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Intervista a Boldrin su Tremonti

Ultimo Aggiornamento: 28/06/2011 17:48
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27/06/2011 18:37
 
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L'ho segnalata in stampa e regime, ma mi piaceva darle un'altra visibilità
Professor Boldrin, parliamo di “Tremonti, istruzioni per il disuso”, opera letteraria (e irridente pamphlet) tesa a smontare le analisi e le ricette economico-politiche dell’attuale Ministro dell’Economia e delle Finanze (ribattezzato Voltremont, nel libro) e scritta “collettivamente” dalla redazione del blog noisefromamerika.org. Può farcene un breve riassunto? Cosa si dovrà aspettare il lettore-medio (magari totalmente a digiuno di economia)? Sono previsti altri saggi/libri targati “NoisefromAmerika”?
Non credo di saper riassumere in dieci righe un libro di quasi duecento pagine. Però posso provare: dimostriamo che Giulio Tremonti, quando parla di questioni economiche, tende a raccontare balle. Ma proprio balle-balle, non affermazioni opinabili o vaghe. Ci sono anche queste ultime ma, oltre a quelle, Tremonti dice spesso cose platealmente false: noi le elenchiamo (non tutte, solo quelle che ci son parse più gravi) e riportiamo i dati, le notizie o semplicemente le banali regole della logica che provano la loro falsità. Il libro sta tutto lì ed è motivato da questa semplice, ma straordinaria, constatazione: in nessun paese civile il ministro dell’economia mente sistematicamente sui fatti e sui risultati delle proprie azioni nel silenzio-assenso più totale della stampa, economica e non. In nessun paese succede questo, salvo che in Italia e (forse) il Paraguay o l’Argentina dei Kirchner dove si sono inventati le statistiche emendate dal governo con multe salatissime per chi diffonda dati macroeconomici non in linea. In Italia, da quando Tremonti è arrivato al governo ma anche da prima, assistiamo ad un fiume incontrollato di affermazioni platealmente false senza che nessuno, o quasi, provi a dirlo. Il libro è servito a rompere questa barriera del silenzio. Al nostro libro ha poi fatto seguito un servizio moderatamente critico (e scarsamente puntuale, ma così va la TV d’informazione in Italia) di Report. A questo il signor Ministro ha replicato imponendo, in puro stile MinCulPop, la recente contro-puntata di Report in cui i suoi tirapiedi “accademici” ne tessevano gli elogi senza contraddittorio. Una cosa vergognosa. Non sai quanto mi divertirei ad avere un confronto pubblico non dico con Tremonti (lui è troppo importante per una mezza cartuccia accademica come me, ovviamente) ma con uno dei suoi dottissimi “professori”, tipo Fortis o Quadrio Curzio.
Ma questi sono dettagli comici, l’aspetto politico invece è molto più grave: l’Italia è un paese che ha al ministero dell’economia, in una posizione di enorme potere, un uomo che racconta sistematicamente frottole e dice cose logicamente incoerenti. Noi non abbiamo fatto altro che documentarlo.
Se ci saranno altri libri non lo so. Forse sì, forse no. Queste cose non si pianificano: se viene l’idea e c’è il tempo si fanno. Vedremo. Per parte mia sto lavorando ad un libro-intervista, con Marco Ardemagni, sul declino socio-economico del paese. Lo usiamo come “scusa” per insegnare un po’ di economia visto che, in Italia ma anche altrove, tutti ne parlano pensando di saperla ma pochi la capiscono per davvero. Ora che Mario Draghi è in partenza per Francoforte il piccolo drappello si assottiglia ulteriormente.
Il 12-13 Giugno gli italiani sono stati chiamati alle urne per approvare/respingere quattro quesiti referendari; le materie trattate erano il legittimo impedimento, il nucleare, la privatizzazione dei servizi idrici e locali. Si è fatta molta disinformazione sui presunti rischi derivanti da un mancato raggiungimento del quorum, con una campagna che ha assunto – spesso e volentieri – i foschi tratti dell’ideologia e dello slogan. Le reali informazioni a disposizione degli italiani sono state pressoché pari a zero. Ha pesato (se vi è stata) la politicizzazione dei referendum (visti in chiave di una sacra ordalia contro il Governo Berlusconi) a suo parere? Lei che opinione si è fatto in merito ai quesiti? E’ andato a votare?
