"Nuovo Ulivo e un'Alleanza democratica per sconfiggere Silvio Berlusconi"

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J.Rebus
00giovedì 26 agosto 2010 15:51
La lettera
"Nuovo Ulivo e un'Alleanza democratica
per sconfiggere Silvio Berlusconi"
La svolta di Bersani: è ora di suonare le nostre campane. Occorre l'impegno univoco di tutte le forze progressiste. Il consenso per il Cavaliere è ancora largo ma il rapporto tra promesse e realtà è sempre più labile
di PIERLUIGI BERSANI

CARO direttore, dopo anni di illusione berlusconiana l'Italia continua a regredire sul piano economico e sociale e si allontana, alla luce di ogni parametro, dai paesi forti dell'Europa. Nello stesso tempo l'impegno a riformare e a rafforzare le istituzioni repubblicane si sta trasformando in una deformazione grave della nostra democrazia. Ci si vuole trascinare ad un sistema dove il consenso viene prima delle regole e cioè delle forme e dei limiti della Costituzione; dove si limita l'indipendenza della Magistratura; dove il Parlamento viene composto da nominati; dove il Governo ha il diritto all'impunità e ad una informazione asservita e favorevole; dove si annebbiano i confini fra interesse pubblico e privato. I segni di tutto questo li abbiamo potuti valutare in questi anni berlusconiani: regressione dello spirito civico e della moralità pubblica, politica ridotta a tifoseria, allargamento del divario tra nord e sud, nessuna buona riforma sui problemi veri dei cittadini. Il populismo infatti è, per definizione, una democrazia che non decide, specializzata com'è nell'usare il governo per fare consenso e non il consenso per fare governo. Il dato di fondo della situazione politica sta qui, mentre la questione sociale e quella del lavoro sono senza risposte e si drammatizzano ogni giorno. Il consenso per Berlusconi è ancora largo, ma il rapporto fra parole e fatti e fra promesse e realtà diventa sempre più labile anche nella percezione dei ceti popolari. Vengono alla luce degenerazioni corruttive che vivono all'ombra di un potere personalizzato. Gli strappi all'assetto costituzionale non sono più sopportati da una parte della destra attratta da ipotesi liberali e conservatrici di stampo europeo.

A questo punto per Berlusconi la scelta è fra ripiegare o alzare la posta. Per l'Italia la scelta non riguarda più solo un governo, ma finalmente una idea di democrazia e di società. La prossima scadenza elettorale, più o meno anticipata che sia, comporterà in ogni caso una scelta di fondo. Rispetto a tutto questo, la proposta alternativa soffre ancora di debolezze che devono essere rapidamente superate. Il venir meno di una promessa populista produce sempre, direttamente o specularmente, fenomeni di distacco dei cittadini dalla politica, una spinta alla radicalizzazione impotente, espressioni vere e proprie di antipolitica che possono insorgere da ogni lato. Il compito dell'alternativa è quello di trasformare grande parte di queste forze disperse in energia positiva, collegandole ad un progetto politico capace di sorreggere non solo una proposta di governo ma una proposta di sistema. Tocca al PD innanzitutto, come maggiore forza dell'opposizione, indicare una strada che colleghi efficacemente l'iniziativa di oggi alla sfida radicale e dirimente di domani.

Rendendoci disponibili oggi ad un governo di transizione non cerchiamo né scorciatoie né ribaltoni. Sfidiamo piuttosto la destra a riconoscere la realtà e ad ammettere l'impossibilità di mandare avanti l'attuale esperienza di governo e ad introdurre correttivi, a cominciare dalla legge elettorale, che consegnino lo scettro ai cittadini, per tornare poi in tempi brevi al voto. Sarebbe questo un tradimento del mandato elettorale? L'elettore in realtà è stato tradito da chi non è più in grado di rappresentare la sua coalizione e mantenere le promesse del suo programma. Sarebbe questo uno strappo costituzionale? Qui siamo all'analfabetismo o alla sfacciata malafede. E' l'esclusione in via di principio di questa ipotesi, il vero strappo costituzionale!

