Elezioni americane

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giusperito
00mercoledì 5 settembre 2012 11:13
topic dedicato a tutte le notizie sulle prossime elezioni del Presidente USA
Michelle trionfa alla convention
«Credete ancora nel sogno di Obama»
La First lady incanta la platea democratica: «Sanità e meno tasse, per mio marito sono questioni personali»

Dal nostro inviato MASSIMO GAGGI



Mi piace questo contenutoNon mi piace questo contenuto196512Link:CHARLOTTE (North Carolina) – «Ridate fiducia a Barack Obama: è uno che crede nel sogno americano perché l’ha vissuto, che cerca di realizzarlo nonostante tutte le difficoltà». La prima giornata della convention democratica di Charlotte si è chiusa, quando in Italia era già quasi l’alba, con l’appello ali elettori della first lady Michelle Obama. Prima di lei molti oratori avevano attaccato a testa bassa il partito repubblicano e la ricetta sociale di Mitt Romney e del suo vice, Paul Ryan. Ma lei non ha pronunciato una sola critica nei confronti degli avversari politici del marito. Ha interpretato alla perfezione - anche commuovendosi mentre raccontava del suo Barack, dei suoi sentimenti, della strada che hanno percorso insieme - il ruolo della mom-in-chief: «L’America ha ancora bisogno di Barack: non ve lo dico da “first lady” o da moglie, lo dico da madre. Serve per il futuro dei miei e dei vostri figli».

L'ovazione per Michelle Obama (Epa)
Gli strateghi della campagna di Obama le avevamo chiesto di usare tutto il suo calore umano e tutta la sua immensa popolarità per riconnettere con la gente un presidente il cui rapporto con gli americani si è, invece, alquanto deteriorato. Colpa delle difficoltà economia e degli atteggiamenti professorali che il leader democratico tende ad assumere quando viene attaccato. E lei non li ha delusi: “Ho visto mio marito nei momenti di trionfo e in momenti difficili che non avrei mai immaginato. E vi assicuro che quell’uomo non è cambiato, è la stessa persona che avete scelto quattro anni fa. La presidenza non ti cambia: rivela chi sei veramente. E lui, come ha sempre fatto la sua famiglia – sua nonna o mio padre che andava a lavorare con la sclerosi multipla – è pronto a rimboccarsi le maniche per cercare di tirarci fuori dalla crisi. Abbiamo ancora bisogno di lui».

Obama segue con le figlie il discorso della moglie dalla Casa Bianca
Dopo la convenzione “blindata” dei repubblicani a Tampa, martedì sera a Charlotte, in North Carolina, i democratici hanno inaugurato una kermesse politica alla quale hanno cercato di dare il sapore della festa popolare. Eventi, dibattiti e musica ovunque in città, controlli di sicurezza leggeri, mentre nella Time Warner Cable Arena gli stati generali della sinistra sono stati aperti dalla benedizione di un sacerdote greco ortodosso. Subito dopo, la cerimonia del giuramento sulla bandiera a stelle e strisce è stata affidata a un gruppo di bambini di terza elementare, mentre a cantare l’inno degli Stati Uniti è stata Amber Riley, giovanissima attrice della commedia musicale televisiva a puntate Glee.
Poi è cominciata la sfilata degli oratori: fautori della libertà di coscienza sull’aborto, veterani che hanno perso gli arti in combattimento in Iraq e Afghanistan, governatori, il sindaco di Chicago, Rahm Emanuel. E poi il sindaco di San Antonio, Julian Castro al quale il partito ha affidato il “keynote speech”, il discorso di indirizzi politico della convenzione: la prima volta in cui questo ruolo è stato affidato a un ispanico. Castro ha raccontato la sua storia di nipote di immigrati, ha esaltato con toni un po’ enfatici il bilancio politico della presidenza Obama, e poi ha preso di petto il candidato repubblicano e la sua linea economica: «L’hanno chiamata in tutti i modi, tempo fa era la “supply side”, la politica dell’offerta, adesso è la Romney-Ryan. In ogni caso sono teorie che sono state sperimentate. Con risultati fallimentari. Errori che sono costati cari ai ceti medi, a voi. Adesso basta».

