Festival Internazionale del Film di Roma 2011

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Koogar
00venerdì 28 ottobre 2011 15:18
Oggi verrà trasmesso durante la prima giornata della sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma uno dei film più attesi di questo ultimo periodo: stiamo parlando di The Lady, il lavoro che il regista francese Luc Besson ha incentrato sulla vita dell’ attivista birmana Aung San Suu Kyi, vincitrice nel 1991 del Nobel per la Pace.
The Lady, che non è comunque in concorso per il Premio Marc’ Aurelio, è senza ombra di dubbio un lavoro che Luc Besson ha voluto come segno di omaggio per Aung San Suu Kyi e per il popolo birmano che da decenni è oppresso da una feroce dittatura militare:
“Assoluto rispetto per una persona ancora viva, che ha passato 15 anni agli arresti, e che non ho potuto incontrare: il film è per lei e per il suo popolo. Ho iniziato il film per dare sostegno alla sua lotta, cercando di avvicinarmi alla verità nella permanente incertezza data dall’impossibilità di incontrarla, con mano molto sobria, mai sopra le righe dato il tema ”.
Ad interpretare la donna politica più nota al mondo è l’ attrice Michelle Yeoh, che così dice del ruolo e della difficoltà di interpretare un personaggio così amato e importante dei giorni nostri:
“E’ stato un impegno enorme: è una donna amata da milioni di birmani e da tutti gli oppressi al mondo: non la dovevo imitare, ma interpretarne il pensiero e i principi. Ho dovuto imparare il birmano, cosa non facile, e dare significato all’amore vero: non solo per un partner, ma per una causa”.
Ma Aung San Suu Kyi non solo ha pagato con la libertà il suo impegno per i diritti del popolo birmano, ha anche dovuto rinunciare per anni a vedere il marito Michael Aris, morto nel 1999 senza poterle essere vicino; l’ attore che gli dà il volto è David Thewlis che afferma:
“Al mio personaggio sono stati richiesti sacrifici immensi per la lotta del popolo birmano: ho cercato di comprendere come un uomo possa fare tanto”.
Una nota positiva per chiudere su questo importante e atteso film: la scena della liberazione di Aung San Suu Kyi è stata casualmente girata proprio il giorno in cui alla donna sono stati revocati i decennali arresti domiciliari dalla giunta militare al potere in Birmania.
Koogar
00venerdì 28 ottobre 2011 15:21
Koogar
00lunedì 31 ottobre 2011 22:31


11 metri

di Francesco del Grosso

Tutti per Ago, capitano degli «11 metri»
Ma i giallorossi di oggi disertano


ROMA - Undici metri è la distanza fra il dischetto del calcio di rigore e la linea della porta. «11 metri» è anche una distanza virtuale fra Agostino Di Bartolomei, storico capitano della Roma che finì i suoi giorni il 30 maggio 1994 sparandosi al cuore a 39 anni con una P38, e quel mondo che forse non lo riuscì a capire fino in fondo. E «11 metri» s'intitola il film di Francesco Del Grosso, proiettato lunedì 31 ottobre alle 18 nella sala Petrassi.
Red carpet disertato. All'Auditorium ha sfilato la vecchia guardia della Roma, qualche tifoso illustre come Carlo Verdone, ma nessuno della Roma di oggi. «Peccato, forse qualcuno poteva venire», commenta Verdone. E sì che erano attesi, tra gli altri, Perrotta e De Rossi: dopo la sconfitta con il Milan, forse, nessuno aveva voglia di un bagno di folla. Anche perchè, a Trigoria a fine allenamento, lunedì c'è stato un lungo faccia a faccia tra il tecnico e i giocatori chiusi negli spogliatoi. Il clima è positivo, ma la tensione sale nonostante l'unità d'intenti e soprattutto la mancanza di risultati che inizia a far incrinare la fiducia.


Ma la Roma di ieri non è mancata all'Auditorium per ricordare capitan Agostino. Sono arrivati giornalisti,e vecchie glorie: Ubaldo Righetti, Roberto Pruzzo e Odoacre Chierico. C'era anche Antonello Venditti, che a Diba (e a Marco Pantani e Luigi Tenco, vite diverse, un solo destino) dedicò «Tradimento e perdono», mentre De Gregori s'ispirò a lui per «La leva calcistica del '68» («Ma Nino, non aver paura...»). Colonna sonora insieme alle musiche originali di Raffaele Inno.
In sala la vedova di Ago, Marisa De Santis, e i figli Luca e Gianmarco, nato da una precedente relazione della donna. Biglietti andati a ruba, difficile trovare posto. «Segno di quanto ancora oggi Di Bartolomei, cresciuto fra Tormarancia e Garbatella, schivo ma affettuoso, sia amato da tutti noi» commenta il regista ventinovenne, già autore di un bellissimo ritratto di Vittorio Mezzogiorno premiato al Festival di Venezia.



