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La scomparsa di Amato Lamberti

Ultimo Aggiornamento: 02/07/2012 10:28
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29/06/2012 11:04
 
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Dopo una breve malattia, di quelle che si definiscono "inesorabili", di cui ad esempio io stesso non sapevo (lo dico per sottolineare la dignità e il riserbo dell'Uomo), è scomparso ieri - 28 giugno 2012 - Amato Lamberti, professore di Sociologia della devianza all'Università Federico II, a lungo presidente (espresso dai Verdi) della Provincia di Napoli, direttore dell'Osservatorio sulla Camorra, sul quale scriveva abitualmente Giancarlo Siani, suo allievo.
Rendo omaggio con dolore ad un uomo profondo, perbene, senz'arie, che ha insegnato molto a tutti, scrivendo e ancora di più vivendo. Gli sia lieve la terra e riposi in pace: ha speso bene i suoi giorni
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29/06/2012 16:08
 
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Re:
(pollastro), 29/06/2012 11.04:

Dopo una breve malattia, di quelle che si definiscono "inesorabili", di cui ad esempio io stesso non sapevo (lo dico per sottolineare la dignità e il riserbo dell'Uomo), è scomparso ieri - 28 giugno 2012 - Amato Lamberti, professore di Sociologia della devianza all'Università Federico II, a lungo presidente (espresso dai Verdi) della Provincia di Napoli, direttore dell'Osservatorio sulla Camorra, sul quale scriveva abitualmente Giancarlo Siani, suo allievo.
Rendo omaggio con dolore ad un uomo profondo, perbene, senz'arie, che ha insegnato molto a tutti, scrivendo e ancora di più vivendo. Gli sia lieve la terra e riposi in pace: ha speso bene i suoi giorni




Ho scoperto chi fosse Lamberti grazie al film Fortapasc.
Interessandomi alla sua vita ho capito che era un uomo che ha dato tanto alla città di Napoli e come amministratore si è sempre contraddistinto per il suo rifiuto dei privilegi della casta, spero che questa sia un'occasione per riscoprire e continuare le sue battaglie.


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29/06/2012 17:26
 
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Sì, nel film era interpretato dall'attore Renato Carpentieri, dove era (come fu nella realtà) "il professore" di Giancarlo Siani. Alla presentazione del film Fortapàsc, nel Cineforum Cinema e Novecento in Aula 28 a via Porta di Massa, alla Federico II, raccontò - nel dibattito successivo alla proiezione - il rapporto con lui e fece una approfondita analisi del rapporto tra società, camorra e pubblici amministratori. C'ero anch'io ed è stata l'ultima volta in cui l'ho visto. Sono d'accordo: occorre apprendere dalla sua capacità di scavare nelle situazioni per capire e continuare le sue battaglie civili ed è il modo giusto di raccoglierne l'eredità
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29/06/2012 18:07
 
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Qui una sua interessante intervista.

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29/06/2012 18:37
 
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Ti sei dimenticato di allegarla, però
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29/06/2012 18:44
 
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Re:
(pollastro), 29/06/2012 18.37:

Ti sei dimenticato di allegarla, però




Devi premere sul mio "QUI". Non tutti i formati video si possono allegare. [SM=x43799]


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29/06/2012 18:57
 
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Grazie del chiarimento. Vista l'immagine (bella: lui era ironico e sempre sorridente; si sarà pure alterato, qualche volta, ma nel mio ricordo personale non mi è mai capitato) e ascoltata l'intervista, davvero interessante [SM=g2725292]
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30/06/2012 12:30
 
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Segnalo due belle pagine del Corriere del Mezzogiorno di oggi, in ricordo del sociologo (del quale ci sono anche due intense fotografie), con il suo ultimo scritto: un'analisi della camorra mediatrice nei confronti della politica, com'era chiaro fin dalle pagine dell'inchiesta parlamentare Saredo del 1901. Mi dispiace, ma per mancanza di scanner non riesco a postare
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30/06/2012 14:22
 
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Riporto l'articolo segnalato dal prof. Prisco.

