Che cosa fanno oggi i filosofi?

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giusperito
00venerdì 23 ottobre 2009 22:56
Che cosa fanno oggi i filosofi?

Umberto Eco e Norberto Bobbio rispondono alla domanda «che cosa fanno oggi i filosofi?». In questi brevi passi viene ribadita la nozione di filosofia come "domanda" e "ricerca di senso".

U. Eco. Cos'è la filosofia? Scusate il mio conservatorismo banale, ma non trovo ancora di meglio che la definizione che ne dà Aristotele nella Metafisica: è la risposta a un atto di meraviglia. Vogliamo tradurlo in termini molto, molto contemporanei, dopo la "logica delle rivoluzioni scientifiche" di Thomas Kuhn? È la sensazione che nel paradigma qualcosa non funzioni. Un paradigma è un insieme, una costruzione di regole e di principi alla quale ogni scienza del tempo si attiene. Ogni tanto appare una frattura: il paradigma si disfa, ne nasce un altro. Il momento della filosofia è quell'atto che avviene quando si ha l'impressione che il paradigma così com'è si muova a vuoto e al suo interno si facciano ormai solo giochi enigmistici. René Thom potrebbe dire che ogni gesto filosofico è una catastrofe (nel senso non banale del termine).
Quindi la filosofia è necessariamente atecnica e non scientifica. Usa per lo più come categorie delle grandi metafore, scavalca i confini delle scienze perché, provando malessere per i paradigmi troppo stretti, cerca di mettere in contatto universi diversi. Quindi è sempre una forma di alto dilettantismo, in cui qualcuno, per tanto che abbia letto, parla sempre di cose su cui non si è preparato abbastanza. Ciò non esclude che facendo queste operazioni di alto dilettantismo ogni filosofia poi non produca un sistema coerente di nozioni, di categorie; a quel punto lentamente diventa scienza. L'ottanta per cento di quella che Aristotele ci passava per filosofia, è poi diventata scienza e di filosofico è rimasto pochissimo.
Quindi, quando nasce, la filosofia è inutile perché va contro una utilità riconosciuta, che si definisce come scienza particolare; quando comincia a diventare utile, effettivamente è diventata utile perché probabilmente ha prodotto una scienza, ma a quel punto non è più filosofia, almeno nel senso in cui la sto definendo. Può continuare a essere attività accademica, didattica, insegnamento di quella che era stata la filosofia di partenza. La filosofia ha vita brevissima. [...]

