Cogne, nuovo giallo su arma delitto

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kispera
00venerdì 24 febbraio 2006 13:49
Clamorosa intercettazione:
il nonno materno di Samuele, Giorgio Franzoni, parla in auto con il genero, Stefano Lorenzi: "Speriamo non trovino l'arma".



Un nuovo capitolo si aggiunge al giallo di Cogne. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa, Giorgio Franzoni, il nonno materno di Samuele, avrebbe pronunciato parole compromettenti in una conversazione, intercettata dai carabinieri, con il genero o forse il consuocero. "Speriamo che non la trovino l'arma", avrebbe detto il 5 marzo 2002 sull'auto guidata da Stefano Lorenzi che si dirige verso Bologna.

Sembra che al momento fosse presente anche Annamaria Franzoni, e il padre, Giorgio Franzoni avrebbe parlato di un martelletto da immergere nell'acido muriadico e da far ritrovare dai carabinieri nei dintorni dello chalet di Cogne. Dell'utensile si parla in almeno altre due intercettazioni, con più di un'indicazione sul che farne: andava "comprato", si doveva sottoporlo al "bagno" nell'acido per far sparire ogni traccia sul manico. In quel periodo, che va dal giorno dell'assassinio all'arresto della madre, il 14 marzo, gli investigatori stavano ancora cercando l'arma del delitto.

Verso la fine dell'ultima conversazione, Giorgio Franzoni dice in dialetto che gli spiace di "non averlo fatto", di aver rinunciato al progetto del martelletto. In aula il 19 dicembre la figlia aveva liquidato il senso della conversazione come uno scherzo. Ma in tutto ciò - secondo La Stampa - c'è qualcos'altro che stupisce: i Franzoni-Lorenzi sospettavano di essere intercettati; a volte parlavano in perfetto italiano, altre in dialetto stretto.

Per La Stampa, quelle annotazioni sono state dimenticate per anni, nel giudizio di primo grado non se n'è tenuto conto, accusa e difesa erano assolutamente impegnate a fronteggiarsi su consulenze di parte e perizia d'ufficio, pigiama, zoccoli e quant'altro. Con l'inizio dell'appello ha cominciato il procuratore generale Vittorio Corsi ad attingere a quelle carte. Le registrazioni non sono mai state sbobbinate. Contengono una piccola miniera di affermazioni di grande effetto. Sull'avvocato Carlo Taormina la famiglia del piccolo Samuele dice: "Va bene, è uno che spaventa le persone".

Gli appunti raccolti rivelano grande attenzione sul da fare per arginare le indagini e orientare l'opinione pubblica. In una conversazione si tira in ballo il generale Sergio Siracura, all'epoca comandante generale dei Carabinieri, come a chi ci si deve rivolgere per far strapazzare il comandante del Ris, il colonnello Luciano Garofano, diventato il nemico numero uno. Ricorre anche la buona conoscenza del politico Pier Ferdinando Casini come uno dei politici cui chiedere aiuto.

pakolandia
00venerdì 24 febbraio 2006 14:20
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