Crisi delle migliori Università in Gran Bretagna (in realtà non in Scozia)

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
(pollastro)
00venerdì 14 settembre 2012 20:10
Aumento delle tasse, crisi economica e fuga dagli atenei d'elite, peggiore qualità degli studenti: tutto il mondo è Paese?
www.corriere.it, venerdì 14 settembre 2012

_________
Gran Bretagna
Quei 5.000 posti vuoti nelle Università d'eccellenza
Circa un quarto degli atenei migliori ha ancora molti corsi con pochi iscritti. Sotto accusa le nuove politiche governative

Si tratta di una «riforma progressiva che migliorerà il sistema», aveva promesso David Willetts, il ministro britannico dell'Università e della Scienza. Ma così non è stato e ora l'istruzione universitaria d'eccellenza nella Gran Bretagna post-riforma sembra in crisi seria. E mentre si cercano le ragioni, si contano i banchi vuoti. Cinquemila posti ancora liberi nelle più blasonate università britanniche: questo infatti è il bilancio delle nuove politiche governative inglesi, che hanno stabilito che per un'istruzione eccellente val bene la spesa di novemila sterline all'anno (oltre 10mila euro).
A.A.A. CERCASI STUDENTI - Londra ha infatti deciso di abolire il tetto di 3.290 sterline annuali prima in vigore, consentendo alle università di imporre tasse più elevate. E ora ne paga le conseguenze, fronteggiando una caduta del sette per cento delle iscrizioni ai corsi premiati dai ranking internazionali. Sarà stato l'aumento vertiginoso delle rette universitarie inglesi per compensare i tagli ai budget decisi nella spending review. Sarà stato un certo preoccupante declino delle performance degli studenti. Sarà stato anche un cambiamento del pensiero comune, che ha portato qualcuno (o molti) a pensar che in tempi di crisi e di disoccupazione avere spalancate le porte dell'istruzione di eccellenza non è propriamente quel che ci vuole. Fatto sta che circa un quarto degli atenei facenti parte del Russell Group, la Ivy League britannica (ovvero l'associazione che riunisce i migliori atenei del Regno Unito) ha ancora centinaia di corsi disponibili e tristemente vuoti. E tra i più snobbati, o comunque tra quelli ancora disponibili, ci sono insegnamenti come lingua inglese o legge, mentre tra gli atenei ancora da riempire figurano nomi come Birmingham, Leeds, Liverpool ed Exeter.
BANCHI VUOTI – L'allarme proviene dalla stampa britannica, che in questi giorni sfodera cifre sconsolanti riguardo al calo degli iscritti o al mancato raggiungimento dei risultati richiesti da questi atenei super selettivi. Ben sette dei 24 corsi d'élite contano ancora un totale di mille corsi vacanti poco prima dell'inizio dell'anno accademico. Si parla della Queen Mary di Londra, con 178 dei suoi 194 corsi ancora pubblicizzati per attirare adesioni o della prestigiosissima Sheffield University, tempio della cultura britannica da cui sono passati ministri e letterati, che si trova ora a promuovere 257 dei suoi 326 corsi.
STUDENTI MENO BRILLANTI O TASSE ALTE? - Nell'Università inglese il rapporto tra posti disponibili e richieste di ammissione è in media di 1 a 8, e in alcuni corsi anche di 1 a 20. Insomma, la selettività è notoriamente altissima. E pare che gli allievi da dieci e lode nel 2012 abbiano scarseggiato. Dunque qualcuno teme che il crollo del sette per cento della domanda di istruzione d'eccellenza sia da addebitarsi anche a un generico calo di studenti brillanti. Ma l'ipotesi più probabile è che i costi stiano mortificando la domanda di un'istruzione d'eccellenza. L'aumento caldeggiato dal governo in realtà riguardava un raddoppio a seimila sterline, ma in casi eccezionali le università hanno potuto optare per una cifra di novemila sterline. L'obiettivo del governo con questa riforma era dichiaratamente di trasferire il costo dell'istruzione universitaria dai contribuenti agli studenti, che però avrebbero potuto chiedere il denaro in prestito con l'obbligo di rimborso solo dopo la laurea e una volta trovato un lavoro.

