Mah... Z. non crede nella possibilità di essere felici e non vedo su quali basi le sue parole possano essere considerate valide.
La mia unica risposta al grassetto è nelle parole di un ragazzo di 18 anni che lava vetri da 8:
non ho avuto ancora la mia occasione, ma toccherà anche a me.
Il problema non è la casa, ma il fine che è posto sempre più in là (come è giusto che sia). Inoltre è assurdo pensare che la felicità sia un problema secondario. La giustizia in sé non è sufficiente. Una casa, l'assistenza sono giustizia, ma non è pensabile che un rom, un povero, o un disabile non desiderino la felicità. Si tratta di una condizione esistenziale che passa attraverso la realizzazione di sé e nella possibilità di realizzarsi. Altrimenti ogni persona perderebbe la sua umanità per chiedere un'indefinita forma di giustizia. L'uomo chiede la felicità a prescindere dalla possibilità economica.