Andare a votare

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Giubo
00martedì 10 aprile 2012 13:39
Probabilmente la situazione di oggi è molto peggiore di quella del 1992, in cui la crisi economica non era grave come adesso. Ogni giorno ne viene fuori una sempre peggiore; Bossi padre e Bossi figlio non sono molto diversi dai Craxi, dai Pomicino, dai De Michelis..insomma da quelli che dicevano di voler combattere. A destra come a sinistra sembrano tutti uguali, ed è inevitabile pensare: che schifo, sono tutti mariuoli, non vado più a votare.
Ma credo che questo sarebbe l'errore peggiore, disiniteressarsene totalmente, perchè è probabilmente su questo che poggiano.
Erossina89
00martedì 10 aprile 2012 13:45
Ci fossero anche i più fetenti di questo mondo, andrei a votare comunque. Il mio destino non lo rimetto alle scelte degli altri. Si può sempre votare per il meno peggio.. ahimè..
Paperino!
00martedì 10 aprile 2012 19:04
E' un vecchio dilemma...
Votare è un dovere morale...c'è chi c'è morto per conquistare questo diretto...e bla bla...
Epperò è anche vero che votare è il mezzo migliore per "scaricarsi la coscienza"...Io ho fatto quel che dovevo fare, e amen...
Ed al tempo stesso, votare sempre e comunque, a prescindere da chi si presenta e dalle condizioni in cui si presenta, vuol dire che in fondo va bene tutto. che anche così, la gente non ne è stufa e non attende alcuna rivoluzione culturale.
Votare come abitudine doverosa e rassegnata?

Non votassimo, chessò, l'80% degli aventi diritto...non sarebbe un messaggio chiaro ed una percentuale allettante da conquistare in qualche modo?
Il non voto non è, in sé, in fondo, già un voto?
Giubo
00martedì 10 aprile 2012 19:35
lo sarebbe, pier, un messaggio, se la situazione dei mezzi di informazzione in Italia non fosse quella che è
nicole991
00martedì 10 aprile 2012 19:40
Re:
Paperino!, 10/04/2012 19.04:

E' un vecchio dilemma...
Votare è un dovere morale...c'è chi c'è morto per conquistare questo diretto...e bla bla...
Epperò è anche vero che votare è il mezzo migliore per "scaricarsi la coscienza"...Io ho fatto quel che dovevo fare, e amen...
Ed al tempo stesso, votare sempre e comunque, a prescindere da chi si presenta e dalle condizioni in cui si presenta, vuol dire che in fondo va bene tutto. che anche così, la gente non ne è stufa e non attende alcuna rivoluzione culturale.
Votare come abitudine doverosa e rassegnata?

Non votassimo, chessò, l'80% degli aventi diritto...non sarebbe un messaggio chiaro ed una percentuale allettante da conquistare in qualche modo?
Il non voto non è, in sé, in fondo, già un voto?




Sono d'accordo.
In una situazione come descritta da Erossina io mi recherei comunque alle urne ma annullerei la scheda.
In questo modo credo si dimostri la volontà di esercitare il diritto di voto ma si da il messaggio di cui parli tu.







squaletto80
00martedì 10 aprile 2012 22:27
Concordo anche io che la soluzione migliore non sia nell'astensionismo, che ha il sapore di una mezza sconfitta dinanzi alla melma che ci circonda, ma quantomeno di presentarsi ai seggi realizzando un'alta percentuale di schede nulle, in modo da lanciare un messaggio chiaro ed inequivocabile che il cittadino è oramai consapevolmente schifato del nostro politico. Ma se la mala politica è il cancro da debellare, credo che sia ancor di più da debellare ciò di cui essa si nutre: il clientelismo ed il voto di scambio.
Purtroppo viviamo in un paese dove il clientelismo ed il voto di scambio è talmente radicato che anche il peggiore degli analfabeti e degli incompetenti se si prostituisce bene in campagna elettorale corre il rischio di essere eletto e che anche il cittadino più animato di buoni propositi possa cadere nel tranello del ricatto elettorale voto=favore personale.
Fino a quando non si creerà una coscienza collettiva civilmente sana avremo sempre una politica di mezze calzette avide di potere.
Almeno questa è la mia impressione.
Erossina89
00mercoledì 11 aprile 2012 11:51
Re:
squaletto80, 10/04/2012 22.27:

