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Il Rav delle soldatesse ad Ascoli

Ultimo Aggiornamento: 23/07/2011 10:48
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22/07/2011 21:09
 
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“Nei ricordi di chi ha marciato nella piazza d’armi della caserma “Emidio Clementi”, la casa del 235esimo Reggimento “Piceno”, la tonnara del caporalmaggiore Salvatore Parolisi, si agita ora una verga di bambù che percuoteva le natiche di giovani donne in mimetica”: il dettaglio è raccontato in un articolo di Carlo Bonini su Repubblica, e lo racconta a verbale uno degli otto testimoni, tra sottufficiali ed ex reclute del Reggimento, ascoltati nell’inchiesta sull’omicidio di Melania Rea. Un racconto che, mentre si avvicina ai maggiori particolari, diventa sempre più ridicolo.

La ragazza viene sentita come testimone due mesi fa. Ricorda Salvatore Parolisi e le sue “storie”. Ricorda Nicola Caterino, come lui caporalmaggiore addestratore e di lui compagno di merende nelle uscite fuori ordinanza in quel della “Dimora di Morgiano”. «Caterino era il più “gettonato”», dice. Il “preferito” da reclute che «spesso si proponevano e approcciavano gli istruttori in modo esplicito». In un contesto dove l’addestratore non deve più neppure chiedere, per il semplice fatto di essere al centro della vita e della futura carriera di 450 ragazze per corso, 1.800 l’anno.
Sull’episodio c’è stata anche una denuncia formale:


«M. bacchettava le allieve con una canna di bambù sulle natiche», ricorda. E il suo linguaggio, a quanto pare, aveva smesso di farsi grevemente allusivo semplicemente perché si era trasformato in normale turpiloquio. «È vero tra istruttori e allieve si instaurano rapporti», concede il caporale A. L. Ma nel dirlo, introduce una curiosa distinzione. «Nulla di contrario alle regole, perché non mi risulta che siano rapporti sentimentali. Sono rapporti intimi. Io, personalmente, ne ho avuti sei».

Repubblica poi riporta la testimonianza di una donna addetta a istruire le ragazze, arrivata a lavorare in caserma dopo l’omicidio di Melania:


Curiosamente, nello stesso periodo dell’omicidio di Melania. A. L. è sincera, diretta: «Sì, in caserma ho sentito parlare di relazioni sentimentali. E ho anche sentito dire che alcuni istruttori erano chiacchierati, come il caporale Caterino e un altro istruttore ». Anche V. P. è sincero. È un altro dei caporalmaggiori istruttori. E, a verbale, la mette giù semplice, semplice, insistendo anche lui sulla circostanza che in caserma si traffica in sesso, non si perde tempo con i sentimenti: «Non è inusuale che all’interno della caserma tra istruttori e allieve nascano rapporti intimi. A me è capitato con qualche allieva e mi vedevo con loro all’Hotel Ariston. Devo dire che mi ha stupito la relazione tra Salvatore Parolisi e Ludovica Perrone, perché sono incontri sessuali basati sull’attrazione fisica. E non sono incontri che si tengono in caserma ».


Notti brave e ricatti nelle serate tra caporali e reclute

Ne parla Carlo Bonini su Repubblica, che racconta una serie di aneddoti non confermati sulla vita in caserma delle reclute donne. La Emidio Clementi, secondo quanto si scrive, sarebbe un posto dove le soldatesse venivano più o meno costrette a riti di iniziazione alla vita militare e dovevano anche prestarsi a favori sessuali in cambio di licenze:


È un capitolo della storia di cui tutti parlano mal volentieri. Che ha un incipit suggestivo. Un paio di anni fa. Una recluta viene sottoposta a un umiliante rito di passaggio e iniziazione. Un “codice rosso”, per dirla con il gergo della truppa. Una donna punisce un’altra donna. Nel corpo e nel rispetto delle altre. La responsabile viene congedata con disonore. Ma non se ne sa nulla, finché Melania non muore e i carabinieri non cominciano a ficcare il naso nei conciliaboli e le confidenze che si incrociano nella piazza d’armi.



