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Per non dimenticare: il caso Tortora

Ultimo Aggiornamento: 20/11/2010 22:02
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20/11/2010 22:02
 
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Il problema che tu dici è vero, ma bisogna specificarlo.
é ovvio che un partito politico debba mostrarsi unito e compatto e che difficilmente in pubblico i suoi esponenti si prendano a pesci in faccia a meno che non siano del partito democratico.
Questo perché un partito, in un paese civile ovviamente, ha bisogno di dare una idea generale di credibilità.
Prendiamo Cameron. Oggi che è passato qualche mese siamo in grado di anazalizzare con più dati la campagna elettorale.
Come ha fatto a dilapidare in due mesi un vantaggio di 18 punti che avrebbe dovuto dargli una maggioranza di oltre 100 seggi?
Diciamo che quel vantaggio non era genuino e fosse la metà, resta il fatto che negli ultimi due mesi ha perso molti consensi che gli hanno impedito per un soffio di arrivare alla maggioranza assoluta.
Dove è stato il suo errore? Nell'aver pensato ad un certo punto che l'elettorato si fosse convinto del messaggio rinnovatore del partito conservatore. Cioè negli ultimi quattro anni cameron ha detto: "guardate che non siamo più quelli di 20 anni, non siamo più parrucconi, sulla sanità la pensiamo diversamente, sull'ambiente lo stesso, pensiamo che alcune delle cose fatte da Blair fossero giuste" ecc. E la gente gli ha creduto. A un certo punto quindi Cameron ha dato briglia sciolta agli euroscettici guidati da william hauge che fino a quel momento erano stati zitti e buoni.
Questo è stato il suo errore, perchè per una fetta importante dell'elettorato, quella tra i 20 e i 45 anni l'Europa è un dato di fatto, la accettano come parte della loro cultura perché hanno viaggiato, hanno studiato all'estero ecc...
In questo elettorato la credibilità del messaggio rinnovatore è stata compromessa, si è insinuato il tarlo: "Ma si sono veramente rinnovati questi tory o no? O fanno solo scena"? E molti non fidandosi più sono andati con clegg o sono tornati al partito laburista al quale gran parte di loro per cultura o inclinazioni apparteneva.
Con questo errore strategico cameron ha rovinato il suo stesso risultato, cioè attrarre gente che non aveva mai votato Tory.
L'insegnamento è che quando un partito manda un messaggio questo deve essere sempre coerente. Ma dietro le quinte nei veri partiti la battaglia delle idee è sempre forte.
Tu citi giustamente Miliband. Miliband è stato eletto al termine di uno scontro durissimo, peraltro contro il fratello, dove si sono confrontate due idee di partito: quella neolaburista di david Miliband che restava nel solco del grande Tony Blair, cioè sostanzialmente l'idea di un partito ancorato al centro; e quella di Ed di un partito che invece deve tornare a stare più a sinistra, che è poi quella che è risultata vincente per un soffio di voti.
Ma stai sicuro che i labour attraverserano anni di lotte al coltello tra di loro, ma non le faranno in pubblico.
Quindi un punto importante è che non bisogna scambiare l'uniformità del partito all'esterno con l'assenza di libertà di pensiero.
Non ci sarà mai un partito, che voglia essere democratico, dove tutti sono sono d'accordo su tutto e quindi ci sarà sempre una minoranza che dovrà ingoiare dei rospi.

