Aumento delle tasse, crisi economica e fuga dagli atenei d'elite, peggiore qualità degli studenti: tutto il mondo è Paese?
www.corriere.it, venerdì 14 settembre 2012
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Gran Bretagna
Quei 5.000 posti vuoti nelle Università d'eccellenza
Circa un quarto degli atenei migliori ha ancora molti corsi con pochi iscritti. Sotto accusa le nuove politiche governative
Si tratta di una «riforma progressiva che migliorerà il sistema», aveva promesso David Willetts, il ministro britannico dell'Università e della Scienza. Ma così non è stato e ora l'istruzione universitaria d'eccellenza nella Gran Bretagna post-riforma sembra in crisi seria. E mentre si cercano le ragioni, si contano i banchi vuoti. Cinquemila posti ancora liberi nelle più blasonate università britanniche: questo infatti è il bilancio delle nuove politiche governative inglesi, che hanno stabilito che per un'istruzione eccellente val bene la spesa di novemila sterline all'anno (oltre 10mila euro).
A.A.A. CERCASI STUDENTI - Londra ha infatti deciso di abolire il tetto di 3.290 sterline annuali prima in vigore, consentendo alle università di imporre tasse più elevate. E ora ne paga le conseguenze, fronteggiando una caduta del sette per cento delle iscrizioni ai corsi premiati dai
ranking internazionali. Sarà stato l'aumento vertiginoso delle rette universitarie inglesi per compensare i tagli ai budget decisi nella
spending review. Sarà stato un certo preoccupante declino delle performance degli studenti. Sarà stato anche un cambiamento del pensiero comune, che ha portato qualcuno (o molti) a pensar che in tempi di crisi e di disoccupazione avere spalancate le porte dell'istruzione di eccellenza non è propriamente quel che ci vuole. Fatto sta che circa un quarto degli atenei facenti parte del
Russell Group, la
Ivy League britannica (ovvero l'associazione che riunisce i migliori atenei del Regno Unito) ha ancora centinaia di corsi disponibili e tristemente vuoti. E tra i più snobbati, o comunque tra quelli ancora disponibili, ci sono insegnamenti come lingua inglese o legge, mentre tra gli atenei ancora da riempire figurano nomi come Birmingham, Leeds, Liverpool ed Exeter.
BANCHI VUOTI – L'allarme proviene dalla stampa britannica, che in questi giorni sfodera cifre sconsolanti riguardo al calo degli iscritti o al mancato raggiungimento dei risultati richiesti da questi atenei super selettivi. Ben sette dei 24 corsi d'
élite contano ancora un totale di mille corsi vacanti poco prima dell'inizio dell'anno accademico. Si parla della
Queen Mary di Londra, con 178 dei suoi 194 corsi ancora pubblicizzati per attirare adesioni o della prestigiosissima
Sheffield University, tempio della cultura britannica da cui sono passati ministri e letterati, che si trova ora a promuovere 257 dei suoi 326 corsi.
STUDENTI MENO BRILLANTI O TASSE ALTE? - Nell'Università inglese il rapporto tra posti disponibili e richieste di ammissione è in media di 1 a 8, e in alcuni corsi anche di 1 a 20. Insomma, la selettività è notoriamente altissima. E pare che gli allievi da dieci e lode nel 2012 abbiano scarseggiato. Dunque qualcuno teme che il crollo del sette per cento della domanda di istruzione d'eccellenza sia da addebitarsi anche a un generico calo di studenti brillanti. Ma l'ipotesi più probabile è che i costi stiano mortificando la domanda di un'istruzione d'eccellenza. L'aumento caldeggiato dal governo in realtà riguardava un raddoppio a seimila sterline, ma in casi eccezionali le università hanno potuto optare per una cifra di novemila sterline. L'obiettivo del governo con questa riforma era dichiaratamente di trasferire il costo dell'istruzione universitaria dai contribuenti agli studenti, che però avrebbero potuto chiedere il denaro in prestito con l'obbligo di rimborso solo dopo la laurea e una volta trovato un lavoro.
Emanuela Di Pasqua