Cosentino, la Camera nega l'arresto per 11 voti

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gran generale
00giovedì 12 gennaio 2012 15:00
il Parlamento salva "il referente nazionale del clan dei Casalesi" grazie ai voti decisivi dei Radicali

www.repubblica.it/politica/2012/01/12/news/cosentino_non_ho_parenti_fra_i_boss-27966550/?re...
(peter crouch)
00giovedì 12 gennaio 2012 15:01
Radicali e parte dei leghisti VENDUTI.
J.Rebus
00giovedì 12 gennaio 2012 18:13
Incommentabile.

|psiche84|
00giovedì 12 gennaio 2012 19:37
Re:
J.Rebus, 12/01/2012 18.17:





vero,il suo silenzio giova a troppe persone
l'ennesimo schifo [SM=x43800]


I PRECEDENTI - Quello su Nicola Cosentino è stato il quarto voto poco più di due anni alla Camera sulla richiesta di arresto di un deputato. Era toccato sempre a Cosentino che si era salvato dall'arresto una prima volta il 10 dicembre del 2009. Allora i no alla richiesta della magistratura di Napoli furono 360 e 226 i sì. Per Alfonso Papa, l'Aula della Camera decise l'arresto il 20 luglio dello scorso anno con 319 sì e 293 no. Marco Milanese invece, il 22 settembre scorso, vide respingere la richiesta con 312 no e 306 sì.
new mojo
00giovedì 12 gennaio 2012 20:14
Re:
(peter crouch), 12/01/2012 15.01:

Radicali e parte dei leghisti VENDUTI.



I radicali, paradossalmente, hanno sempre sposato questa tesi.
Dare loro dei venduti mi sembra eccessivo.Si può dire che sono degli idioti, ma credo sia superfluo.

La lega è chiaramente preda di una faida interna Maroni- Bossi che farà a fare a quest'ultima la fine che merita.

Ma...una parola per il Pdl no?pietosa la scena dei deputati Pdl he scendevano a frotte per andare a baciare e abbracciare Cosentino, in pieno stile mafioso, è qualcosa che mi riempie di una tristezza atroce, non c'è futuro per gli onesti in questo paese(con la p minuscola)
Giubo
00giovedì 12 gennaio 2012 21:00
non è una bella giornata per l'italia anche per la bocciatura dei referìendum

ma su Cosentino non mi aspettaov niente di diverso figuriamoci
Giubo
00giovedì 12 gennaio 2012 21:01
non so se sia piu'vergognoso il fatto che un parlamentare debba essere piu'uguale di un privato cittadino sulla richiesta di arresto o se il culo gli debba essere salvato a scrutinio segreto...
chi ha votato contro dovrebbe avere la faccia di spiegare al Paese perchè lo ha fatto
(pollastro)
00giovedì 12 gennaio 2012 22:21

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Quesiti palesemente inammissibili e contesto politico arcinotoCosentino e Porcellum. Sviluppi facilmente prevedibilidi SALVATORE PRISCO
(TheMonitor.it, giovedì 12 gennaio 2011)

Non si dovrebbe mai giocare a fare gli indovini sui fatti di rilievo pubblico, anche se confesso di essere spesso imprudentemente caduto in questo vizio. Sull’esito delle due questioni importanti su cui si è appena deliberato da parte di due organi costituzionali ho dunque scommesso con un amico e in entrambi i casi ho vinto.
Per chi conosceva un poco la pur complessa giurisprudenza della Consulta in materia di ammissibilità di referendum sulle leggi elettorali, il risultato era scontato: non si può determinare un vuoto nella successione delle norme che disciplinano la rappresentanza politica, essendo infatti insostenibile la teoria per cui - abrogato il Porcellum - rivivrebbe il Mattarellum, fin qui rifiutata dai migliori costituzionalisti. Questo vuol dire che le leggi vigenti in materia sono il massimo della decenza? Assolutamente no. Significa invece che l’interpretazione della Costituzione non può essere piegata ad usi contingenti e che il Parlamento deve su questo punto fondamentale assumersi le sue responsabilità, anche perché - è onesto ammetterlo - più di un milione e duecentomila firme di cittadini gli hanno rivolto una richiesta ineludibile in tal senso. Di Pietro ha attaccato il Quirinale, con un’insinuazione semplicemente volgare, ma il problema resta.
Altrettanto delicato il caso Cosentino. Intendiamoci: il deputato casalese del Popolo della Libertà - che nel corso del tempo ha comunque dovuto mollare prima il governo, ora il ruolo di coordinatore regionale del suo partito - non è certo una vergine, come non lo è sicuramente Alfonso Papa. Al Sud (ma ormai purtroppo non più non solo lì) la politica si fa del resto spesso in situazioni di contiguità al malaffare ambientale, dove nessuno è moralmente assolvibile a priori. Imputati entrambi di reati di pur diversa gravità, è ovvio che vadano processati. Detto questo, era possibile vedere questi parlamentari difendersi in condizione di libertà, o era necessario accogliere la richiesta di carcerazione preventiva della magistratura napoletana, com’è accaduto nel caso del secondo e per il primo no? Il punto essenziale sta tutto qui.
Montecitorio e Palazzo Madama non sono Corti di Giustizia, come lo è stata a lungo la britannica Camera dei Lords. Sovente hanno abusato, nel difendere i loro membri, delle prerogative di cui sono titolari. Non va però esente da dubbi nemmeno la Magistratura e, nel caso di specie, il Tribunale del riesame partenopeo che ha avanzato la richiesta, presieduto da un giudice di notoria militanza politico-culturale di estrema sinistra.
Si aggiunga che attaccare l’onorevole Papa era funzionale a disarcionare Berlusconi, mentre deliberare sulla sorte del ben più (ex) potente onorevole Cosentino sveva come posta l’attraversamento di una partita politica assai più complessa, in cui le maggiori forze politiche convergono forzatamente sul sostegno ad un governo di emergenza e nella Lega Nord (che sta all’opposizione anche per rifarsi una verginità, obiettivo per il quale il giustizialismo ha il suo peso) sta svolgendosi una furibonda battaglia di successione. Si metta infine nel conto il voto segreto, che ha procurato stavolta all’interessato sostegni trasversali, che sarebbe stato imbarazzante fornirgli palesemente.
Rendersi aruspice con la speranza di fare centro non era poi dunque oggi tanto difficile
trixam
00venerdì 13 gennaio 2012 00:48
Re:
Giubo, 12/01/2012 21.01:

non so se sia piu'vergognoso il fatto che un parlamentare debba essere piu'uguale di un privato cittadino sulla richiesta di arresto o se il culo gli debba essere salvato a scrutinio segreto...
chi ha votato contro dovrebbe avere la faccia di spiegare al Paese perchè lo ha fatto




Paolo Guzzanti spiega perché ha votato no all'arresto.



Ecco dunque un dato di fatto: una maggioranza amplissima sostiene il governo Monti e una maggioranza più misurata ha negato il carcere preventivo per il deputato Cosentino, già sottosegretario e coordinatore del Pdl in Campania con 309 voti contrari all’arresto contro 298 favorevoli. Molti deputati leghisti, cui era stata lasciata da Bossi libertà di coscienza, hanno votato contro l’arresto malgrado la prima parola d’ordine che era quella di votare sì.

Che i leghisti ci ripensassero era nell’aria ed era evidente il malumore di Bobo Maroni che aveva deciso di capeggiare la corrente leghista favorevole all’arresto. Un mio compagno di banco leghista mi aveva detto poco prima del voto: “È una sciocchezza. Pensano che una buona ondata di giustizialismo ci porterà dei voti in più, ma è un errore perché ormai una visione liberale della politica è entrata nel Dna della Lega e tutti avvertono il disagio nel votare per l’arresto di Cosentino”. E così è stato. Abbiamo votato a scrutinio segreto, le lucine del voto erano tutte di colore azzurro anziché verdi per il sì e rosse per il no, e quando Fini ha letto l’esito della votazione la Camera dei Deputati ha vissuto un momento di suspense cinematografico: lo stesso che si vive quando in una pellicola vediamo rientrare la giuria e si aspetta che dica colpevole o innocente.

In realtà il risultato del voto non ha espresso fede nell’innocenza di Cosentino (questa la vaglieranno i suoi giudici) ma nella inutilità e arbitrarietà della richiesta di arresto preventivo da parte della procura napoletana.
La votazione è avvenuta a scrutinio segreto e io ho votato no all’arresto. Prima di entrare alla Camera sono stato intervistato da una televisione (non so quale) cui ho espresso la mia opinione, che poi ho visto molto ben sostenuta in aula durante il lungo dibattito che forse molti di voi lettori hanno seguito su Radio radicale o che potete rintracciare su Internet.

