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La crisi greca e il fallimento dello Stato

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2010 00:55
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07/05/2010 21:01
 
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Nessuno sembra essersi accorto che la situazione della Grecia è la sindrome della crisi dello Stato moderno. L’Unione Europea ha salvato la Grecia; che, ora, deve curare se stessa. Ma è qui che — al di là della contingenza greca— emerge, appunto, sotto il profilo storico e teorico, la crisi dello Stato moderno. Il quale, da un lato, è responsabile della disastrosa situazione finanziaria in cui si trovano anche altri Paesi dell’Unione Europea; e, dall’altro, è incapace di uscirne se non (ri)confermando la propria natura e i propri limiti.

Se lo Stato fosse, come dovrebbe, al servizio del cittadino, e non viceversa, la «cura» del governo greco dovrebbe consistere, soprattutto, nella cancellazione degli enti inutili, nella riduzione degli sprechi, nel contenimento della burocrazia, nella lotta alla corruzione e alle complicità politico- finanziarie. In una parola: nella riforma di se stesso.

Invece, saranno tagliati, con le pensioni, i salari, bloccati aumenti e assunzioni nella Pubblica amministrazione; aumentata l’età pensionabile — settori di spesa sui quali la politica aveva raccolto finora consensi, a scapito dell’equilibrio di bilancio — aumentata l’Iva e tassate una tantum le imprese. È lo Stato moderno che, adesso— dopo averne assecondato i vizi — divora i propri cittadini per salvare se stesso. Né, a temperarne le ambigue oscillazioni fra centralismo e individualismo, valgono le misure di liberalizzazione di alcune professioni, del mercato del lavoro e di settori protetti dalla concorrenza, le privatizzazioni e la vendita di proprietà pubbliche decise dal governo di Atene. È, se mai, l’illusione di contemperare l’eccesso di intermediazione pubblica — ormai insostenibilmente costosa — con parziali misure liberali che rischiano unicamente di favorire gli interessi organizzati invece di quello generale. La perpetuazione di un equivoco. Non una politica. Lo Stato moderno—nella presente situazione di contrazione economica — tende formalmente a (ri)proporsi come mediatore fra la pluralità di interessi in gioco, ma finisce col favorirne, di fatto, alcuni e penalizzarne altri, nella distribuzione delle scarse risorse.

Non è un caso, infatti, che, di fronte alla crisi economica mondiale, anche chi auspica la riduzione della pressione fiscale per rilanciare lo sviluppo abbia, poi, molte difficoltà a proporre una riduzione della spesa pubblica che ne dovrebbe rappresentare l’indispensabile premessa.
Quando il peso dell’apparato dello Stato ha raggiunto una certa massa critica, è pressoché impossibile ridurlo anche perché, in realtà, dietro all’affermazione dell’interesse generale esso nasconde gli interessi degli uomini che ne fanno parte. In tale contesto, la riduzione della pressione fiscale diventa inattuabile perché — come spiega bene la scuola di Public Choice— «se i governanti offrono beni pubblici in cambio di voti, gli elettori, dal canto loro, si comporteranno come consumatori razionali di tasse» (in Luigi Marco Bassani: «Dalla rivoluzione alla guerra civile – Federalismo e Stato moderno in America 1776-1865», ed. Rubbettino). Invece di ridurre tutta la politica europea a rapporti giuridici (il Trattato di Maastricht com’è o rivisitato), forse, andrebbe fatta una seria riflessione sulla crisi dello Stato moderno e della democrazia rappresentativa.

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08/05/2010 00:18
 
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ma vorrei capire una cosa...se fallisse anche la spagna.....chi l'aiuta????'

quest'europa mi puzza di fregatura!
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08/05/2010 02:09
 
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conclusione in odore\puzza di hayek :D

La verità è che lo stato dovrebbe fungere da controllore della regolarità del mercato e non da mezzo per organizzare l'ascesa dei singoli politici. FIn tanto che un politico potrà promettere una social card o un posto di lavoro, noi avremo ammortizzatori sociali ad ogni angolo. Successivamente i tagli saranno così drastici da mandare gente per stracci, dicendo tu eri precario mica puoi pretendere qualcosa. Siamo arrivati all'assurdo in cui tutto ruota intorno a politiche elettorali o clientelari, ma questo è il prezzo della democrazia. Allora (a malincuore) hanno ragione gli ideologi neolib quando invitano lo stato a farsi da parte?
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09/05/2010 20:53
 