Chi ha rispetto della Costituzione della Repubblica e del suo Presidente deve considerare invece tutte le possibilità. Noi lo facciamo. Noi consideriamo la possibilità che il Governo provi a sopravvivere con una specie di respirazione artificiale, rifiutandosi di prendere atto della sua crisi politica. Una soluzione che non porterebbe lontano e alla quale risponderemmo con una opposizione netta. Riteniamo infatti doveroso che la destra in disfacimento certifichi la sua crisi in Parlamento. Consideriamo altresì la possibilità che la situazione precipiti verso un vuoto politico e verso elezioni svolte con questa sciagurata legge elettorale, in una situazione economica, sociale e finanziaria di acutissima criticità. In questo caso la nostra proposta avrebbe la stessa ispirazione che oggi ci fa proporre un governo di transizione; una ispirazione cioè che deriva dall'analisi di fondo cui ho accennato. Noi proporremmo un'alleanza democratica per una legislatura costituente. Un'alleanza capace finalmente di sconfiggere una interpretazione populista e distruttiva del bipolarismo, capace di riaffermare i principi costituzionali, di rafforzare le istituzioni rendendo più efficiente una salda democrazia parlamentare (a cominciare da una nuova legge elettorale) e di promuovere un federalismo concepito per unire e non per dividere. Sto parlando di una alleanza che può assumere, nell'emergenza, la forma di un patto politico ed elettorale vero e proprio, o che invece può assumere forme più articolate di convergenza che garantiscano comunque un impegno comune sugli essenziali fondamenti costituzionali e sulle regole del gioco. Una proposta che potrebbe coinvolgere anche forze contrarie al berlusconismo che in un contesto politico normale (come già avviene in Europa) avrebbero un'altra collocazione; una proposta che dovrebbe rivolgersi ad energie esterne ai partiti interessate ad una svolta democratica, civica e morale. Come si vede, questa idea nasce dalla convinzione che la fuoriuscita dal berlusconismo non sia un processo lineare, cioè legato ad una semplice alternanza di governo in un sistema che funziona. Si dovrà uscire, lo ribadisco, da una fase politica e culturale e non solo da un governo, verso una repubblica in cui alternanza e bipolarismo assumano la forma di una vera fisiologia democratica.

Per dare l'impulso decisivo a questo cruciale passaggio occorre l'impegno univoco, leale, convinto e coeso di tutte le forze progressiste, che sono adesso chiamate a mettersi all'altezza di una responsabilità democratica e nazionale. Come potrebbero queste forze essere credibili se in un simile frangente non dessero per prime una prova di consapevolezza, di unità e di determinazione comune? Ecco allora la proposta di un percorso comune delle forze di centrosinistra interessate ad una piattaforma fatta di lavoro, di civismo, di equità, di innovazione e disponibili ad impegnarsi ad una progressiva semplificazione politica e organizzativa che rafforzi il grande campo del centrosinistra. Un simile percorso dovrebbe lasciarci definitivamente alle spalle l'esperienza dell'Unione e prendere semmai la forma e la coerenza di un nuovo Ulivo. Un nuovo Ulivo in cui i partiti del centro sinistra possano esprimere un progetto univoco di alternativa per l'Italia e per l'Europa e mettersi al servizio di un più vasto movimento di riscossa economica e civile del Paese. Dunque, un nuovo Ulivo ed una Alleanza per la democrazia. Su queste proposte il Pd vuole esprimere la sua funzione nazionale e di governo.

Su queste basi politiche il Partito Democratico organizzerà per l'autunno una grande campagna di mobilitazione sui temi sociali e della democrazia. E' giunto il tempo infatti di suonare le nostre campane.




Troppa,irritante,retorica. che alternativa possono dare persone ke si appicciano tra di loro in continuazione,anche all'interno dello stesso pd...
la verità è che non esiste più u partito di sinstra,uno vero.
ormai la sinistra,come insime di un certo tipo doi idee, viene disprezzata come ancronistica o usata da qualche partittino x fare battaglie assurde xkè tanto l'i mportante è dire,che importa se poi non conquistiamo nulla.
l'alleanza per la democrazia....
l'ultima volta c'era gente come mastella....
questa è l'alternativa,ke tristezza.
ke tristezza pensarla in un modo e non avere refernti politic che l apensino allo stesso modo. [SM=x43630]
gran generale
00giovedì 26 agosto 2010 23:01
insomma, una ventata di idee nuove.. evviva..
J.Rebus
00venerdì 27 agosto 2010 12:43
Prodi esulta per il Nuovo Ulivo
"Ma il Pd sia al centro del progetto"
Il professore plaude alla proposta di Bersani, ma chiede ai democratici di non fare solo "gesti tattici": "Prima il partito era troppo autoreferenziale"
di MARCO MAROZZI
Romano Prodi
BOLOGNA - "Bravo Pierluigi. Ci voleva proprio. Ma adesso bisogna passare subito ai fatti. Nei rapporti con la nostra gente, con le altre forze politiche e soprattutto nella capacità di contrastare il declino dell'Italia. Il confronto è su chi sul serio sa rivitalizzare il sistema Paese. Non è solo il problema Berlusconi. Il futuro è di chi sa dipingere e subito dopo costruire un futuro per l'Italia". Romano Prodi ha molto apprezzato le parole scritte da Pierluigi Bersani su Repubblica 1. Soprattutto ha sospirato di fronte a quella "parola" che gli è tanto cara: "Ulivo".

Ma l'ex premier non ha sottolineato solo le frasi del documento "bersaniano", anche il clima che è riuscito a creare. "Quanto tempo era che non succedeva", ha detto con una punta di amarezza il Professore. La lettura, racconta lo staff di Bersani, ha confermato un messaggio già mandato a Prodi prima della pubblicazione. "Gli abbiamo detto che gli sarebbe piaciuto".