La sostanza era questa: la Camera non doveva stabilire in alcun modo se Cosentino fosse o non fosse colpevole del reati per cui è indagato che lo vorrebbe come sostengo esterno alla camorra. No, la Camera doveva rispondere ad un quesito diverso: si può ritenere senza ombra di dubbio che i magistrati d’accusa non siano animati da pregiudizio politico verso l’imputato? Questo dubbio viene espresso con l’antica formula che cita il “fumus persecutionis”, ma indica l’eventualità che il politico sia sotto accusa non tanto e soltanto per i motivi che compaiono in atti, ma anche perché sta politicamente sulle scatole di magistrati che non nascondo preferenze e idiosincrasie politiche.

Ed è quello che ho cercato di spiegare agli amici giornalisti. Il Parlamento è in questa fase della nostra vita sottoposto ad un assedio insostenibile da parte di una opinione pubblica nutrita con una certa arte e in modo enfatico. La parola d’ordine è che i rappresentanti eletti dal popolo siano una manica di mascalzoni che dilapidano lo Stato e commettono ogni sorta di reato.

Bene, è arrivato il momento, ho detto, in cui i cittadini si prendano la responsabilità delle loro scelte e percepiscano il Parlamento come una emanazione della loro volontà, e non come un corpo estraneo. E se votassimo l’arresto di Cosentino – il quale come coordinatore del Pdl risulta essere particolarmente inviso a una parte della magistratura napoletana - compiemmo un altro atto nella direzione dell’assassinio delle istituzioni repubblicane, soltanto per favorire, carezzare una moda, un vento emotivo.

IL NO DELLA CONSULTA SUI REFERENDUM
Del resto, mentre era ancora in corso il dibattito su Cosentino (che vi invito ad ascoltare sentendo tutte e due le campane) è arrivata la notizia della decisione della Corte Costituzionale che ha respinto l’ammissibilità del referendum contro l’attuale legge elettorale. Ne ero sicuro, benché io detesti l’attuale legge detta “Porcellum” e benché io sia stato uno dei primi firmatari del referendum abrogativo, perché il referendum avrebbe cancellato la legge attuale, ma lasciando un vuoto: come avremmo dovuto votare la prossima volta, con quali regole? Il referendum può soltanto cancellare una legge, ma non farne una nuova. E dunque la legge attuale è perfettamente valida e in vigore.

DUE VOTI COLLEGATI
Che cosa c’entra la Corte Costituzionale con il voto su Cosentino? È presto detto: la sentenza che rigetta il referendum promosso da Antonio Di Pietro restituisce piena legittimità al Parlamento. Fino a ieri si poteva dire che questo Parlamento era delegittimato perché la legge che l’ha istituito sarebbe stata cancellata, mentre adesso è stato confermato anche sotto l’aspetto della legittimità costituzionale che la Camera ha votato mentre le venivano riconfermati i suoi poteri.

Credo che questo sia importane, ma voglio dire qualcosa di più sul caso Cosentino che ho studiato e su cui poi ho seguito il dibattito. Tutto quello che è uscito fuori dalle migliaia di carte processuali è che Cosentino andò alla Unicredit a Roma per raccomandare una società campana che voleva costruire un supermercato e che è risultata essere una società posseduta dalla camorra e precisamente dal clan dei Casalesi. Di qui l’accusa di essere “il referente politico” del clan mafioso. Ora, la questione è sgradevole e torbida, ma in Campania come in Sicilia o in Calabria è molto difficile per un politico locale vivere in una tale campana di vetri da non farsi mai contaminare dalla presenza di personaggi mafiosi. Ma comunque, questa è materia per il processo penale cui Cosentino verrà sottoposto. Si vedrà in dibattimento se sarà o no colpevole. Ma per quale motivo sottoporre un parlamentare ad un arresto “preventivo”?

Si dirà: ma è esattamente quel che è stato fatto cinque mesi fa con il deputato Papa. E già. Bel capolavoro. Per la prima volta nella storia della repubblica la Camera ha concesso alla galera un suo componente sempre per motivi “preventivi”, e poi che uso è stato fatto di questa galera? Papa è stato cinque mesi in cella, ha perso 30 chili per le allegre condizioni di vita in cui si è trovato e non si ha notizia giudiziaria di nuove prove raccolte durante questa gravissima privazione della libertà che – lo ripeto a rischio di sembrare ossessivo – è stata “preventiva”. Non si tratta di opporsi all’esecuzione di una pena definitiva erogata, ma di una privazione della libertà allo scopo di trovare prove non ancora trovate. E questo privando una quota di elettori del loro rappresentante in aula per votare le leggi.

Politicamente parlando, è stata certamente una vittoria del Pdl sia perché un suo uomo non è stato consegnato alla galera, sia perché una questione di principio è stata risolta in modo positivo da un punto di vista liberale e costituzionale.
Vorrei far capire ai nostri lettori che da quando esiste la Repubblica italiana, cioè da oltre 60 anni a questa parte, il Parlamento tutto, destra e sinistra, ha sempre deciso di votare contro l’arresto preventivo dei suoi membri, salvo il caso in cui si fossero macchiati di reati di sangue. Quanto a tutti gli altri reati, le Camere avrebbero consentito soltanto l’espiazione della pena. Io, come tutti i senatori, fummo testimoni dell’espiazione della pena comminata al giornalista e senatore Lino Jannuzzi il quale dovette espiare un periodo di detenzione a causa delle condanne accumulate scrivendo articoli da cui erano scaturite querele perse, con addebito penale. Ebbene, il senatore Jannuzzi grazie alla sua non giovane età ottenne gli arresti domiciliari e veniva in aula a votare scortato dai carabinieri che lo riportavano poi a casa.

Ma sarebbe bene che i cittadini trovassero il modo di capire che questi rifiuti all’arresto non sono espressione di“privilegi” dei deputati (peraltro comuni a tutti i Parlamenti del mondo, a cominciare da quello europeo), ma a privilegi del popolo sovrano, il quale non deve essere privato del suo rappresentante.
Ripeto: dire quel che io dico, e penso, è estremamente impopolare oggi e so che soltanto pochissimi, forse un solo lettore mi darà ragione. M
a il punto è: non è affatto vero che questo Parlamento sia peggiore dei precedenti parlamenti, dove accadevano esattamente le stesse e anche peggiori cose. Pochi ricorderanno l’arresto e la condanna di famosi politici come Mario Tanassi e Arnaldo Forlani.

La furia antiparlamentare che oggi è scatenata sia a destra che a sinistra, è un boomerang. Come è un boomerang il governo tecnico: fra poco si scoprirà che il vero spreco della politica, il vero costo insopportabile è la democrazia. A che servono Camera e Senato se un buon consiglio d’amministrazione universitario può fare a meno di tutto e governare da solo, come sta accadendo oggi col governo Monti? Se Monti, come speriamo e ci auguriamo, alla fine avrà governato con successo, la gente si chiederà perché perdere tempo con elezioni e partiti. E con un Parlamento costretto a difendere il diritto di rappresentanza resistendo alle richieste di arresto da parte di magistrati le cui opinioni politiche sono note e schierate, la gente dirà che il Parlamento è una associazione per delinquere. E dunque, rallegriamoci: se i sentimenti popolari seguiteranno ad essere nutriti in questo modo, il passo successivo sarà inevitabilmente la soppressione della democrazia rappresentativa in cambio di una dittatura garbata, elegante, competente e – mi raccomando – sobria. Oggi votando contro l’arresto del delegato del popolo Cosentino il Parlamento è stato poco sobrio, poco in loden. Ma pazienza: sono forse gli ultimo sprazzi di democrazia rappresentativa e al loro focherello ci scalderemo nelle notti d’inverno.
maximilian1983
00venerdì 13 gennaio 2012 01:25
Re:
(pollastro), 12/01/2012 22.21:


Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Quesiti palesemente inammissibili e contesto politico arcinotoCosentino e Porcellum. Sviluppi facilmente prevedibilidi SALVATORE PRISCO
(TheMonitor.it, giovedì 12 gennaio 2011)

