Gerusalemme: La casa di Omar, ingabbiata in un recinto

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Koogar
00lunedì 12 luglio 2010 15:16
La sua casa sarà chiusa dentro un recinto elettrificato alto 4 metri su tre lati e davanti una separazione



AL WALAJA – La casa azzurra e beige di Omar Hajajna sorge sulla sommità della collina nel villaggio di Al Walaja, che si trova in Cisgiordania, a sud ovest di Gerusalemme. La Linea Verde, tracciata nel 1949 dopo l’armistizio tra gli eserciti di Israele e dei Paesi arabi, dista mezzo chilometro: coincide con i binari della ferrovia che attraversa la valle collegando Gerusalemme a Tel Aviv. A est c'è la colonia di Gilo, e a sud Har Gilo. Omar, 44 anni, padre di tre figli, che lavora come muratore in Israele, non ammira il paesaggio. Seduto dentro casa su un vecchio divano, fuma nervosamente una sigaretta. Lunedì scorso funzionari israeliani gli hanno mostrato su una mappa il destino della sua casa. Un recinto elettrificato alto 4 metri la circonderà su tre lati ad una distanza di 10-15 metri dalle mura, dice. Il quarto lato sarà chiuso dalla barriera di separazione che Israele sta costruendo in Cisgiordania, che qui dovrebbe avere l’aspetto non di un muro ma di un doppio recinto pattugliato da guardie israeliane.

IL CANCELLO PERSONALE - Ci sarà un cancello apposta per lui, per entrare in Cisgiordania. «Tutto il villaggio è come una gabbia, e specialmente la mia casa», dice Omar. «Cosa accadrà se mia moglie si ammala? E i miei figli devono vivere così?». La moglie, con il velo azzurro a fiori bianchi che le incornicia il volto e scende fino alle gambe nascondendo le forme, si aggira ansiosa per le quattro stanze di casa. Dalla porta aperta si vedono gli operai israeliani armeggiare con una dozzina di sacchi di dinamite, che servono a spianare il terreno per la Barriera. A sei anni dal parere della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja sull’illegalità della Barriera di separazione israeliana quando devia dalla Linea Verde, la sua costruzione, iniziata nel 2002, è per due terzi completa. Corre per 400 chilometri e ingloberà il 9,4% della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est. Lo stato ebraico, accusato d'imporre unilateralmente un confine, dice che si tratta di una protezione temporanea contro i miliziani palestinesi che negli anni hanno ucciso centinaia di israeliani. L’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) e l’Organizzazione mondiale della sanità esprimono preoccupazione per le conseguenze per la vita dei palestinesi: per i contadini che verranno separati dalle loro terre, per gli studenti isolati dalle scuole e i pazienti che necessitano di raggiungere gli ospedali.



IN TRIBUNALE - La Barriera circonderà completamente il villaggio di Al Walaja, in cui vivono 2.040 profughi, famoso perché ospita un ulivo millenario, secondo alcuni studi il più vecchio del mondo. Il percorso inizialmente previsto avrebbe tagliato in due Al Walaja. La comunità si è presentata in tribunale e ha ottenuto che il villaggio non venga diviso, ma il nuovo percorso, annunciato nel 2006, lo circonda consentendo l'uscita solo attraverso un tunnel o una strada controllata da un checkpoint. Il comune sta facendo ricorso insieme ad altri 9 villaggi della zona: non si oppongono alla Barriera in sé, ma al fatto che è costruita oltre la Linea Verde, ingabbiando gli abitanti e confiscando terre palestinesi. Li rappresenta un avvocato dell’Autorità nazionale palestinese. L'avvocato israeliano Ishay Shneidol cerca di aiutarlo contattando tutti gli abitanti che sono stati colpiti dalla costruzione della Barriera, spiega l’attivista Oz Marinov del «Norwegian Refugee Council».


