giusperito, 05/05/2011 12.24:
Mah... Z. non crede nella possibilità di essere felici e non vedo su quali basi le sue parole possano essere considerate valide.
La mia unica risposta al grassetto è nelle parole di un ragazzo di 18 anni che lava vetri da 8:
non ho avuto ancora la mia occasione, ma toccherà anche a me.
Il problema non è la casa, ma il fine che è posto sempre più in là (come è giusto che sia). Inoltre è assurdo pensare che la felicità sia un problema secondario. La giustizia in sé non è sufficiente. Una casa, l'assistenza sono giustizia, ma non è pensabile che un rom, un povero, o un disabile non desiderino la felicità. Si tratta di una condizione esistenziale che passa attraverso la realizzazione di sé e nella possibilità di realizzarsi. Altrimenti ogni persona perderebbe la sua umanità per chiedere un'indefinita forma di giustizia. L'uomo chiede la felicità a prescindere dalla possibilità economica.
Io mi sn data un'altra spiegazione delle sue parole.Non dice secondo me che la felicita' sia un problema secondario o che l'uomo non debba desiderare la felicita' a prescindere dall'economia,ma anzi,proprio perche' la considera un'aspirazione primaria,direi assoluta,si domanda oggi quale sia la sua dimensione.In effetti la felicita' non e' altro che una categoria elaborata dall'uomo,quindi per forza di cose,e' uno status che va riempito di significato.Possiamo spingerci forse nell'interpretazione del suo discorso,ipotizzando che probabilmente per ZAGREBELSKY,oggi e'necessario difendere quel minimo di giustizia,per ritrovare un percorso che possa di nuovo intendere la felicita' stessa come un luogo a cui tendere.La giustizia ci differenzia dalle bestie,per forza di cose essa e' strettamente collegata alla felicita'.