I racconti sono negli interrogatori dei carabinieri ai graduati:

La sproporzione tra il numero delle reclute (tutte donne) e il quadro ufficiali e sottufficiali (per lo più uomini), trasforma i tre mesi di addestramento in una “caccia grossa”. Dove il gallismo dei maschi si esalta nella sudditanza normalmente imposta alle reclute. Ascoltato come testimone, uno dei caporali addestratori del 235esimo racconta che, alla “Clementi”, c’è chi vanta «strisce importanti ». «Fino a trenta reclute in un anno». Perché ogni notte con una “volontaria” diversa diventa una tacca nel bastone del comando. Parolisi era della partita. Ludovica Perrone non era stata la prima e non era l’ultima. Come del resto accerta l’indagine individuando almeno un’altra recluta che, alla fine del 2009, si congeda dal corso addestramento dopo essere passata tra le sue mani.

Nell’articolo si parla anche di un luogo ben preciso dove consumare i rapporti:

La “Casa vacanza Dimora di Morgiano”, una locanda a pochi chilometri da Ascoli. In un borgo rurale del 1500, lungo le pendici che rimontano il monte dell’Ascensione. Il proprietario si era dimostrato ragionevole. Nessuna registrazione, nessuna domanda agli uomini e alle donne della “Clementi” che, introdotti, la frequentavano. Tra i 25 e i 30 euro per una notte. Le reclute lasciavano la caserma per 36 ore, con permessi che indicavano le ragazze in visita alle famiglie in qualche parte d’Italia. Semplice e innocuo, almeno fino a quando quel “segreto” non comincia a fiorire sulle labbra di troppi e di troppe, nel reggimento.

E si parla anche di un tariffario a prestazione:

“Radio Fante” comincia infatti a gonfiare la voce (che alluviona Ascoli e che l’indagine raccoglie, ma non riesce a documentare in alcun modo) che quella palestra di “gallismo” sia andata così avanti da aver persino battezzato un “tariffario” dove alla prestazione di una notte corrisponde un permesso, una licenza breve, una “benevolenza” nell’addestramento. Non sapremo mai quanto di tutto questo Melania avesse capito. Se avesse minacciato di renderlo pubblico. Mentre è possibile che ne fosse a conoscenza Ludovica, che in quella caserma era stata, che di quella caserma conosceva il “segreto” e che in quella caserma ave-va cominciato la sua relazione “a fine corso”, quando i caporali si facevano più spregiudicati.


Questa storia sta venendo fuori adesso. Si sa da sempre che va così. Il primo pensiero è CHE SCHIFO. Il secondo è perchè nessuna si ribella? Che senso ha congedarsi e chiudere con quella vita consapevoli del fatto che altre ragazze subiranno la stessa cosa. Allora o si è stupide, o queste pratiche piacciono. Ribellatevi e le cose cambieranno. Devono cambiare. Questo modo di fare non fa altro che alimentare il maschilismo nelle caserme, altro che pari opportunità. Chi sono loro per usare questi metodi? Le donne devono essere addestrate esattamente come gli uomini. Non si deve permettere a nessuno di eccedere, ma purtroppo quelle poche che si ravvedono scappano e il più delle volte tacciono su queste porcherie. Denunciateli tutti!


“Come folgore dal cielo!”
canta il motto della gloria
“come nembo di tempesta!”
precediamo la vittoria

Paracadutista tu
che scendi da lassù
sopra l’inferno,
tu conquisti ciò che vuoi
a fianco degli eroi
che sono eterni,
quando scendi giù dal ciel
avvolto nel tuo vel
la vittoria ti sorride già,
ma se ti tronca la mitraglia
dalla battaglia
in ciel ritornerai lassù

FOLGORE!!! [Avanti è la vita]

8° Battaglione Genio Guastatori Paracadutisti "Folgore"
22^ Compagnia Guastatori Paracadutisti "ANGELI NERI"
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