Ma l’attacco più efficace della serata nei confronti del candidato repubblicano è venuto da un filmato nel quale è stata rievocata la figura di Ted Kennedy, scomparso un anno fa. In mezzo, uno spezzone in bianco e nero di un dibattito del 1994 tra lo stesso Kennedy e Romney (si sfidavano per un seggio al Senato) con quest’ultimo, oggi antiabortista, che allora si diceva totalmente a favore della libertà di scelta delle donne: «Credo che l’aborto dovrebbe essere una pratica sicura e legale in questo Paese». E la replica ironica di Kennedy, che già allora si era segnalato per repentini cambi d’opinione: «Forse, più che pro choice, sei uno a scelta multipla». I ragazzi in apertura, l’ispanico Castro, la leader democratica alla Camera Nancy Pelosi, circondata da esponenti dei movimenti femminili: fin dal primo giorno della “convention” il partito della sinistra ha battuto su giovani, donne e minoranze etniche. Cioè sulle consituency che le sono più vicine. A quelle più difficili da raggiungere – gli operai bianchi, la gente del Sud, centristi e indipendenti delusi che quattro anni fa avevano votato Obama, penserà stasera Bill Clinton, che avrà i riflettori tutti per sé. Ma il suo sarà un discorso a sorpresa, visto che non lo ha anticipato nemmeno al team di Obama.
nandito
00mercoledì 5 settembre 2012 13:10
dico obama semplicemente perchè romney e ryan sono troppo conservatori per i miei gusti.

sono ignorante in materia ma per me, a prescindere dai nomi, il primo Paese al mondo non può essere governato da gente che ancora si professa antiabortista o a favore della libertà di armarsi.

E poi 12 milioni di posti di lavoro mi sembra una promessa tipica di qualcuno che già conosciamo.
trixam
00mercoledì 5 settembre 2012 17:59
A questo link trovate un test per capire se siete elettori di Obama o Romney. www.isidewith.com/

Ps Nandito non è che sono Romney e Rayan ad essere favorevoli alle armi, ma il secondo emendamento della costituzione americana che stabilisce che portare armi è un diritto del cittadino.
Anche Obama è a favore con i sé e i ma borbottati a mezza voce.

Meglio non credere a quello che scrivono i gionalai italiani sulle elezioni Usa, il 95% delle volte sono fregnacce.
giusperito
00mercoledì 5 settembre 2012 21:03
come ogni test risultati inutili.. assolutamente inverosimile il mio risultato.
trixam
00mercoledì 5 settembre 2012 21:18
Impossibile: o hai mentito o viene fuori il fatto che non sei un liberista:d. Hanno azzeccato con tutti quello che conosco.
Con me ci hanno preso in pieno: Romney all'83%.
(pollastro)
00mercoledì 5 settembre 2012 22:52
Fatto: Obama 95%
giusperito
00giovedì 6 settembre 2012 10:37
Re:
trixam, 05/09/2012 21.18:

Impossibile: o hai mentito o viene fuori il fatto che non sei un liberista:d. Hanno azzeccato con tutti quello che conosco.
Con me ci hanno preso in pieno: Romney all'83%.



Lo rifaccio fino a far uscire il risultato esatto... [SM=g2725401]

Mi è uscita la tizia dei verdi...
trixam
00giovedì 6 settembre 2012 21:01
Due notizie. Obama ha imposto d'autorità delle modifiche alla piattaforma programmatica già approvata dai delegati facendo introdurre un riferimento a Gerusalemme come capitale di Israele ed a Dio, due mancanze su cui i repubblicani avevano attaccato duro.
Booh di disapprovazione in sala dei delegati. Se è stata una dimenticanza qualcuno nello staff di Obama dovrebbe essere silurato, se è stata una scelta politica subito ritrattata è il segno di quanto il presidente sia nervoso per questa campagna elettorale strana ed a tratti indecifrabile.