Non si dovrebbe mai giocare a fare gli indovini sui fatti di rilievo pubblico, anche se confesso di essere spesso imprudentemente caduto in questo vizio. Sull’esito delle due questioni importanti su cui si è appena deliberato da parte di due organi costituzionali ho dunque scommesso con un amico e in entrambi i casi ho vinto.
Per chi conosceva un poco la pur complessa giurisprudenza della Consulta in materia di ammissibilità di referendum sulle leggi elettorali, il risultato era scontato: non si può determinare un vuoto nella successione delle norme che disciplinano la rappresentanza politica, essendo infatti insostenibile la teoria per cui - abrogato il Porcellum - rivivrebbe il Mattarellum, fin qui rifiutata dai migliori costituzionalisti. Questo vuol dire che le leggi vigenti in materia sono il massimo della decenza? Assolutamente no. Significa invece che l’interpretazione della Costituzione non può essere piegata ad usi contingenti e che il Parlamento deve su questo punto fondamentale assumersi le sue responsabilità, anche perché - è onesto ammetterlo - più di un milione e duecentomila firme di cittadini gli hanno rivolto una richiesta ineludibile in tal senso. Di Pietro ha attaccato il Quirinale, con un’insinuazione semplicemente volgare, ma il problema resta.
Altrettanto delicato il caso Cosentino. Intendiamoci: il deputato casalese del Popolo della Libertà - che nel corso del tempo ha comunque dovuto mollare prima il governo, ora il ruolo di coordinatore regionale del suo partito - non è certo una vergine, come non lo è sicuramente Alfonso Papa. Al Sud (ma ormai purtroppo non più non solo lì) la politica si fa del resto spesso in situazioni di contiguità al malaffare ambientale, dove nessuno è moralmente assolvibile a priori. Imputati entrambi di reati di pur diversa gravità, è ovvio che vadano processati. Detto questo, era possibile vedere questi parlamentari difendersi in condizione di libertà, o era necessario accogliere la richiesta di carcerazione preventiva della magistratura napoletana, com’è accaduto nel caso del secondo e per il primo no? Il punto essenziale sta tutto qui.
Montecitorio e Palazzo Madama non sono Corti di Giustizia, come lo è stata a lungo la britannica Camera dei Lords. Sovente hanno abusato, nel difendere i loro membri, delle prerogative di cui sono titolari. Non va però esente da dubbi nemmeno la Magistratura e, nel caso di specie, il Tribunale del riesame partenopeo che ha avanzato la richiesta, presieduto da un giudice di notoria militanza politico-culturale di estrema sinistra.
Si aggiunga che attaccare l’onorevole Papa era funzionale a disarcionare Berlusconi, mentre deliberare sulla sorte del ben più (ex) potente onorevole Cosentino sveva come posta l’attraversamento di una partita politica assai più complessa, in cui le maggiori forze politiche convergono forzatamente sul sostegno ad un governo di emergenza e nella Lega Nord (che sta all’opposizione anche per rifarsi una verginità, obiettivo per il quale il giustizialismo ha il suo peso) sta svolgendosi una furibonda battaglia di successione. Si metta infine nel conto il voto segreto, che ha procurato stavolta all’interessato sostegni trasversali, che sarebbe stato imbarazzante fornirgli palesemente.
Rendersi aruspice con la speranza di fare centro non era poi dunque oggi tanto difficile




Gentilissimo Professore,
condivido pienamente la sua tesi sulla inammissibilità dei referendum (soprattutto, direi, per quello abrogativo tout court del porcellum, improponibile essendo, come da Lei appena sottolineato, che si lasciasse il Paese senza una legge elettorale...); tuttavia mi chiedo perchè ha voluto aderire all'appello dei 111 costituzionalisti a favore della ammissibilità dei referendum, pur sapendo (come forse dovrebbe sapere anche uno studente del primo anno di giurisprudenza...) quale sarebbe stato l'esito (inevitabile) del vaglio della Corte Costituzionale? Non crede che forse così si possano ingenerare turbamenti nella vasta platea degli studenti di Giurisprudenza di tutta Italia? Lo dico senza polemica, ma in tutta sincerità: credo che tutti coloro che hanno firmato quell'appello (il fior fiore dei costituzionalisti italiani, e anche della nostra facoltà...) lo abbiano fatto in ragione di una sana passione civile. Tuttavia (pur non amando il porcellum e desiderandone il superamento)non crede che quelle firme rappresentino un endorsement tanto improprio, perchè proveniente da Maestri del diritto costituzionale che non avrebbero dovuto assecondare, per passione civile, proposte senza sostanza costituzionale, quanto improvvido, perchè data la provenienza potrebbe risultare lesivo della buona immagine della nostra accademia?
maximilian1983
00venerdì 13 gennaio 2012 01:38
Per correttezza nei confronti del Professore Prisco posto l'appello come letto sul sito www.libertaegiustizia.it/2012/01/04/appello-dei-costituzionalisti-per-una-nuova-legge-ele...

Porgo naturalmente le mie scuse se il nome indicato tra i firmatari non sarà riferibile al "nostro" professore Salvatore Prisco.


Il testo:

“All’inizio della campagna referendaria, molti di noi lanciarono un appello ai cittadini, perché appoggiassero una iniziativa che costituiva una “occasione imperdibile per ridare base e senso al nostro sistema politico, stimolando il Parlamento a compiere il suo dovere di dotare l’Italia di una legge elettorale all’altezza della Costituzione e della dignità del popolo italiano”. Adesso che la raccolta delle firme ha avuto un così ampio successo, ci rivolgiamo ai gruppi parlamentari e ai partiti perché affrontino immediatamente il problema, utilizzando al massimo l’ultima parte della legislatura. L’iniziativa referendaria ha già svolto un compito importante, riaprendo un tema che sembrava chiuso e riproponendo alla coscienza popolare il rischio di votare, per la terza volta, con un sistema che calpesta fondamentali principi della Costituzione. Il referendum – se ammesso, come auspichiamo, dalla Corte costituzionale – non solo non interferirà con la attività di governo ma, anzi, potrà aiutare i gruppi parlamentari nello sforzo per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria. Il referendum, infatti, potrà diventare nei prossimi mesi non solo uno stimolo, sempre più forte, per affrontare le tematiche istituzionali auspicate dal Presidente della Repubblica accompagnando le misure di risanamento e di rilancio dello sviluppo, ma potrà, altresì, evitare lacerazioni fra i gruppi parlamentari impegnati in una così importante e delicata missione per il Paese. Al di là di aspetti che il Parlamento potrà sempre correggere, il ritorno alle “leggi Mattarella” potrebbe contribuire a ricostituire, attraverso i collegi uninominali, un rapporto più diretto fra parlamentari ed elettori e potrà evitare, pur in un quadro tendenzialmente maggioritario, la formazione di coalizioni rissose, fragili ed eterogenee, artificiosamente tenute insieme dalla conquista di un premio di maggioranza a livello nazionale. Sarebbe una sciagura se – nonostante la condanna, ormai generale, dell’attuale sistema elettorale – l’inerzia e gli interessi di parte impedissero nuovamente al Parlamento di intervenire. Ma poiché questo pericolo esiste realmente, e lo sarebbe ancora di più senza lo stimolo referendario, invitiamo i partiti ad assumersi tutte le responsabilità e a lavorare immediatamente attorno a questo problema alla ripresa dei lavori parlamentari.”

Hanno finora aderito (1):