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Le politiche clientelari sono il prezzo della democrazia totalitaria così come l'abbiamo concepita nell'ultimo secolo sull'onda di visioni economiche distorte. Nella democrazia totalitaria lo stato mette al servizio dei gruppi che si organizzano attorno ad interessi particolari il suo potere coercitivo facendo così prevalere gli interessi speciali su quelli generali. Questo lo si è chiamato e giustificato con il termine politica sociale.
é ovvio che in una situazione del generale lo stato perde la sua neutralità(e quindi come fa a fungere da autorità di controllo?), specialmente quando viene gestito da una classe politica di scarsa qualità, e si pone come unico obiettivo la perpetuazione della sua esistenza.
Ergo l'interesse dello stato prevale su quello del cittadino, e si hanno le repubbliche fondate sul lavoro e sui deficit di bilancio.
Le società welfaristiche dovrebbero avere come ragione costitutiva la solidarietà, invece hanno sviluppato esattamente il sentimento opposto: un feroce egoismo, dove tutti sono in guerra con li altri per difendere la propria posizione di privilegio(riforma dell'avvocatura docet) e aumentare il potere contrattuale della categoria per condizionare lo stato. Non c'è da meravigliarsi.
Si tratta del postulato base dello stesso keynesismo, l'idea della crescita economica in deficit che scarica sulle generazioni future montagne di debiti per il benessere(presunto) di quelle presenti. Alla fine il conto lo paga sempre la democrazia.
Bisogna ritornare alla democrazia liberale, che poi è l'unica vera democrazia
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10/05/2010 12:56
 
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Re:
trixam, 09/05/2010 20.53:

Le politiche clientelari sono il prezzo della democrazia totalitaria così come l'abbiamo concepita nell'ultimo secolo sull'onda di visioni economiche distorte. Nella democrazia totalitaria lo stato mette al servizio dei gruppi che si organizzano attorno ad interessi particolari il suo potere coercitivo facendo così prevalere gli interessi speciali su quelli generali. Questo lo si è chiamato e giustificato con il termine politica sociale.
é ovvio che in una situazione del generale lo stato perde la sua neutralità(e quindi come fa a fungere da autorità di controllo?), specialmente quando viene gestito da una classe politica di scarsa qualità, e si pone come unico obiettivo la perpetuazione della sua esistenza.
Ergo l'interesse dello stato prevale su quello del cittadino, e si hanno le repubbliche fondate sul lavoro e sui deficit di bilancio.
Le società welfaristiche dovrebbero avere come ragione costitutiva la solidarietà, invece hanno sviluppato esattamente il sentimento opposto: un feroce egoismo, dove tutti sono in guerra con li altri per difendere la propria posizione di privilegio(riforma dell'avvocatura docet) e aumentare il potere contrattuale della categoria per condizionare lo stato. Non c'è da meravigliarsi.
Si tratta del postulato base dello stesso keynesismo, l'idea della crescita economica in deficit che scarica sulle generazioni future montagne di debiti per il benessere(presunto) di quelle presenti. Alla fine il conto lo paga sempre la democrazia.
Bisogna ritornare alla democrazia liberale, che poi è l'unica vera democrazia




a parte la difficoltà di andare verso un sistema radicalmente diverso, non riesco ad individuare una vera democrazia liberale come la definisci tu. In ogni caso è la tipologia delle politiche di intervento a fare la differenza, perchè la maggior parte degli investimenti statali sono cose come la social card o giù di lì. Sono convinto che lo stato non debba rinunciare del tutto ad un intervento, ma che sia necessaria un'opera culturale che stimoli lle persone a valutare in modo cosciente e responsabile le scelte del governo. Un investimento nel settore produttivo, come un fondo per l'imprenditoria, potrebbe essere un ottimo modo per garantire lo sviluppo nazionale. Lo stato dovrebbe puntare a politiche di sviluppo e controllare il sistema in modo stringente.
In italia mancano due condizioni fondamentali: un vero sentimento democratico radicato nelle persone e un sistema informativo in grado di sollecitare le persone a comprendere il reale.
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13/05/2010 16:09
 