Commento all'intervento di Clinton: magistrale. Anche se invecchiato e un po'stanco Bill è ancora il numero uno. Non esiste un politico al mondo in grado di convincere gli elettori meglio di lui.
Certo che entrambi hanno dovuto ingoiare parecchi rospi per stare sullo stesso palco.
I due si detestano, ma Bill vuole che Obama sia rieletto in modo che tra 4 anni sua moglie non si trovi a sfidare un presidente in carica rischiando un nuovo fallimento, mentre Obama ha bisogno di Clinton per arrivare a quell'elettorato democratico che lo sente distante quando non apertamente ostile con quella sua concezione tutta intellettuale della politica. Immagino anche l'imbarazzo della mom-in-chief Michelle a dover collaborare con il vecchio porco ruspante dell'Arkansas, l'unico presidente americano incriminato per molestie sessuali. Cosa non si fa per il potere.

ps la parte finale del discorso di Clinton



ObbligazioneNaturale
00giovedì 6 settembre 2012 21:11
Prima gius poi trixam. Mi avete rubato thread e post, maledetti. :D
Rapace anche se non magistrale quanto quello di Clinton (sempre al 100% il vecchio) e' stato l'intervento di Julian Castro.
Francamente Romney lo vedo un po' moscio, gli stanno facendo assumere (anche Ryan per certi versi) posizioni che proprio non gli appartengono pur di raccogliere i voti al di sotto della bible belt.

Questo e' l'intervento completo.



Dopo posto i risultati del test.
ObbligazioneNaturale
00giovedì 6 settembre 2012 21:23
giusperito
00giovedì 6 settembre 2012 22:10
Ho rifatto il test rispondendo anche alle domande opzionali
Pure a me è uscito gary.. ma al secondo posto ancora la tipa dei verdi..
info su gary?
giusperito
00giovedì 6 settembre 2012 22:39
GARY JOHNSON, IL LIBERTARIAN PARTY CHE GUARDA ALLA PRESIDENZA AMERICANA

Published by leonardofaccoeditore on 20 luglio 2012 | 11 Responses

DI STEFANO MAGNI

Chi sono i candidati alla presidenza degli Stati Uniti? Barack Obama e Mitt Romney, pensano tutti. Errore. C’è un terzo candidato sempre meno trascurabile: Gary Johnson, del Partito Libertario, l’unica forza politica che mira a ridurre lo Stato ai minimi termini. Due volte governatore del New Mexico, ex candidato alle primarie repubblicane e ora alla testa del terzo partito d’America, Johnson è un caso più unico che raro di candidato minoritario che, invece di sparire, attrae maggiore attenzione man mano che procede la campagna elettorale. Completamente ignorato dai media, sotto-finanziato ed escluso dai sondaggi, ora iniziano a parlarne anche riviste politiche prestigiose come la National Review (che lo massacra) e Politico (che lo considera un candidato degno di nota). I libertari americani iniziano a prenderne atto. Finora il loro unico punto di riferimento era stato Ron Paul, all’interno del Partito Repubblicano, pronto a sfidare sino in fondo il candidato ufficiale della destra, Mitt Romney.

Che cosa ha determinato questo cambiamento di percezione? La pubblicazione di un primo sondaggio, effettuato da Jz Analytics/Washington Times, in cui il nome di Gary Johnson appare al fianco di quello degli altri due candidati. Emerge che il 43,6% voterebbe Obama, il 38% Romney e il 5,3% il terzo incomodo libertario (gli altri sono indecisi o non rispondono). Il dato è molto rilevante, considerando che, nello stesso rilevamento, togliendo il nome di Johnson, si hanno questi risultati: il 44,9% voterebbe Obama e il 42,1% Romney, riducendo fortemente il margine fra i due. In pratica, a livello nazionale, è Johnson fa la differenza a scapito del candidato repubblicano. A livello locale, invece, nel New Mexico l’ex governatore sta portando via consensi a Obama. Nel sondaggio più recente, di Public Policy Polling, il margine fra il presidente democratico e il suo sfidante repubblicano si è ridotto da 15 a 5 punti dall’inizio dell’anno ad oggi. Analizzando il flusso delle preferenze, risulta che una parte dell’elettorato di sinistra sia confluita nel voto libertario, che mantiene un dignitoso 13%.