«Vado alla ricerca dell'uomo - precisa Del Grosso - attraverso le testimonianze di chi l'ha conosciuto. Più che un diario intimo, il mio è un road movie emozionale, un incrocio di luoghi e di persone per capire di più su quella morte avvenuta il 30 maggio, a dieci anni esatti dalla finale della Coppa Campioni persa dalla Roma contro il Liverpool ai rigori. Solo un caso?».
Così Marisa racconta di Agostino sullo sfondo di San Marco di Castellabate, il paese di lei dove si ritirò a vivere negli ultimi anni, portando la Salernitana dalla C1 alla serie B, scontrandosi però con alcune difficoltà. Il progetto è nato lì, nella cittadina che fa da sfondo al film «Benvenuti al Sud»: uno dei produttori, Daniele Esposito, incontra Marisa, le chiede di Ago. Viene contattato Del Grosso.



Case basse, gente alla mano, la lontananza dal «centro» che allarga il respiro, ma può anche soffocarlo, quando ti chiami Agostino Di Bartolomei, hai vissuto una carriera gloriosa, e ti ritrovi a scrivere ai dirigenti della squadra a Roma con la voglia di esserci ancora, ma quelli ti salutano, e basta.
«Probabilmente Di Bartolomei soffriva per non essere stato chiamato in un ruolo da dirigente - spiega il regista -. Voleva costruire un centro sportivo ma si ritrovò stretto fra le maglie della burocrazia. Colto e intelligente, amico di politici come Andreotti e di artisti come Guttuso, di vescovi e cardinali, un passato nella Democrazia cristiana, il suo avvicinamento a Forza Italia venne letto da alcuni come un cambio di casacca. Ci fu chi non glielo perdonò».



Del Grosso fa parlare Luca dentro l'oratorio San Filippo Neri di Roma, dove Ago tirò i primi calci a un pallone. Riporta lo storico presidente della Salernitana Giuseppe Soglia dentro lo stadio Arechi, i compagni di squadra con i capelli ingrigiti a Trigoria, a Milanello, all'Olimpico. «Il mondo del calcio avverte un grande senso di colpa per quel che è successo, anche se il film non è un'apologia di Agostino - conclude il regista -. Nelle interviste sono evidenti le sue passioni come anche le sue paure, un orgoglio e un pudore che gli impedivano di chiedere». Si ride anche: Berlusconi che in Vaticano paragona il carisma di Karol Wojtyla a quello del suo Milan, gli sfottò fra amici di squadra. Trentanove interviste, settanta ore di materiale d'archivio, sei mesi di montaggio. Resta quella domanda: «Perché?».



Il tradimento e il perdono di Agostino Di Bartolomei: "11 metri" commuove Roma

Una staffilata. Come quelle che Ago Di Bartolomei, numero 10 atipico, piazzava agli angoli delle porte, gonfiandole, quasi rompendole. Ecco cos'è 11 metri, uno degli eventi della sezione L'altro cinema/Extra: una bomba dalla distanza, sotto il sette, imparabile. E Francesco Del Grosso, coautore del già bellissimo documentario "Negli occhi" su Vittorio Mezzogiorno, qui fa proprio il regista alla Di Bartolomei. Parte da dietro, firma il film lasciando alla storia, generosamente, tutto lo spazio di cui ha bisogno. Ma non abdica al suo
di Boris Sollazzo - Il Sole 24 Ore - leggi su 24o.it/ZEDfE

Koogar
00venerdì 4 novembre 2011 17:16
“148 Stefano, mostri dell’inerzia”

Regia: Maurizio Cartolano
Genere: documentario



Presentato tra gli Eventi Speciali al Festival Internazionale del Film di Roma il documentario “148 Stefano, mostri dell’inerzia”


È tra gli eventi speciali del Festival Internazionale del Film di Roma il film documentario “148 Stefano, mostri dell’inerzia” dedicato alla memoria di Stefano Cucchi. Prodotto da Simona Banchi e Valerio Terenzio, in collaborazione con il giornale “Il fatto quotidiano”, è diretto da Maurizio Cartolano.
Si cerca di trovare la verità sulla tragica morte di Stefano Cucchi, letteralmente percosso a morte nel 2009 dopo un arresto per spaccio di droga. L’ultima volta che i genitori e la sorella lo videro fu in tribunale, già con dei segni neri in viso. Seppero della morte sei giorni dopo con una fredda comunicazione burocratica, che parlava semplicemente di “arresto cardiaco”. Alla vista del corpo massacrato di Stefano, i familiari decisero di mostrare ai giornali le terribili foto che testimoniavano le condizioni in cui era al momento del decesso.
Nel documentario il padre e la sorella di Stefano lo descrivono come un ragazzo fragile che aveva fatto degli errori, ma che non meritava sicuramente una fine così orribile.
Nel corso del documentario a interviste ai parenti si alternano spezzoni di filmini domestici con Cucchi in primo piano alla sua festa di compleanno nel 2005. È tenero e appare quasi spaurito, ma subito dopo vengono mostrate delle immagini cupe di lui in carcere. Non si vedono per pudore le foto tremende del suo corpo all’obitorio, ma l’orrore è già tutto nelle mille domande che ci si fa sulla sua fine. Nessuno, dai carabinieri che l’hanno arrestato alle guardie carcerarie, si prende la responsabilità per quello che è successo. E gli stessi medici, tanti che l’hanno visto, neanche loro hanno fatto nulla per lui. Ad eccezione del dottor Rolando degli Angioli di Regina Coeli, che misteriosamente ha cambiato posto di lavoro subito dopo. Il 22 ottobre 2009, Cucchi Stefano diventa solo il 148° detenuto che muore in carcere. A dicembre diventeranno 177, tutti giovani e accusati di delitti di poco conto.
Koogar
00venerdì 4 novembre 2011 22:33
Un cuento chino



