Io posso capire che una persona che ha una cosa, e la perde, possa aspirarla, desiderarla, essere insoddisfatto di come stanno le cose adesso.
Ma come ci si spiega quell'insoddisfazione che è priva di qualsivoglia termine di paragone?
A cosa facevamo riferimento, dentro di noi, quando magari adolescenti vivevamo l'insoddisfazione di non avere la storia d'amore dei sogni?
A una nostra fantasia, immaginazione, una nostra proiezione e basta? Ok, può essere...
Ma se l'insoddisfazione nasce, e tu nemmeno la collochi, almeno non subito...se provi un senso di insoddisfazione e ti occorrono settimane, o mesi, o anni per arrivare a capire, ad esempio, che il motivo di quella sensazione era che le dinamiche delle tue amicizie eran banali, troppo scontate, poco vivaci o intraprendenti...o non esprimevano alcun legame particolare...
Incontri situazioni nuove, più frizzanti e capisci che il grigio che provavi era relativo a questo "vuoto".
Come puoi averlo intuito ben prima di avere il termine di paragone? Come puoi aver avuto già un vuoto, se prima non c'era nulla a riempirlo?
Se quel termine di paragone ti ha consentito di dare una collocazione alla tua insoddisfazione, a capirla, allora è come se tu lo avessi avuto da sempre dentro di te...prima ancora di vivere e conoscere le persone, le dinamiche, le situazioni che sentivi ti mancavano...è come se averle davanti agli occhi ti avesse consentito solo di ricordartene...
Nasciamo già con delle aspettative ben precise, scritte dentro di noi in maniera indelebile..?