Salvo Andò, Vittorio Angiolini, Luca Antonini, Adele Anzon, Paolo Armaroli, Enzo Balboni, Vincenzo Baldini, Augusto Barbera, Franco Bassanini, Ernesto Bettinelli, Raffaele Bifulco, Roberto Bin, Giuditta Brunelli, Maria Agostina Cabiddu, Marina Calamo Specchia, Licia Califano, Paolo Caretti, Agatino Cariola, Massimo Carli, Emilio Castorina, Elisabetta Catelani, Paolo Cavaleri, Alfonso Celotto, Augusto Cerri, Ginevra Cerrina Feroni, Francesco Cerrone, Enzo Cheli, Omar Chessa, Lorenzo Chieffi, Anna Chimenti, Pietro Ciarlo, Giovanni Cordini, Pasquale Costanzo, Antonio D’Aloia, Marilisa D’Amico, Luigi D’Andrea, Gian Candido De Martin, Gianmario Demuro, Giuseppe de Vergottini, Giovanni Di Cosimo, Alfonso Di Giovine, Giampiero Di Plinio, Guerino D’Ignazio, Filippo Donati, Damiano Florenzano, Tommaso Edoardo Frosini, Carlo Fusaro, Silvio Gambino, Paolo Giangaspero, Adriano Giovannelli, Tommaso Francesco Giupponi, Stefano Grassi, Enrico Grosso, Riccardo Guastini, Guido Guidi, Giovanni Guzzetta, Armando Lamberti, Sergio Lariccia, Aldo Loiodice, Isabella Loiodice, Nicola Lupo, Jörg Luther, Elena Malfatti, Alessandro Mangia, Stelio Mangiameli, Andrea Manzella, Angelo Mattioni, Luca Mezzetti, Roberto Miccù, Andrea Morrone, Giovanni Moschella, Silvia Niccolai, Ida Nicotra, Nicola Occhiocupo, Maurizio Oliviero, Valerio Onida, Maurizio Pedrazza Gorlero, Roberto Pinardi, Cesare Pinelli, Ferdinando Pinto, Andrea Piraino, Alessandro Pizzorusso, Anna Maria Poggi, Fabrizio Politi, Salvatore Prisco, Andrea Pugiotto, Margherita Raveraira, Saverio Francesco Regasto, Antonio Reposo, Paolo Ridola, Francesco Rigano, Angelo Rinella, Raffaele Guido Rodio, Giancarlo Rolla, Roberto Romboli, Claudio Rossano, Emanuele Rossi, Antonio Ruggeri, Antonio Saitta, Carmela Salazar, Roberto Scarciglia, Michele Scudiero, Stefano Sicardi, Andrea Simoncini, Antonino Spadaro, Sandro Staiano, Rolando Tarchi, Vincenzo Tondi della Mura, Roberto Toniatti, Alessandro Torre, Giuseppe Verde, Lorenza Violini, Gustavo Zagrebelsky, Nicolò Zanon, Antonio Zorzi Giustiniani.

(1) Tra i firmatari non compaiono Federico Sorrentino e Alessandro Pace che, assieme a Nicolò Lipari e Vincenzo Palumbo, comporranno il collegio di difesa dei quesiti referendari nell’udienza della Corte costituzionale che si terrà l’11 gennaio 2011.
nando85
00venerdì 13 gennaio 2012 01:39
Re: Re:
trixam, 13/01/2012 00.48:




Paolo Guzzanti spiega perché ha votato no all'arresto.



Ecco dunque un dato di fatto: una maggioranza amplissima sostiene il governo Monti e una maggioranza più misurata ha negato il carcere preventivo per il deputato Cosentino, già sottosegretario e coordinatore del Pdl in Campania con 309 voti contrari all’arresto contro 298 favorevoli. Molti deputati leghisti, cui era stata lasciata da Bossi libertà di coscienza, hanno votato contro l’arresto malgrado la prima parola d’ordine che era quella di votare sì.

Che i leghisti ci ripensassero era nell’aria ed era evidente il malumore di Bobo Maroni che aveva deciso di capeggiare la corrente leghista favorevole all’arresto. Un mio compagno di banco leghista mi aveva detto poco prima del voto: “È una sciocchezza. Pensano che una buona ondata di giustizialismo ci porterà dei voti in più, ma è un errore perché ormai una visione liberale della politica è entrata nel Dna della Lega e tutti avvertono il disagio nel votare per l’arresto di Cosentino”. E così è stato. Abbiamo votato a scrutinio segreto, le lucine del voto erano tutte di colore azzurro anziché verdi per il sì e rosse per il no, e quando Fini ha letto l’esito della votazione la Camera dei Deputati ha vissuto un momento di suspense cinematografico: lo stesso che si vive quando in una pellicola vediamo rientrare la giuria e si aspetta che dica colpevole o innocente.

In realtà il risultato del voto non ha espresso fede nell’innocenza di Cosentino (questa la vaglieranno i suoi giudici) ma nella inutilità e arbitrarietà della richiesta di arresto preventivo da parte della procura napoletana.
La votazione è avvenuta a scrutinio segreto e io ho votato no all’arresto. Prima di entrare alla Camera sono stato intervistato da una televisione (non so quale) cui ho espresso la mia opinione, che poi ho visto molto ben sostenuta in aula durante il lungo dibattito che forse molti di voi lettori hanno seguito su Radio radicale o che potete rintracciare su Internet.

La sostanza era questa: la Camera non doveva stabilire in alcun modo se Cosentino fosse o non fosse colpevole del reati per cui è indagato che lo vorrebbe come sostengo esterno alla camorra. No, la Camera doveva rispondere ad un quesito diverso: si può ritenere senza ombra di dubbio che i magistrati d’accusa non siano animati da pregiudizio politico verso l’imputato? Questo dubbio viene espresso con l’antica formula che cita il “fumus persecutionis”, ma indica l’eventualità che il politico sia sotto accusa non tanto e soltanto per i motivi che compaiono in atti, ma anche perché sta politicamente sulle scatole di magistrati che non nascondo preferenze e idiosincrasie politiche.

Ed è quello che ho cercato di spiegare agli amici giornalisti. Il Parlamento è in questa fase della nostra vita sottoposto ad un assedio insostenibile da parte di una opinione pubblica nutrita con una certa arte e in modo enfatico. La parola d’ordine è che i rappresentanti eletti dal popolo siano una manica di mascalzoni che dilapidano lo Stato e commettono ogni sorta di reato.

Bene, è arrivato il momento, ho detto, in cui i cittadini si prendano la responsabilità delle loro scelte e percepiscano il Parlamento come una emanazione della loro volontà, e non come un corpo estraneo. E se votassimo l’arresto di Cosentino – il quale come coordinatore del Pdl risulta essere particolarmente inviso a una parte della magistratura napoletana - compiemmo un altro atto nella direzione dell’assassinio delle istituzioni repubblicane, soltanto per favorire, carezzare una moda, un vento emotivo.

IL NO DELLA CONSULTA SUI REFERENDUM
Del resto, mentre era ancora in corso il dibattito su Cosentino (che vi invito ad ascoltare sentendo tutte e due le campane) è arrivata la notizia della decisione della Corte Costituzionale che ha respinto l’ammissibilità del referendum contro l’attuale legge elettorale. Ne ero sicuro, benché io detesti l’attuale legge detta “Porcellum” e benché io sia stato uno dei primi firmatari del referendum abrogativo, perché il referendum avrebbe cancellato la legge attuale, ma lasciando un vuoto: come avremmo dovuto votare la prossima volta, con quali regole? Il referendum può soltanto cancellare una legge, ma non farne una nuova. E dunque la legge attuale è perfettamente valida e in vigore.

DUE VOTI COLLEGATI
Che cosa c’entra la Corte Costituzionale con il voto su Cosentino? È presto detto: la sentenza che rigetta il referendum promosso da Antonio Di Pietro restituisce piena legittimità al Parlamento. Fino a ieri si poteva dire che questo Parlamento era delegittimato perché la legge che l’ha istituito sarebbe stata cancellata, mentre adesso è stato confermato anche sotto l’aspetto della legittimità costituzionale che la Camera ha votato mentre le venivano riconfermati i suoi poteri.

Credo che questo sia importane, ma voglio dire qualcosa di più sul caso Cosentino che ho studiato e su cui poi ho seguito il dibattito. Tutto quello che è uscito fuori dalle migliaia di carte processuali è che Cosentino andò alla Unicredit a Roma per raccomandare una società campana che voleva costruire un supermercato e che è risultata essere una società posseduta dalla camorra e precisamente dal clan dei Casalesi. Di qui l’accusa di essere “il referente politico” del clan mafioso. Ora, la questione è sgradevole e torbida, ma in Campania come in Sicilia o in Calabria è molto difficile per un politico locale vivere in una tale campana di vetri da non farsi mai contaminare dalla presenza di personaggi mafiosi. Ma comunque, questa è materia per il processo penale cui Cosentino verrà sottoposto. Si vedrà in dibattimento se sarà o no colpevole. Ma per quale motivo sottoporre un parlamentare ad un arresto “preventivo”?

Si dirà: ma è esattamente quel che è stato fatto cinque mesi fa con il deputato Papa. E già. Bel capolavoro. Per la prima volta nella storia della repubblica la Camera ha concesso alla galera un suo componente sempre per motivi “preventivi”, e poi che uso è stato fatto di questa galera? Papa è stato cinque mesi in cella, ha perso 30 chili per le allegre condizioni di vita in cui si è trovato e non si ha notizia giudiziaria di nuove prove raccolte durante questa gravissima privazione della libertà che – lo ripeto a rischio di sembrare ossessivo – è stata “preventiva”. Non si tratta di opporsi all’esecuzione di una pena definitiva erogata, ma di una privazione della libertà allo scopo di trovare prove non ancora trovate. E questo privando una quota di elettori del loro rappresentante in aula per votare le leggi.