N. Bobbio. Davanti a ogni più piccolo problema ci poniamo sempre due perché: un perché causale e un perché finale. Ovvero: 1) quali sono le cause per cui accade quello che accade? 2) perché è accaduto proprio quello che è accaduto? e non altro? O meglio: in quale disegno generale dell'universo si inserisce l'accadimento di cui conosciamo perfettamente le cause che l'hanno prodotto? In altre parole, nell'un caso si tratta di spiegare un fatto, nel secondo di giustificarlo. Il sapere scientifico quando riesce, dà una risposta al primo perché. Non al secondo.
Facciamo un esempio qualunque tratto dall'esperienza quotidiana. Leggiamo sul giornale che in uno scontro fra due macchine alcuni sono morti e altri sono rimasti vivi. Perché alcuni siano morti e altri siano rimasti vivi è dal punto di vista causale perfettamente conoscibile: dipende dal modo con cui è avvenuto l'urto, dalla posizione dei viaggiatori e da tanti altri elementi che un esperto è in grado di ricostruire. Ma siamo in grado di dare una risposta a que¬st'altra domanda: perché (e in questo caso "perché" significa non per quale causa ma per quale ragione finale) sono morti questi e non quelli? Esiste un disegno generale dell'universo che possa non solo spiegare causalmente, ma giustificare finalisticamente quello che è accaduto? E se esiste, quei disegno dell'universo, qual è?
Ecco cosa significa la domanda di senso. Altro è chiedersi per quale causa, empiricamente conoscibile, è avvenuto quell'incidente: altro chiedersi qual è il senso di questo incidente. Siamo in grado di dare una risposta a questa domanda?
Proviamo un po'. Se rispondiamo che l'universo è regolato dalla necessità o dal caso, la domanda di senso scusatemi il bisticcio non ha più alcun senso. Quello che accade doveva accadere: necessità. Quello che accade poteva anche non accadere: il caso. Solo se riteniamo che l'universo sia governato da una Provvidenza, alla cui decisione nulla di quanto accade è sottratto, siamo indotti a ritenere che quelle morti e quelle vite abbiano un senso perché lo ricevono da questa volontà previdente e provvidente. Ma cos'è questo senso? Se rispondiamo che quella volontà è, come dobbiamo rispondere, imperscrutabile, allora sappiamo soltanto che l'accadimento deve avere un senso, ma non sappiamo qual è. A questo punto ci viene un sospetto. Forse non è vero che quell'avvenimento ha senso perché esiste una Provvidenza, ma è vero l'opposto: noi suppongo un governo provvidente unicamente perché desideriamo ardentemente che quell'avvenimento abbia un senso soprattutto, poi, se si tratta di un avvenimento che, ci tocca da vicino.
Questo è un piccolo esempio, ma la domanda di senso si allarga, si estende a tutta la nostra vita individuale, a tutta la storia dell'uomo, a tutto l'universo. Rispetto all'individuo, perché il dolore e non anche il piacere e non soltanto il piacere? Perché la sofferenza e non soltanto la gioia. Perché l'infelicità e non soltanto la felicità? Rispetto alla storia: perché l'oppressione e non soltanto la libertà? Perché la guerra, la violenza, le stragi e non soltanto la pace, il benessere e la fraternità? Rispetto all'universo intero, infine, la domanda fondamentale che comprende tutte le altre: perché l'essere e non il nulla? Non so se riesco a far capire la pregnanza di questa domanda che è davvero la domanda ultima. Perché ci sono cose, uomini, animali, piante, stelle, galassie, in una parola il mondo e non invece il non mondo? [...] I due mali contro cui la ragione filosofica ha sempre combattuto e deve combattere ora più che mai , sono, da un lato, il non credere a nulla; dall'altro, la fede cieca. Insomma tener viva la fede nella ragione contro coloro che non credono neppure nella ragione, che io chiamo i meno che credenti, e contro coloro che credono senza ragionare, cioè i più che credenti. Questo è il compito umile, molto umile ma necessario, della filosofia: un compito da sentinella, più che presuntuosamente da «guida». La sentinella che deve stare ad ascoltare l'avvicinarsi del nemico, da qualunque parte provenga, e dare l'allarme prima che sia troppo tardi.
kusovme
00sabato 24 ottobre 2009 00:43
fantastico...
Koogar
00sabato 24 ottobre 2009 10:01
Questo è il compito umile, molto umile ma necessario, della filosofia: un compito da sentinella, più che presuntuosamente da «guida». La sentinella che deve stare ad ascoltare l'avvicinarsi del nemico, da qualunque parte provenga, e dare l'allarme prima che sia troppo tardi.

[SM=x43601]
trixam
00sabato 24 ottobre 2009 13:15
Bel topic. Naturalmente non sono d'accordo con nessuno di questi due autori.
Eco non è ancora uscito dal recinto della scuola di francoforte, qualcuno gli faccia sapere che Adorno è morto da un po'.
Bobbio ha combattuto tutta la vita con il demone dell'ateismo intelletuale, non era né liberale, nè socialista, né comunista, il suo guiao è che a fasi alterne avrebbe voluto essere l'uno o l'altro. Ateismo espresso magistralmente nel suo libro intitolato Né con marx, Nè contro marx, che può essere considerato un capolavoro di terzismo fino a che non si arriva alla domanda fondamentale: e con chi?
Dal mio punto di vista il ruolo dei filosofi oggi è ben più importante di quello del passato.
Questo perché nella società aperta, liberalizzata e globalizzata il ruolo delle idee è fondamentale. Le idee fanno la storia.
giusperito
00sabato 24 ottobre 2009 15:04
Fu una delle prime letture che la mia prof.ssa del liceo ci diede appena iniziammo la filosofia...
è un modo interessante per far capire ai ragazzi cosa stanno per affrontare.