«Saredo scoprì fin dal 1901 la camorra intermediaria»

Il senatore del Regno e l’inchiesta su Napoli


I fatti che riguardano le connessioni e gli intrecci tra camorra e Pubbliche Amministrazioni, come quelli che si sono verificati a
Castellammare, ad Afragola, a Pagani, a Giugliano, a Quarto,
tanto per citare alcuni casi,non hanno mai ricevuto la dovuta
attenzione da parte degli organi di informazione. Ogni volta che si decide lo scioglimento di un Comune per condizionamenti camorristici le
reazioni che si registrano da parte di politici e organi di stampa mi fanno venire in mente i risultati dell’inchiesta Saredo, del 1901, sulle amministrazioni del Comune di Napoli e della Provincia di Napoli.
Sulla comprensione del fenomeno camorra, invece di fare passi avanti abbiamo fatto enormi passi indietro e questo anche grazie a tanti scrittori, giornalisti, magistrati, studiosi che hanno focalizzato la
loro attenzione sulle gesta di criminali trasformati in una sottospecie di eroi del male da combattere solo con le armi della repressione militare. Al senatore piemontese Giuseppe Saredo bastarono pochi mesi di attenta osservazione per capire cos’era la camorra e
di chi fosse la responsabilità del suo strapotere. A noi che viviamo in questa realtà non è bastato un secolo di osservazione quotidiana per dare una spiegazione al fenomeno. Ma tutto forse dipende dal
fatto che molti rifiutano di prendere atto che la camorra non si riduce alle organizzazioni criminali. Sentite cosa diceva, ripeto nel 1901, il senatore Saredo, presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sui mali di Napoli e sulla degenerazione della sua vita
pubblica:
«Il male più grave, a nostro avviso, fu di aver fatto ingigantire la camorra, lasciandola infiltrare in tutti gli strati della vita pubblica e per tutta la compagine sociale invece di distruggerla, come dovevano consigliare le libere istituzioni».
La camorra non era quindi un problema di criminalità ma di pubbliche amministrazioni e di funzionamento della società.
Tanto è vero che, aggiungeva Saredo:
«In corrispondenza quindi della bassa camorra originaria, esercitata
sulla povera plebe in tempi di abiezione e di servaggio, con diverse forme di prepotenza si vide sorgere un’alta camorra, costituita dai più scaltri ed audaci borghesi. Costoro, profittando dell’ignavia della loro classe e della mancanza in essa di forze di reazione, in gran parte derivanti dal disagio economico, ed imponendole la
moltitudine prepotente ed ignorante, riuscirono a trarre alimento nei commerci e negli appalti, nelle adunanze politiche e nelle pubbliche amministrazioni nei circoli, nella stampa».
La camorra, quella «alta», quella che conta, perché governa e gestisce la spesa pubblica, è quindi la causa della degenerazione della vita pubblica a Napoli, ma non a causa dei soggetti più deboli e marginali
bensì a causa di coloro che costituivano la classe dirigente,
la borghesia dei commerci, delle imprese e delle professioni, comprese quelle cosiddette liberali.
Il quadro della vita politica e amministrativa della città e della provincia di Napoli che il senatore Saredo ci restituisce è di impressionante attualità:
«Collo sviluppo della camorra, la nuova organizzazione elettorale
a base di clientele, di servizi resi e ricambiati in corrispettivo del voto ottenuto, sotto forma di protezione, di assistenza, rese possibile anche lo sviluppo della classe dei faccendieri o intermediari…
Dall’industriale ricco, che voglia aprirsi la strada nel
campo politico od amministrativo, al piccolo commerciante,
che debba richiedere una riduzione d’imposta; dall’uomo d’affari che aspiri ad una concessione, all’operaio che cerchi il posto in una officina; dal professionista desideroso di una clientela d’un istituto
o d’un corpo morale, a colui che cerchi un piccolo impiego;
dal provinciale che viene a Napoli per fare acquisti, a quello che deve emigrare per l’America; tutti trovano dinnanzi a loro un’interposta persona e quasi tutti se ne servono ».
L’intermediazione, quindi, come modalità d’azione che trasforma la camorra «alta» nella forma della politica e dell’economia.
Un quadro che tutti noi ben conosciamo e al quale siamo talmente abituati da considerarlo quasi naturale, oltre che necessario per raggiungere gli scopi che ci prefiggiamo.
Ci meraviglieremmo anzi se il consigliere comunale, provinciale, regionale o il politico nazionale non fossero disponibili ad accogliere le richieste e a soddisfarle, naturalmente in cambio di sostegno elettorale ma anche economico, perché come ben si sa, la politica costa. Nessuno pensa che è questa la camorra, vale a dire la forma della politica in Campania e nel Mezzogiorno. Una forma della
politica che ci condanna all’arretratezza e al sottosviluppo,
talmente generalizzata sia in quelli che fanno politica che in quelli che la subiscono, da non essere neppure più avvertita come una anomalia o una perversione della politica.
Se provi a contestarla, ti guardano con sufficienza e, quando va bene, al massimo ti dicono: «È la politica, bellezza ».
Basti pensare a cosa succede in Parlamento con i cosiddetti «decreti milleproroghe» in cui vengono affastellate tutte le richieste particolaristiche, legate ad esigenze clientelari di «collegio», dei singoli deputati. Ma l’intermediazione è la regola anche a livello della cosiddetta camorra «bassa». L’esempio migliore è il controllo dei rapporti città-campagna attraverso la gestione parassitaria
deimercati ortofrutticoli. Per un secolo, e senza forse ancora
oggi, hanno fatto i prezzi nei mercati condizionando così sia la produzione che la distribuzione della terra e quindi l’economia
soprattutto di territori, come quelli meridionali, dove l’agricoltura
conserva ancora un ruolo fondamentale. Ma l’intermediazione è anche
fondamentale nei rapporti tra camorra «bassa» e camorra «alta». L’appoggio elettorale ai candidati, soprattutto a livello amministrativo, è la migliore dimostrazione di una intermediazione nella quale si giocano la capacità violenta di controllo del territorio e l’appropriazione dei fondi pubblici e di tutte le opportunità che le amministrazioni pubbliche e la politica gestiscono
e controllano. Un livello di intermediazione tutto da approfondire e che meriterebbe una attenzione ben diversa da quella che attualmente
gli viene dedicata.