Come mai il libertarismo erode consensi sia a sinistra che a destra? Gary Johnson promette di non imbarcare gli Stati Uniti in altri conflitti all’estero e di tagliare del 43% il budget della difesa. E questo piace alla sinistra progressista, anche quella delusa da una politica troppo muscolare (rispetto alle promesse) di Barack Obama. Nel programma libertario c’è un impegno preciso a porre fine alla guerra alla droga, costosa e inutile nei risultati. E anche qui, è l’elettore di sinistra ad esserne attratto. Ma nell’agenda del terzo partito c’è anche un drastico taglio, di 1.400 miliardi di dollari pubblici. E quest’ultimo punto, certamente, può attrarre tutti quei conservatori che vogliono ridurre il peso del governo federale e non credono che Mitt Romney lo voglia fare seriamente.

La strategia “terzista” di Johnson, tuttora non è quella favorita dai libertari. La politica finora preferita è quella di Ron Paul: cercare di conquistare spazio all’interno del Partito Repubblicano, più permeabile alle idee del libertarismo rispetto a quello Democratico. Ron Paul ha partecipato fino all’ultimo voto alle elezioni primarie dei repubblicani ed ora mira a continuare la sua battaglia fino alla convention di Tampa, dove verrà ufficialmente investito il candidato alla presidenza. Finora, Paul ha resistito alla tentazione di fondare un terzo partito. Anche se molto difficilmente i suoi elettori voteranno Romney, per alcuni, semplici, motivi: il candidato repubblicano è identificato come un esponente del “crony capitalism”, il capitalismo colluso col governo, da quando si è detto d’accordo con il piano di aiuti statali alle banche nel 2008 (non lo ha votato, perché non era al Congresso, ma dichiara di approvarlo); nello stato di cui era governatore, il Massachusetts, ha alzato le tasse; sempre nel suo stato ha varato una riforma statalista della sanità analoga a quella lanciata da Obama su scala nazionale; ha sempre sostenuto la guerra alla droga; si è più volte detto favorevole a severe restrizioni alla libertà di portare armi. Tutti questi sono peccati mortali per ogni libertario che si rispetti. Perché sono inaccettabili ingerenze dello stato nelle scelte di vita (personale ed economica) dei cittadini. Di qui la scelta di Ron Paul di non dare un suo sostegno aperto a Mitt Romney. Tuttavia Paul resta (finora) nello stesso Partito Repubblicano. Di qui nasce la seconda possibilità: spostare il voto su una terza forza. Ed è questo il motivo della crescita di attenzione per Gary Johnson.

Comunque vada, quelle del 2012 sono le prime elezioni presidenziali in cui il voto libertario ha un grande peso specifico. L’unico “terzo candidato” che si ricordi nella storia recente era Ross Perot: proponeva più Internet e democrazia partecipativa, come Beppe Grillo da noi, e prese il 19% dei voti nelle presidenziali del 1992. Esattamente venti anni dopo, una parte sempre più consistente e visibile di americani dimostra di non sapere che farsene delle promesse di uno Stato “più onesto” e “più democratico”. Vuole semplicemente: meno Stato. E’ questa la domanda che è alla base del più moderato Tea Party, del più radicale movimento di Ron Paul e ora anche del “terzista” Johnson: lo Stato ha già fatto abbastanza disastri, ora è meglio che si faccia da parte.
maximilian1983
00venerdì 14 settembre 2012 18:37
Alquanto turbato all'esito del test: Stein al 76%; Obama al 60%; Romney al 59%...
ObbligazioneNaturale
00martedì 18 settembre 2012 19:12
E Romney perse le elezioni a causa di dichiarazioni che non erano neanche tanto lontane dalla verita'.
Paperino!
00venerdì 21 settembre 2012 16:32
Re:
ObbligazioneNaturale, 18/09/2012 19.12:

E Romney perse le elezioni a causa di dichiarazioni che non erano neanche tanto lontane dalla verita'.




Tra l'altro bisogna essere davvero stupidi per lasciarsi andare a dichiarazioni del genere in piena campagna elettorale.
Uscirsene con esternazioni come "non me ne importa nulla dei poveri" o "gli elettori di Obama sono parassiti", lasciando intendere che chiunque sia in difficoltà o resta indietro non è altro che un parassita o un peso da mollare al suo destino, oltre a tradire una visione discutibile (economicamente valida, per carità) della società, manifesta soprattutto una profonda stupidità e scarso senso strategico.