IL VILLAGGIO - «Per noi Al Walaja è un caso importante – dice anche Matteo Benatti dell’Unrwa - perché si tratta di una comunità che nel 1948 è dovuta fuggire dal villaggio originario che si trova sulla collina opposta a questa (oggi Gerualemme ovest, ndr). Hanno trovato rifugio in questa zona dove prima c’erano i loro campi, hanno ricostruito la loro esistenza. Quello che temiamo adesso è che si taglino le persone dai loro campi e non possano più avere accesso». Il villaggio di Al Walaja ha perso il 70% delle proprie terre nel 1948, secondo l'Unrwa. Poi, dopo la guerra dei Sei giorni nel 1967, Israele ha annesso metà di Al Walaja, includendolo nella municipalità di Gerusalemme. Allora, poiché quasi nessuno degli abitanti possiede un permesso di residenza per Gerusalemme, è accaduto che molti siano stati arrestati perchè vivevano «illegalmente» in casa propria o coltivavano le proprie terre. Israele inoltre non permette agli abitanti di costruire. Dal 1985 al 2005, 45 case sono state demolite e sono stati emessi altri 45 ordini di demolizione. Due fratelli, Ala Eddin e Mohammed Abdel Ghani, tassisti, hanno ricevuto a marzo due avvisi di demolizione. Con la costruzione del Muro, spiega Benatti, Al Walaja diventerà ancora più piccolo. Omar Hajajna, ad esempio, non potrà più accedere ai 18mila metri quadrati di terra della sua famiglia. Il suo vicino di casa, il 63enne Ahmed Bargouth, nato nel vecchio villaggio di Al Walaja e giunto qui all’età di un anno, prima della Seconda Intifada lavorava in Israele. Ora che non gli è più permesso, coltiva la terra. Un mese fa gli operai israeliani hanno scritto con un pennarello rosso numeri da 1 a 88 su altrettanti ulivi di Bargouth. Il giorno dopo li hanno sradicati. Per la costruzione della Barriera gli sono stati confiscati 15mila metri quadrati di terra, che sono stati spianati. Altri 20mila diventeranno inaccessibili, spiega Benatti. Le tombe dei suoi genitori e della nonna rischiano anch’esse di restare dall’altra parte. «Significa che avrò bisogno di un visto per vedere mio padre?», chiede Bargouth. Mostra i tronchi dei suoi 88 ulivi recisi. Gli operai li hanno ripiantati altrove, infilando tre tronchi dentro uno stesso buco oppure collocandoli troppo vicini l’uno all’altro. Per lui è un insulto. «E’ chiaro che così non possono sopravvivere».
trixam
00lunedì 12 luglio 2010 23:44
Devo dire che è piuttosto triste che il corriere della sera pubblichi questi articoli, indegni perfino dell'antica propaganda sovietica.
Si vede che deve recuperare con gli elettori di sinistra e non c'è nulla di meglio per eccitare gli spiriti animali della sinistra, che sparare su israele.
L'articolo è più ben fatto del solito. C'è l'immagine dei cattivi operai ebrei che ispira l'odio di classe, ci sono poi raffinatezze linguistiche, come la perla secondo cui i terroristi suicidi che nella seconda intifada tra il 2000 e il 2002 uccisero 874 israeliani, di cui 274 donne e 168 ragazzi under 18, sono dei MILIZIANI. Dimenticando di dire il piccolo dettaglio che da quando barriera è stata costruita, il numero degli attentati è diminuito del 100%.
Cioè i "miliziani" sono spariti.
Le perle però sono quelle storico geografiche.
Prima usa il termine inglobare, in riferimento a gerusalemme est, e chi glielo va a spiegare al lettore italiano che i palestinesi, chiamiamoli così giusto per convenzione linguistica dato che questo popolo non è mai esistito, a gerusalemme est non ci sono mai stati nemmeno con lo spirito e quel quartiere è a maggioranza ebraica dal 1876(Quello che oggi viene chiamato Sheikh Jarrah, nel XIX secolo comprendeva due quartieri ebraici noti come Nahalat Shimon e Shimon HaTzadiq. Il secondo commemorava Simone il Giusto, un sacerdote ebreo del IV secolo), cioè già ai tempi dell'impero turco.
E l'unico periodo in cui gli ebrei non ci sono stati è stato dal 1948, quando la legione araba la conquistò durante la guerra di indipendenza e gli arabi misero i cartelli in tedesco "verbietet jüdische Bequemlichkeiten einzutreten", vietato entrare agli ebrei(se li erano portati dietro dalle SS dove i bravi musulmani erano andati a fornire ben due divisioni), fino al 1967 quando le idf la riconquistarono grazie alla micidiale manovra del generale dayan, il napoleone di israele.
Ma ancora più sottile è quando dice che Walaja è un quartiere di rifiugiati, scappati dal villaggio originario. La classica storia dei cattivi ebrei che hanno cacciato il popolo che stava lì da non sa quanti milioni di secoli.
Dimenticando il piccolo particolare che l'ordine di evaquazione fu dato dal gran muftì di gerusalemme, che durante la guerra era stato per cinque anni ospite di Hitler al berghoff, su richiesta del capo di stato maggiore egiziano, per permettere agli eserciti arabi riuniti, che il 15 maggio avevano dichiarato guerra ad israele violando la risoluzione dell'onu 181 del 1947, di fare un sol boccone del piccolo esercito ebreo.
Quando gli arabi furono completamente annientati nell'operazione Torav, e l'esercito di israele era pronto a marciare sul Cairo e Damasco ormai indifese, gli arabi si accorsero che c'erano i profughi che erano scappati per colpa degli ebrei, lagna con la quale ancora oggi affligono i cuori occidentali progressisti.
Dimenticando ad esempio che dai paesi musulmani, furono cacciati più di un milione di ebrei, che vivevano lì da secoli, come rappresaglia. Come mai non ci sono i rifiugiati ebrei?
E nessuna agenzia dell'onu che se ne occupa?
trixam
00lunedì 12 luglio 2010 23:47
Un articolo per far capire cosa è l'UNRWA.