L'effetto, di fatti, si è subito sentito. Prodi nella sua vacanza in provincia di Reggio Emilia, in casa della suocera, è andato a prendere i giornali di prima mattina. Conferma di quello anticipato da Roma. I commenti con i suoi amici sono stati subito positivi. Commenti privati. "Io non esisto" ripete lui che si diverte a fare il Vecchio della Campagna, il Saggio della Bassa. L'ex premier, infatti, ripete come un mantra di non pensare a un ritorno "pubblico" di qualsiasi tipo. "Non sono Cincinnato. Un'epoca è comunque chiusa. Largo ai giovani. Io insegno". "Negli Usa e in Cina" aggiunge con vezzo critico verso l'Italia. Ma gode come un pazzo al fatto che la gente normale lo fermi per strada. "Professore, torna?". Lo rincuora che illustri sconosciuti gli chiedano di Flavia, la moglie operata. "Come sta la sua signora?".

L'uscita di Bersani lo ha colto in questo momento, fra pubblico e privato, felici e preoccupati. Anche Prodi temeva un appannamento del segretario del Pd, l'amico ventennale su cui ha sempre puntato. Ha sempre vissuto malissimo la marginalizzazione di cui ha accusato il Pd di Walter Veltroni dopo il "corriamo da soli" che, ancora accusa, "ha messo in crisi" il suo governo. Con Dario Franceschini ci sono stati gli strascichi post-veltroniani, poi la discesa in campo dell'amato Bersani. Da cui però non è mai arrivato lo scatto che anche il Professore si aspettava. Mentre seguiva con attenzione preoccupata il grande attivismo di Giulio Tremonti, battezzato "Visc/onti" da qualche amico di Prodi per la nuova linea non più così contraria rispetto a quella del predecessore, Visco.

Adesso Prodi è tornato al centro del campo, ultimo, antico vincitore di uno scudetto. Da cui imparare. Non parla, ma tanti lo cercano. Lui sta a guardare. Persino le possibili aperture di Bersani a Casini, Fini e Montezemolo. Gli ultimi due li conosce come pochi, ne sa le astuzie tattiche e strategiche. Non gli era piaciuto il "patto repubblicano" abbozzato mesi fa da Bersani e finito in nulla. "Non per l'idea in sé, ma per il rischio che venga preso per un gesto tattico. Serve sempre e ancora un grande progetto. Con il Pd al centro del confronto". Ha apprezzato le mosse dell'ex segretario di An, ma lo dipingeva come "un generale con attorno sergenti e non si sa se davvero ci sono delle truppe".

Adesso la possibilità che Bersani abbia preso in mano il pallino rincuora molto il Professore. Come l'asse che pare crearsi con Dario Franceschini, allontanatosi da Veltroni. "Alla trasmissione tv di Fazio era stato bravissimo" era un ricordo-impianto ricorrente. E sul Pd: "L'interpretazione comune rischiava di essere quella di un partito diventato autoreferenziale, con rapporti troppo deboli con il territorio e con i problemi quotidiani degli italiani, messi in secondo piano dai ristretti obiettivi dei dirigenti e delle correnti e dai rapporti di vertice con le altre forze".

Se è svolta, Prodi ci spera. Lui pubblicamente tace, le sue voci pubbliche sono entrate in funzione. "Il Pd deve essere il centro del centrosinistra. - dice l'ex ministro di un defunto Programma, Giulio Santagata - Su questa credibilità, su questa capacità si gioca la costruzione di qualsiasi coalizione e di qualsiasi possibilità di mandar via Berlusconi". Con una stoccata a Veltroni: "La nuova stagione ulivista può aprire le porte ai tanti delusi, lasciati per strada in questi anni".

Selkis
00venerdì 27 agosto 2010 13:21
due considerazioni: a parte le tante, troppe chiacchiere, che dimostrino davvero quali sono le novità (soprattutto per quanto riguarda i volti nuovi!) e poi... "per sconfiggere berlusconi"? davvero pensano che QUESTO sia l'obbiettivo? quetso è fare il gioco dei berlusconiani!
J.Rebus
00venerdì 27 agosto 2010 19:14
Re:
Selkis, 27/08/2010 13.21:

due considerazioni: a parte le tante, troppe chiacchiere, che dimostrino davvero quali sono le novità (soprattutto per quanto riguarda i volti nuovi!) e poi... "per sconfiggere berlusconi"? davvero pensano che QUESTO sia l'obbiettivo? quetso è fare il gioco dei berlusconiani!




ma del resto cosa importa a loro?
loro il lauto stipendio lo prenderanno sempre e chi se ne fotto se il paese e la democrazia vanno a rotoli.
dal primo all'ultimo nessuno guarda aldilkà del proprio orticello.

quando il qualunquismo combacia con la realtà c'è da preoccuparsi.
Giubo
00sabato 28 agosto 2010 08:16
io devo ancora vedere un leader del centrosinistra capire che se si vuole sconfiggere Berlusconi anzitutto non si deve dire che si deve sconfiggere Berlusconi..solo Prodi,forse,l'aveva capito
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