Politicamente parlando, è stata certamente una vittoria del Pdl sia perché un suo uomo non è stato consegnato alla galera, sia perché una questione di principio è stata risolta in modo positivo da un punto di vista liberale e costituzionale.
Vorrei far capire ai nostri lettori che da quando esiste la Repubblica italiana, cioè da oltre 60 anni a questa parte, il Parlamento tutto, destra e sinistra, ha sempre deciso di votare contro l’arresto preventivo dei suoi membri, salvo il caso in cui si fossero macchiati di reati di sangue. Quanto a tutti gli altri reati, le Camere avrebbero consentito soltanto l’espiazione della pena. Io, come tutti i senatori, fummo testimoni dell’espiazione della pena comminata al giornalista e senatore Lino Jannuzzi il quale dovette espiare un periodo di detenzione a causa delle condanne accumulate scrivendo articoli da cui erano scaturite querele perse, con addebito penale. Ebbene, il senatore Jannuzzi grazie alla sua non giovane età ottenne gli arresti domiciliari e veniva in aula a votare scortato dai carabinieri che lo riportavano poi a casa.

Ma sarebbe bene che i cittadini trovassero il modo di capire che questi rifiuti all’arresto non sono espressione di“privilegi” dei deputati (peraltro comuni a tutti i Parlamenti del mondo, a cominciare da quello europeo), ma a privilegi del popolo sovrano, il quale non deve essere privato del suo rappresentante.
Ripeto: dire quel che io dico, e penso, è estremamente impopolare oggi e so che soltanto pochissimi, forse un solo lettore mi darà ragione. M
a il punto è: non è affatto vero che questo Parlamento sia peggiore dei precedenti parlamenti, dove accadevano esattamente le stesse e anche peggiori cose. Pochi ricorderanno l’arresto e la condanna di famosi politici come Mario Tanassi e Arnaldo Forlani.

La furia antiparlamentare che oggi è scatenata sia a destra che a sinistra, è un boomerang. Come è un boomerang il governo tecnico: fra poco si scoprirà che il vero spreco della politica, il vero costo insopportabile è la democrazia. A che servono Camera e Senato se un buon consiglio d’amministrazione universitario può fare a meno di tutto e governare da solo, come sta accadendo oggi col governo Monti? Se Monti, come speriamo e ci auguriamo, alla fine avrà governato con successo, la gente si chiederà perché perdere tempo con elezioni e partiti. E con un Parlamento costretto a difendere il diritto di rappresentanza resistendo alle richieste di arresto da parte di magistrati le cui opinioni politiche sono note e schierate, la gente dirà che il Parlamento è una associazione per delinquere. E dunque, rallegriamoci: se i sentimenti popolari seguiteranno ad essere nutriti in questo modo, il passo successivo sarà inevitabilmente la soppressione della democrazia rappresentativa in cambio di una dittatura garbata, elegante, competente e – mi raccomando – sobria. Oggi votando contro l’arresto del delegato del popolo Cosentino il Parlamento è stato poco sobrio, poco in loden. Ma pazienza: sono forse gli ultimo sprazzi di democrazia rappresentativa e al loro focherello ci scalderemo nelle notti d’inverno.




Che dire, prendiamo atto che l'on. Guzzanti é per l'abolizione di tutte le misure di carcerazione preventiva....
Anzi a questo punto non capisco perché il povero presunto boss Zagaria non venga lasciato libero di girare per Casapesenna nell'attesa della sentenza definitiva...
Intervista della serie 'lezioni di democrazia da un venduto' [SM=x43801]
Paperino!
00venerdì 13 gennaio 2012 03:52
No, ma la parte in cui Guzzanti dice che il popolo deve assumersi la responsabilità delle sue scelte, e poi quella in cui dice che questo non è un provilegio del parlamentare - come potrebbe sembrare [SM=g2725340] - ma un privilegio del popolo sovrano, che non può vedersi privare del suo rappresentante, di colui che gli deve votare le leggi... [SM=g2725400] [SM=g2725400]

Ora, o mi sa che son confuso con i nomi e a parlare è Corrado Guzzanti... [SM=g2725401], oppure credo che il buon Paolo, tra le tante cazzate che ha detto, si sia quantomeno dimenticato che la legge elettorale non consente preferenze, e che Cosentino - come tutti gli altri parlamentari suoi colleghi - è stato scelto dai partiti e non indicato dagli elettori.
Non c'è alcuna responsabilità che il popolo sovrano deve assumersi in merito all'indicazione di Cosentino, il quale è lì, al massimo, in rappresentanza del Pdl, o - se proprio vogliamo - dei casalesi.

Encomiabile l'estremo tentativo di conferire una giustificazione e una dignità alla sua scelta di voto, ma non mi sembra che sia poi riuscito più di tanto nell'impresa.

Giubo
00venerdì 13 gennaio 2012 06:12
beh trixam Guzzanti mi ha convinto come un editoriale di Minzolini..cioè per niente. Questo personaggio, che ha presieduto una commissione parlamentare che ha cercato di attribuire a Prodi la responsabilità del delitto Moro pendendo dalle labbre di un tal faccendiere Scaramella, mi inquieta non poco e quando gli sento parlare di responsabilità del popolo mi verrebbe proprio da fargli una pernacchia. E'un bruttissimo giorno,ripeto,per la democrazia in Italia.
Giubo
00venerdì 13 gennaio 2012 06:18
Guzzanti e altre 'cime' di destra e di sinistra che ho sentito ieri non è riuscito soprattutto a spiegare in modo convincente perchè un privato cittadino che si trova nelle stesse condizioni di Cosentino(e potrei citarne tanti altri in passato)viene preso in manette e portato al gabbio senza tanti complimenti,mentre loro,i cosiddetti 'eletti dal popolo'(anche se con questa legge elettorale è dura...)hanno questo scudo spaziale; i costituenti avevano inventato l'articolo 68 per tutelare l'attività del parlamentare ma se per ipotesi avessimo la macchina del tempo e tornassimo ad allora per dirgli: vale anche per reati di mafia, corruzione, ecc.? minimo ti riderebbero in faccia e ti risponderebbero: in casi come questi ci si dimette in un minuto.
new mojo
00venerdì 13 gennaio 2012 08:44
Re:
(pollastro), 12/01/2012 22.21:


Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Quesiti palesemente inammissibili e contesto politico arcinotoCosentino e Porcellum. Sviluppi facilmente prevedibilidi SALVATORE PRISCO
(TheMonitor.it, giovedì 12 gennaio 2011)

Non si dovrebbe mai giocare a fare gli indovini sui fatti di rilievo pubblico, anche se confesso di essere spesso imprudentemente caduto in questo vizio. Sull’esito delle due questioni importanti su cui si è appena deliberato da parte di due organi costituzionali ho dunque scommesso con un amico e in entrambi i casi ho vinto.
Per chi conosceva un poco la pur complessa giurisprudenza della Consulta in materia di ammissibilità di referendum sulle leggi elettorali, il risultato era scontato: non si può determinare un vuoto nella successione delle norme che disciplinano la rappresentanza politica, essendo infatti insostenibile la teoria per cui - abrogato il Porcellum - rivivrebbe il Mattarellum, fin qui rifiutata dai migliori costituzionalisti. Questo vuol dire che le leggi vigenti in materia sono il massimo della decenza? Assolutamente no. Significa invece che l’interpretazione della Costituzione non può essere piegata ad usi contingenti e che il Parlamento deve su questo punto fondamentale assumersi le sue responsabilità, anche perché - è onesto ammetterlo - più di un milione e duecentomila firme di cittadini gli hanno rivolto una richiesta ineludibile in tal senso. Di Pietro ha attaccato il Quirinale, con un’insinuazione semplicemente volgare, ma il problema resta.
Altrettanto delicato il caso Cosentino. Intendiamoci: il deputato casalese del Popolo della Libertà - che nel corso del tempo ha comunque dovuto mollare prima il governo, ora il ruolo di coordinatore regionale del suo partito - non è certo una vergine, come non lo è sicuramente Alfonso Papa. Al Sud (ma ormai purtroppo non più non solo lì) la politica si fa del resto spesso in situazioni di contiguità al malaffare ambientale, dove nessuno è moralmente assolvibile a priori. Imputati entrambi di reati di pur diversa gravità, è ovvio che vadano processati. Detto questo, era possibile vedere questi parlamentari difendersi in condizione di libertà, o era necessario accogliere la richiesta di carcerazione preventiva della magistratura napoletana, com’è accaduto nel caso del secondo e per il primo no? Il punto essenziale sta tutto qui.
Montecitorio e Palazzo Madama non sono Corti di Giustizia, come lo è stata a lungo la britannica Camera dei Lords. Sovente hanno abusato, nel difendere i loro membri, delle prerogative di cui sono titolari. Non va però esente da dubbi nemmeno la Magistratura e, nel caso di specie, il Tribunale del riesame partenopeo che ha avanzato la richiesta, presieduto da un giudice di notoria militanza politico-culturale di estrema sinistra.
Si aggiunga che attaccare l’onorevole Papa era funzionale a disarcionare Berlusconi, mentre deliberare sulla sorte del ben più (ex) potente onorevole Cosentino sveva come posta l’attraversamento di una partita politica assai più complessa, in cui le maggiori forze politiche convergono forzatamente sul sostegno ad un governo di emergenza e nella Lega Nord (che sta all’opposizione anche per rifarsi una verginità, obiettivo per il quale il giustizialismo ha il suo peso) sta svolgendosi una furibonda battaglia di successione. Si metta infine nel conto il voto segreto, che ha procurato stavolta all’interessato sostegni trasversali, che sarebbe stato imbarazzante fornirgli palesemente.
Rendersi aruspice con la speranza di fare centro non era poi dunque oggi tanto difficile



