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Saviano e il boomerang del populismo

Ultimo Aggiornamento: 03/02/2011 20:15
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02/02/2011 13:29
 
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Pubblichiamo, per gentile concessione dell’editore, un brano tratto da“Popstar della cultura”, Fazi editore.

Quando Dal Lago, nell’ormai celebre libello, lo chiamerà «eroe di carta», Saviano reagirà con sdegno. E con lui la schiera dei fedelissimi. Le accuse del sociologo sono circostanziate, anche se talvolta inesatte. Le repliche saranno virulente. Dal Lago prende di petto Saviano e Gomorra, che considera «una bolla comunicativa senza precedenti». Non si salva quasi nulla dell’opera né dell’autore. Demoliti lo stile, l’impianto narrativo, la confusione tra io narrante, io autore e io reale, le imprecisioni narrative, la «retorica consolatoria basata sui sensi di colpa», «l’insalata di camorristi in trasferta, periferie francesi e napoletane, talebani, mafiosi turchi…», la tesi che «il capitalismo globale è criminale », le immagini a effetto, le iperboli cinematografiche e fumettistiche, «l’assenza del politico», «l’esaltazione romantica e antistorica della lotta contro i criminali come gesto morale», «l’assoluzione di principio del potere statale», «l’assenza di documentazione», la «riduzione del nemico a caricatura», «la funzione anestetizzante e distraente della retorica dell’eroismo», «l’ottica ossessiva di scrittore anticamorra». (...)
Ma la violenza dell’accusa è resa forse necessaria da quella cortina di consenso acritico che circonda Saviano fin dall’apparizione di Gomorra e soprattutto dal rischio che i pasdaran dell’ortodossia militante finiscano per annullare anche i pregi dell’opera. Rotto l’incantesimo, spezzata l’illusione infantile dell’eroismo di carta, illuminata l’ingenuità corriva di chi ha proiettato la propria inerzia intellettuale e civile nell’attivismo letterario del “savianismo”, svelato il meccanismo di produzione mediatica e sociale dell’icona, si può e si deve finalmente restituire l’uomo Roberto Saviano a se stesso e Gomorra alla storia contemporanea.
Spezzato il corto circuito tra opera e vita, accertata la natura postideologica del fenomeno, cancellato il glamour mediatico, sceverati i detrattori razionali dai mestatori politici (se non peggio), annullato il meccanismo ricattatorio della buona causa, ci si può chiedere però che cosa resta. Resta un’opera che ha meritoriamente attirato l’attenzione sull’urgenza della lotta contro la criminalità organizzata. Un’opera che ha svelato i meccanismi globali, economici e sociali, della camorra. Un’opera che ha saputo dare corpo a una militanza che non è una diminutio definire anche e soprattutto letteraria.
Bisognerebbe, forse, leggere di più Gomorra e ascoltare di meno Saviano. Che sembra aver imboccato un vicolo cieco. Sovrastato da un compito forse più grande di lui, ovvero quello di rappresentare il nuovo Pasolini per un’Italia confusa e devastata da vent’anni di berlusconismo e di liquefazione della sinistra, ha scelto di diventare, oltre che un eroe anticamorra, un santino dell’antiberlusconismo e un testimone dell’indignazione permanente. Ha recitato la “messa” televisiva insieme a Fabio Fazio, ha rielaborato la macchina del fango (che pure c’è stata, quella del governo Berlusconi e dei suoi media, e ha funzionato a pieno ritmo), in un processo crescente di santorizzazione. In Vieni via con me è stato piuttosto sconfortante assistere alla confusa rievocazione degli ultimi mesi di vita di Giovanni Falcone, che metteva insieme la campagna di diffamazione dei mafiosi e le legittime perplessità e critiche di un grande scrittore e intellettuale antimafia come Leonardo Sciascia e di «una persona perbene» (come l’ha definito lo stesso Saviano) come Alfredo Galasso. Una ricostruzione tanto superficiale quanto pericolosa, che glissava sulla denuncia di Leoluca Orlando («Falcone tiene le inchieste nei cassetti»), per attaccare Sciascia, scrittore che ha illuminato i meccanismi perversi della mafia e autore di una denuncia contro i “professionisti dell’antimafia”. Polemica, quest’ultima, sulla quale si può non essere d’accordo, ovviamente. Ma derubricare a «macchina del fango» le legittime obiezioni di chi metteva in discussione i criteri di promozione dei magistrati e di chi temeva la perdita di indipendenza di un giudice come Falcone chiamato a Roma a lavorare agli Affari Penali dal ministro Claudio Martelli, non è un peccato veniale, ma un errore grave, sostanziale. Significa essersi arruolato in una guerra che non ammette distinzioni, sfumature, ragionamenti. Una drôle de guerre che non tollera onestà e indipendenza intellettuale ma solo militanza in trincea e adesione incondizionata alla causa. Così come lascia perplessi il fatto che Saviano abbia ancora una volta usato strumentalmente il passato come traccia del presente, parlando a sproposito di una vittima della mafia per evocare e delegittimare le critiche, tutte le critiche, contro la sua opera e la sua immagine.
Saviano ha ripreso a declinare la sua figura pubblica come un discrimine tra il bene e il male. Da una parte lui (la sua probità morale, il suo coraggio civile, la sua denuncia politica); dall’altra la camorra e Berlusconi. Da una parte gli amici, dall’altra i nemici. Da una parte i seguaci, dall’altra la macchina del fango. Ancora una volta, come se le critiche in buona fede non avessero cittadinanza, ha diviso il mondo in buoni e cattivi. Con un linguaggio tipicamente berlusconiano, sia pure con contenuti di tutt’altro tipo, che si nutre di narcisismo mediatico e manicheismo, codici tra i più deleteri dell’infelice era del Caimano. Non esiste un populismo mediatico di segno positivo. Neanche nella forma, cara a Nichi Vendola, di un populismo dolce e gentile. È piuttosto un inganno, una trappola, un pericolo. Un boomerang che produce l’effetto opposto di quello invocato. Una forma di persuasione che tende a banalizzare, che non crea democrazia e informazione ma appiattimento e semplificazione. Un meccanismo perverso che non produce popolo ma solo plebe, non individui ma masse.
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02/02/2011 13:30
 
