erano stati intercettati dalle procure. Ed era partito lancia in resta contro i magistrati intercettatori, chiedendosi il perché della “cortesia”. A distanza di qualche giorno, le motivazioni arrivano.

L’AGENZIA DI STAMPA – In questo momento sono in corso alcune perquisizioni nella sede de ‘Il Giornale’ e nelle abitazioni di alcuni giornalisti del quotidiano milanese. A quanto si è appreso i provvedimenti sono stati disposti dalla Procura di Napoli nell’ambito di una inchiesta su presunte minacce, attraverso la raccolta di un dossier, nei confronti del presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, dopo che l’imprenditrice aveva formulato critiche nei confronti del Governo in alcune sue dichiarazioni. I provvedimenti sono stati emessi dai pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock e vistati dal procuratore Giovandomenico Lepore. L’ipotesi di reato formulata dai magistrati è di concorso in violenza privata.

AVEVANO SCRITTO - Il Giornale aveva scritto: “Due procure tengono sotto controllo i cellulari di direttori e vicedirettori, senza che siano stati contestati reati. Cercano appigli per incastrarci o vogliono ascoltare chi parla con noi? Ipotesi inquietanti. Però i fabbricanti di fango saremmo noi”. Con tre ipotesi di fondo, secondo il pezzo del nuovo direttore: “La prima: i magistrati sospettano che tutti noi, guarda la coincidenza, abbiamo commesso ognuno un reato diverso dall’alto che non ha nulla a che fare con la nostra professione, e perciò legittimamente indagano. La seconda: i magistrati sono curiosi di sapere cosa diciamo al telefono, perché non si sa mai. La terza: ai magistrati non interessa quello che diciamo noi, ma vogliono sapere che cosa dicono i personaggi della politica coi quali ogni giorno parliamo”.

LA QUARTA IPOTESI - La quarta e più probabile ipotesi, ovvero che ci fosse una normale indagine in corso a causa di notizie di reato, non veniva nemmeno toccata da Sallusti e Feltri. E invece, eccola qua, spiattellata in agenzia di stampa: “l’indagine sarebbe scaturita da alcune intercettazioni disposte nell’ambito di una diversa inchiesta condotta dai magistrati partenopei. Dalle conversazioni e da un sms sarebbe emersa la presunta intenzione di una campagna di stampa nei confronti della Marcegaglia”.
NiXeL101
00giovedì 7 ottobre 2010 11:40
Il fatto che ci sia Woodcock a tirare la carretta, però, mi inquieta non poco... [SM=x43815]

Saluti [SM=x43629]
gran generale
00giovedì 7 ottobre 2010 11:49
Re:
NiXeL101, 07/10/2010 11.40:

Il fatto che ci sia Woodcock a tirare la carretta, però, mi inquieta non poco... [SM=x43815]

Saluti [SM=x43629]



questo è vero... [SM=g1617904]
.pisicchio.
00giovedì 7 ottobre 2010 15:09
Re:
NiXeL101, 07/10/2010 11.40:

Il fatto che ci sia Woodcock a tirare la carretta, però, mi inquieta non poco... [SM=x43815]

Saluti [SM=x43629]




Ricordiamoci che il terribile sputtanamento del Principe Vittorio Emanuele, per quanto deprecabile sia il cristiano in questione, si è risolto in una sentenza di assoluzione perchè il fatto non sussiste.

In un paese normale Woodcock non farebbe il magistrato. Il mio risentimento nei confronti di SB è proprio questo. Avrebbe dovuto combattere sul fronte della responsabilità civile e disciplinare dei magistrati invece di confidare in inutili e deleterie leggi ad personam.

@MAYA@83
00giovedì 7 ottobre 2010 15:46
Re: Re:
.pisicchio., 07/10/2010 15.09:




Ricordiamoci che il terribile sputtanamento del Principe Vittorio Emanuele, per quanto deprecabile sia il cristiano in questione, si è risolto in una sentenza di assoluzione perchè il fatto non sussiste.