Amato Lamberti.
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30/06/2012 17:58
 
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Anche se la segnalazione è mia, grazie anche da parte del professore, anche lui anico di Amato Lamberti e che introdusse con una testimonianza su Giancarlo Siani il dibattito in facoltà su Fortapàsc, poi appunto condotto da Lamberti. Posto su sua richiesta il ricordo del sociologo scomparso, inviato al Corriere del Mezzogiorno, ma non uscito oggi

______________
Vorrei ricordare Amato Lamberti, scomparso in questi giorni dopo una malattia di cui non sapevo (lo dico perché, pur conoscendoci abbastanza bene, questo silenzio al riguardo è indicativo del riserbo con cui viveva la propria vita).
Mi mancherà la sua lucida capacità indagatrice, che ci ha tanto aiutato a capire la camorra - ma non solo - nel modo che essa ha di organizzarsi e nei rapporti che intrattiene con la pubblica amministrazione e la politica: un mondo che lui conosceva dall’ interno, per esservi stato chiamato ad arricchirlo con la propria passione civile e con l’immagine e la sostanza di uomo perbene che comunicava immediatamente in un tempo in cui tutti credevamo possibile un rinnovamento sul quale ci siamo poi largamente e con amarezza dovuti disilludere.
Mi mancherà però soprattutto la sua sorridente umanità, la mitezza personale che però era chiaramente materiata di ferrea determinazione intellettuale ed etica. Non si atteggiava a monumento e sapeva essere ironico, anche su se stesso, a differenza di certi guru osannati e permalosi, che sono venuti dopo e che senza di lui non avrebbero avuto molto da dire (e in ogni caso l’hanno detto peggio).
L’Osservatorio sulla camorra, da lui inventato e poi ospitato anche da questo giornale come inserto periodico, è un’impresa preziosa, che è servita ai suoi contemporanei per documentarsi ed alimentare la loro indignazione e servirà in futuro in modo determinante agli storici.
Sono di Torre Annunziata e ho conosciuto Giancarlo Siani, che era stato suo allievo e amico. Ci era capitato così di parlarne in diversi incontri e dibattiti, l’ultima volta quando nella mia facoltà (nell’ambito di un ciclo di film su Cinema e Novecento) avevamo io introdotto con una testimonianza e lui condotto con la solita acutezza un dibattito a partire da Fortapàsc, nel quale rimpianto e affetto non avevano però e come al solito fatto velo all’intelligente ricostruzione di ricordi, fatti e fenomeni.
Ciao, Amato, e grazie di tutto. Te ne vai quando avremmo ancora tanto bisogno di te. Perciò il nostro impegno è quello di continuare - ognuno con le proprie forze, ognuno nel suo mestiere - quello che ci avevi (con dolcezza, ma anche senza mai ammettere sconti e rilassamenti) insegnato che fosse giusto fare.
SALVATORE PRISCO.
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01/07/2012 16:11
 