Questo passaggio, in particolare, non fa altro che denunciare una scelta politica. Il che denuncia, a sua volta, una sovrappozione( per non dire confusione) di poteri senza precedenti... Quanto poi ad una presunta tendenza compulsiva della magistratura contro determinati esponenti politci, ho da dire due cose: La prima, è che i gravi indizi di colpevolezza ed il pericolo di inquinamento delle prove, sono stati tutti confermati dai vari gradi della fase procedimentale penale(e quindi gip, tribunale del riesame, cassazione), in secondo luogo questa presunto accanimento della magistratura è diventato, paradossalmente, il paravento dietro il quale è diventato comodo nascondere un problema di fondo che rappresenta l'emblema della difesa( dal penale) politica odierna.

quanto alla difesa di paolo guzzanti...beh molto è stato detto dai colleghi...una difesa puerile, visto che il sistema di elezione esistente non permette al popolo di eleggere completamente i propri rappresentanti...Siamo di fronte ad una rappresentanza che più indiretta non si può...
E visto che Guzzanti è cosi ligio alla Costituzione (tanto da citarne con forzata vena i meccanismi) vorrei ricordare che un principio, quello si fondamentale, è che tutti sono eguali davanti alla legge.

Qui succede esattamente il contrario, come dimostra la solidarietà dimostrata verso il collega papa(dimagrito di 30 kg) e come se sapesse che tutto l'intero procedimento penale a carico di quest'ultimo porterà ad un nulla di fatto(con una capacita prognostica del procedimento pari a nostradamus o ai maya).


(pollastro)
00venerdì 13 gennaio 2012 10:00
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Ringrazio molto l'utente Maximilian, perché mi dà l'opportunità di chiarire un equivoco in cui sono caduto, ingenerando in lui (che non poteva sapere del mio errore) una perplessità, della quale mi scuso, ma di cui sono effettivamente responsabile. Al tempo stesso, gli faccio molti sinceri complimenti per la sua attenzione al problema. I fatti: il professore Andrea Morrone, mio amico e costituzionalista di Bologna, mi aveva invitato ad aderire alla campagna referendaria, che non condividevo. Gli avevo risposto manifestandogli la mia perplessità tecnica e giustificando l'agitazione pro referendum solo come tecnica di pressione sulle Camere (alla luce della giurisprudenza costituzionale, oggi infatti riconfermata) per costringerle a cambiare le leggi elettorali di Camera e Senato, negli aspetti a mio avviso incostituzionali e/o inopportuni. Essi sono, a mio avviso, il premio di maggioranza sommato alla soglia di sbarranento e le liste bloccate; si noti che non condivido il ritorno alle preferenze, perché in alcune parti del Paese e non solo al Sud foriere di inquinamento da parte di personaggi screditati, ma preferisco la generalizzazione di primarie disciplinate con legge, obbligando i partiti a dotarsi di un codice etico vincolante, che precisi rigidamente i casi di incandidabilità di soggetti condannati anche soltanto in primo grado per reati non di opinione. Sono da sempre favorevole da sempre ad una legge elettorale proporzionale corretta a soppio turno, con accesso al secondo eventuale dei soli candidati che al primo abbiano raggiunto la soglia di almeno il 15% dei voti validi.
Si sa poi che quando si fa una battaglia, non si va per il sottile: il collega mi ha "arruolato" in un esercito in cui non mi riconosco e io o non mi ero spiegato bene con lui, o ero stato ingenuo.
Ripeto il ringraziamento a chi mi ha permesso di chiarire la mia effettiva posizione,
(pollastro)
00venerdì 13 gennaio 2012 10:26
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Devo inoltre un chiarimento all'utente New Mojo, che in sostanza mi accusa di accodarmi a chi vuole tenere una classe politica discutibile "al riparo dal penale". Preciso dunque che, come ho appena scritto nel post precedente, ritengo che si debba esigere che chi si candida ad una carica elettiva sia esente da discutibilità morale e da responsabilirà penale. Penso però che si debba tenere accuratamente distinti i due piani. Oggi, su Repubblica, il commento di Saviano - ad esempio - li confonde: in sostanza, egli ritiene il deputato Cosentino condannabile penalmente, ma (se non ho capito male) aggiunge pure che, quand'anche la sua responsabilità penale non venisse provata, sarebbe moralmente condannabile per il tipo di consenso che ha costruito nel corso degli anni a Casal di Principe. Condivido del tutto quest'ultima considerazione, ma ribadisco che non si può usare il processo penale per una condanna morale e per una battaglia politica. In sintesi: la cattiva politica e i politici discutibili si battono con una politica e con persone migliori, non attraverso i processi. I giudici stessi non devono farsi esaltare da siffatta tendenza sbagliata: essi sono tecnici non eletti da nessuno, non giustizieri che si pronunciano in sintonia diretta col popolo sovrano: "in nome del popolo italiano" devono limitarsi ad emettere solo sentenze tecnicamente corrette. Preciso che non voto per la parte politica di Cosentino, Dell'Utri, Papa e che non penso che debbano essere sottratti a processi penali ed anche ovviamente a scontare condanne definitive, se la responsabilità penale sarà accertata a loro carico; ma - se non vi è pericolo di inquinamento delle prove, di reiterazione del reato, di fuga dell'indagato - la carcerazione preventiva non va mai irrogata e ciò per un parlamentare, come per qualsiasi cittadino. Preciso ancora che la responsabilità penale non è quella affermata in forum di opinione e nemmeno quella di cui ad ipotesi accusatorie dei pubblici ministeri: si afferma unicamente all'esito di un dibattimento pubblico e in contraddittorio, all'esito di tre gradi di giudizio e che questo non è essere berlusconiani (non lo sono), ma garantisti: avere affidato alla destra la tutela (pelosa e non disinteressata) del garantismo è un errore tragico degli spiriti di sinistra sì, ma liberali (come mi sento io). Ribadisco ancora una volta infine che questo non c'entra col voler "salvare" certi personaggi: Cosentino e Papa non li conosco, ma con loro non prenderei nemmeno un caffé
new mojo
00venerdì 13 gennaio 2012 11:28
Re:
(pollastro), 13/01/2012 10.26:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Devo inoltre un chiarimento all'utente New Mojo, che in sostanza mi accusa di accodarmi a chi vuole tenere una classe politica discutibile "al riparo dal penale". Preciso dunque che, come ho appena scritto nel post precedente, ritengo che si debba esigere che chi si candida ad una carica elettiva sia esente da discutibilità morale e da responsabilirà penale. Penso però che si debba tenere accuratamente distinti i due piani. Oggi, su Repubblica, il commento di Saviano - ad esempio - li confonde: in sostanza, egli ritiene il deputato Cosentino condannabile penalmente, ma (se non ho capito male) aggiunge pure che, quand'anche la sua responsabilità penale non venisse provata, sarebbe moralmente condannabile per il tipo di consenso che ha costruito nel corso degli anni a Casal di Principe. Condivido del tutto quest'ultima considerazione, ma ribadisco che non si può usare il processo penale per una condanna morale e per una battaglia politica. In sintesi: la cattiva politica e i politici discutibili si battono con una politica e con persone migliori, non attraverso i processi. I giudici stessi non devono farsi esaltare da siffatta tendenza sbagliata: essi sono tecnici non eletti da nessuno, non giustizieri che si pronunciano in sintonia diretta col popolo sovrano: "in nome del popolo italiano" devono limitarsi ad emettere solo sentenze tecnicamente corrette. Preciso che non voto per la parte politica di Cosentino, Dell'Utri, Papa e che non penso che debbano essere sottratti a processi penali ed anche ovviamente a scontare condanne definitive, se la responsabilità penale sarà accertata a loro carico; ma - se non vi è pericolo di inquinamento delle prove, di reiterazione del reato, di fuga dell'indagato - la carcerazione preventiva non va mai irrogata e ciò per un parlamentare, come per qualsiasi cittadino. Preciso ancora che la responsabilità penale non è quella affermata in forum di opinione e nemmeno quella di cui ad ipotesi accusatorie dei pubblici ministeri: si afferma unicamente all'esito di un dibattimento pubblico e in contraddittorio, all'esito di tre gradi di giudizio e che questo non è essere berlusconiani (non lo sono), ma garantisti: avere affidato alla destra la tutela (pelosa e non disinteressata) del garantismo è un errore tragico degli spiriti di sinistra sì, ma liberali (come mi sento io). Ribadisco ancora una volta infine che questo non c'entra col voler "salvare" certi personaggi: Cosentino e Papa non li conosco, ma con loro non prenderei nemmeno un caffé