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Di certo non andremo mai verso un sistema diverso se continuiamo a perpetrare culturalmente questo.
La democrazia liberale è quella che pone al centro la libertà del cittadino, che poi è l'unico vero motore di crescita delle nazioni.
Questa crisi finanziaria ne è una dimostrazione clamorosa. Prendi un paese come la grecia, 1 cittadino su 3 vive a spese dello stato, cioè ha affidato il proprio destino allo stato in cambio del solo e semplice consenso elettorale.
E lo stato che ha fatto? Li ha ricambiati con politiche sconsiderate, favorendo un aumento sproporzionato dei salari reali, elargendo politiche "sociali" slegate dai bilanci e come ha pagato tutto questo?
Approfittando della collacazione europea per contrarre prestiti, a tassi per altro più che vantaggiosi, che non poteva permettersi e al momento inevitabile del crollo, ha presentato il conto all'europa, oltre che ai suoi cittadini. E noi lo abbiamo pure salvati(per adesso)premiando di fatto il moral hazard. I cittadini non erano informati su quello che il governo faceva? Si, lo sapevano. E davano il loro consenso. Tu supponi che i cittadini non siano correttamente informati, cosa che in italia è vera, quella che gli economisti chiamano asimmetrie informative. Ma qualora fossero informati correttamente le cose andrebbero davvero diversamente?
Prendiamo l'italia meridionale. I cittadini meridionali non sanno forse che basare lo sviluppo della nostra economia su una quantità esorbitante di assunzionipubbliche è stata una politica sbagliata?
Io dico di si. Certo non saprebbero argomentartelo in termini scientifici, ma di fondo lo sanno. E mettiamo che il governo dicesse: blocchiamo le assunzioni pubbliche e con i soldi risparmiati creiamo un fondo per la creazione dell'imprenditoria nel sud, per riprendere la tua proposta, la maggioranza dei cittadini sarebbe favorevole?
Assolutamente no, la risposta sarebbe più posti per tutti.
Certo passare dallo stato interventista allo stato promotore, sarebbe già un grande passo avanti, ma anche qui, bisogna andare con i piedi di piombo. In questi giorni si tirano le somme delle politiche interventiste per "stimolare" l'economia varati l'anno scorso.
Negli stati uniti gli economisti keynesiani erano stati chiarissimi al riguardo, il premio nobel Krugman aveva profetizzato che per per ogni dollaro di spesa pubblica si sarebbe creato un dollaro e mezzo di ricchezza, Stigliz era stato più prudent, stimando il rapporto ad uno ad uno. Bene lo stesso krugman ha dovuto riconoscere che per ogni dollaro pubblico si è arrivati a 39 cents di ricchezza creata. E il resto chi se l'è mangiata? Ha scritto la settimana scorsa sul wall street journal Vernon Smith: "gli economisti keynesiani hanno passato mezzo secolo a deridere la mano invisibili, salvo dover ammettere oggi amaramente che anche il mitico moltiplicatore di keynes è poco che un'illusione".
Intanto oggi è uscito il dato sul debito pubblico americano di aprile, gli economisti attendevano un aumento di 30 miliardi, invece l'aumento è stato di 82.7. Ed è solo l'ultimo, di una serie continua di aumenti. Un altro conto salato pagato che la democrazia paga alla demagogia.
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13/05/2010 16:19
 
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Re:
trixam, 13/05/2010 16.09:

Di certo non andremo mai verso un sistema diverso se continuiamo a perpetrare culturalmente questo.
La democrazia liberale è quella che pone al centro la libertà del cittadino, che poi è l'unico vero motore di crescita delle nazioni.
Questa crisi finanziaria ne è una dimostrazione clamorosa. Prendi un paese come la grecia, 1 cittadino su 3 vive a spese dello stato, cioè ha affidato il proprio destino allo stato in cambio del solo e semplice consenso elettorale.
E lo stato che ha fatto? Li ha ricambiati con politiche sconsiderate, favorendo un aumento sproporzionato dei salari reali, elargendo politiche "sociali" slegate dai bilanci e come ha pagato tutto questo?
Approfittando della collacazione europea per contrarre prestiti, a tassi per altro più che vantaggiosi, che non poteva permettersi e al momento inevitabile del crollo, ha presentato il conto all'europa, oltre che ai suoi cittadini. E noi lo abbiamo pure salvati(per adesso)premiando di fatto il moral hazard. I cittadini non erano informati su quello che il governo faceva? Si, lo sapevano. E davano il loro consenso. Tu supponi che i cittadini non siano correttamente informati, cosa che in italia è vera, quella che gli economisti chiamano asimmetrie informative. Ma qualora fossero informati correttamente le cose andrebbero davvero diversamente?
Prendiamo l'italia meridionale. I cittadini meridionali non sanno forse che basare lo sviluppo della nostra economia su una quantità esorbitante di assunzionipubbliche è stata una politica sbagliata?
Io dico di si. Certo non saprebbero argomentartelo in termini scientifici, ma di fondo lo sanno. E mettiamo che il governo dicesse: blocchiamo le assunzioni pubbliche e con i soldi risparmiati creiamo un fondo per la creazione dell'imprenditoria nel sud, per riprendere la tua proposta, la maggioranza dei cittadini sarebbe favorevole?
Assolutamente no, la risposta sarebbe più posti per tutti.
Certo passare dallo stato interventista allo stato promotore, sarebbe già un grande passo avanti, ma anche qui, bisogna andare con i piedi di piombo. In questi giorni si tirano le somme delle politiche interventiste per "stimolare" l'economia varati l'anno scorso.
Negli stati uniti gli economisti keynesiani erano stati chiarissimi al riguardo, il premio nobel Krugman aveva profetizzato che per per ogni dollaro di spesa pubblica si sarebbe creato un dollaro e mezzo di ricchezza, Stigliz era stato più prudent, stimando il rapporto ad uno ad uno. Bene lo stesso krugman ha dovuto riconoscere che per ogni dollaro pubblico si è arrivati a 39 cents di ricchezza creata. E il resto chi se l'è mangiata? Ha scritto la settimana scorsa sul wall street journal Vernon Smith: "gli economisti keynesiani hanno passato mezzo secolo a deridere la mano invisibili, salvo dover ammettere oggi amaramente che anche il mitico moltiplicatore di keynes è poco che un'illusione".
Intanto oggi è uscito il dato sul debito pubblico americano di aprile, gli economisti attendevano un aumento di 30 miliardi, invece l'aumento è stato di 82.7. Ed è solo l'ultimo, di una serie continua di aumenti. Un altro conto salato pagato che la democrazia paga alla demagogia.





non dico ke non hai ragione però non è cosi semplice.credo ke già oggi lo stato dia ampi benefici a ki investe al sud,ma i risultati sono modesti,anche causa criminalità organizzata sia come fattore ke spinge gli imprendoitori a scappare sia attraverso politche favorevoli a tutti tranne ke ai cittadini...
cmql'ignoranza dei cittadini è un dato di fatto.
sul settore pubblico io penso ke,senza diveatre come la grecia,possa essere un puno di forza dellos tao moderno,a patto di avere a cuore le sorti del apese,ovvio.

xxx Meglio essere vittima che complice.xxx
http://www.studibiblici.it/conferenze.html

Schiavo di nessuno,Servo di tutti.
http://www.studibiblici.it/videoomelieindiretta.html
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13/05/2010 16:58
 
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Re: Re:
J.Rebus, 13/05/2010 16.19:





non dico ke non hai ragione però non è cosi semplice.credo ke già oggi lo stato dia ampi benefici a ki investe al sud,ma i risultati sono modesti,anche causa criminalità organizzata sia come fattore ke spinge gli imprendoitori a scappare sia attraverso politche favorevoli a tutti tranne ke ai cittadini...
cmql'ignoranza dei cittadini è un dato di fatto.
sul settore pubblico io penso ke,senza diveatre come la grecia,possa essere un puno di forza dellos tao moderno,a patto di avere a cuore le sorti del apese,ovvio.





Ma se uno come Krugman, che è un premio nobel, dice, scusa il francesismo, una puttanata così colossale, e quelli come krugman influenzano le politiche dei governi e la stessa opinione pubblica, perché krugman è un'editoralista di punta del new york times, come vuoi che i cittadini siano correttamente informati?