Dio ci salvi da un presidente americano stupido.
giusperito
00venerdì 21 settembre 2012 17:20
Le parole di Romney sono state rubate. Il suo obiettivo era accreditare la sua posizione davanti a quegli elettori. Tuttavia credo che siano in linea con la sua visione della realtà economica e sociale. Il vero problema è che queste parole (sbagliate anche da un punto di vista economico) non hanno senso senza contesto.
Il suo discorso dovrebbe essere: farò in modo che chi vuole essere economicamente libero dallo Stato potrà esserlo. Chi, invece, pensa di fare il parassita sulle spalle di tutti i contribuenti sappia che con me non avrà vita facile.
Il punto è che la forma fa la differenza.
Inoltre avrebbe dovuto sottolineare la sua volontà di recuperare produttivamente queste persone, cioè convincerle che le soluzioni di Obama non sono valide e che non hanno fatto il loro bene...
il suo problema è la presunzione di chi ha tanti soldi in tasca e se li è ritrovati da generazioni precedenti.
Paperino!
00domenica 23 settembre 2012 01:41
Re:
giusperito, 21/09/2012 17.20:

Le parole di Romney sono state rubate. Il suo obiettivo era accreditare la sua posizione davanti a quegli elettori. Tuttavia credo che siano in linea con la sua visione della realtà economica e sociale. Il vero problema è che queste parole (sbagliate anche da un punto di vista economico) non hanno senso senza contesto.
Il suo discorso dovrebbe essere: farò in modo che chi vuole essere economicamente libero dallo Stato potrà esserlo. Chi, invece, pensa di fare il parassita sulle spalle di tutti i contribuenti sappia che con me non avrà vita facile.
Il punto è che la forma fa la differenza.
Inoltre avrebbe dovuto sottolineare la sua volontà di recuperare produttivamente queste persone, cioè convincerle che le soluzioni di Obama non sono valide e che non hanno fatto il loro bene...
il suo problema è la presunzione di chi ha tanti soldi in tasca e se li è ritrovati da generazioni precedenti.



Hai edulcorato il concetto, e lo sai benissimo.
Il punto è che se Romney avesse la metà della tua testa, l'avrebbe detto alla tua maniera, perché anche se parla ad un elettorato "amico" sa bene di essere al centro dei riflettori, e sa che le sue frasi vengono estrapolate. Specialmente ora.
Ma anche se l'avesse detta come te, ciò non avrebbe cambiato che l'avrebbe pensata lo stesso esattamente come l'ha detta ora. Spiccia, semplice, diretta e sporca così come l'ha pronunciata.
Il resto è dialettica, esercizio retorico, slogan, ma la sostanza di fondo del suo pensiero è quella.

Cosa è diventata, i vincenti contro i perdenti?
I popolo dei poveri contro quello dei ricchi?
In America?

Sono proprio curioso di vedere chi vincerà, allora.
[SM=g2725370]
giusperito
00domenica 23 settembre 2012 02:29
Si, ma il punto è nel saperla dire. In realtà il discorso di R. non è i ricchi contro i poveri, ma i volenterosi contro i parassiti. La sostanza è che lo staff di Obama ed i media hanno giocato bene in un momento particolarmente favorevole.
Se prendi le sue parole, non parla mai di poveri contro ricchi. Inoltre se riguardi le sue dichiarazioni, non gli puoi contestare incoerenza. R. ha ribadito quanto ha sostenuto già in pubblico. Il problema è che quelle parole sono state dette con una durezza non consona ad un elettorato che al momento, a torto o a ragione, si sente più vittima che parassita.
Preso al netto della retorica è anche un discorso abbastanza accettabile. Infatti la campagna di Obama non ha attaccato il merito, ma il rifiuto di R. di considerarsi presidente\candidato anche per l'altra metà dell'america. Obama ha sempre detto di essere il presidente di tutti e di voler convincere anche chi non l'ha votato. Ora lo staff di Obama sta contrapponendo queste posizioni con le parole di R.
Poi è ovvio che in un momento di crisi globale diventi difficile spiegare alle persone di prendersi carico delle proprie responsabilità
ObbligazioneNaturale
00martedì 25 settembre 2012 22:37