Trix ma tu sei contro a prescindere... non conta quasi più...:D

trixam
00sabato 24 ottobre 2009 15:13
Re:
giusperito, 24/10/2009 15.04:

Fu una delle prime letture che la mia prof.ssa del liceo ci diede appena iniziammo la filosofia...
è un modo interessante per far capire ai ragazzi cosa stanno per affrontare.

Trix ma tu sei contro a prescindere... non conta quasi più...:D





Si lo so. Ma capisci che per un liberale come me, nell'Italia cattocomunista non c'è altro destino che quello della eterna dissidenza.
Però onestamente io trovo che Eco come intellettuale sia altamente sopravvalutato, il suo libro sulla filosofia della storia, Il passo del gambero, era intellettualmente penoso.
L'ho detto, oltre la scuola di francoforte non è mai andato. Non è tutta colpa sua. Un po' è il destino di certi filosofi europei contemporanei, vedi habermas.
In un continente che non conta più nulla, come l'europa, non ci può essere altra filosofia che quella che si chiude in un vicolo cieco.
kusovme
00domenica 25 ottobre 2009 02:13
Re:
trixam, 24/10/2009 13.15:

Bel topic. Naturalmente non sono d'accordo con nessuno di questi due autori.
Eco non è ancora uscito dal recinto della scuola di francoforte, qualcuno gli faccia sapere che Adorno è morto da un po'.
Bobbio ha combattuto tutta la vita con il demone dell'ateismo intelletuale, non era né liberale, nè socialista, né comunista, il suo guiao è che a fasi alterne avrebbe voluto essere l'uno o l'altro. Ateismo espresso magistralmente nel suo libro intitolato Né con marx, Nè contro marx, che può essere considerato un capolavoro di terzismo fino a che non si arriva alla domanda fondamentale: e con chi?
Dal mio punto di vista il ruolo dei filosofi oggi è ben più importante di quello del passato.
Questo perché nella società aperta, liberalizzata e globalizzata il ruolo delle idee è fondamentale. Le idee fanno la storia.




scusa ma quindi quale idea proponi?
trixam
00domenica 25 ottobre 2009 14:24
Re: Re:
kusovme, 25/10/2009 2.13:




scusa ma quindi quale idea proponi?




La filosofia liberale, mai sentito parlarne nell'italia cattocomunista?
kusovme
00domenica 25 ottobre 2009 14:32
Re: Re: Re:
trixam, 25/10/2009 14.24:




La filosofia liberale, mai sentito parlarne nell'italia cattocomunista?



non mi pare che tu lo avessi scritto prima, oltre a criticare eco e bobbio.
Cmq no, sinceramente non ne ho mai sentito parlare, perchè i comunisti me lo hanno impedito.

diegoo.
00domenica 25 ottobre 2009 15:21
Re:
giusperito, 24/10/2009 15.04:

Fu una delle prime letture che la mia prof.ssa del liceo ci diede appena iniziammo la filosofia...
è un modo interessante per far capire ai ragazzi cosa stanno per affrontare.

Trix ma tu sei contro a prescindere... non conta quasi più...:D





complimenti x la scelta..

A noi la prof come prima lettura ci diede quella sulla definizione aristotelica di filosofia come atto di meraviglia. [SM=x43607] bei ricordii
trixam
00domenica 25 ottobre 2009 16:18
Re: Re: Re: Re:
kusovme, 25/10/2009 14.32:



non mi pare che tu lo avessi scritto prima, oltre a criticare eco e bobbio.
Cmq no, sinceramente non ne ho mai sentito parlare, perchè i comunisti me lo hanno impedito.