Concordo anche io che la soluzione migliore non sia nell'astensionismo, che ha il sapore di una mezza sconfitta dinanzi alla melma che ci circonda, ma quantomeno di presentarsi ai seggi realizzando un'alta percentuale di schede nulle, in modo da lanciare un messaggio chiaro ed inequivocabile che il cittadino è oramai consapevolmente schifato del nostro politico. Ma se la mala politica è il cancro da debellare, credo che sia ancor di più da debellare ciò di cui essa si nutre: il clientelismo ed il voto di scambio.
Purtroppo viviamo in un paese dove il clientelismo ed il voto di scambio è talmente radicato che anche il peggiore degli analfabeti e degli incompetenti se si prostituisce bene in campagna elettorale corre il rischio di essere eletto e che anche il cittadino più animato di buoni propositi possa cadere nel tranello del ricatto elettorale voto=favore personale.
Fino a quando non si creerà una coscienza collettiva civilmente sana avremo sempre una politica di mezze calzette avide di potere.
Almeno questa è la mia impressione.


[SM=x43799]

--letizia22--
00mercoledì 11 aprile 2012 13:05
Re:
squaletto80, 10/04/2012 22.27:

Concordo anche io che la soluzione migliore non sia nell'astensionismo, che ha il sapore di una mezza sconfitta dinanzi alla melma che ci circonda, ma quantomeno di presentarsi ai seggi realizzando un'alta percentuale di schede nulle, in modo da lanciare un messaggio chiaro ed inequivocabile che il cittadino è oramai consapevolmente schifato del nostro politico. Ma se la mala politica è il cancro da debellare, credo che sia ancor di più da debellare ciò di cui essa si nutre: il clientelismo ed il voto di scambio.
Purtroppo viviamo in un paese dove il clientelismo ed il voto di scambio è talmente radicato che anche il peggiore degli analfabeti e degli incompetenti se si prostituisce bene in campagna elettorale corre il rischio di essere eletto e che anche il cittadino più animato di buoni propositi possa cadere nel tranello del ricatto elettorale voto=favore personale.
Fino a quando non si creerà una coscienza collettiva civilmente sana avremo sempre una politica di mezze calzette avide di potere.
Almeno questa è la mia impressione.




Certo, basta vedere la totale assenza di manifestazioni in piazza dei cittadini che non siano organizzate da sindacati politicizzati et similia. L' Italia non e' un paese, ma un'accozzaglia di individui, dove ognuno pensa a se'.
(pollastro)
00mercoledì 11 aprile 2012 15:13
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Trovo molto interessante questa discussione; certo non oziosa, perché è evidente che anche chi manifesta qui l'intenzione (o la tentazione) di non andare a votare lo fa per passione civile e disgusto per la situazione presente, non certo per indifferenza. Questo dilemma si presenta oggi anche a me. Penso che alla fine voterò, come sempre, cercando di dare la preferenza a una persona perbene (un amico, che ho già individuato fra i candidati), eventualmente esercitando il voto disgiunto circa il candidato a sindaco a cui è collegato, che mi convince meno di altri. In verità, dei candidati a sindaco nella mia città non mi convince troppo nessuno: quelli di lunga esperienza sono ciascuno per la sua parte corresponsabili del suo degrado attuale, quelli che si propongono come primi cittadini solo ora non li conosco affatto, ma sono consapevole comunque che amministrare non è attività che si possa improvvisare e questo mi induce a diffidare di loro, per ragioni diverse da quelle che mi fanno diffidare dei primi. In realtà. mi sarebbe piaciuto esprimermi a favore di un uomo o di una donna di esperienza ed autorevole, ma non usurato/a
Giubo
00mercoledì 11 aprile 2012 19:17
la ringrazio dell'intervento,professore. Al di là delle singole elezioni, amministrative o politiche che siano,la crisi attuale della politica è molto pericolosa soprattutto perchè rischia,con questa ondata generale di disgusto,di creare una totale disaffezione e un totale disinteresse per quello che ci circonda,ed è questo il pericolo da evitare.
(pollastro)
00mercoledì 11 aprile 2012 19:38
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Concordo pienamente con Giubo. I partiti sono periodicamente investiti da discredito e talora (sicuramente oggi) lo meritano tutto. Personalmente penso che andrebbe attuato in ogni parte l'art. 49 della Costituzione, con riferimento ad una legge generale sulla loro democrazia interna, come è in Germania e in Spagna (in Cultura e Attualità ho fatto postare sul punto un mio articolo) le modalità di selezione delle candidature, le modalità e le risorse di finanziamento, l'accesso regolato ai mezzi di comunicazione di massa. Forse, se il sistema dei partiti si rende consapevole della pessima aria che lo circonda, c'è speranza che il Parlamento intervenga davvero e seriamente (insomma: se non lo fanno ora, sono ciechi, sordi e stupidi, perché il rischio attuale mi sembra quello è quello di un rifiuto generalizzato degli elettori, tramite astensione o annullamento su larga scala delle schede). Al tempo stesso, è necessaria la partecipazione di ciascuno di noi per cambiarli dall'interno e dal basso, ognuno secondo le proprie idee. Senza partiti, o con partiti rifiutati perché poco trasparenti e poco appetibili per chi avverte un serio impegno civile, la politica resterebbe altrimenti preda - ancora più di oggi - di interessi oscuri, di ricchi speculatori, di tecnocrati e dalle nostre parti anche di persone vicine o proprio organiche alla criminalità organizzata. Concordo con Paperino che anche una clamorosa astensione generalizzata dal voto sarebbe un segnale forte, ma occorrerebbe innanzitutto essere sicuri che fosse tale e poi sarebbe comunque molto rischiosa: chi vuole mani libere e poco pulite alla fine resterebbe ancora più solo e senza opposizioni a controllarli
Giubo
00mercoledì 11 aprile 2012 21:07
io credo che tra il 1992 e il 1994 abbiamo perso una grande occasione. Mani pulite fece emergere un malaffare di cui da tempo i nostri padri(parlo per me nato nel 1980)avevano percezione. L'indignazione fu grande,come dimostrano i fatti del Raphael con Craxi,ma a quella indignazione non è seguita la reazione costruttiva che avrebbe dovuto portare a un totale rinnovamento della politica e della società civile, che avrebbe dovuto anche comportare questa attuazione dell'art.49 ma soprattutto un profondo ricambio della classe dirigente...il risultato è stato da un lato il fatto che molti dei protagonisti di quella disastrata stagione per il nostro Paese sono rimasti dove erano e dall'altro che il malaffare, superato l'appeasement,è ricominciato peggio di prima.
Werty74
00venerdì 13 aprile 2012 00:28
Re:
Paperino!, 10/04/2012 19.04:

E' un vecchio dilemma...
Votare è un dovere morale...c'è chi c'è morto per conquistare questo diretto...e bla bla...
Epperò è anche vero che votare è il mezzo migliore per "scaricarsi la coscienza"...Io ho fatto quel che dovevo fare, e amen...
Ed al tempo stesso, votare sempre e comunque, a prescindere da chi si presenta e dalle condizioni in cui si presenta, vuol dire che in fondo va bene tutto. che anche così, la gente non ne è stufa e non attende alcuna rivoluzione culturale.
Votare come abitudine doverosa e rassegnata?

Non votassimo, chessò, l'80% degli aventi diritto...non sarebbe un messaggio chiaro ed una percentuale allettante da conquistare in qualche modo?
Il non voto non è, in sé, in fondo, già un voto?




Discussione interessante e questione posta da Piero che richiede approfondimento. Forse il "diritto al voto", oggi una delega al buio ad un candidato che non scelgo a causa di una legge elettorale vergognosa per non dire altro, ha concluso il suo ciclo. Non è mai stata una conquista, ma solo frutto del censo della vecchia borghesia straricca che agli inizi del Novecento decideva chi doveva salire o meno in uno Stato liberale autoritario che sfociò nel voto plebiscitario di Mussolini e del fascismo. Dopo la Costituzione del 1948 la forma partecipazione al voto che si attestava al 90-95% (solo gli analfabeti non avevano possibilità piena dell'esercizio di questo voto ed ecco giustificato la forbice del 5-10%) e oggi è scemata al 60-70% perdendo il 30% se non più dell'elettorato che si è rifugiato nell'astensionismo militante e concreto. Lo dimostrano le ultime elezioni a Napoli dove l'attuale sindaco De Magogis ha ottenuto solo il 30% sul corpo elettorale in una Napoli travolta dall'astensionismo del 50,3% (!), cioè l'attuale giunta è salita delegittimata dalla popolazione che coscientemente e convintamente la ha bocciata già nei programmi tutt'altro che rivoluzionari.
Forse è venuta finalmente l'epoca della democrazia diretta e delle assemblee popolari con voto chiaro, palese e per alzata di mano, senza che le decisioni si prendano nel chiuso nei palazzi del potere.
Giubo
00venerdì 13 aprile 2012 11:51
ma per fare questo,Mauro,ormai ci vuole solo una forte insurrezione popolare. Se aspettiamo loro,campa cavallo..
Giubo
00venerdì 13 aprile 2012 12:14
Re: Re:
Werty74, 13/04/2012 00.28:




Discussione interessante e questione posta da Piero che richiede approfondimento. Forse il "diritto al voto", oggi una delega al buio ad un candidato che non scelgo a causa di una legge elettorale vergognosa per non dire altro, ha concluso il suo ciclo. Non è mai stata una conquista, ma solo frutto del censo della vecchia borghesia straricca che agli inizi del Novecento decideva chi doveva salire o meno in uno Stato liberale autoritario che sfociò nel voto plebiscitario di Mussolini e del fascismo. Dopo la Costituzione del 1948 la forma partecipazione al voto che si attestava al 90-95% (solo gli analfabeti non avevano possibilità piena dell'esercizio di questo voto ed ecco giustificato la forbice del 5-10%) e oggi è scemata al 60-70% perdendo il 30% se non più dell'elettorato che si è rifugiato nell'astensionismo militante e concreto. Lo dimostrano le ultime elezioni a Napoli dove l'attuale sindaco De Magogis ha ottenuto solo il 30% sul corpo elettorale in una Napoli travolta dall'astensionismo del 50,3% (!), cioè l'attuale giunta è salita delegittimata dalla popolazione che coscientemente e convintamente la ha bocciata già nei programmi tutt'altro che rivoluzionari.Forse è venuta finalmente l'epoca della democrazia diretta e delle assemblee popolari con voto chiaro, palese e per alzata di mano, senza che le decisioni si prendano nel chiuso nei palazzi del potere.




direi che la cambiale di Don Giggino è scaduta con largo anticipo..
giusperito
00venerdì 13 aprile 2012 12:32
Non entro nello specifico delle parole di Werty. Sarebbe inutile vista la profonda diversità politica. Dico solo che augurarsi un'insurrezione popolare è sempre e comunque sbagliato. La chiamata al popolo è pericolosa e l'esempio berlusconiano dovrebbe servire per ricordare come anche nella modernità si possano ottenere risultati neodittatoriali (eccedo per semplificare e velocizzare).
Il discorso dell'astensione è relativo ed in questo credo che le parole di Werty siano, invece, interessantissime. Non credo che l'astensione possa produrre risultati.
Tuttavia non riesco a capire nemmeno questa sfiducia generalizzata al punto di sostenere che non c'è nessuno per cui votare. Non so a livello locale, ma a livello nazionale le alternative ci sono. In particolare mi riferisco ai radicali. A volte mi sembra che si facciano disquisizioni di lana caprina in riferimento agli scioperi di Pannella e poi si ingurgiti qualsiasi boccone proveniente dal pd o dal pdl.
In ogni caso sarebbe fondamentale fare una riflessione estesa sull'assenza di cambiamenti. Tangentopoli è un palese fallimento sia per le parole di Colombo di qualche settimana fa sia per la cronaca politica di questi giorni. La lega nacque come partito anti sistema e il ruolo di purificatori del sistema venne assunto da loro e dal msi (nei nomi di gente come Gasparri e La Russa). Ora il problema, quindi, è molto più profondo. Se in tanti anni non è cambiato nulla, credo che il problema non sia nei nomi dei politici o dei partiti, perché tutto cambia e tutto resta uguale; la categoria del gattopardismo è forse abusata ma venne ideata, questo dovrebbe far riflettere, all'inizio del '900 e faceva riferimento alla metà dell' Ottocento. Il familismo amorale riguarda, invece, i lavori di Ginsborg riferiti alle ricerche di Banfield durante gli anni '50. Insomma si tratta di un quadro molto risalente. Ginsborg valuta come responsabile della situazione italiana l'assenza di alternanza nel sistema politico dovuto alla presenza della dc e del pci. Tuttavia già si discusse sul forum del tema e non credo sia utile ritornarci su. In realtà il problema è stato ben affrontato dal professor Prisco nell'altro topic, sintetizzando riguarda i checks and balances.
Tuttavia il problema è che il sistema ruota eccessivamente intorno al settore pubblico, lasciando pochissimo spazio agli individui. Se deleghiamo ai politici le scelte fondamentali della nostra vita anche attraverso il pagamento della mole mostruosa di tasse, siamo costretti ad augurarci che siano onesti, anzi santi perché l'occasione fa l'uomo ladro.
Giubo
00venerdì 13 aprile 2012 20:15
c'è molto da fare ma tra le prime cose anzitutto porrei fine alla politica come mestiere. Massimo due legislature e poi a casa, e non con questi Casini,Cicchitto,D'Alema che stanno in Parlamento da quando io andavo ancora all'asilo
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