«Un cuento chino» di Sebastián Borensztein ha vinto la sesta edizione del Festival di Roma aggiudicandosi i due premi più ambiti ovvero il Premio Marc'Aurelio della Giuria al miglior film e il Premio BNL del pubblico al miglior film.

MIGLIORI ATTORI - La giuria internazionale presieduta da Ennio Morricone e composta da Susanne Bier, Roberto Bolle, Carmen Chaplin, David Puttnam, Pierre Thoretton, Debra Winger, che ha giudicato i film in concorso nella Selezione Ufficiale, ha assegnato anche il Premio Marc'Aurelio della Giuria alla migliore attrice a Noomi Rapace per «Babycall». Il Premio Marc'Aurelio della Giuria al miglior attore va invece a Guillaume Canet per «Une vie meilleure».

PREMI SPECIALI - Il Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio a «Voyez comme ils dansent» di Claude Miller. Il Premio Speciale della Giuria Marc'Aurelio è stato assegnato a «The Eye of the Storm» di Fred Schepisi e Premio Speciale alla colonna sonora della Giuria Marc'Aurelio a Ralf Wengenmayr per «Hotel Lux». Un'apposita giuria internazionale, diretta da Francesca Comencini e composta da Pietro Marcello, James Marsh, Anne Lai, Meghan Wurtz ha assegnato il Premio Marc'Aurelio al miglior documentario per la sezione L'Altro Cinema | Extra a «Girl Model» di David Redmon e Ashley Sabin.

GLI ALTRI PREMI - Prima del verdetto ufficiale della giuria, previsto per la serata di venerdì, il red carpet di Roma torna ad accendersi per i premi collaterali che sono andati, tra gli altri a Francesco Scianna, Pier Francesco Favino, Wim Wenders e Zhang Ziyi. Di particolare importanza soprattutto il Premio Lara (Libera associazione rappresentanza di artisti) al miglior interprete italiano: vince Francesco Scianna per il film «L'industriale» di Giuliano Montaldo. Anche il protagonista della pellicola, Pier Francesco Favino, ha ricevuto il 3 Social Movie Award.

PINA - Gli altri riconoscimenti: Premio Farfalla d'oro-Agiscuola, «Hotel Lux» di Leander Haussmann; Premio Enel Cuore, «Girl Model» di David Raimond e Ashley Sabin, Menzione speciale al film «The Dark Side of the Sun» di Carlo Shalom Hintermann; Premio Hag- Pleasure Moments, «Pina» di Wim Wenders; Premio Lancia Eleganza e Temperamento all'attrice Zhang Ziyi per l'interpretazione nel film «Love for Life»; ; Premio Speciale Wwf «Urban City-Greenstyle» al documentario di Stefano Scialotti «African woman, in viaggio per il Nobel della pace»; Premio Distribuzione Indipendente alla miglior opera da svelare (sezione L'altro Cinema/Extra) a «Turn Me On Goddammit!» di Jannicke Systad Jacobsen; Premio Focus Europe al miglior progetto europeo al film «Rifing Voices» di Benedicte Lienard e Mary Jimenez; Eurimages Co-Production Development Award a «Off Frame» di Mohanad Yaqubi. Menzione speciale del Premio Lara, Francesco Turbanti per l'interpretazione in «I primi della lista» di Roan Johnson.

VETRINA - Nel corso della cerimonia è stato anche annunciato il vincitore della Vetrina dei giovani cineasti italiani: «Appartamento ad Atene» di Ruggero Dipaola. La pellicola è stata proiettata al termine della premiazione.

spreadmywings
00sabato 5 novembre 2011 10:53
Re:
Koogar, 28/10/2011 15.18:

Oggi verrà trasmesso durante la prima giornata della sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma uno dei film più attesi di questo ultimo periodo: stiamo parlando di The Lady, il lavoro che il regista francese Luc Besson ha incentrato sulla vita dell’ attivista birmana Aung San Suu Kyi, vincitrice nel 1991 del Nobel per la Pace...

un pò fuori dai canoni di Luc Besson...devo vederlo..interessante
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