Emanuela Di Pasqua
connormaclaud
00domenica 16 settembre 2012 12:18
Il quadro dipinto dall'articolo semplifica in maniera eccessiva un problema dalle mille sfaccettature.
Le tasse,la poca brillantezza degli studenti....si va bene,ma a rendere poco appetibile l'investimento non è forse la quasi impossibilità di sfruttare il titolo o la sua progressiva degradazione a livello occupazionale?
Le percezioni,che influenzano le scelte tanto quanto i dati, propongono una sfiducia -non solo o tanto per il prossimo futuro- nei modelli di formazione proposti ,vetusti rispetto alla concezione-mercato del lavoro.
Fin quando non si comprenderà che formazione universitaria e lavoro non possono continuare ad essere compartimenti stagni questo sarà il copione.

Trovo tragicamente comico che mentre l'uk si accorge di non essere più competitiva l'italia non si poga-neppure per sbaglio- domande sulla propria efficienza.

.pisicchio.
00domenica 16 settembre 2012 20:01
E' il secondo articolo dello stesso tenore...

Invece di vergognarci seriamente per quello che abbiamo in casa andiamo a fare le pulci ad eccellenze cui nemmeno lontanamente possiamo aspirare...



(pollastro)
00domenica 16 settembre 2012 22:07
Devo un chiarimento: quello che trovo sull'università (in Italia e all'estero), lo posto per documentazione, tutto qui. Non ho l'intenzione di fare le pulci agli altri Paesi che (nel caso inglese, tedesco e statunitense - qui però solo se di livello alto, ci sono colleges alle vongole anche negli U.S.A. - sono migliori di noi, concordo totalmente; le università francesi sono a volte migliori di quelle italiane, a volte uguali, in quelle spagnole c'è di tutto). Ribadisco: è mera documentazione, non altro. Però è vero che gli Inglesi normalmente scrivono male, perché la lingua scritta è molto diversa da quella parlata e che in Germania un programma governativo si è proposto di semplificare la grammatica e la sintassi, perché i ragazzi non ricordano le regole e hanno un vocabolario povero. A Connormclud: la facoltà dovrebbe essere molto più pratica, ma anche dare cultura, i due obiettivi si integrano perfettamente: non può essere né astrazione pura, né scuola professionale
connormaclaud
00lunedì 17 settembre 2012 11:21
ot
Deve dare anche cultura,ma le fondamenta ( le scuole superiori per intenderci) devono essere salde ed i percorsi universitari -interni alla facoltà- estremamente specifici.
Una formazione di base comune,su base biennale o triennale,ed una caratterizzante è necessario.

Non vorrei dire fesserie,ma credo di ricordare che alla luiss si adotti questo sistema.

Un aspirante dovrà essere totalmente immerso nell'ambito scelto, i grandi minestroni non sono più possibili.
Reputo importante lo spocarsi le mani con casi e sentenze,prove scritte e orali rispetto al ramo scelto, ma che si tenga a mente che la facoltà di giurisprudenza offre anche sbocchi differenti dalla triade avvocato-magistrato-notaio


Ritornando in tema,nessuna nuova dal fronte italiano? [SM=g2725319]
cucciolottastupenda
00lunedì 17 settembre 2012 11:48
Re: ot
connormaclaud, 17/09/2012 11.21:

Deve dare anche cultura,ma le fondamenta ( le scuole superiori per intenderci) devono essere salde ed i percorsi universitari -interni alla facoltà- estremamente specifici.
Una formazione di base comune,su base biennale o triennale,ed una caratterizzante è necessario.

Non vorrei dire fesserie,ma credo di ricordare che alla luiss si adotti questo sistema.