Il problema che tu denunci è vero per i partiti antidemocratici e l'esempio del pci è quanto mai calzante.
Il pci non era un partito, era una chiesa. Per uomini come mio nonno il comunismo non era una dottrina politica, era una religione, con i suoi dogmi, le sue liturgie, la sua teologia.
Lasciare il pci era impossibile. Chi si azzardava a fare questa scelta era visto come un eretico.
Basta andare a vedere cosa il Pci fece ad Antonio Gramsci che lo aveva fondato, lo lasciarono marcire nelle carceri fasciste escludendolo da una lista di prigionieri graziati dal regime grazie alla mediazione del vaticano. Ecco, Gramsci era un uomo di partito eppure una delle persone più libera che l'Italia abbia mai avuto e rimase un uomo di partito anche quando capì il tradimento, di un partito naturalmente che non era più suo.
L'invasione di Praga, ma ancora prima quella di budapest, è un simbolo di quello che dici tu.
Posso dirti che se vai a parlare con gli ex compagni di mio nonno ancora vivi, gente come il partigiano Gullo, l'uomo a cui Beppe Fenoglio si ispirò per il protagonista di quel grande romanzo sulla resistenza che è la paga del Sabato; Gullo a 92 anni ancora difende la scelta dei sovietici di invadere Budapest.
Se togliatti, che di suo era una persona moralmente spregevole, avesse condannato l'invasione, gli ex partigiani sarebbero andati a Roma e lo avrebbero fucilato. Perchè quel partito era un partito che non aveva una morale democratica, per loro la democrazia era una invezione della borghesia, una cosa formale ecc.
Ricordati che ci furono 101 intellettuali che firmarono un manifesto di condanna dell'invasione e poi quasi tutti ritrattarono quando capirono che la base li condannava.
Giuseppe di vittorio, che era di Vittorio, un idolo della classe operaia, l'uomo che non si toglieva il cappello davanti ai padroni; leader della cgil, scrisse un durò comunicato condannando anche lui l'invasione di Budapest e anche lui dovette ritrattare perché capì che quella volta il proletariato italiano non era con lui.
All'opposto il leader della gioventù comunista, ENRICO BERLINGUER, portò in piazza un milione di giovani comunisti e gridò: "Viva L'armata rossa"! (é giusto ricordare che gli studenti democratici scesero in piazza per sostenere i rivoluzionari, ci fu una grande manifestazione a Milano guidata dal leader del movimento studentesco milanese: Bettino Craxi).

Tutto questo è quello che dici tu, anche se però anche qui ci furono eccezioni. Il pci ebbe al suo interno anche voci dissonanti.
Ricorda che durante l'invasione di praga il napoletano Chiaromonte gridò al senato, facendo scandalo tra i suoi compagni: "Cari compagni, diciamo la verità, i sovietici non vanno a praga a difendere il socialismo, ma a difendersi dal socialismo".
E uno dei leader di quel partito, il napoletano Amendola, figlio di quell'Amendola che fu assassinato dai fascisti, suscitò scandalò perché appoggio le tesi revisioniste di de felice sul fascismo.
Insomma anche in quel partito si ebbero voci dissonanti, nel contesto del conformismo piatto della dottrina.
Se gli intellettuali italiani sono stati degli sciatti comunisti in maggioranza è perché l'intellettuale italiano ha la tendenza di mettersi al servizio del principe mecenate che sovvenziona le sue tendenze elitarie e nel dopoguerra il pci era il miglior principe su piazza.

Dunque il tuo discorso lo condivido per i partiti antidemocratici, non per i partiti democratici, che invece quando svolgono la loro funzione correttamente, come avviene in Inghilterra, sono una fucina di idee ed hanno bisogno di intellettuali che sappiano contribuire alla battaglia delle idee.
Ovvio che il rischio che la cosa sfugga di mano e si finisca come nella prima repubblica dove la fedeltà al partito aveva sostituito la coscienza morale (ricordo l'immagine di moro che gridò in parlamento rispondendo a pasoli "Non ci faremo processare"!)c'è sempre, ma può essere curato con una costituzione liberale che impedisca ai partiti di impadronirsi della Repubblica.

Certo ci saranno sempre gli spiriti anarchici che non potranno mai far parte di un partito, ma non credo che l'appartnere ad un partito sia un discrimine tra la libertà di pensiero o meno.

Ps: il discorso antirelativistico io l'ho sempre condiviso.
Le società liberali si basano su valori di verità, sulla capacità di avere principi comuni su cui fondare la propria libertà.
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