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Vescovo di Foligno: Le donne inducono in tentazione i loro stupratori.

Ultimo Aggiornamento: 04/03/2011 16:02
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03/03/2011 21:13
 
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Monsignor Bertoldo: le donne inducono in tentazione i loro stupratori e fanno più vittime dei preti pedofili.

È evidente, nostro malgrado, che la Chiesa non nutra grandissima stima per la donna. Quello della "donna-tentatrice, capostipite di tutte le tentazioni e che induce al peccato” è ormai uno stereotipo utilizzato un’infinità di volte! Eppure, noi che viviamo in questo “meraviglioso” ventunesimo secolo, c’eravamo un po’ illusi che la coscienza morale della società fosse cambiata. Si parla di pari opportunità, di donne che conquistano faticosamente la vetta della carriera, pur essendo mogli e madri, di possibilità di riscossa per una classe sociale, quella femminile, che per un tempo infinitamente lungo, ha rivestito un ruolo fin troppo minoritario. Credevamo quasi di esserci riuscite. Eppure non è così. E il colpo alle donne arriva non solo dalle alte cariche dello stato (il tema della donna-oggetto in questo caso sembra più che usurato), ma proprio dalla Chiesa, Santa, Cattolica ed Apostolica. Un giudizio un po’ misogino da parte di un alto esponente del clero, monsignor Bertoldo, vescovo di Foligno. Quest’uomo rivestito di tunica violacea, adatta al suo status, si è espresso in questi determinati termini nei confronti di un crimine quale quello dello stupro: “Se una donna cammina in modo sensuale o provocatorio, qualche responsabilità nell’evento ce l’ha perché anche indurre in tentazione è peccato”. Donne!! Per la Chiesa, nella quale la stragrande maggioranza del sesso femminile italiano sembra riporre una base fiduciosa non indifferente, le peccatrici siamo noi. Si perché se ci violentano, la colpa è nostra, che abbiamo commesso il reato di camminare per strada con un indumento troppo succinto, o camminiamo in modo un po’ troppo provocante. Quindi, se un uomo ci ferma per strada, ci strappa di dosso i vestiti, e ci violenta, non lamentiamoci! Pensiamo solo che stiamo espiando il peccato appena commesso, ovvero quello di aver indossato un qualsiasi abito e di aver camminato innocentemente per strada. Più o meno siamo ai tempi del rogo delle streghe. È la donna che provoca! Dovrebbe vestirsi con un burqa, invece di camminare dovrebbe saltellare o rotolarsi, o utilizzare un qualsiasi modo per non attirare l’uomo!! invece io credo che forse, sarebbe più giusto e più paritario, se magari, qualche volta, fosse l’uomo a lasciare in pace la donna, che non ha commesso nessunissimo reato se non quello di camminare! Monsignor Bertoldo evidentemente non sa che le donne hanno la libertà di camminare in questo Paese, e di camminare nel modo che più le si confà, senza doversi porre l’estenuante interrogativo : “ma se cammino così mi violentano?”Non siamo nel Medio Evo!
D’altra parte però, cosa vogliamo da un ecclesiastico che sembra parlare sempre a sproposito circa i fatti riguardanti l’Italia? Monsignor Bertoldo non si risparmia mai la fatica di donarci le sue perle di saggezza, delle quali faremmo volentieri a meno. Ad esempio, il caso Rubygate, ovvero la vergogna italiana, è stata definita dall’ecclesiastico come “una ragazzata”. Si, perché se sei il Capo di uno Stato e sei sospettato di avere dei rapporti sessuali con una minorenne, hai commesso una ragazzata, nel caso sia vero; se sei una donna violentata, sei una peccatrice, perché hai camminato in modo provocante!
O ancora, il su citato vescovo, si è scagliato contro Nichi Vendola, definendolo “contro natura” essendo omosessuale, e ha definito l’aborto come qualcosa che crea più vittime dei preti pedofili. La cosa che più rincresce è che certe parole vengano ancora vergognosamente pronunciate; che si dia la possibilità di diffondere delle simili idee, totalmente assurde e totalmente fuori luogo. L’omosessualità, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non è una malattia! Ammettere che lo sia, è solo indice di una grande vacuità culturale! Allo stesso modo, condannare l’aborto, che è un importantissimo diritto della donna che deve decidere se e quando essere madre, e avvallare in modo così vergognoso la responsabilità di un peccato come la pedofilia, è solo socialmente deprimente, perché si comprende che si vive in un mondo in cui la Chiesa, che dovrebbe essere l’Istituzione più santa, più giusta e più pacifica, non sembra ancora in grado di discernere il male dal bene. Sono notizie che lasciano l’amaro in bocca, un senso di rabbia ed un indubbio sconforto. Ci si può solo augurare che qualcuno capisca che forse tacere non è un’azione così “peccaminosa”.


Non ce la posso fare... secondo me il vino della messa se lo fa endovena! [SM=x43608]
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