Unrwa è una delle agenzie delle Nazioni Unite più ricche, influenti ma anche sotto osservazione dell’intelligence israeliana. A dirigerla nei prossimi tre anni sarà un italiano, Filippo Grandi. Un grande riconoscimento all’Italia da parte del Palazzo di vetro. L’Unrwa è la mega agenzia delle Nazioni Unite per l’assistenza ai profughi palestinesi che vivono in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Per l’Italia la nomina potrebbe essere l’occasione di fare pulizia in una struttura che negli ultimi anni è stata utilizzata da Hamas, in cima alla lista nera delle organizzazioni terroristiche dell’Unione europea, per reclutare uomini e finanziamenti. Due giorni fa il Canada ha deciso di privare la Unrwa dei suoi fondi, che in totale ammontano a cinquecento milioni di dollari. Da cinquantasei anni l’Unrwa impersona il simbolo stesso del doppio standard applicato dalla comunità internazionale per quanto riguarda la guerra del mondo arabo contro Israele. La principale missione dell’Unrwa, agenzia unica nel suo genere fra quelle dell’Onu sui profughi di tutto il mondo, non è stata finora di aiutare i palestinesi ad affrontare la realtà dopo la guerra del 1948. Aiutare i profughi palestinesi a reinserirsi non è il suo scopo. L’Unrwa è stata usata per mantenere i profughi palestinesi esattamente nella condizione e nel luogo in cui si trovano, affinché possano servire per giustificare l’infinita guerra contro Israele. Esistono, ad esempio, centinaia di migliaia di profughi palestinesi e loro discendenti che sono cittadini della Giordania: eppure, per quanto riguarda l’Unrwa, essi continuano a essere dei profughi con pieno diritto all’assistenza. “La creazione dell’Unrwa rispondeva alla strategia araba di usare i campi profughi come un’arma sempre eternamente puntata contro lo stato di Israele”, ha scritto il quotidiano israeliano Haaretz. O per dirla senza garbo con James Lindsay, già alto funzionario dell’agenzia Onu, “l’Unrwa è un’agenzia con fini politici e terroristici”. Nell’ultima guerra a Gaza, i terroristi islamici di Hamas sparavano all’esercito israeliano dagli edifici della Unrwa. Molti impiegati dell’Unrwa sono membri non solo delle principali fazioni terroristiche palestinesi come l’ala militare di Fatah, ma anche del gruppo jihadista Hamas. Fra i candidati della lista Hamas eletti nelle elezioni palestinesi, un certo numero risulta sul libro paga dell’Unrwa. Hamas ha persino gestito la sua nuova emittente televisiva dall’interno di una moschea relativamente al sicuro nel campo profughi di Jabalya, gestito guarda caso dall’Unrwa. A quest’agenzia viene addebitata la diffusione della menzogna secondo cui le Forze di Difesa israeliane avevano commesso un indiscriminato massacro di civili nel campo profughi di Jenin. L’Unrwa impiega insegnanti affiliati a Hamas e permette la diffusione di messaggi di Hamas nelle sue scuole, che come è noto invoca lo sterminio degli ebrei. Con il colpo di mano di Hamas a Gaza nel luglio 2007, Hamas ha preso possesso delle strutture Unrwa. In una scuola dell’Unrwa lavorava Awad al-Qiq: una lunga carriera come insegnante, ma anche il principale fabbricatore di bombe per il Jihad islamico. E’ rimasto ucciso nel 2008 mentre supervisionava un laboratorio dove si costruivano missili da usare contro Israele. La Unrwa ha permesso ad Hamas di nascondere armi e uomini nelle sue ambulanze. Nidal Nazal, autista di ambulanze dell’Unrwa, fu arrestato nel 2002 dopo che il suo automezzo era stato usato per trasportare terroristi impegnati nella preparazione di attentati suicidi. Un altro dipendente della Unrwa era Said Sayyam, ministro dell’Interno di Hamas ucciso dall’aviazione israeliana, imam nelle moschee più fondamentalistiche di Gaza e teorico dei rapimenti dei soldati israeliani. E’ stato lui a imporre alle donne palestinesi l’uso del velo islamico negli edifici governativi. Noto per la sua ferocia con i militanti palestinesi accusati di “collaborazionismo”, Sayyam era anche indicato dagli Stati Uniti come il responsabile dell’uccisione di funzionari americani nei Territori palestinesi. E’ un bene per l’Italia aver spedito uno dei suoi funzionari a un simile ruolo in medio oriente. Ma deve dimostrare di essere diverso dai suoi predecessori, impegnati per lo più a seminare odio e morte contro Israele e gli ebrei. Nelle targhepremio e nelle cartine geografiche prodotte dalla Unrwa, lo stato d’Israele non compare mai. Non è mai esistito. Come nelle fantasie più realistiche di Hamas e degli altri sgherri islamisti.
Etrusco
00martedì 13 luglio 2010 17:32
Ho appreso la notizia stamattina, mi sembra una situazione allucinante,
ma prima di commentare mi prendo un po' di tempo per informarmi meglio anche da altre fonti.... mi sembra una situazione assurda e spero di trovare un minimo di spiegazione logica.... [SM=x43817]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:39.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com