Voglio innanzitutto chiarire al professore Prisco che non mi sognerei mai di tacciarlo o accusarlo di volere tenere al riparo la classe politica dal penale in generale. La sua proposta di candidati esimi da discutibilità penale e morale è sicuramente condivisibile, ma non mette al riparo del tutto da eventuali scoperte criminose.

Facevo notare esclusivamente che i gradi della giustizia preventiva sono strutturati proprio in modo da ridurre al minimo il rischio di carcerazione preventiva (limitato proprio ai casi elencati dal Prof, e di cui Cosentino è stato accusato, ossia al pericolo di inquinamento delle prove). Se la procura, gip, tribunale del riesame, cassazione penale, sono tutti concordi nel ritenere sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e il rishcio di inquinamento delle prove, evidentemente forse questo quid non è nè tendenzioso, nè derivante da presupposte tendenze forcaiole degli organismi.
Altra cosa è la presunta colpevolezza del soggetto, quella si, sancita alla fine del processo penale in tutti i suoi gradi.


(pollastro)
00venerdì 13 gennaio 2012 12:14
Caro New Mojo, ma Cosentino non è già oggi sotto processo per fatti penalmente rilevanti e in condizioni di libertà, avendo la Camera - se non ricordo male - rigettato una prima richiesta di arresto preventivo? Sempre se non ricordo male, questa era infatti la seconda... Qui vedo un accanimento e ribadisco: in termini di principio, perché a Casal di Principe non so nemmeno come si faccia ad andare e con lui non ho mai mangiato assieme. Che si facciano piuttosto i processi, che si vada al dibattimento, secondo i principi dell'art.111 Cost. e del codice di procedura penale: terzietà del giudice, contraddittorio con ascolto di accusa e difesa, assunzione di prove, riscontro scrupoloso delle dichiarazione di pentiti - lui sarà pure una puttana, ma loro sono forse verginelle pudibonde e disinteressate? - e ragionevole durata. E che alla fine, se è dovuto, si tragga un condannato con sentenza definitiva in carcere per il tempo di cui alla pena irrogatagli. Questo, ribadisco, vale per politici e cittadini comuni. La mia polemica (non contro di lei, ma contro una certa mentalità, che è di una parte dei non addetti ai lavori, ma anche purtroppo di molti magistrati) è diretta contro l'ansia carceraria ad ogni costo, che fa scambiare la carcerazione preventiva per una pena anticipata e i fetentoni sul piano morale e pubblico, in ipotesi, per autori di reati. Questi ultimi (e, ripeto, il principio vale per tutti) vanno rigorosamente accertati. Aggiungo che non mi piace nemmeno l'idea che un imputato debba dimostrare in un giudizio la propria innocenza: no, è il pubblico ministero che deve dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio la sua colpevolezza. Altrimenti, in dubio pro reo: meglio un colpevole fuori che un innocente (anche se moralmente discutibile, ma allora se la vedrà con la stima pubblica e con la prpria coscienza, oltrechè con Dio, se è credente) in galera
(pollastro)
00venerdì 13 gennaio 2012 12:16
Ovviamente, quella di sopra era una risposta del professore, di cui io sono solo il malcapitato tramite (mannaggia, in queste ore mi costringe ad un superlavoro, sono qui in sua compagnia...)
new mojo
00venerdì 13 gennaio 2012 13:13
Re:
(pollastro), 13/01/2012 12.14:

Caro New Mojo, ma Cosentino non è già oggi sotto processo per fatti penalmente rilevanti e in condizioni di libertà, avendo la Camera - se non ricordo male - rigettato una prima richiesta di arresto preventivo? Sempre se non ricordo male, questa era infatti la seconda... Qui vedo un accanimento e ribadisco: in termini di principio, perché a Casal di Principe non so nemmeno come si faccia ad andare e con lui non ho mai mangiato assieme. Che si facciano piuttosto i processi, che si vada al dibattimento, secondo i principi dell'art.111 Cost. e del codice di procedura penale: terzietà del giudice, contraddittorio con ascolto di accusa e difesa, assunzione di prove, riscontro scrupoloso delle dichiarazione di pentiti - lui sarà pure una puttana, ma loro sono forse verginelle pudibonde e disinteressate? - e ragionevole durata. E che alla fine, se è dovuto, si tragga un condannato con sentenza definitiva in carcere per il tempo di cui alla pena irrogatagli. Questo, ribadisco, vale per politici e cittadini comuni. La mia polemica (non contro di lei, ma contro una certa mentalità, che è di una parte dei non addetti ai lavori, ma anche purtroppo di molti magistrati) è diretta contro l'ansia carceraria ad ogni costo, che fa scambiare la carcerazione preventiva per una pena anticipata e i fetentoni sul piano morale e pubblico, in ipotesi, per autori di reati. Questi ultimi (e, ripeto, il principio vale per tutti) vanno rigorosamente accertati. Aggiungo che non mi piace nemmeno l'idea che un imputato debba dimostrare in un giudizio la propria innocenza: no, è il pubblico ministero che deve dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio la sua colpevolezza. Altrimenti, in dubio pro reo: meglio un colpevole fuori che un innocente (anche se moralmente discutibile, ma allora se la vedrà con la stima pubblica e con la prpria coscienza, oltrechè con Dio, se è credente) in galera




Assolutamente si, una prima richiesta nel 2009 era già stata rigettata dal Parlamento.Ma si trattava di un parlamento, per forza di cose, retto da un'altra maggioranza, e su una istanza basata su diversi indizi di colpevolezza.Mi risulta che quella odierna sia leggermente diversa, visto che l'inchiesta è andata avanti.
Inoltre, qui forse non è chiara una cosa: non richiedo mica la carcerazione preventiva di cosentino perchè si chiama cosentino, perchè è legato ai casalesi(come sembra dal suo intervento che io pretenda) ecc, vado oltre, e credo che se tutti gli organi della giustizia penale cautelare e preventiva sono concordi che l'unica misura, quella di extrema ratio, per evitare che l'onorebvole cosentino inquini le prove, sia quella della carcerazione o altro, ci sia qualcosa che va oltre la semplice persecuzione personale.

poi è chiaro che la giustizia fa il suo corso, ecc ecc. Ma la farà cin una premessa piuttosto rischiosa, ossia che Cosentino avrebbe potuto inquinare le prove, le stesse prove decisive per la sua colpevolezza, e sarà probabilmente una sentenza falsata.

Devo necessariamente convenire con l'autore che a questo punto prendeva atto della sua contrarietà tout court alla misura preventiva della carcerazione .
maximilian1983
00venerdì 13 gennaio 2012 13:46
Gentilissimo Professore,

La ringrazio per l’attenzione (oltre che per gli immeritati complimenti!). La puntualità delle sue argomentazioni (che condivido per la gran parte … naturalmente per ciò che tocca la mia sensibilità di cittadino …) mi hanno confortato sui motivi della sua adesione all’appello, sui quali, fin dall’inizio (apprezzando la sua sensibilità e obiettività manifestate nei suoi numerosi e godibili interventi su questo forum), non nutrivo dubbi o riserve. Mi preme, tuttavia, presentare due ulteriori elementi di riflessione.