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Consiglio vivamente il libro, Popstar della cultura, da poco usscito che fa riflessioni interessanti sulla distruzione della cultura di sinistra in Italia negli ultimi 15 anni.
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02/02/2011 14:02
 
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Ero d'accordo con l'analisi di Dal Lago e ora con questo scritto.
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02/02/2011 14:07
 
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...ci piace.




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02/02/2011 14:10
 
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Ho letto, stamane, quest'articolo sul "Giornale". E l'ho condiviso. Mi piace vederlo postato anche qui.






Nolite conformari huic saeculo sed reformamini in novitate sensus vestri.
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02/02/2011 14:39
 
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Continuo a non capire tutte queste analisi e risentimenti etc. su quello che è un semplice giornalista

non mi è mai piaciuto questa moda di amare o odiare roberto saviano.

Ma perchè in questo paese si devono creare fazioni su tutto?

è un giornalista ...può fare e scrivere cose che si apprezzano o meno

può scrivere cose criticabili o apprezzabili

ma da qui ad acclamarlo come salvatore della patria oppure indicarlo quale mostruosa creatura di questa italia allo sbando ce ne vuole*

così come non mi piace la sua santificazione, non mi è piaciuta neanche questa, come altre analisi eccessivamente negative e caricate del "savianesimo"

non esisterebbe neanche un "savianesimo" se non si scrivessero articoli come questo

legittimo, per carità, ed in parte condivisbile su certi aspetti, ma un po' inutile.

(*sintomi, questi sì... di una italia allo sbando)

[Modificato da OneOfTheesedays 02/02/2011 14:41]





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Re:
Massimo Volume, 02/02/2011 14.02:

Ero d'accordo con l'analisi di Dal Lago e ora con questo scritto.




ma questo scritto critica l'analisi di dal lago, dicendo implicitamente che era eccessiva, ma che l'eccesso è stato reso necessario per fare da contraltare all'eccessiva santificazione (bah...)

poi prosegue abbastanza bene

ma poi cade anche esso nell'eccesso alla fine

(trovo che eccessivo sia l'aggettivo che meglio risponde a tutte queste accurate analisi del fenomeno saviano che ho letto negli ultimi 2 anni

non se ne può più, davvero)

[Modificato da OneOfTheesedays 02/02/2011 14:47]





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02/02/2011 16:03
 
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Re:
OneOfTheesedays, 02/02/2011 14:39:

Continuo a non capire tutte queste analisi e risentimenti etc. su quello che è un semplice giornalista

non mi è mai piaciuto questa moda di amare o odiare roberto saviano.

