Credo che si stia equivocando.
Diego ha detto che lui andrebbe via perché non gli piace il modus vivendi di questa città. Si tratta di un giudizio che condivido in pieno. Anche io vorrei andare via, anzi attendo l'occasione per farlo. Sin qui siamo nel mondo delle idee e delle scelte. C'è chi è costretto ad andare via per lavoro e chi, invece, non avrà mai l'occasione di andare.
Rispettabilissimo il discorso di chi vuole restare e cambiare le cose, ma, appunto, resta un'opinione, una scelta di vita.
Mi sembra riduttivo pensare che il problema sia la rapina o lo stupro, benché ovviamente ciò incide nella quotidianità di ciascuno. Tuttavia credo che si tratti di una fuga dall'impossibile, perché si tratta di percezione di livelli di sicurezza. Sono stato nei quartieri, passandoci a notte fonda e non mi è mai successo niente. Ho avuto la percezione del pericolo? Si, ma probabilmente era inferiore a quella generata in altri. Anche a Milano o a Londra ci sono situazioni analoghe e lì il problema resta di pura percezione del pericolo.
Non condivido, quindi, che si riduca tutto ad un problema di sicurezza. La questione è molto più ampia e riguarda la diffusa forma mentis napoletana. Giustamente nixel sottolineava come in questa città molti siano sceriffi, cioè vogliono il rispetto della legga da parte degli altri e mai da se stessi. Ecco questo è il punto.
Sarebbe troppo facile lamentarsi degli esempi, perché siamo tutte persone adulte e siamo consapevoli di ciò che non va bene. Se butto una carta a terra, so di sbagliare e non posso scaricare la colpa sugli altri o sui cattivi esempi. Il vero problema nasce nei quartieri bene. Il Vomero è, per esempio, un quartiere dove la prevaricazione è continuamente di casa, ma non per la rapina o la guasconata dei "metropoliti". Al Vomero ti rubano i soldi del condominio e al processo si comprano il giudice o ci arrivano grazie all'amicizia con il politico di turno. Al Vomero puoi abitare a via Scarlatti fottendo i soldi dell'UE, fingendo di avere un'azienda di import export. Al Vomero puoi far cagare il cane sul marciapiede della strada dove abita Lepore, però sul lato panoramico e non su quello degli ingressi dei palazzi.
Insomma il punto è che i buoni, i sani ed i giusti violano le regole minime della convivenza, ma si alzano sul piedistallo della verità, della sana morale e del non sa chi sono io. Tuttavia chi protesta lo fa solo per coscienza grassa, perché intanto starà facendo qualche altra magagna dove pensa di restare impunito perché impunibile. Non è colpa dei politici, non si tratta di essere migliori, perché ognuno di noi si sente migliore degli altri, ma poi viola le regole mentre dice all'altro che è un incivile perché le viola. Napoli è un posto in cui puoi leggere un bigliettino sulla macchina: Non si parcheggia qui, tranne in casi eccezionali. Follia pura... chi fa l'eccezione? chi decide quando è eccezione? Il criterio ovviamente è: se lo faccio io, devi tollerare, ma se lo fai tu, sei un incivile.
E qua ritorna il discorso giusto di Bianca.da ed in parte da nixel: dovremmo impegnarci per cambiare... forse non la città, ma noi stessi. Lottare per il cambiamento non è un miraggio, ma una scelta. Gli esempi ci sono e giustamente venivano citati Falcone e Borsellino. Nessuno è chiamato a fare l'eroe, ma ognuno è responsabile delle proprie scelte. Se decido di sbagliare, so di farlo e la responsabilità è solo mia. Non si può nascondere la testa nella sabbia e dire che è colpa del politico, degli altri e dell'assenza degli esempi.
Se c'è qualcuno che è addirittura morto per cambiare le cose, io posso evitare di passare con il rosso, di ubriacarmi prima di guidare, di trasformare le strade in un circuito, etc...
Altrimenti rischiamo che è sempre colpa di qualcun'altro e mai nostra, benché le scelte siano solo, esclusivamente e consapevolmente le nostre.