In un paese normale Woodcock non farebbe il magistrato. Il mio risentimento nei confronti di SB è proprio questo. Avrebbe dovuto combattere sul fronte della responsabilità civile e disciplinare dei magistrati invece di confidare in inutili e deleterie leggi ad personam.





Quoto!!!!
PEPPEMINT91
00giovedì 7 ottobre 2010 15:51
Re: Re:
.pisicchio., 07/10/2010 15.09:




Ricordiamoci che il terribile sputtanamento del Principe Vittorio Emanuele, per quanto deprecabile sia il cristiano in questione, si è risolto in una sentenza di assoluzione perchè il fatto non sussiste.

In un paese normale Woodcock non farebbe il magistrato. Il mio risentimento nei confronti di SB è proprio questo. Avrebbe dovuto combattere sul fronte della responsabilità civile e disciplinare dei magistrati invece di confidare in inutili e deleterie leggi ad personam.





già il fatto che il pm è woodcock vi fa capire che questa inchiesta è solo fumo negli occhi per screditare il giornale
democrat4lyf90
00giovedì 7 ottobre 2010 16:15
certo è che ,dopo la campagna di odio e di persecuzione condotta dal Giornale (che è di proprietà della famiglia Berlusconi [SM=x43815] ) prima nei confronti di Boffo,ex direttore del quotidiano Avvenire, e ora nei confronti di Fini (rei entrambi di aver criticato l'operato e la condotta del Presidente del Consiglio),non mi stupirebbe affatto se la notizia fosse vera [SM=x43800]
gran generale
00giovedì 7 ottobre 2010 17:15
L'intercettazione: «Adesso ci divertiamo a rompere il c... alla Marcegaglia»
Il direttore del quotidiano Il Giornale Alessandro Sallusti e il vicedirettore Nicola Porro sono i due giornalisti indagati nell'ambito dell'inchiesta della procura di Napoli sulle presunte minacce alla presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. L'ipotesi formulata dai pm è di concorso in violenza privata (art. 610 del codice penale). Giovedì mattina la sede de Il Giornale e le abitazioni dei due giornalisti sono state perquisite. I provvedimenti sono stati disposti dalla procura di Napoli. Emma Marcegaglia, come si ricorderà, aveva formulato critiche nei confronti del governo in alcune sue dichiarazioni.

LA PERQUISIZIONE - I decreti di perquisizione, eseguiti dai carabinieri, sono stati emessi dai pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock e vistati dal procuratore Giovandomenico Lepore. Le perquisizioni nella sede del quotidiano sono state eseguite dal Noe, il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri. Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Il Velino, il procuratore capo Giandomenico Lepore ha definito il decreto di perquisizione «urgente e necessario»: «Per caso ci siamo imbattuti in questa inchiesta, stavamo indagando su altro - ha spiegato all'agenzia - Nel controllare un numero di telefono ci siamo resi conto che i colloqui tra i giornalisti de Il Giornale Alessandro Sallustri e Nicola Porro con il segretario del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia erano tesi a far cambiare atteggiamento al presidente degli industriali che aveva rilasciato dichiarazioni dure contro il governo». Quindi, sempre secondo l'agenzia, Lepore in un primo momento avrebbe concluso che «le perquisizioni sono tese a cercare il dossier che si brandiva contro Marcegaglia: sono state svolte nel massimo rispetto delle regole, abbiamo inviato anche due tecnici informatici per evitare involontarie alterazioni dei dati per non rovinare i computer: il reato ipotizzato è violenza privata».

LA QUERELA DI SALLUSTI E LA PRECISAZIONE DI LEPORE - Nel frattempo il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, ha dato mandato di querelare il procuratore di Napoli, Giandomenico Lepore, per diffamazione con grave danno alla propria reputazione e immagine, in merito alla dichiarazioni rilasciate dal magistrato. «Non ho mai fatto - ha detto Sallusti - o ricevuto alcuna telefonata, messaggio o e-mail sull'argomento in questione, non ho mai parlato in vita mia con il presidente Marcegaglia, con il suo assistente Rinaldo Arpisella, del quale ho appreso solo oggi l'esistenza, né con persone riconducibili allo staff del presidente di Confindustria». In un secondo momento il procuratore, in una successiva dichiarazione rilasciata sempre al Velino ha quindi precisato: «Non mi riferivo - ha dichiarato - alle telefonate di Sallusti con il segretario del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ma ad altre conversazioni».

