ARRESTI DOMICILIARI

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kykketta
00giovedì 20 aprile 2006 16:16
Caro direttore,
traggo spunto da alcune considerazioni rese a codesto giornale (Corriere della Sera ndr) dal procuratore aggiunto Paolo Mancuso per tornare sulla vexata quaestio degli arresti domiciliari. Io sono convinto che per trovare la soluzione di un problema concreto e immediato si debba evitare il ricorso ad aspettative inverosimili, a soluzioni improbabili, e invece si debba restare ancorati saldamente alla realtà oggettiva del contesto entro cui si deve operare.
Tutti sappiamo, tutti percepiamo che la misura cautelare degli arresti domiciliari non sortisce gli effetti sperati dal legislatore e che si riduce, nella massima parte dei casi, ad una delle tante maniere italiane per non scontare la pena. Del pari, siamo consapevoli che della misura i giudici fanno un uso eccessivo, acritico e, in molti casi, irresponsabile. Dovremmo altresì renderci conto del fatto che, se i giudici fanno malgoverno dei loro poteri, ciò non è la conseguenza della loro incultura, o malafede, o debolezza mentale, ma l'effetto di una somma di cause atte ad escludere le loro personali responsabilità.
Senza fare sociologismi, approfondimenti storici, discettazioni su classi sociali e su evoluzioni di costumi e simili, è a mio avviso sufficiente ricordare che i giudici italiani non sono (in massima parte) attrezzati per decisioni "di giustizia". In altri termini, non sono in grado di scegliere la decisione più giusta secondo il comune sentire, e neppure quella più utile alla collettività. Essi sono in grado, invece, di emettere provvedimenti legittimi, conformi cioè alle leggi e ai principi formali del sistema giuridico e giudiziario.Sul punto potrei esporre esempi infiniti e spiegare così perchè i giudici tendano sempre ad infliggere il minimo delle pene, ritengano prevalenti le attenuanti, concedano le cosiddette generiche, concedano la sospensione condizionale della pena della pena e così via. Ciò premesso, è a mio avviso evidente che il problema va affrontato e risolto in sede legislativa, evitando di assegnarne la soluzione ad organi giudiziari che non sono in grado di trovarla con le loro sole capacità e competenze. Non sarebbe irragionevole impennare la pena per l'evasione dagli arresti domiciliari, sperando in un effetto dissuasivo. Eguelamente dissuasiva dovrebbe essere la certezza di vedersi applicare la custodia in carcere se colti in violazione del dovere di restare nella propria abitazione. Infine, per quanti sforzi faccia, non riesco ad immaginare alcun motivo che si opponga al divieto degli arresti domiciliari per i recidivi.
Ma tanto, è compito esclusivo del Parlamento, alle cui decisioni, quali che siano, tutti i magistrati italiani si atterranno lealmente.

VINCENZO GALGANO
Procuratore Generale della Repubblica
(Lettera al Corriere del Mezzogiorno)
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