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Una buona notizia passata sotto silenzio: nel mondo diminuiscono gli affamati

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2010 03:02
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17/09/2010 22:45
 
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La cattiva notizia è che 925 milioni di persone soffrono la fame. La buona notizia è che sono il 9,6 per cento in meno rispetto all'anno scorso. Per la prima volta da quindici anni, il loro numero cala in valore assoluto. Secondo la Fao, che ha diffuso la stima, la ragione sta principalmente nel calo dei prezzi delle commodity alimentari (dovuto alla crisi) e, contemporaneamente, alla ripresa economica che, sperabilmente, della crisi segna l'inizio della fine.

Ma se queste sono le cause prossime, vi sono anche motivi più profondi. «Con un bambino che muore ogni sei secondi per problemi connessi con la sottoalimentazione - ha detto Jacques Diouf, presidente della Fao - la farne rimane lo scandalo e la tragedia di più vaste proporzioni al mondo». C'è del vero in queste parole, anche se vanno depurate dalla (comprensibile) carica emozionale per leggere le cifre nella loro freddezza. Una freddezza che, appunto, trasmette un tepore forse inatteso. Il tepore dipende soprattutto dal trend di lungo termine. Infatti, anche quando gli affamati sono cresciuti in quantità, sono diminuiti in proporzione. La quota di popolazione sottonutrita è scesa dal 16 per cerino nel biennio 1990-1992 al 13 per cento di oggi.

Ora, questo pone naturalmente un dilemma etico: è preferibile un mondo con meno persone affamate in senso assoluto, o un mondo in cui è più bassa la percentuale degli individui denutriti? Anche se la tentazione di scegliere la prima risposta è forte, la seconda è più razionale. Infatti, sostenere il contrario implica anche ritenere che 999 affamati su 1000 siano meglio di 1000 affannati su 2000. Ovviamente, chiunque di noi - potendo scegliere - preferirebbe il secondo tipo di mondo. Che è il mondo che calpestiamo ogni santo giorno.

Se questo è vero, allora è importante capire che l'evoluzione positiva dipende essenzialmente da due fattori. Il primo è la tecnologia: gli aumenti della produttività in agricoltura e dell'efficienza nei mezzi di trasporto. Il secondo, che indirettamente spiega anche il primo, è la crescita economica. Lo sviluppo è la più efficace arma contro la denutrizione. Lo conferma (senza troppa enfasi) lo stesso comunicato della Fao. Si legge infatti che «due terzi degli affamati si trovano in soli sette paesi: Bangladesh, Cina, Congo, Etiopia, India, Indonesia e Pakistan». Si tratta per lo più di paesi poverissimi. Le due eccezioni sono Cina e India, che partecipano alla classifica principalmente in quanto molto popolosi: al loro interno, però, i progressi si colgono a vista d'occhio. La percentuale degli affamati, che era rispettivamente del 24 e del 15 per cento a inizio degli anni Novanta, già nel biennio 2003-2005 si era ridotta al 21 e 9 per cento, rispettivamente.

Cosa insegnano questi dati? Suggeriscono che, tra mille contraddizioni e difficoltà, anno dopo anno il mondo diventa un posto dove la vita è, in media, una faccenda più dignitosa. Sebbene il club dei disperati abbia ancora troppi iscritti - e sebbene l'obiettivo di ridurne i membri a 400 milioni entro il 2015 appaia utopistico - quelli le cui condizioni materiali migliorano sono sempre più. E questo è il frutto dolce della globalizzaziorie, l'effetto naturale della creazione di nuova ricchezza. Semmai, la domanda da farsi è come mai alcuni tra i paesi più disgraziati insistano nell'isolarsi dal commercio internazionale; e come mai altre realtà più fortunate, come l'Europa, si comportino specularmente, schiacciando con dazi e protezionismi vari i poveracci nella loro miseria.

Bisogna anche chiedersi se la Fao abbia in qualche modo contribuito a trovare soluzioni, o se piuttosto non sia stata - per tutto questo tempo - un organismo autoreferenziale che ha dato molto da mangiare e bene ai suoi membri, ma poco a tutti gli altri. C'è, in ogni caso, tantissimo da fare, per ridurre a un livello tollerabile la quota dei poveri e degli affamati - ammesso che sia tollerabile qualunque livello diverso da zero. La cosa più importante è capire quali scelte avvicinano questo obiettivo, e quali lo rendono più inarrivabile.
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19/09/2010 03:02
 
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trix resisti a zero.. dovevi mettere un topic su qualche fuoricorso sfaccendato che non può comprarsi la macchina nuova, perché lo stato non gli dà il posto... fai ben attenzione che se avessi detto lavoro si sarebbe di molto arrabbiati, perché il diritto è al posto mica al lavoro.

Ah cmq trix non prenderti meriti non liberisti, perché tutto questo lo dobbiamo al live aid.
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