Ho votato ed ho votato 3 NO ed un SI, quest’ultimo al legittimo impedimento. In realtà ho leggermente sbagliato, avrei dovuto votare 3 SI ed un NO perché – come giustamente ha spiegato Marco Esposito su noiseFromAmerika ed io ho tardato a capire – la legge Ronchi fa abbastanza schifo e la vittoria del SI farà intervenire la regolamentazione europea, che non è né meglio né peggio della legge Ronchi, ma almeno ci salva da quel 7% di “regalo” obbligatorio agli amici. In ogni caso, non entriamo nei dettagli di una questione che era effettivamente complessa (i curiosi vadano al sito di nFA e cerchino gli interventi di Marco Esposito sul tema, che condivido) ma riflettiamo sul punto. La disinformazione incompetente ed ideologica non è venuta solo da “sinistra”, dai pauperisti e dai grillini. E’ venuta anche da destra, anche dai liberali ed anche dai paraggi di Libertiamo, se non erro. Non vedo segni di autocritica su questi temi e questo dispiace.
I supporters dei 4 SI hanno spinto su temi populistici prima e sull’andare al votare contro BS poi. La prima scelta e’ ovviamente condannabile ma chi vuole mercato e nucleare avrebbe dovuto pensarci prima e cercarsi alleati altrove visto che dalla destra berlusconiana e leghista viene cio’ che e’ venuto. Ad un certo punto sembrava la battaglia fra il bene ed il male: il nucleare uccide tutti vs il nucleare e’ la salvezza della patria, il mercato e l’anti mercato, e via andando. Il livello di ideologizzazione mi e’ sembrato alto da entrambi i lati anche se, viste le mie inclinazioni, mi ha ovviamente infastidito di piu’ quello a favore dei tre SI’. Sulla seconda scelta, invece, non ho nulla da ridire; anzi: e’ la ragione per cui per la prima volta in trent’anni ho votato, pur votando NO! Primum vivere: il regime berlusconiano, alla costruzione del quale avete contribuito anche i vostri tre grani di sabbia, fa tali e tanti danni che la priorita’ numero uno e’ farlo cadere. Niente, neanche Vendola primo ministro, puo’ essere peggio di costoro. E se lo dovessero diventare ci penseremo poi. Quindi, la scelta di fare propaganda per l’astensione e’ stata obiettivamente sbagliata, non solo per i suoi risultati ma anche per il suo significato. Se non vi fosse stato il quorum Berlusconi ne sarebbe uscito rafforzato e questa sarebbe stata una jattura immane. Non vedo segni di autocritica su questi temi e questo dispiace.
Non solo, non ho visto alcun esponente di quest’area fare autocritica per la poco saggia decisione di fare propaganda all’astensione decidendo (ancora una volta!) di identificarsi in sede elettorale con il messaggio berlusconiano. Oltre a questo – ed all’effetto pratico di minimizzare i NO dando quindi l’impressione che vi sia unanimità in Italia contro il nucleare e contro i meccanismi di mercato – la scelta astensionista ha anche l’effetto di alimentare una visione tutta italiana delle procedure liberal-democratiche, una visione secondo la quale la “sostanza” della norma non conta, contano solo i formalismi ed i trucchi che permettono la manipolazione delle norme stesse. I referendum, in particolare, da Craxi in poi non contano più nulla: o ben perché li si svuota con l’astensionismo o ben perché li si nullifica con leggine ad hoc due giorni prima o due giorni dopo. Pessima educazione civica.
Il fatto che a destra non si riesca a capire che “usare le regole” furbescamente causa danni permanenti al meccanismo democratico e’ cosa grave. Invece di giocare craxianamente a manipolare il quorum bisognerebbe riformarlo. Magari seguendo le linee suggerite da Massimo Morelli su noisefromamerika alcune settimane fa.
Ideologia e tatticismi? Certo, in Italia abbondano da tutte le parti. Questa intervista esce su un “luogo” che ora sta fuori del PDL ma che c’è stato allegramente dentro per anni. Durante quegli anni gli esponenti del PdL (oltre che s-governare il paese) hanno anche spanto tonnellate di indecenza ideologica a destra ed a manca. Grazie a quest’opera le parole “libertà”, “liberale” ed i loro derivati hanno perso qualsiasi valenza positiva in Italia. Chi, dal 1993 o da dopo, si e’ prestato e presta a questa opera deleteria dovrebbe provare a fare un pelino di seria autocritica. Berlusconi, Bossi, Tremonti, e compagnia hanno fatto molto più danno al liberismo, alle regole liberal-democratiche, all’instaurazione di meccanismi di mercato e competitivi che non la CGIL e Di Pietro. Ed anche il vostro leader, Gianfranco Fini, dovrebbe forse provare a fare un esercizio del genere. Che Silvio Berlusconi perseguisse un progetto (abbastanza folle, a dire il vero) di peronismo all’amatriciana era chiaro a chi volesse vederlo già nel 1994. Vale la pena di chiedersi come ci siano voluti sedici anni per rendersene conto.
Continua domani
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Utente Veteran
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28/06/2011 17:48
 
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Non mi sembra un intervista così interessante, spero che i fuochi d'artificio siano nella seconda parte.

Boldrin è molto bravo e brillante, ma come oracolo non mi ispira molto.
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