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Ecco come i vincoli all'urbanistica incidono sulla ricchezza (sole 24 ore)

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2010 00:33
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30/07/2010 00:33
 
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Bernardo Caprotti ricomincia la sua battaglia contro le Coop. Dopo Falce e carrello (Marsilio, 2007), con una serie d'inserzioni a pagamento sui giornali ha denunciato un presunto «patto occulto» fra la Coop Estense e il Comune di Modena. L'accordo nascosto sarebbe stato volto ad impedire la costruzione di un supermercato nel centro della città emiliana, mai realizzato per mancanza dei permessi.


Il lotto, acquistato dal gruppo di Caprotti nel 2000 a fronte di un piano di riqualificazione urbana che ne prevedeva l'edificabilità, confina con un terreno acquisito da Coop l'anno successivo: oltre 44mila mq il primo lotto, circa 9mila il secondo.
Vista la coesistenza di due operatori a pochi metri di distanza, il Comune di Modena avrebbe fatto pressioni sulle parti per convincerle ad accordarsi. In nove anni Coop ed Esselunga non hanno mai trovato un punto d'incontro e il Comune ha deciso di modificare la destinazione d'uso: l'area passerà da commerciale a residenziale e a Modena non verrà più costruito un supermercato. Per come ce la raccontano, sembra la storia di quel tale che ci teneva tantissimo a fare dispetto alla moglie.


Il Comune ovviamente contesta la ricostruzione, e così fanno le Coop, che hanno annunciato a loro volta un ricorso all'Antitrust. Situazione un tantino paradossale, dal momento che proprio la campagna di Esselunga brandisce come slogan «concorrenza e libertà». Prescindendo da qualsiasi giudizio sul caso, bisogna riconoscere che Caprotti fa bene a riferirsi all'una e all'altra.
Questa polemica ci costringe a comprendere che anche l'urbanistica è politica: la gestione del territorio è gestione delle relazioni sociali ed economiche dei cittadini.
Come ha notato Gianluca Mengoli, «la disciplina urbanistica è diventata disciplina dell'offerta da parte dell'autorità pubblica, non solo di servizi ma di possibilità di stabilimento e di lavoro». In sostanza, la pianificazione del territorio è già pianificazione dell'attività economica. Come sempre, quando si ha a che fare con forme di pianificazione, c'è un “knowledge problem”, un problema di distribuzione della conoscenza. Per quanto possano essere ben informati, i pianificatori non posseggono tutti gli elementi necessari per scegliere per tutti.

Pensiamo al caso di Modena. Per una superficie di più di 50 mila metri quadrati, la destinazione passa da “commerciale” a “residenziale” con un colpo di penna. I prezzi veicolano informazioni. Se Caprotti avesse ritenuto più profittevole vendere il suo lotto a un'immobiliare per farci degli appartamenti, avremmo potuto dedurne che i modenesi sono convinti di aver più bisogno di case che di centri commerciali. Ma la decisione è calata dall'alto: sia avvenuta per ripicca o per altre ragioni, l'esito è che non potremo testare sul campo l'intuizione di un imprenditore. Il quale voleva scommettere (col suo) che i modenesi avrebbero apprezzato un nuovo supermercato in città. Supermercato che, a sua volta, per la semplice ragione della sua esistenza avrebbe esercitato pressione su quelli già ora attivi, affinché riducessero i prezzi o migliorassero l'offerta.


In qualsiasi città italiana, l'apertura di un centro commerciale non è mai una decisione che venga lasciata al mercato. Se guardiamo all'urbanistica laicamente (come ha evidenziato in diversi saggi Stefano Moroni) ci rendiamo immediatamente conto di quanto vuota possa risultare una parola come concorrenza alla prova dei fatti. Alcuni tentativi di liberalizzazione del commercio sono andati nella direzione di una liberalizzazione degli spazi (l'abolizione delle distanze minime voluta da Bersani) ma ancora non basta. Regioni e Comuni non solo presidiano il territorio, ma lo fanno attraverso regolamenti minuziosi e spesso oscuri, la cui interpretazione è nelle mani della burocrazia. A livello locale, gli intrecci impropri fra economia e politica possono risultare molto più fitti, la relazione fra affari e politica ancora più porosa. Il rischio di cattura da parte d'interessi particolari (quale che sia la coloritura ideologica) è tanto più alto quanto più ci si avvicina al luogo in cui si esplica la vita economica, per tutti quei settori che non possono prescindere da un via libera politico.


Certo, come sempre il potere arbitrario si protegge sempre con un'armatura di simboli. L'ideologia della «priorità dell'inedificato», per cui le nuove costruzioni possono essere tollerate solo ad alcune condizioni, fa sì che la discrezionalità possa essere ancora più ampia. L'effetto è il solito: si allarga il perimetro della politica, si riduce lo spazio in cui i Caprotti di questo mondo possono provare a creare ricchezza, andando incontro ai bisogni dei consumatori e, nel caso, anticipandoli.
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