Re:
giusperito, 29/12/2010 22.57:
Permettimi trix, ma il tuo passaggio finale è completamente fallace.
In pratica tu asserisci che Marx avesse ragione nel ritenere che il comunismo si dovesse necessariamente affermare e che per affermarsi dovesse disporre delle masse operaie. Se questa premessa è vera, allora il tuo ragionamento è valido, ma se la premessa è a sua volta da dimostrare la tua conclusione non è valida.
Inoltre se Marx aveva ragione nel ritenere il comunismo legato necessariamente al proletariato, allora la rivoluzione russa non è mai esistita.
In ogni caso sono d'accordo che le scelte contingenti siano spesso determinanti. In fondo i grandi politici individuano una strategia di lungo termine e la modificano ogni giorno attraverso le scelte contingenti (salvo avere la possibilità di sterminare gli oppositori ottusi). Tuttavia stavamo parlando di altro e cioè del fatto che dal comunismo e dalla teoria di Marx discenda solo la dittatura e la distruzione del senso dell'umanità. In questi termini le diverse modalità in cui ciò si realizza non credo sia elemento determinante per fare i soliti inutili ed ottusi distinguo.
Io non credo che si tratti di una questione di lana caprina.
Io ho detto che marx, il quale ovviamente pensava che il comunismo si sarebbe affermato necessariamente, non riteneva possibile che la rivoluzione proletaria potesse mai realizzarsi in russia e questo per la semplice ragione che la russia non aveva raggiunto quel grado di maturità capitalista che permettesse il suo crollo. La russia era un paese agricolo e il proletariato non esisteva.
Paesi come la germania e la francia erano molto più avanti e marx pensava che lì sarebbe avvenuta la rivoluzione.
Lo stesso lenin che era uno studente di giurisprudenza piccolo borghese le idee di marx non le conosceva granchè, infatti il suo riferimento culturale era kautsky, e quando elaborò le sue teorie, che non concordavano con quelle di marx su molti punti, si dovette coniare la categoria del marxismo leninismo, per dare l'idea di una coerenza ideologica che nella realtà non esisteva, perché lenin non era coerente nemmeno con sè stesso, figurarsi con marx.
Se i comunisti vinsero alla fine in russia non fu perché avevano una dottrina, ma perché le condizioni politiche di quel paese determinarono una serie di situazioni che portarono alla conflagrazione del 1917 che lenin con notevole abilità tattica seppe sfruttare a sua favore. Questo è quanto.
Marx era un eretico del liberalismo, il suo riferimento era smith, ed il suo pensiero fu un tentativo, di rovesciare i paradigmi dell'economia classica rifondandoli da un punto di vista politico diverso rispetto a quello di smith. Diciamo di più, marx schifava la democrazia come tutti i falliti, tra questi ci metto anche all'opposto quello scoppiato segaiolo di Nitsche, ma la conseguenza deterministica tra il suo pensiero e il comunismo russo io non credo si possa affermare in quei termini assoluti, non solo perchè ci sono stati marxisti che hanno combattutto quel modello politico, gramsci per esempio; ma anche perchè ci sono stati movimenti operai e politici, e qui l'esempio tedesco è calzante, ma anche quello inglese, che pur avendo una inferenza culturale marxista(almeno fino al congresso di bed godesberg del 1957), non sfociarono nella dittatura.
Nel 1917 ci fu una grande frattura nel movimento socialista internazionale, lì nacque e si cristallizzò la secolare divisione tra il socialismo democratico e il leninismo.
I socialisti nel 1917 non dovevano scegliere se essere marxisti o no, ma se essere leninisti o no.
Il comunismo leninista, che è poi stato quello culturalmente egemone e lo è ancora, divenne il sinonimo della dittatura, i partiti socialisti riformisti e democratici, pur avendo marx tra i loro riferimenti culturali, rimasero democratici. Insomma Filippo turati era marxista e secondo te era uno favorevole alla dittatura? Giacomo matteotti era marxista, anche lui era favorevole alla dittatura?
Io riformulerei così: il comunismo leninista porta necessariamente alla dittatura, perchè è una pratica politica.
Quella di marx è una filosofia politica antidemocratica, che però non è detto che porti chi la segue necessariamente a concordare con la dittatura.
Se non fosse così, alcuni dei più grandi pensatori liberali del novecento non sarebbero mai esistiti, penso a Froincois Furet che fu in gioventù l'astro nascente del marxismo intellettuale e poi diventò un maestro del liberalismo o per restare in casa italica a Lucio Colletti, che è stato forse il più importante interprete di marx e poi è passato al nostro campo.
Ho il vago sospetto che anche hayek, senza marx, non sarebbe mai stato veramente hayek.