Ma perchè in questo paese si devono creare fazioni su tutto?

è un giornalista ...può fare e scrivere cose che si apprezzano o meno

può scrivere cose criticabili o apprezzabili

ma da qui ad acclamarlo come salvatore della patria oppure indicarlo quale mostruosa creatura di questa italia allo sbando ce ne vuole*

così come non mi piace la sua santificazione, non mi è piaciuta neanche questa, come altre analisi eccessivamente negative e caricate del "savianesimo"

non esisterebbe neanche un "savianesimo" se non si scrivessero articoli come questo

legittimo, per carità, ed in parte condivisbile su certi aspetti, ma un po' inutile.

(*sintomi, questi sì... di una italia allo sbando)





a me invece sembra che il concetto sia proprio quello: Saviano è uno scrittore (qui non piace, a me piace ma effettivamente Gomorra è un ibrido da un punto di vista stilistico, perché cerca di conciliare la cronaca con uno stile romanzato - che poi è stato secondo me il segreto del suo successo) e l'errore è stato "iconizzarlo".





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02/02/2011 18:45
 
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...e giustamente continuano anche loro a parlare di saviano, saviano, saviano, saviano e ancora saviano. nel bene o nel male.
e allora da chi c*** lo volete?

e mi pare pure giusto che quello prima o poi risponde.
e vedi tu!


...Kusovme
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Re: Re:
Selkis, 02/02/2011 16.03:




a me invece sembra che il concetto sia proprio quello: Saviano è uno scrittore (qui non piace, a me piace ma effettivamente Gomorra è un ibrido da un punto di vista stilistico, perché cerca di conciliare la cronaca con uno stile romanzato - che poi è stato secondo me il segreto del suo successo) e l'errore è stato "iconizzarlo".





si ma qui si cade esattamente nell'errore opposto

da santino

a icona del male

"Saviano ha ripreso a declinare la sua figura pubblica come un discrimine tra il bene e il male. Da una parte lui (la sua probità morale, il suo coraggio civile, la sua denuncia politica); dall’altra la camorra e Berlusconi. Da una parte gli amici, dall’altra i nemici. Da una parte i seguaci, dall’altra la macchina del fango. Ancora una volta, come se le critiche in buona fede non avessero cittadinanza, ha diviso il mondo in buoni e cattivi. Con un linguaggio tipicamente berlusconiano, sia pure con contenuti di tutt’altro tipo, che si nutre di narcisismo mediatico e manicheismo, codici tra i più deleteri dell’infelice era del Caimano."

ti prego

io, in questa come in altre faccende di questo paese, ci vedo una perdita totale del senso della misura

polemiche di cui tra 20nni neanche ci ricorderemo più

sventurata quella terra che ha bisogno di eroi e... di nemici da combattere a suon di crociate

[SM=x43820]






([SM=x43808])

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02/02/2011 21:19
 
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invece di pensare a Saviano scendiamo in piazza come in Egitto a fare la rivoluzione [SM=x43668]

invece di pensare a Saviano pensiamo alle cose serie.. [SM=x43799]

Saviano fa lo scrittore ,non non facciamo un cazzo
w saviano
[Modificato da legittimagiustizia 02/02/2011 21:21]









IO NON VESTO!! IO COPRO IL MONDO
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Re:
OneOfTheesedays, 02/02/2011 14.39:

Continuo a non capire tutte queste analisi e risentimenti etc. su quello che è un semplice giornalista

non mi è mai piaciuto questa moda di amare o odiare roberto saviano.

Ma perchè in questo paese si devono creare fazioni su tutto?

è un giornalista ...può fare e scrivere cose che si apprezzano o meno

può scrivere cose criticabili o apprezzabili

ma da qui ad acclamarlo come salvatore della patria oppure indicarlo quale mostruosa creatura di questa italia allo sbando ce ne vuole*

così come non mi piace la sua santificazione, non mi è piaciuta neanche questa, come altre analisi eccessivamente negative e caricate del "savianesimo"

non esisterebbe neanche un "savianesimo" se non si scrivessero articoli come questo

legittimo, per carità, ed in parte condivisbile su certi aspetti, ma un po' inutile.