Do You Want Barack Obama To Be Reelected? Then Don't Vote For Ron Paul



Che parafrasato: Io saro' pure la brutta copia di John Galt e Ron e' un amico, ma se si tratta di mettere il culo al coperto, fanculo ai vostri ideali ed al vecchietto e votatemi (utilitarismo?).
polpetta.88
00lunedì 5 novembre 2012 01:30
Allora ... chi credete che vincerà ?

giusperito
00lunedì 5 novembre 2012 20:17
Obama è sicuramente in vantaggio.
Romney non convince. Comunque sarà un'elezione sul filo. Si prospetta una Florida ancora determinante.
trixam
00lunedì 5 novembre 2012 20:35
Vince Obama, maggioranza nel collegio dei grandi elettori tra 313 e 338 a seconda che vinca o meno in Florida.
Gli unici motivi di preoccupazione per il presidente sono: la possibilità di prendere meno del 50% dei voti complessivi che lo renderebbe un presidente di minoranza e che si ripeta quello che accadde nel 2000(e nel 1888) con Romney che prende più voti popolari.
Altro elemento più serio, almeno una delle due camera sarà in mano ai repubblicani.

Obama deve la rielezione al suo formidabile team capace di mettere su una macchina elettorale di grande livello che ha condotto una campagna muscolare, aggressiva, identitaria, con target precisi raggiunti con una certa precisione. Pouloffe, Axelrod e Jim Messina sono tre assi, tra maggio e agosto hanno picchiato duro su Romney colpendo anche sotto la cintura quando necessario e questo ha consentito al presidente di acquisire il vantaggio necessario ad arrivare primo al traguardo.

Per Romney invece vale l'inverso, non ha fatto niente per meritarsi davvero la casa bianca. Si è circondato di incompetenti che lo hanno lasciato con le palle al vento per tutta la campagna su questioni come il salvataggio dell'auto e i suoi redditi dove sono stati ridicoli: Romney paga il doppio delle tasse di Obama e per tutta la campagna si è fatto sputtanare come un'idiota. Si dice che prima del dibattito di Denver, dove ci ha fatto godere(noi repubblicani s'intende), la moglie di Romney abbia mandato al diavolo il capo della campagna dicendo al marito di non ascolatare i suoi consigli, forse se l'avesse fatto prima per Mitt le cose sarebbero andate diversamente.
Questo punto mi ha colpito negativamente perché Romney è un ex Ceo di un gigante del private equity, uno di quei posti dove i figli della classe media che Obama vuole rappresentare sognano di andare a lavorare, dovrebbe essere abituato a selezionare le persone migliori e di talento per metterli in posti di responsabilità e guidarli verso l'obiettivo. Non essere stato in grado di farlo è indicativo che non è pronto per guidare il paese e sua eventuale elezione non rappresenterebbe davvero una svolta.

ps poi chiaramente da repubblicano spero di essere smentito e che si ripeta un 1948(a parti invertite).
giusperito
00lunedì 5 novembre 2012 21:19
Trix non ti facevo così repubblicano..
a me il partito repubblicano fa un po' repulsione.
Mi sono convinto che Gary sarebbe stato il mio presidente ideale.
trixam
00lunedì 5 novembre 2012 23:02
Re:
giusperito, 05/11/2012 21:19:

Trix non ti facevo così repubblicano..
a me il partito repubblicano fa un po' repulsione.
Mi sono convinto che Gary sarebbe stato il mio presidente ideale.