Un aspirante dovrà essere totalmente immerso nell'ambito scelto, i grandi minestroni non sono più possibili.
Reputo importante lo spocarsi le mani con casi e sentenze,prove scritte e orali rispetto al ramo scelto, ma che si tenga a mente che la facoltà di giurisprudenza offre anche sbocchi differenti dalla triade avvocato-magistrato-notaio


Ritornando in tema,nessuna nuova dal fronte italiano? [SM=g2725319]



non è così [SM=g2725340]

connormaclaud
00lunedì 17 settembre 2012 11:59
dai un'occhiata qui:4-5 anno,li chiamano "profli"

didattica.giurisprudenza.luiss.it/sites/giurisprudenza.luiss.it/files/Giurisprudenza_Book%202011...


profilo:diritto penale
:diritto amministrativo/pubblico
:diritto pubblico e istituzioni politiche
:diritto internazionale/comunitario
:diritto del lavoro e della previdenza sociale
:diritto societario e tributario
:diritto ed economia delle imprese e dell'innovazione
:diritto civile


(pollastro)
00lunedì 17 settembre 2012 18:11
Concordo su tutto con Connormaclaud ed anche sul fatto - in particolare - che le attuali scuole superiori sono pessime e purtroppo lo sono diventate perfino le elementari, un tempo vanto italiano. E' verissimo che all'università occorrerebbe dialogare ("metodo socratico", normale negli U.S.A., che non a caso hanno alcune - non tutte - le Law Schools migliori in assoluto, è verissimo che sempre all' università occorrerebbe scrivere atti, studiare sentenze concrete, effettuare simulazioni di provessi reali e stages -come da tempo sostiene, anche in commissione didattica e in facoltà, il professore Prisco, il quale peraltro sta meditando di mettersi in pensione con otto anni di anticipo perché non sopporta più errori di ortografia, tesine e tesi copiate, esami a papparella - e confermo che la Luiss è avanti, in questo senso, ma faccio anche osservare che è a numero chiuso e vi si studia tipo "classe di un liceo". Però l'amore per la cultura e perfino la correttezza ortografica si imparano prima dell'università. Insomma: l'università di responsabilità ne ha, ma molte sono di altri prima. Se no è come dire che il debito pubblico italiano lo hanno creato o Prodi, o Berlusconi: avranno fatto poco per abbassarlo, ma onestamente (se non si vuole essere semplici tifosi dell'uno o dell'altro) va detto che era enorme gia prima. Ora è enorme + x
.pisicchio.
00lunedì 17 settembre 2012 20:27
Re:
(pollastro), 16/09/2012 22.07:

Devo un chiarimento: quello che trovo sull'università (in Italia e all'estero), lo posto per documentazione, tutto qui. Non ho l'intenzione di fare le pulci agli altri Paesi che (nel caso inglese, tedesco e statunitense - qui però solo se di livello alto, ci sono colleges alle vongole anche negli U.S.A. - sono migliori di noi, concordo totalmente; le università francesi sono a volte migliori di quelle italiane, a volte uguali, in quelle spagnole c'è di tutto). Ribadisco: è mera documentazione, non altro. Però è vero che gli Inglesi normalmente scrivono male, perché la lingua scritta è molto diversa da quella parlata e che in Germania un programma governativo si è proposto di semplificare la grammatica e la sintassi, perché i ragazzi non ricordano le regole e hanno un vocabolario povero. A Connormclud: la facoltà dovrebbe essere molto più pratica, ma anche dare cultura, i due obiettivi si integrano perfettamente: non può essere né astrazione pura, né scuola professionale




Caro Pollastro,
ovviamente non mi riferivo a te ma ai giornalisti che di volta in volta riciclano notizie in salsa italiota.

Non conosco nessuno o quasi dei sistemi da te menzionati. Conosco un pò quello americano e posso confermare quello che affermano tutti i ranking internazionali (incluso l'ultimo arrivato Shangai ranking www.arwu.org/ARWU2010.jsp) : l'Italia appartiene al secondo o forse al terzo mondo dell'istruzione. Tale brutale giudizio va riferito in primis alla classe docente, organizzata più o meno in cupole padronali e, in secundis, a quella discente.

Avendo frequentato la Federico II, che gode ancora (credo ingiustamente) di una certa fama tra le facoltà giuridiche italiane, il termine di comparazione non può che essere una top law school statunitense. Se avessi frequentato l'università E Campus sponsorizzata da Vittorio Sgarbi la tua obiezione sarebbe di certo opportuna.