Uno verte sul forse eccessivo ricorso a strumenti di pressione sull’opinione pubblica (più che di pressione “della” opinione pubblica) come appelli, petizioni, raccolte firme etc. Strumenti facilitati dalla rete, di apparente genuino sapore democratico, ma che spesso tradiscono non apprezzabili interessi, e perciò controproducenti, per il loro carattere velleitario; e che possono coinvolgere, in perfetta buona fede, persone attente e attrezzate culturalmente e professionalmente come il Suo caso sta a dimostrare … Oppure, nel caso minore, ma anch’esso sintomatico, della recente raccolta di firme da parte di numerosi studenti della Facoltà, per chiedere di prolungare l’insegnamento del prof. De Lalla. Ora (non me ne vogliano i volenterosi che si sono spesi nell’operazione), anche quella fu, a mio modesto avviso, una petizione velleitaria, dettata da un eccesso di buone intenzioni (che sfociano in sterile sentimentalismo …)! Questo mi preme di stigmatizzare: dovremmo sforzarci tutti a essere maggiormente responsabili di ciò che firmiamo o degli scopi che ci prefissiamo con quelle firme. Mi pare che l’eccessivo ricorso a questi strumenti di presunta mobilitazione democratica stia instillando nella società, come sottocultura che va sempre più trasformandosi in cultura “stabile”, la percezione diffusa che con petizioni e raccolte di firme si possa vincere la stessa forza della legge … Insomma l’unione fa la forza! Mi chiedo se non sfoci, prima o poi, in forza bruta! E’ questo un altro sintomo di quello che, a mio avviso (già ne ho parlato in un altro post qualche mese fa …), è il progressivo trasferirsi, della nostra cultura occidentale (ed italiana in primis), da un sistema fondato sulla democrazia ad uno, poco auspicabile, fondato su quella che Platone chiamava “oclocrazia”…

Altra riflessione, di carattere strettamente tecnico. Mi chiedo se non sia da rivedere (e ho letto qualcosa a riguardo) il sistema di ricorso al referendum abrogativo. Se non sia più opportuno un vaglio della Corte Costituzionale che venga svolto preventivamente alla raccolta delle firme e non ex post. Si eviterebbero, forse, non solo eccessive attese e pretese salvifiche da parte dello strumento referendario (e mi chiedo, per inciso, se non sia anche questa una forma di populismo da parte di forze politiche che fanno del ricorso al referendum una forma di caratterizzazione politica …), ma anche le cocenti delusioni di queste ore. Non solo: si eviterebbero, cosa più rilevante, i costi economici, umani e lo spreco di energie che una battaglia di raccolte di firme comporta.
Grazie dell’attenzione.
Max
maximilian1983
00venerdì 13 gennaio 2012 13:50
Re:
(pollastro), 13/01/2012 12.16:

Ovviamente, quella di sopra era una risposta del professore, di cui io sono solo il malcapitato tramite (mannaggia, in queste ore mi costringe ad un superlavoro, sono qui in sua compagnia...)




Naturalmente mi scuso con Pollastro per aver dato altri spunti al professore... Spero che ti abbia almeno lasciato pranzare! [SM=g2725300]
(pollastro)
00venerdì 13 gennaio 2012 15:26
Dal professore Prisco che mi prega di postare (e speriamo che oggi sia l'ultimo intervento, gliel'ho pure detto personalmente. Grazie per la comprensione, Max... [SM=g2725339]).

Mi sono già scusato con Pollastro, ma intervengo egualmente, per dire a Max che ha ragione: si firma troppo e troppo in fretta (lo terrò presente autocriticamente anch'io) e sulla petizione per De Lalla, nonché sull'opportunità - a questo punto - di anticipare rispetto alla raccolta delle firme il sindacato di ammissibilità della Corte costituzionale sui referendum abrogativi (proposta in passato avanzata e poi fatta cadere), per evitare spese, onerose soprattutto di questi tempi, mobilitazioni inutili e alla fine accuse emotive e strumentali a Consulta e Capo dello Stato (come da parte di qualcuno sta ora puntualmente avvenendo), condivido il suo equilibrato e anche pragmatico giudizio
Giubo
00venerdì 13 gennaio 2012 19:18
professor Prisco, non crede che il problema di tutta la faccenda stia a monte, e cioè nel fatto che da ormai oltre cinquant'anni il senso dell'articolo 68 della Costituzione(che non prevede alcuna, mai esistita, immunità parlamentare nel nostro ordinamento) viene clamorosamente travisato? I padri costituenti hanno inserito questa norma allo scopo di garantire la funzionalità del Parlamento ma mai si sarebbero sognati di creare uno scudo dove coprire corruzione, truffa, mafia, ecc.
Paperino!
00venerdì 13 gennaio 2012 20:44
Secondo me se la Corte Costituzionale fosse chiamata a valutare preventivamente l'ammissibilità di un referendum, finirebbe col dover fare unicamente quello.
La raccolta firme serve a garantire un più che minimo di "serietà" alla proposta referendaria, garantendo al contempo che chiunque possa farsene promotore.

Se non fossero necessarie le firme, delle due l'una: o la Corte dovrebbe intervenire per ogni inezia proposta da chicchessia (es: aboliamo gli infradito, aboliamo la geometria..), oppure dovremmo necessariamente circoscrivere l'ambito dei soggetti abilitati a fare la proposta, ed in quest'ultimo caso, addio strumento principe della volontà popolare.
Che senso avrebbe un referendum, se poi possono proporlo solo i partiti, o le associazioni dei consumatori, o le parrocchie?
[SM=x43820]
gegge82
00venerdì 13 gennaio 2012 20:55
la valutazione preventiva sarebbe auspicabile almeno in termini di non manifesta incostituzionalità... Se come ho letto questo era il caso. Parlando molto chiaramente però se non si fosse fatto il referendum non si sarebbe potuto manifestare in maniera ufficiale una simile volontà del popolo del quale è impossibile non tener conto. Del resto incostituzionale o meno andava fatto per affermare un principio di democrazia... Poi personalmente credo che si sarebbe fatto in ogni caso anche per dare una ulteriore spallata al governo... Quanto al tema del topic...non sono riuscito a capire se la possibilità di inquinare le prove sia concreta. In ogni caso per me conta che sconti la pena se condannato... Non credo che la maggioranza di chi lo voglia dentro lo faccia per tutelare le esigenze connesse alla custodia cautelare ma perché lo ha già condannato. Non so abbastanza quindi non mi esprimo oltre,ripeto l importante per me è che sconti la pena in caso di condanna.
maximilian1983
00sabato 14 gennaio 2012 18:02
Re:
Paperino!, 13/01/2012 20.44:

Secondo me se la Corte Costituzionale fosse chiamata a valutare preventivamente l'ammissibilità di un referendum, finirebbe col dover fare unicamente quello.
La raccolta firme serve a garantire un più che minimo di "serietà" alla proposta referendaria, garantendo al contempo che chiunque possa farsene promotore.

Se non fossero necessarie le firme, delle due l'una: o la Corte dovrebbe intervenire per ogni inezia proposta da chicchessia (es: aboliamo gli infradito, aboliamo la geometria..), oppure dovremmo necessariamente circoscrivere l'ambito dei soggetti abilitati a fare la proposta, ed in quest'ultimo caso, addio strumento principe della volontà popolare.
Che senso avrebbe un referendum, se poi possono proporlo solo i partiti, o le associazioni dei consumatori, o le parrocchie?
[SM=x43820]





Personalmente parlavo solo di una preventiva valutazione di non manifesta incostituzionalità da parte dell Corte. Nè vedo in questo una lesione dello strumento referendario. Del resto la proposta per un referendum non avviene mai da un'accolita estemporanea. C'è sempre un comitato promotore, un partito, un sindacato... insomma un soggetto "stabile" (ancorchè "a tempo") che si fa portatore di un'istanza. Proprio per questo credo che la serietà di una proposta non riposi sulla quantità delle persone che la appoggiano (e forse è questo il motivo principale per cui la stessa costituzione vieta i referendum abrogativi delle leggi che impongono tributi... per i quali si presume sarebbe facile raccogliere tante firme quanti sono gli stessi chiamati al referendum [SM=x43819] )...

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