Beh gius capisco, immagino che tu ti riferisci alle posizioni di molti esponenti tipo il candidato vicepresidente su aborto e diritti civili.
Io sono contrario a quelle posizioni, anche se sull'aborto sono pro choice legalmente ma da un punto di vista etico personale sono contrario, ma da uomini è sempre il solito discorso di fare i froci col culo degli altri.
Cmq sono preoccupazioni legittime in una democrazia europea dove i politici devono attenersi alle linea dei partiti e dove c'è la necessità delle mediazioni, dei principi negoziabili o meno, dei compromessi.
Ma in America il partito su questi temi non conta un cazzo, contano i singoli che quando si trovavano davvero a decidere sottoposti alla pressione forte di una democrazia vera poi prendono sempre decisioni sorpredenti. Per dire, Reagan era un fiero antiabortista eppure nel 1966 da governatore della california firmò la legge statale sull'aborto attirandosi le ire della destra religiosa del partito che poi lo avrebbe sostenuto alle primarie nel 1980 come il suo campione. E non dimentichiamo Dick, il carognone, Cheney quando da vice faceva discorsi contro i diritti ai gay e poi scendeva dal palco ad abbracciare la figlia lesbica e la sua compagna con le quali pranzava tutte le domeniche. Insomma bisogna separare la propaganda dalla realtà.
Non dimenticarti che da dopo domani i partiti si scioglieranno e rimarrano solo comitati che non contano nulla, per il resto se ne riparla tra quattro anni.

Il gop è di più del partito della destra religiosa e di Monty Burns dei Simpson. Naturalmente ha tanti difetti, fa fatica a contenere le sue anime e in questo assomiglia come ho già detto altre volte alla sinistra italiana.
Ha anche una linea economica che va corretta perché con la presidenza di Bush jr abbiamo fatto casino.
Ma è sempre il partito di Lincoln, di Teddy Roosevelt, di Eisenhower. Il Gop è sempre il gop.

ps gary è una di quelle persone che ti stanno simpatiche finché non le vedi all'opera.

pps Ho appena ricevuto una mail da un amico attivista a columbus, Ohio. Dice che è ottimista e Romney vince di sicuro. Training autogeno da militante, mi ricorda i sostenitori di Kerry nel 2004 che dicevano lo stesso con le stesse parole.
ObbligazioneNaturale
00martedì 6 novembre 2012 00:12
Split vote. Vittoria di Obama ai voti elettorali ma predominanza di Romney al popolare complice l'effetto Sandy che indurra' molti elettori democratici del NE a starsene a casa consapevoli di quanto il voto marginale sia ininfluente in stati gia' ampiamente a favore del loro candidato.

Ohio sul filo di lana e tante polemiche soprattutto in New Jersey dove verra' permesso di votare a distanza e si vorra' contestare il contestabile.
Obama vince in uno scenario 2000 o 1876 like.
In ogni caso i repubblicani si calmeranno e cercheranno una larga intesa, Obama e' passato e loro dovranno assicurarsi il dopo.
ObbligazioneNaturale
00martedì 6 novembre 2012 01:18
P.S. Bain e' in una situazione molto precaria, diciamo pure che stanno evitando le procedure concorsuali.
maximilian1983
00martedì 6 novembre 2012 01:27
Fino a qualche giorno fa ero sicurissimo della vittoria di Obama. Poi una serie di considerazioni mi hanno portato alla conclusione opposta. Chissà...
trixam
00mercoledì 7 novembre 2012 20:41
Una vittoria chiara e netta. Non si cambia un presidente che si conosce con uno che rappresenta un'incognita anche per sé stesso.
Bravi gli strateghi di Obama, grande Clinton che ha fatto negli ultimi due mesi una campagna fenomenale(chissà che fine ha fatto Al gore).

Il secondo mandato è diverso dal primo, non hai l'ossessione di essere rieletto ma nell'ultimo biennio si perde gradualmente influenza sul popolo, il partito e il congresso. Perciò le sue ambizioni Obama deve giocarsele nei prossimi due anni anche se francamente non si è capito quale sia il programma(come per Romney del resto).

Qualcosa si capirà dalle scelte per la squadra di governo.

I repubblicani hanno 4 anni per riorganizzarsi e capire che una stagione politica è ormai finita, ma la sconfitta di Romney ridarà fiato alla destra del partito e alla base populista rendendo tutto molto complicato.

Le sfide sono grandi e le incognite molte, al comando c'è un capitano che fino ad ora è stato più bravo a farsi eleggere che governare.
--letizia22--
00mercoledì 7 novembre 2012 21:30
Questo non è più, decisamente, un paese per vecchi e bianchi. Non è più un paese di circoli elitari. Delle molte lezioni che arrivano dalla vittoria di Obama, l'Italia dovrebbe riflettere soprattutto su questa.

