NAPOLI - "L'eruzione del Vesuvio? Mi è mancata solo quella, ma non sarebbe una grande disgrazia". Mentre in Campania il miracolo dei dieci giorni di Berlusconi resta una chimera, sul dramma spazzatura cala la gaffe di Guido Bertolaso. Parole scherzose, pronunciate in un contesto cameratesco, l'addio di uno dei suoi collaboratori. Ma che la Cgil ha diffuso, censurandole. È il 15 ottobre: manca una settimana al nuovo mandato che Berlusconi gli affiderà, a Terzigno già si combatte, Bertolaso incontra personale e dirigenti della Protezione civile nell'Auditorium di via Vitorchiano, a Roma. C'è da salutare Bernardo De Bernardinis, che va a guidare l'Ispra. Fra le pieghe anche il prossimo abbandono dello stesso Bertolaso: "L'unico rammarico che avrò, che avremo - si ascolta nel nastro diffuso dalla Cgil - sarà che purtroppo fra Vesuvio e Campi Flegrei non è successo niente. É l'unica che ci manca".
Risate in sala, una reazione di corpo per dirsi delle tante imprese in cui il Dipartimento si è speso. Solo che Bertolaso aggiunge:
"Inutile che vi grattiate, da buon leghista vi dico che non sarebbe quella grande disgrazia".
Una "spregevole strumentalizzazione da parte del sindacato - reagisce la Protezione civile - Ha decontestualizzato e artatamente ricostruito ciò che ha detto il capo Dipartimento". Il riferimento all'eruzione andrebbe letto come "consapevolezza che la Protezione civile sarebbe in grado di affrontare e superare anche un'eventuale crisi vulcanica in Campania". Antonio Crispi, ex segretario della Cgil campana e ora segretario nazionale della Funzione pubblica-Cgil, non ci crede: "Una superficialità che ci lascia quantomeno interdetti e che non ci si aspetterebbe da chi occupa ancora oggi incarichi di tale rilievo in quelle aree".
In quelle aree, intanto, la febbre è ancora alta. Lo stesso Berlusconi ha rinunciato al collegamento telefonico in programma ieri con i manifestanti dei Comuni vesuviani. I sindaci, che con lui avevano firmato un accordo venerdì sera, hanno fatto presente che la piazza non era per niente serena. Al termine di quattro cortei provenienti da vari Comuni è ripreso il presidio che impedisce ai mezzi di dirigersi verso la Cava Sari. Non è bastata la promessa di rinunciare a Cava Vitiello, i vesuviani esigono il decreto piuttosto che il disegno di legge proposto da Berlusconi, e dicono no anche alla possibile riapertura fra una settimana della stessa Cava Sari.
Nel frattempo Napoli non sa più dove sversare. Il capoluogo è di nuovo coi rifiuti alla gola, oltre 2000 le tonnellate non rimosse, addirittura in aumento rispetto ai giorni precedenti. Una soluzione di emergenza, il trasferimento temporaneo in una area del Comune di Giugliano, ha immediatamente provocato incidenti anche qui: i camion sono stati bloccati ieri mattina addirittura da uomini a cavallo, nel pomeriggio le forze dell'Ordine hanno aperto il blocco, ma in serata la protesta si è trasferita in città, bloccando il traffico.
Incombe davvero l'incubo di tornare a due anni fa. Le attuali discariche si esauriranno nella migliore delle ipotesi entro due anni. Troppo presto per i nuovi termovalorizzatori. Serviranno altri invasi, Berlusconi e Bertolaso non li hanno indicati. E i rifiuti campani provocano problemi anche in Calabria: la Regione ha dato via libera allo sversamento di 300 tonnellate al giorno in una discarica di Pianopoli, provincia di Catanzaro, il sindaco di Lamezia Terme ha vietato il transito ai mezzi, ma i camion passano da un'altra strada aggirando Lamezia.
(31 ottobre 2010)
cosa avra'voluto dire