Va anche detto che, nella sua brutalità, il sistema americano è comunque più equo. Ogni applicant sa benissimo che se entra ad Harvard o Standford dovrà indebitarsi ma non farà fatica a trovare una collocazione appropiata nel mondo del lavoro. Analogamente, se entra alla Kaplan (università telematica americana), le sue opportunità di lavoro saranno molto diverse. E' tutto tremendamente netto (e meritocratico). Diversamente, l'iscritto tipo dell'università pubblica italiana subisce l'inganno di chi gli fa credere di ricevere l'istruzione idonea ad emanciparsi e a migliorare la sua condizione. Sempre più spesso - lo sappiamo e lo vediamo tutti anche sulle pagine di questo forum - questo non avviene.

ot: Spero davvero che una persona per bene come il professor Prisco non abbandoni l'università prima del tempo. In USA i professori bravi vengono trattenuti (e contesi) dagli atenei ben oltre l'età pensionabile. Tuttavia mi chiedo perchè ci si lamenti degli errori di ortografia o delle tesi copiate quanto il rimedio sarebbe a portata di mano: la bocciatura.

Un caro saluto e grazie di aver postato l'articolo, di sicuro ottimo spunto di riflessione.

trixam
00lunedì 17 settembre 2012 20:58
Re: Re:
.pisicchio., 17/09/2012 20.27:




Caro Pollastro,
ovviamente non mi riferivo a te ma ai giornalisti che di volta in volta riciclano notizie in salsa italiota.

Non conosco nessuno o quasi dei sistemi da te menzionati. Conosco un pò quello americano e posso confermare quello che affermano tutti i ranking internazionali (incluso l'ultimo arrivato Shangai ranking www.arwu.org/ARWU2010.jsp) : l'Italia appartiene al secondo o forse al terzo mondo dell'istruzione. Tale brutale giudizio va riferito in primis alla classe docente, organizzata più o meno in cupole padronali e, in secundis, a quella discente.

Avendo frequentato la Federico II, che gode ancora (credo ingiustamente) di una certa fama tra le facoltà giuridiche italiane, il termine di comparazione non può che essere una top law school statunitense. Se avessi frequentato l'università E Campus sponsorizzata da Vittorio Sgarbi la tua obiezione sarebbe di certo opportuna.

Va anche detto che, nella sua brutalità, il sistema americano è comunque più equo. Ogni applicant sa benissimo che se entra ad Harvard o Standford dovrà indebitarsi ma non farà fatica a trovare una collocazione appropiata nel mondo del lavoro. Analogamente, se entra alla Kaplan (università telematica americana), le sue opportunità di lavoro saranno molto diverse. E' tutto tremendamente netto (e meritocratico). Diversamente, l'iscritto tipo dell'università pubblica italiana subisce l'inganno di chi gli fa credere di ricevere l'istruzione idonea ad emanciparsi e a migliorare la sua condizione. Sempre più spesso - lo sappiamo e lo vediamo tutti anche sulle pagine di questo forum - questo non avviene.

ot: Spero davvero che una persona per bene come il professor Prisco non abbandoni l'università prima del tempo. In USA i professori bravi vengono trattenuti (e contesi) dagli atenei ben oltre l'età pensionabile. Tuttavia mi chiedo perchè ci si lamenti degli errori di ortografia o delle tesi copiate quanto il rimedio sarebbe a portata di mano: la bocciatura.

Un caro saluto e grazie di aver postato l'articolo, di sicuro ottimo spunto di riflessione.





Standing Ovation. Questi articoli(non me ne voglia pollastro che ha postato) sono rubbish allo stato puro.


ObbligazioneNaturale
00martedì 18 settembre 2012 19:08
Peraltro l'articolo intrattiene un'analisi solo su universita' midtier.
Valutando l'offerta di LSE/Oxbridge/Exeter/Le varie londinesi/Edimburgo, almeno per i corsi che mi interessano (tra i piu' spendibili) l'acceptance rate e' del 10%, con minimi del 2.5%.
Il problema economico poi e' minoritario, le scuole stesse ti sponsorizzano iscrivendoti ai programmi di borsa.

Quello e' un articolo di pura polemica, bah, prima o poi arriveranno a sostenere che l'MBA made in italy sia migliore di quello H/S/W. [SM=g2725401]

Mi rendo conto di essere stato vago, dopo chiarisco. [SM=g2725401]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 18:48.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com