LE MOTIVAZIONI - Il diritto di critica da parte della stampa è fuori discussione ma il giornalista non può utilizzare i propri scritti «per coartare la volontà altrui» perché in questo caso si configura un reato, quello di violenza privata. Questo invece, in sintesi, quanto affermano Piscitelli e Woodcock, (come si legge nelle motivazioni alla base della decisione di perquisire la sede de «Il Giornale»). «Il giornalista (e nessun altro) non ha diritto di utilizzare i propri scritti e le proprie pubblicazioni, o meglio la prospettazione di propri scritti e proprie pubblicazioni, allo scopo di coartare la volontà altrui». A tale proposito i magistrati affermano che quando ciò accade «si configura il delitto di cui all'art. 610 cp ravvisandosi quello che la Suprema Corte di Cassazione ha definito come lo «sviamento dello scopo» che connota in termini di ingiustizia il male prospettato: nel senso che per configurarsi il reato di violenza privata (ovvero il reato di estorsione, o quello di minaccia semplice, tutte nella fattispecie accomunato nell'elemento costitutivo della minaccia) non è necessario che il male sia di per sè ingiusto, bastando che risulti tale in relazione allo scopo cui la minaccia servi come mezzo».

L'INDAGINE - La «presunta» minaccia della preparazione di un dossier contro Emma Marcegaglia, alla base del decreto di perquisizione eseguito giovedì nella sede de Il Giornale, sarebbe avvenuta in seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate il 15 settembre scorso ad alcune agenzie stampa dalla presidente degli industriali nella quale si esprimevano critiche al governo, con accenni ai conflitti personali (che «non aiutano la crescita») e alla campagna di stampa nei confronti di Fini. Un elemento di rilievo secondo i magistrati è rappresentato dal sms inviato il 16 settembre da Porro a Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcegaglia: «Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcegaglia». Nella successiva telefonata, pochi minuti dopo, intercorsa tra i due, il giornalista afferma: «Adesso ci divertiamo per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcegaglia come pochi al mondo!» aggiungendo che non si trattava di uno scherzo e di aver «spostato i segugi da Montecarlo a Mantova» con riferimento - spiegano i pm - alla città centro di riferimento degli interessi economici e familiari del presidente di Confindustria. Gli inquirenti registrano poi una telefonata tra Arpisella e un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset con la richiesta di un intervento di Confalonieri. In un colloquio successivo, il responsabile Mediaset parla dell'avvenuto intervento del presidente di Mediaset presso Il Giornale e del fatto che la Marcegaglia lo aveva poi ringraziato. Nel decreto viene poi riportato un passaggio di un'altra telefonata, del 22 settembre, tra Porro e Arpisella in cui il giornalista afferma: «Dobbiamo trovare un accordo perché se no non si finisce più qui... la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire... quello che cercavo di dirti è che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa, nel senso diciamo delle notizie delle informazioni della collaborazione no...».

«SOLO FRASI SCHERZOSE» - «Woodcock poteva impiegare meglio i suoi uomini visti i problemi di Napoli. Venti uomini sguinzagliati in giro sono un costo per la giustizia sproporzionato». Si è espresso così giovedì pomeriggio, in una conferenza stampa, il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti. «La cosa che ci stupisce è la violenza che è stata usata e che non si riserva neanche ai criminali comuni - ha aggiunto Sallusti -. C'era il mandato anche per le perquisizioni personali come se eventuali dossier li tenessimo nelle mutande». Erano solo «frasi scherzose» quelle pronunciate nella telefonata fra il vicedirettore de Il Giornale, Nicola Porro, e Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcegaglia. Spiega Porro nella stessa conferenza stampa: «Vorrei che venissero pubblicate sui siti con l'audio - ha aggiunto il vicedirettore de Il Giornale - Ci prendevamo in giro vicendevolmente».