Colgo una sottile ironia, un po' fuori posto se mi permetti.
Cattocomunista non era in senso berlusconiano, ma in senso culturale.
Ricordati che in questo paese non un pippo qualsiasi, ma Antonio Gramsci, comunista, uno dei più grandi intellettuali che abbiamo avuto, è stato censurato dallo stesso PCI. La fondazione gramsci ha pubblicato un bellissimo quaderno su questa vicenda.
L'edizione completa dei quaderni dal carcere si ebbe solo negli anni settanta, cioè una volta morto togliatti.
Ora, pensa in un paese dove è stato censurato GRAMSCI, cosa può essere capitato agli altri?
kusovme
00domenica 25 ottobre 2009 16:24
Re: Re: Re: Re: Re:
trixam, 25/10/2009 16.18:




Colgo una sottile ironia, un po' fuori posto se mi permetti.
Cattocomunista non era in senso berlusconiano, ma in senso culturale.
Ricordati che in questo paese non un pippo qualsiasi, ma Antonio Gramsci, comunista, uno dei più grandi intellettuali che abbiamo avuto, è stato censurato dallo stesso PCI. La fondazione gramsci ha pubblicato un bellissimo quaderno su questa vicenda.
L'edizione completa dei quaderni dal carcere si ebbe solo negli anni settanta, cioè una volta morto togliatti.
Ora, pensa in un paese dove è stato censurato GRAMSCI, cosa può essere capitato agli altri?



ironia?
da quello che dici confermi quel che dico. fraintendo?
giusperito
00domenica 25 ottobre 2009 16:30
su Eco non posso essere d'accordo.. credo che sia l'espressione migliore della filosofia italiana degli utlimi tempi..
Non entro in polemica, ma la filosofia extraeuropea è altamente autoreferenziale. In Europa la puzza della tradizione è passata da un po' ed Eco rappresenta bene questo superamento.

Credo che la tradizione culturale cattocomunista italiana abbia prodotto dei bei risultati: la Costituzione (so che la tua posizione non è molto favorevole-> apro un topic per il confronto)
trixam
00domenica 25 ottobre 2009 16:38
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
kusovme, 25/10/2009 16.24:



ironia?
da quello che dici confermi quel che dico. fraintendo?



Scusa allora avevo capito male, sembrava che lo dicessi in senso ironico.

trixam
00domenica 25 ottobre 2009 16:48
Re:
giusperito, 25/10/2009 16.30:

su Eco non posso essere d'accordo.. credo che sia l'espressione migliore della filosofia italiana degli utlimi tempi..
Non entro in polemica, ma la filosofia extraeuropea è altamente autoreferenziale. In Europa la puzza della tradizione è passata da un po' ed Eco rappresenta bene questo superamento.

Credo che la tradizione culturale cattocomunista italiana abbia prodotto dei bei risultati: la Costituzione (so che la tua posizione non è molto favorevole-> apro un topic per il confronto)



Guarda non sono esperto sulla filosofia italiana contemporanea, quindi suppongo che tu possa avere ragione, soprattutto se penso che gli altri filofofi italiani contemporanei sono gente come vattimo, toni negri, cacciari, asor rosa e via di questo passo.
Ho dei forti dubbi sul fatto che Eco però sia un pensatore rilevante, forse ti riferisci ai suoi contributi sulla semiotica. Maripeto che non mi sembra abbia aggiunto niente alla scolastica di francoforte, se non un po' di pessimismo, il che è già tutto dire.

Non credo che la filosofia extraeuropea sia autoreferenziale, anzi. Mi sembra che le riflessioni più significative sulla tradizione occidentale, sia venute da fuori, a cominciare da quelle sulla filosofia del diritto.
Il fatto è che oggi il filosofo come siamo abiutati a studiarlo sui libri non esiste più, le cotruzioni generali di pensiero sono sempre più rare, c'è stata una settorializzazione del sapere che inevitabilmente ha coinvolto anche la filosofia, non sempre con esiti positivi.