Mi sembra che ci sia una specie di pregiudizio orwelliano, per cui il governo sa tutto e i cittadini niente. Ma non è così, spesso nemmeno il governo sa niente. Le società complesse si fondano sulla dispersione delle conoscenze. E non è detto che questo sia un male, anzi.


Poi io dico che bisogna anche intendersi. Voglio dire nelle ultime due settimane l'attenzione del nostro paese è tutta concentrata sulla casa di scajola, per ceti versi giustamente visto che è effettivamente uno scandalo ed è giusto dire che i giornalisti hanno fatto in questo il loro sacrosanto dovere.
Il fatto è contemporaneamente a questo in Italia si sta combattendo la terza guerra mondiale per il controllo delle banche, cosa di cui sui giornali non si legge praticamente nulla, anche se è leggermente più importante di chi abbia pagato la casa a scajola.
E nessuno si lamenta di questo, nemmeno quelli più informati.
Non ho visto nessun topic aperto sul fatto che Geronzi sia diventato presidente delle generali, e temo che se ne venisse aperto andrebbe tristemente deserto.


[Modificato da trixam 13/05/2010 16:59]
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Re: Re: Re:
trixam, 13/05/2010 16.58:




Ma se uno come Krugman, che è un premio nobel, dice, scusa il francesismo, una puttanata così colossale, e quelli come krugman influenzano le politiche dei governi e la stessa opinione pubblica, perché krugman è un'editoralista di punta del new york times, come vuoi che i cittadini siano correttamente informati?

Mi sembra che ci sia una specie di pregiudizio orwelliano, per cui il governo sa tutto e i cittadini niente. Ma non è così, spesso nemmeno il governo sa niente. Le società complesse si fondano sulla dispersione delle conoscenze. E non è detto che questo sia un male, anzi.


Poi io dico che bisogna anche intendersi. Voglio dire nelle ultime due settimane l'attenzione del nostro paese è tutta concentrata sulla casa di scajola, per ceti versi giustamente visto che è effettivamente uno scandalo ed è giusto dire che i giornalisti hanno fatto in questo il loro sacrosanto dovere.
Il fatto è contemporaneamente a questo in Italia si sta combattendo la terza guerra mondiale per il controllo delle banche, cosa di cui sui giornali non si legge praticamente nulla, anche se è leggermente più importante di chi abbia pagato la casa a scajola.
E nessuno si lamenta di questo, nemmeno quelli più informati.
Non ho visto nessun topic aperto sul fatto che Geronzi sia diventato presidente delle generali, e temo che se ne venisse aperto andrebbe tristemente deserto.






beh hai pinemanet ragione,anche se credo ke il fatto ke spesso i governi,non dico i tecnici,ma i governi ne sanno quanto i cittadini,è qualcosa di assurdo e ke non porta a nulla di bene,perchè,scusa il qualunquismo,alla fine i cittadini la subiscono la penetrazione,non certo la clsasse politica...

sono d'accordo anche sulla second aparte,acnhe perckè se non se ne scirve mai è diffcile anche per la gente capire,visto ke sono argomenti giàdi per se complessi. cmq credo ci siano una miriade di argomenti di cui le testate più importanti non parlano ma ke riguradano un sensibile porzione di cittadini

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13/05/2010 17:48
 
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Re: Re: Re:
trixam, 13/05/2010 16.58:




Ma se uno come Krugman, che è un premio nobel, dice, scusa il francesismo, una puttanata così colossale, e quelli come krugman influenzano le politiche dei governi e la stessa opinione pubblica, perché krugman è un'editoralista di punta del new york times, come vuoi che i cittadini siano correttamente informati?