(*sintomi, questi sì... di una italia allo sbando)





In realtà il libro non è dedicato a Saviano, ma fa un discorso generale sullo stato della cultura a sinistra nell'ultimo quindicennio. Vengono analizzati anche altri personaggi tipo Camilleri, ed il filo conduttore che li lega, secondo l'autore, è che tutti insieme abbiano contribuito alla distruzione della Cultura di sinistra, sdoganando il berlusconismo sotto altre forme.
Per questo l'autore li chiama popstar.
Perchè hanno contribuito a sostituire la Cultura con il messaggio- spot in stile publitalia, intriso del moralismo, del manicheismo ecc.
Insomma qualcuno dovrà pur dirlo che Saviano è un intellettuale tipicamente berlusconiano. Ha fatto più danni alla sinistra di duemila Bertinotti messi insieme.
E siccome l'apparato del culturame repubblichino ce lo proprone in continuazione come oracolo, per cortesia evitiamo i discorsi del tipo è solo un giornalista ecc.
Saviano è al centro del dibattito culturale, mi sembra ovvio che si eserciti una critica, anche feroce.
Anche io vorrei che a sinistra si parlasse di Gramsci o di carlo Rosselli, ma nessuno sa più chi sono.

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03/02/2011 10:40
 
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Re: Re: Re:
OneOfTheesedays, 02/02/2011 19.47:




si ma qui si cade esattamente nell'errore opposto

da santino

a icona del male

"Saviano ha ripreso a declinare la sua figura pubblica come un discrimine tra il bene e il male. Da una parte lui (la sua probità morale, il suo coraggio civile, la sua denuncia politica); dall’altra la camorra e Berlusconi. Da una parte gli amici, dall’altra i nemici. Da una parte i seguaci, dall’altra la macchina del fango. Ancora una volta, come se le critiche in buona fede non avessero cittadinanza, ha diviso il mondo in buoni e cattivi. Con un linguaggio tipicamente berlusconiano, sia pure con contenuti di tutt’altro tipo, che si nutre di narcisismo mediatico e manicheismo, codici tra i più deleteri dell’infelice era del Caimano."

ti prego

io, in questa come in altre faccende di questo paese, ci vedo una perdita totale del senso della misura

polemiche di cui tra 20nni neanche ci ricorderemo più

sventurata quella terra che ha bisogno di eroi e... di nemici da combattere a suon di crociate

[SM=x43820]




Ricordi quando Sciascia e Galasso divennero i paladini della cattiva fede o della dabbenaggine? Ricordi quando disse che i professionisti dell'antimafia era un articolo vergognoso, etc...? Stimo profondamente Borsellino, ma non mi venite a dire che Sciascia avesse torto (poi ha chiesto "scusa").
Ricordi quando Saviano ci raccontava questa storia, mentre stranamente si dimenticava di Orlando, di Violante e di Magistratura democratica?
Ricordi quando raccontava che eri considerato gay se non ti pulivi l'orecchio con lo stuzzicadenti? (si, si scherzava, ma poi se a qualcuno a Casaldiprincipe girano le palle non è che abbia tutti i torti)
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03/02/2011 20:15
 
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L'articolo (ed il libro) meritano lettura e riflessione, quindi grazie all'ottimo Trixam per la segnalazione.
E' vero, bisognerebbe leggere di più Gomorra ed ascoltare di meno Saviano, che reputo un ottimo scrittore ma che inizia a provocarmi un certo fastidio al suo comparire, sempre più frequente, in questa o quella finestra mediatica.
Temo che di questo passo finirà col diventare schiavo di un personaggio. E inoltre data la sua relativamente giovane età temo altresì che sia sfruttato solo a scopo pubblicitario. ( premettendo però un genere pubblicitrio "contro" qualcuno)



…ma il Capitano Bellodi, emiliano di Parma, per tradizione familiare repubblicano, e per convinzione, faceva quello che in antico si diceva il mestiere delle armi, e in un corpo di polizia, con la fede di un uomo che ha partecipato a una rivoluzione e dalla rivoluzione ha visto sorgere la legge: e questa legge che assicurava libertà e giustizia, la legge della Repubblica, serviva e faceva rispettare. E se ancora portava la divisa, per fortuite circostanze indossata, se non aveva lasciato il servizio per affrontare la professione di avvocato cui era destinato, era perché il mestiere di servire la legge della Repubblica, e di farla rispettare, diventava ogni giorno più difficile.
Leonardo Sciascia - Il giorno della civetta

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