PS Non è che io ce l'abbia con la costituzione.
Solo che non era quello di cui avevamo bisogno tutto qui. Come diceva un mio prof, le democrazie che hanno una costituzione lunga di solito hanno una vita breve. Mi sembra che nel caso ci abbia azzeccato prutroppo.
giusperito
00domenica 25 ottobre 2009 17:41
Non condivido il tuo giudizio (ma i giudizi di valore sono opinabili e quindi diventa una polemica sterile). Non credo che la settorializzazione sia un problema in sè. Lo diventa se manca di organicità, ma questa è una questione tecnica non affrontabile in questa sede.

Sulla democrazia italiana: non credo che sia la lunghezza della costituzione ad essere il problema, ma la sua sostanziale non applicazione e l'assenza di una cultura politica in grado di trarre le conseguenze dal dettato costituzionale. Berlusconi e la sinistra non rappresentano i valori della costituzione. Purtroppo quella costituzione è troppo avanti per questo Paese. E' lo stesso problema di quando venne approvato il codice Zanardelli.
Purtroppo non riesco a ritenere l'America il ritratto della democrazia così come non ritengo un capolavoro l'opera di Jefferson... ora inizia la guerra hihi!
trixam
00domenica 25 ottobre 2009 18:10
Re:
giusperito, 25/10/2009 17.41:

Non condivido il tuo giudizio (ma i giudizi di valore sono opinabili e quindi diventa una polemica sterile). Non credo che la settorializzazione sia un problema in sè. Lo diventa se manca di organicità, ma questa è una questione tecnica non affrontabile in questa sede.

Sulla democrazia italiana: non credo che sia la lunghezza della costituzione ad essere il problema, ma la sua sostanziale non applicazione e l'assenza di una cultura politica in grado di trarre le conseguenze dal dettato costituzionale. Berlusconi e la sinistra non rappresentano i valori della costituzione. Purtroppo quella costituzione è troppo avanti per questo Paese. E' lo stesso problema di quando venne approvato il codice Zanardelli.
Purtroppo non riesco a ritenere l'America il ritratto della democrazia così come non ritengo un capolavoro l'opera di Jefferson... ora inizia la guerra hihi!




No vedi il fatto della lunghezza è solo l'aspetto estetico. Secondo me è un po'curioso pensare che lo stato attuale dell'Italia sia indipendente dal la costituzione. O riecheggiare semplicemente il concetto che la costituzione, che pure tutti venerano a chiacchiere, sia stata semplicemente tradita, che mi sembra sia una tesi che il costituzionalista comunista Gambino(lo so che non sei comunista) sosteneva già nel 1949.

La lunghezza indica il fatto che la nostra è una costituzione prescrittiva, cioè che scende nei più piccoli dettagli. Infatti Meuccio Ruini disse scherzando che a parte gli orari dei treni, ci avevano messo di tutto dentro.
Una cosituzione del genere, ispirata dall'incubo fantozziano del ritorno del fascismo(con 100.000 soldati alleati che ci facevano da guardia) non era fatta per essere attuata.
Non scenderò poi nei dettagli, basta guardare quell'articolo uno, cioè la repubblica fondata sul lavoro, ripreso pari pari dalle costituzioni dei paesi sovietici, del quale benedetto croce disse che si sarebbe fatto tagliare le mani piuttosto che votarlo.

Le costituzioni liberali sono invece programmatiche, non hanno l'illusione di mummificare la società, ma esprimono i valori di fondo nel quale davvero la comunità si riconosce.
Basta un esempio. Tu parlavi dell'attuazione.
Ricordi a diritto costituzionale tutto il travalio per attuare la corte costituzionale?
Beh in America in america la giustizia costituzionale sotto forma della corte suprema, che ha poteri che la nostra corte si sogna, esiste dal 1803 eppure nella costituzione americana non si fa cenno da nessuna parte di questa istituzione. Come avranno fatto a fare una cosa che noi consideriamo una conquista(lodo alfano docet) senza scriverlo nella costituzione?
Magia?
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