Come fa Krugman ad essere cosiderato un pericolo dell'informazione? Scrive sul nyt e quindi? L'assenza di corrette informazioni non è dovuta ad un opinionista che scrive le sue idee. Se il sistema è monopolizzato e non c'è scambio di informazioni in dissenso, allora c'è un problema di corretta informazione! Mica è colpa di Krugman se le sue idee non sono condivise da te? Ogni opinione nasce per influenzare quella di qualcun'altro. Tra le altre cose fino a qualche anno fa il governo BUsh aveva quasi ostracizzato Krugman e tutti coloro che erano in dissenso. In ogni caso non riesco come si fa a dire che le "puttanate" di Krugman impediscano ai cittadini di esser informati. Alla faccia del liberale.. se dico puttanate, non posso parlare? (parliamo delle puttanate di un premio Nobel). Inoltre per te è una puttanata, ma non credo che la tua opinione come quella di chiunque altro che si basi su uno studio approfondito della realtà possa essere classificata in questo modo. I cittadini sono correttamente informati se c'è un sistema libero di informazione e se vogliono essere informati(l'elemento culturale è fondamentale, memento popper)

Mi sembra che ci sia una specie di pregiudizio orwelliano, per cui il governo sa tutto e i cittadini niente. Ma non è così, spesso nemmeno il governo sa niente. Le società complesse si fondano sulla dispersione delle conoscenze. E non è detto che questo sia un male, anzi.

Si suppone che in determinati settori ci sia una maggiore competenza della realtà in alcuni soggetti (vedi un medico o un fiscalista). Il problema nasce nel momento in cui il governo pensa di conoscere ciò che è bene per il singolo individuo a prescindere dal suo consenso (e quindi si ritorna alla questione dell'informazione). Il discorso è ovviamente più ampio, perchè la democrazia si presta a distorsioni. Da un punto di vista strettamente economico possiamo anche essere d'accordo che l'intervento statale si rivela un danno nella maggior parte dei casi, ma lo è nel momento in cui si presenta come fonte di clientele. Lo stato non può rinunciare a controllare e a pareggiare la diversità di possibilità\la lotteria della nascita.

Poi io dico che bisogna anche intendersi. Voglio dire nelle ultime due settimane l'attenzione del nostro paese è tutta concentrata sulla casa di scajola, per ceti versi giustamente visto che è effettivamente uno scandalo ed è giusto dire che i giornalisti hanno fatto in questo il loro sacrosanto dovere.
Il fatto è contemporaneamente a questo in Italia si sta combattendo la terza guerra mondiale per il controllo delle banche, cosa di cui sui giornali non si legge praticamente nulla, anche se è leggermente più importante di chi abbia pagato la casa a scajola.
E nessuno si lamenta di questo, nemmeno quelli più informati.
Non ho visto nessun topic aperto sul fatto che Geronzi sia diventato presidente delle generali, e temo che se ne venisse aperto andrebbe tristemente deserto.


In pratica visto che andrebbe tristemente deserto non si apre. Credo che ognuno di noi abbia un dovere fondamentale verso la comunità che è quella di diffondere idee ed informazioni. Personalmete ti ribadisco in pubblico ciò che ti ho detto anche in privato. L'apporto delle tue idee ha rappresentato uno stimolo per alcuni in mezzo al nulla culturale a cui questa sezione spesso si ispira. Siamo in tre a parlare? Bene. Domani potremmo essere in quattro. Bisogna aver fiducia nell'uomo, bisogna continuare lo sforzo di migliore il singolo accanto perchè l'educazione è un elemento fondamentale di ogni società (Mill docet).