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RIP
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01/07/2012 17:49
 
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Prima del film la massa, me incluso, non conoscevano quest'uomo, ma ben vengano le produzioni adite a rendere noto gli uomini giusti del nostro tempo.

Per la materia e la storia che avrebbe potuto raccontarci questo professore, noi di Giurisprudenza avremmo potuto imparare molto di più da lui che da tanti testi risalenti alle calende greche...

Peccato muore ancora giovane, ma spero davvero che i suoi studenti, e anche noi giuristi di domani, possiamo prendere spunto anche dai suoi insegnamenti.

A presto professore.

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01/07/2012 18:48
 
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Caro Diego, ben detto. Allora non ha poi tutti i torti il professore Prisco a incitarrvi a frequentare anche il ciclo dei film e i seminari di diritto e letteratura (iniziative che spero riprendano in autunno), oltre ai diversi convegni in facoltà, invece di studiare a pappardella e sulle dispense. Un appunto, però: Amato Lamberti è stato prima assessore al Comune e poi a lungo presidente della Provincia fino al 2005, dopo ha continuato a intervenire sui giornali e in dibattiti. Scusa, perciò, ma - se tu non lo conoscevi - questo vuol dire che sei (come tanti) disattento alla realtà in divenire. Allora non potete lamentarvi che la facoltà è "polverosa" e antiquata. Per crescere basta poco: mantenersi costantemente informati
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02/07/2012 01:31
 
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Re:
(pollastro), 01/07/2012 18.48:

Caro Diego, ben detto. Allora non ha poi tutti i torti il professore Prisco a incitarrvi a frequentare anche il ciclo dei film e i seminari di diritto e letteratura (iniziative che spero riprendano in autunno), oltre ai diversi convegni in facoltà, invece di studiare a pappardella e sulle dispense. Un appunto, però: Amato Lamberti è stato prima assessore al Comune e poi a lungo presidente della Provincia fino al 2005, dopo ha continuato a intervenire sui giornali e in dibattiti. Scusa, perciò, ma - se tu non lo conoscevi - questo vuol dire che sei (come tanti) disattento alla realtà in divenire. Allora non potete lamentarvi che la facoltà è "polverosa" e antiquata. Per crescere basta poco: mantenersi costantemente informati




No prof. io parlavo di Lamberti professore di Sociologia, peraltro facoltà più che bistrattata del nostro ateneo e del nostro paese, della sua attività e della sua cattedra legata alla lotta e la conoscenza della criminalità organizzata.

Di Amato Lamberti politico, ne conosco bene sia la storia che le virtù sin da tempi del G7 se non erro, con un padre dirigente regionale, nel mio caso, è difficile non avere cognizione politica del proprio presente o del recente passato.
"Giovinezza" a parte, vista la mia ancora età non proprio arcaica! [SM=g2725404]
Email Scheda Utente
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02/07/2012 10:28
 
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Bene, Diego, allora vuol dire che non parlavo per te. Effettivamente in famiglia seguite la politica e il vostro tempo e tu ti sei abituato a questo, evidentemente, da ragazzino. Per il resto, il professore Prisco coinvolgeva Lamberti nelle iniziative: fu lui a indicarlo al preside e al professore Puglisi per il dibattito in facoltà su Fortapàsc. Troppi studenti ancora, però, non sono intellettualmente curiosi come te (i film li vedevano solo per avere i crediti e non, come sarebbe normale, per conoscere le cose prima e avere eventualmente anche i crediti poi) ed è di questo, come sai, che il professore Prisco si lamenta
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