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Barnard invita Berlusconi a restare in sella

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2011 10:25
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Utente Senior
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08/11/2011 22:53
 
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Questo articolo non è solo delirante ma contiene un numero di inesattezze, per non dire balle, in quantità industriale.
L’euro non è stato ideato per affossare gli stati del sud Europa, tantomeno è frutto di un progetto volto a “togliere agli stati la loro ragion d’essere”.
Innanzitutto, questo signore dovrebbe ricordarsi che la nostra entrata nell’euro ha recato, come primo vantaggio, la possibilità per il nostro debito pubblico di rifinanziarsi ai tassi d’interesse tedeschi. Se poi una classe politica dissennata ha vanificato tale vantaggio, facendo schizzare i nostri tassi, la colpa non è certo della BCE. L’Italia è una nazione con un debito pubblico altissimo, una volta che la Banca d’Italia è stata liberata dal fardello di acquistare obbligatoriamente i titoli di stato invenduti, i tassi d’interesse sul nostro debito hanno potuto fluttuare liberamente, con la conseguenza che abbiamo dovuto pagare interessi sempre più alti per rendere appetibile i nostri titoli di stato. Sotto questo punto di vista l’euro ci ha fornito per molto tempo un buon riparo. Le svalutazioni competitive rendono l’economia di un paese sicuramente più flessibile agli shock inattesi, quale può essere una crisi finanziaria come quella del 2007, ma nel nostro paese esse sono state utilizzate storicamente per sopperire all’inadeguatezza della nostra classe politica di varare riforme serie per la crescita. Svalutando la lira è stato più facile rendere i nostri prodotti relativamente meno cari invece di renderli qualitativamente più competitivi, perché questo processo avrebbe necessitato di università più selettive e di imprenditori meno protetti dallo stato. La Germania ha intrapreso una politica opposta, ed i risultati si vedono.

È falso parlare di neomercantilismo franco-tedesco; non ne scorgo traccia alcuna. Francia e Germania hanno due economie totalmente diverse. La Francia è statalista e con una crescita prossima allo zero, non ha nessuna intenzione di fare le riforme necessarie e continua a seguire la Merkel in politiche che attualmente possono solo favorire il leone tedesco.
Non è vero che la BCE non è un prestatore di ultima istanza, o meglio non è vero più. Gli acquisti operati da quest’ultima dei nostri titoli e di quelli spagnoli sul mercato secondario hanno vanificato nei fatti la previsione statutaria di non intervenire per comprare il debito dei paesi dell’eurozona.

L’ability to pay dei singoli stati nazionali non si è dissolta, semplicemente si è spostata ad un livello più alto, ove la Grecia può ritenersi ancora uno stato non in default perché alla propria inesistente capacità di onorare i debiti si affianca la solidità della Germania. L’esempio del Giappone è semplicemente patetico. Lì l’inflazione è pari a zero, nonostante un debito pubblico elevatissimo, perché sono anni che si versa in una situazione denominata “trappola della liquidità”, la quale ha richiesto un intervento massiccio di immissione di moneta per frenare la deflazione incalzante. Cosa c’entri l’ability to pay del Giappone, francamente mi sfugge.


I difetti dell’euro, così come attualmente concepito, sono altri.
La politica monetaria dell’eurozona è troppo appiattita sulle esigenze dell’economia tedesca. Non smetterò mai di ripeterlo. La Germania non ha mai voluto una moneta che la accomunasse a paesi come Italia, Spagna e Grecia. Essa ha ceduto essenzialmente per motivi politici, perché la via della moneta unica sembrava una strada obbligata per la creazione di un mercato comune e di conseguenza per l’unione politica degli stati. L’euro è nato da un compromesso: da un lato la Germania ha accettato di avere la stessa moneta della Grecia, dall’altro ha preteso che la politica monetaria della BCE fosse identica a quella perseguita dalla Bundesbank.
L’unico obiettivo della BCE, quindi, doveva e deve essere il controllo sull’inflazione. A qualsiasi costo! Ciò significa alti tassi d’interesse anche quanto la crescita dà segni di debolezza e anche se l’inflazione prevista ha la sua origine nell’impennata dei prezzi del greggio, situazione che rende inutile una stretta monetaria. Moneta forte sempre e comunque, dettano da Francoforte, perché le merci tedesche non necessitano di svalutazioni competitive per esser vendute, anzi ne sarebbero addirittura danneggiate. E se la bilancia commerciale del resto dei paesi euro è negativa, pazienza. Deutschland über alles.
Poi, d’un tratto, qualcuno s’accorge che i paesi con l’economia più debole (la Francia è tra questi ma ancora non ne ha piena contezza) non possono sostenere una politica monetaria di tal fatta, qualcuno trucca i conti, altri si dedicano al bunga bunga. La crescita è stata troppo bassa per tutti, tranne la Germania ovviamente, diventa sempre più arduo sostenete il debito. Nel frattempo, per non togliere attrazioni al luna park, qualcuno ha dovuto iniettare anche qualche vagonata di denaro pubblico per salvare le banche. I soldi son finiti – se n’è accorto anche Scilipoti – ora quanto costerà questa crisi del debito alla Germania che pensava solo ai tassi suoi?

In ogni caso, l’Italia può sempre seguire la strada prospettata da Barnard, denunciare la grande truffa euro e dichiarare di volerne uscire. Immaginate cosa potrebbe succedere allo spread dopo una notizia del genere. Un paese con debito pubblico elevatissimo, crescita zero, pressione fiscale ai massimi e senza una moneta forte con la quale pagare i propri debiti esteri, che immagine veicola agli investitori internazionali? Voi investireste in un’azienda così conciata?



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