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13/05/2010 21:03
 
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Ma mica ho scritto che Krugman non deve parlare o poter scrivere?
Come potrei voler questo? Krugman è stato mio professore quando studiavo negli stati uniti. é stato ascoltando il suo statalismo, che sono diventato neoliberista! Lo considero come una delle più straordinarie menti viventi.
Quello che sottolineo è che la sua previsione si è rivelata completamente sbagliata, e sbagliata di parecchio. Non è il primo e non sarà l'ultimo. Il dato di fondo però è che questa sua previsione lui l'ha esposta su uno dei giornali più influenti d'america e del mondo e ha influenzato l'opinione pubblica americana e mondiale, giustamente è un premio nobel, ha una certa autorità.
E cosa più importante ha influenzato il governo Obama che ha preso una serie di decisioni, influenzato da certa cultura, certe informazioni ecc. Si è verificato un perfetto caso di asimmetrie informative, nonostante il fatto che le persone coinvolte non fossero certo degli ignoranti.
Il mio discorso sottolineava che anche informazioni che provengono da persone come Krugman, non sono corrette al 100%.
Questo si inserisce in un discorso generale che ho già fatto, l'informazione obiettiva e neutrale non esiste.
Quello che esiste sono le imprese editoriali le quali stanno sul mercato e si fanno la concorrenza, rivolgendosi a determinate parti dell'opinione pubblica. Il mercato costringe le società editrici a fare giornali più onesti possibili, perché nei paesi civili i cittadini comprano i giornali che si rivelano più prestigiosi o meglio più autorevoli. Ma il dato incontrovertibile, è anche leggendo il giornale più autorevole del mondo, non si ha mai la sicurezza di avere l'informazione corretta in tasca. E questo avviene perché tutte le società di ogni epoca, e quelle complesse moderne in particolare, si basano sulla dispersione delle conoscenze. Questa è una cosa difficile da realizzare perché tutti ci dicono che la nostra è la società della conoscenza e della comunicazione ecc, ma questa visione è frutta del razionalismo moderno il quale porta alla concezione che la ragione umana domini tutto, portando di fatto all'abuso della ragione stessa.
Ovviamente il caso italiano è una completa distorsione, perché il presidente del consiglio è padrone di buona parte del sistema mediatico. Purtroppo la cosa non è più un caso isolato e pone problemi globali. Di recente il cile ha eletto un presidente miliardiario, con una squadra di calcio, proprietario di una tv.
Anche negli stati uniti si pone il problema, il sindaco di new york bloomberg è proprietario della più importante agenzia di informazione finanziaria del mondo, e a new york c'è la più importante borsa del mondo, dove la bloomberg agency è una delle principali fonti d'informazione. I conflitti di interessi stanno diventando sempre più frequenti e problematici per la democrazia, soprattutto quelli indiretti che sono pericolosissimi.
L'opinione pubblica perfettamente informata su tutto non esiste e non esisterà mai. Le opinioni pubbliche sono influenzate, a volte da idee positive altre volte da idee negative.

Poi figurati gius, io sono un inguaribile ottimista, un lincoliano irriducibile, credo al governo del popolo, con il popolo, per il popolo. Governo del popolo, non popolo del governo.

Solo una cosa veloce sulla lotteria della nascista che devo andare, questa è una scusa. Una giustificazione dello statalismo.
I governi non riducono le disuaglianze. Basta vedere i coeficcienti di mobilità sociale. Nei terribili stati uniti ipercapitalisti la mobilità sociale(cioè la possibilità di raggiungere una posizione sociale migliore di quella di partenza) è nove volte più elevata dell'italia.
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14/05/2010 00:55
 
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Re:
trixam, 13/05/2010 21.03:

Ma mica ho scritto che Krugman non deve parlare o poter scrivere?
Come potrei voler questo? Krugman è stato mio professore quando studiavo negli stati uniti. é stato ascoltando il suo statalismo, che sono diventato neoliberista! Lo considero come una delle più straordinarie menti viventi.
Quello che sottolineo è che la sua previsione si è rivelata completamente sbagliata, e sbagliata di parecchio. Non è il primo e non sarà l'ultimo. Il dato di fondo però è che questa sua previsione lui l'ha esposta su uno dei giornali più influenti d'america e del mondo e ha influenzato l'opinione pubblica americana e mondiale, giustamente è un premio nobel, ha una certa autorità.
E cosa più importante ha influenzato il governo Obama che ha preso una serie di decisioni, influenzato da certa cultura, certe informazioni ecc. Si è verificato un perfetto caso di asimmetrie informative, nonostante il fatto che le persone coinvolte non fossero certo degli ignoranti.
Il mio discorso sottolineava che anche informazioni che provengono da persone come Krugman, non sono corrette al 100%.


allora ti sei espresso male o ho capito io male... (questa è la frase incriminata: Ma se uno come Krugman, che è un premio nobel, dice, una puttanata così colossale come vuoi che i cittadini siano correttamente informati? [SM=x43668] )



Questo si inserisce in un discorso generale che ho già fatto, l'informazione obiettiva e neutrale non esiste.
Quello che esiste sono le imprese editoriali le quali stanno sul mercato e si fanno la concorrenza, rivolgendosi a determinate parti dell'opinione pubblica. Il mercato costringe le società editrici a fare giornali più onesti possibili, perché nei paesi civili i cittadini comprano i giornali che si rivelano più prestigiosi o meglio più autorevoli. Ma il dato incontrovertibile, è anche leggendo il giornale più autorevole del mondo, non si ha mai la sicurezza di avere l'informazione corretta in tasca.