«PERCEPII UN RISCHIO» - Al contrario Emma Marcegaglia ha avuto la percezione di «un rischio reale e concreto per la mia immagine e la mia persona...». Almeno così ha risposto il presidente della Confindustria quando è stata interrogata in qualità di persona informata dei fatti dai pm di Napoli il 5 ottobre scorso. Un passaggio della testimonianza è riportato nel decreto di perquisizione. «Dopo il racconto che Arpisella mi fece - dichiara la Marcegaglia - ho sicuramente percepito l'avvertimento come un rischio reale e concreto per la mia persona e per la mia immagine, tanto reale e concreto che effettivamente ci mettemmo, anzi mi misi personalmente, in contatto con Confalonieri». «Il Giornale e il suo giornalista - ha aggiunto - hanno tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento nei confronti de Il Giornale stesso concedendo interviste che, per la verità, io su Il Giornale almeno recentemente non avevo fatto... Non mi era mai capitata una cosa simile, e cioè non mi era mai capitato che un quotidiano ovvero qualsivoglia altro giornale tentasse di coartare la mia volontà con queste modalità per ottenere un'intervista ovvero in conseguenza di dichiarazioni precedentemente rilasciate».

FELTRI - «Non abbiamo mai avuto problemi con Emma Marcegaglia, nemmeno quando lei dichiarò che su Fini e sulla casa di Montecarlo stavamo esagerando». Così il direttore editoriale del Giornale Vittorio Feltri ai microfoni di Cnrmedia. «Io personalmente - continua Feltri - sono amico della signora Marcegaglia, ricordo che due settimane fa dichiarò che avremmo dovuto smettere di occuparci delle questioni immobiliari del Presidente della Camera e in quella circostanza le rispondemmo a tono sul giornale. Ma questo - aggiunge Feltri - rientra nella polemica che accompagna qualsiasi iniziativa giornalistica. Siamo ben contenti che vengano a fare perquisizioni, così si renderanno conto che non abbiamo legami con nessuno», ha concluso il direttore editoriale de Il Giornale che entrando presso la sede di via Negri Milano si è fatto fotografare incrociando le mani come se avesse le manette.
Giubo
00venerdì 8 ottobre 2010 17:27
indipendentemente da quel che sarà l'esito dell'inchiesta,è davvero abominevole quel che dice Porro..il compito del giornalista non è rompere il c... al potente perchè non la pensa come il capo ma rompere se si comporta male
Giubo
00venerdì 8 ottobre 2010 17:28
sto Woodcock mi pare in effetti affetto da una sorta di protagonismo; pisicchio hai ragione, ma la verità è che SB colpisce solo quelli che gli vanno a fare le pulci in casa per il resto sono tutti buoni
.pisicchio.
00venerdì 8 ottobre 2010 20:23
Re:
Giubo, 08/10/2010 17.28:

sto Woodcock mi pare in effetti affetto da una sorta di protagonismo; pisicchio hai ragione, ma la verità è che SB colpisce solo quelli che gli vanno a fare le pulci in casa per il resto sono tutti buoni




Con la differenza che Berlusconi non ha (ancora) il potere di metterti in galera. Woodcock si.
Paperino!
00sabato 9 ottobre 2010 00:00
Re: Re:
.pisicchio., 08/10/2010 20.23:




Con la differenza che Berlusconi non ha (ancora) il potere di metterti in galera. Woodcock si.


Perdonami Pisì, il potere di un presidente del Consiglio è di molto superiore.
Un magistrato per metterti in galera deve dimostrare qualcosa, un presidente del consiglio che controlla pure i mezzi di informazione può annientarti senza dimostrare nulla.

Scusa se è poco... [SM=x43820]

Giubo
00sabato 9 ottobre 2010 07:14
Io mi chiedo cosa rimarrà nei libri di storia tra qualche anno di questi anni....
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