L'hanno capito bene i repubblicani americani, che hanno fatto il pieno di voti bianchi maschili, in un mondo in cui solo un terzo della popolazione elettorale oggi in Usa è bianca, rispetto al 1980 in cui era il 46 per cento. Solo trent'anni fa dunque senza bianchi non andavi da nessuna parte. Un vero e proprio regno, che oggi è finito.

Per chi avesse tempo e un po' di voglia di girare qualche coltello nella piaga consiglio di andare su The American Spectator (e giù di lì, su tutte le altre pubblicazioni repubblicane) che posta un articolo dal titolo "Doomed beyond all hope of redemption" (ma ce n'è solo da scegliere in una fila interminabile) ponendo a illustrazione un dettaglio di Bosch in cui una figura diabolica, ovviamente di pelle nera, porta via un bianco nudo, insanguinato, finito.

Il contrasto fra i due Usa rappresentati dal voto di ieri è netto.

Di qui, con Obama, il 55 per cento delle donne, il 60 per cento dei giovani, il 70 per cento (percentuale storica) degli ispanici, maggioranza fra neri, minoranze varie e la popolazione urbana. La parte più dinamica del paese, in termini di proiezione sul futuro.

Di là il partito di Romney che in un paese che diventa sempre meno "bianco" mostra un arroccamento progressivo sull'area sociale che sta svanendo, in termini di peso politico e demografico. Nel 2004 Bush ebbe il 44 per cento del voto ispanico; nel 2008 John McCain ne prese il 31 per cento e Romney solo il 27 per cento. Tenendo conto che questo è il settore di popolazione che cresce più velocemente nel paese non c'è da rallegrarsi. Proprio la Florida sui cui i repubblicani avevano investito tante speranze illustra bene questa dinamica. Obama vi ha vinto con solo il 2.5 di percentuale in più rispetto al 2008, ma quel poco è tutto dovuto al fatto che nello stato vi sono oggi 190mila ispanici e 50mila neri in più rispetto a quella data.

Il voto repubblicano è senza alcun dubbio bianco: (il 59 per cento), maschile e anziano: la fascia sopra i 65 anni ha favorito i repubblicani, quella sotto i 35 anni i democratici. Questi votanti sono religiosi (molti cattolici sono tornati a casa) sposati (le donne sposate votano in maggioranza Romney, ma la maggioranza di donne è single in Usa), abitanti dei quartieri residenziali, o delle aree rurali, prevalentemente nel Sud.

Questo profilo non è una novità per la destra americana. Ma come si diceva, i bianchi sono oggi solo un terzo della popolazione elettorale oggi. E la novità di questa elezione è che Romney, secondo queste statistiche, avrebbe dovuto e potuto intercettare proprio la classe media e operaia maschile che soffre nella crisi economica e che ha subito la maggiore delusione nei confronti di Obama. In parte questo voto è stato raccolto, ma non in numero sufficiente da dare il margine di vittoria. Il voto in Ohio e in tutti gli stati industriali è in questo senso il più significativo. L'offerta "liberista" di Romney è stata decisamente bocciata, a favore di quella "statalista" del Presidente.

Il risultato certifica così il definitivo assumere, da parte di questo paese, di una nuova pelle. Obama non ha più maggioranza assoluta e straripante ma guida una società in cui è un valore essere bianco, nero, donna, gay e povero e tutti gli altri incroci possibili. E' la vera fine dell'elitismo di sistema, rappresentato dal mondo bianco e maschile.

Quando capirà la politica italiana che sotto le tensioni, il rifiuto, la caduta di sistema cui stiamo assistendo nel nostro paese (e in Europa) c'è un identico cambiamento in corso?

lucia annunziata
ObbligazioneNaturale
00mercoledì 7 novembre 2012 21:36
La sconfitta di Romney ed il calcio assestato al Tea party semmai renderanno i repubblicani molto piu' docili.

Esito per me amaro, e' stato scelto il candidato peggiore. Spero che in molti l'abbiano capito ascoltando il concession del repubblicano. Cos'era se non il canto d'amore di un uomo per il proprio paese? Se solo gli avessero permesso di essere se stesso e di fare una campagna decente.
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