Avere la speranza che un giornale sia imparziale è un po'infantile. Se, però, c'è un sistema in cui l'informazione è libera perchè il mercato è libero, allora il cittadino ha qualche speranza in più di capire cosa gli succede intorno.



E questo avviene perché tutte le società di ogni epoca, e quelle complesse moderne in particolare, si basano sulla dispersione delle conoscenze. Questa è una cosa difficile da realizzare perché tutti ci dicono che la nostra è la società della conoscenza e della comunicazione ecc, ma questa visione è frutta del razionalismo moderno il quale porta alla concezione che la ragione umana domini tutto, portando di fatto all'abuso della ragione stessa.
Ovviamente il caso italiano è una completa distorsione, perché il presidente del consiglio è padrone di buona parte del sistema mediatico. Purtroppo la cosa non è più un caso isolato e pone problemi globali. Di recente il cile ha eletto un presidente miliardiario, con una squadra di calcio, proprietario di una tv.
Anche negli stati uniti si pone il problema, il sindaco di new york bloomberg è proprietario della più importante agenzia di informazione finanziaria del mondo, e a new york c'è la più importante borsa del mondo, dove la bloomberg agency è una delle principali fonti d'informazione.
I conflitti di interessi stanno diventando sempre più frequenti e problematici per la democrazia, soprattutto quelli indiretti che sono pericolosissimi.
L'opinione pubblica perfettamente informata su tutto non esiste e non esisterà mai. Le opinioni pubbliche sono influenzate, a volte da idee positive altre volte da idee negative.


Sono pienamente d'accordo. Non ricordo il nome del architetto che, parlando delle Twin towers, spiegava come fossero l'emblema di un forma di capitalismo compiaciuto ed oligarchico diverso da quello rappresentato dai primi grattacieli che si sfidavano "concorrenzialmente" ad essere i più alti.

Poi figurati gius, io sono un inguaribile ottimista, un lincoliano irriducibile, credo al governo del popolo, con il popolo, per il popolo. Governo del popolo, non popolo del governo.

Solo una cosa veloce sulla lotteria della nascista che devo andare, questa è una scusa. Una giustificazione dello statalismo.
I governi non riducono le disuaglianze. Basta vedere i coeficcienti di mobilità sociale. Nei terribili stati uniti ipercapitalisti la mobilità sociale(cioè la possibilità di raggiungere una posizione sociale migliore di quella di partenza) è nove volte più elevata dell'italia.

Infatti il mio riferimento non è allo statalismo una piaga assurda. Credo però che lo Stato debba fare il possibile per rimuovere il difetto di possibilità, ma lo debba fare con incentivi al privato. ti faccio un esempio personale. Stamattina sono stato all'univ perchè mi servivano delle fotocopie per la bibliografia della tesi. In dipartimento c'erano due (e dico ben due; poi c'erano due dipendenti in pianta stabile) studentesse del part time che studiavano e che non tenevano genio di fare niente. Pensa che non volevano fare nemmeno le fotocopie. Ora io ho fatto questo ragionamento sono 450 x 2= 900 euro mensili. 900 x 10 mesi (?) =9000 euro annui. 9000 x 5 anni (il tempo da cui sto all'univ) = 45.000 euro buttati nel cesso! Se mi davano 45.000 all'inizio dell'univ, avrei aperto una mia società di charter (quando finii il liceo non volevo continuare a studiare, eppure mi sono diplomato con il massimo, e volevo andare per mare) ed oggi starei dando lavoro come minimo a 3 dipendenti.
Potrei continuare all'infinito. TI dico solo quest'altra cosa. Elezioni per quella cagata immane del consgilio studenti. Mi viene vicino uno che vuole che voti udu e mi dice noi stiamo facendo una battaglia per aumentare le borse di studio per dare la possibilità a più persone di partire con l'erasmus. La risposta della mia ragazza è stata: con i soldi delle mie tasse non mando nessuno a rubarsi gli esami all'estero! Intanto qualsiasi altro studente avrebbe pensato: ua buon! Poi De Giovanni mi viene a dire che non ci sono sprechi [SM=x43608]






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