Atenei senza prof:stop alle proroghe anti-pensione

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@MAYA@83
00lunedì 11 ottobre 2010 12:16
I tagli ai bilanci, i probabili ridimensionamenti delle pensioni e la diluizione delle liquidazioni in tre anni indurrebbero un gran numero di docenti e ricercatori ad accelerare il divorzio

L’esodo sarà massiccio. E inizierà a fine ottobre. La Federico II, il principale ateneo napoletano, lancia un campanello d’allarme: i tagli ai bilanci, i probabili ridimensionamenti delle pensioni e la diluizione delle liquidazioni in tre anni indurrebbero un gran numero di docenti e ricercatori ad accelerare il divorzio.

Il rettore Massimo Marrelli non nasconde la vivida preoccupazione per la deriva di un ateneo che ha segnato la storia della città: "Per rimettere a posto il bilancio dopo i tagli, la Federico II ha pagato un prezzo altissimo in termini di cultura. Abbiamo perso 1.170 persone in tre anni, tra cui molti grandi ricercatori costretti ad andare in pensione". In soldoni, molti docenti non attendono il compimento dei 70 o dei 72 anni, cosa che è sempre avvenuta puntualmente.

E l’Università non concede la proroga a chi ne fa richiesta. Qualcuno ha già usato termini forti: una sorta di decapitazione dell’università, che abbraccia nomi celebri (da Di Lella a Oriani, da Jossa a Nazzaro) e tutte le Facoltà. L’approssimarsi del 31 ottobre lascia dunque mille dubbi ed inquietudini: i pensionandi lasceranno in ambasce l’ambito accademico o apriranno alle nuove generazioni, che potrebbero finalmente avere campo libero?

La Federico II non è affatto un caso isolato, come testimonia il campanello d’allarme del rettore dell’Università di Salerno, Raimondo Pasquino. "Da noi almeno cinquanta professori presenteranno domanda di pensionamento entro fine anno" dichiara, sconsolato.



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