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Come volevasi dimostrare- Sondaggi post Duomo

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2009 15:03
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21/12/2009 13:08
 
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ROMA - Dopo l'aggressione subìta a Milano, Berlusconi guadagna tre punti percentuali (48%) nella rilevazione mensile Ipr marketing-Repubblica.it. Ma al successo personale del Cavaliere non corrisponde una rinnovata fiducia al suo governo che invece rimane bassa, sia pur stabile (40%). La vera novità è, però, il sorpasso del Partito Democratico sull'Italia dei Valori.

Per la prima volta dall'inizio della legislatura, il Pd supera il partito di Di Pietro che segna una notevole flessione (- 6 %), probabilmente dovuta alle affermazioni dell'ex magistrato di Mani Pulite sul ferimento del premier. L'Idv viene sorpassato anche dall'Udc di Casini.
Il premier e il governo - I nuovi dati confermano il recupero personale di Berlusconi che convince "molto o abbastanza" il 48% degli italiani. Anche se la poca o nessuna fiducia nell'operato del premier resta maggioritaria e si attesta, comunque, al 49% delle persone intervistate da Ipr Marketing. Negli ultimi quattro mesi coloro che non hanno fiducia in Berlusconi hanno sempre superato quota 50% con una punta del 51%.

Della "risalita" del premier, però, non si avvantaggia il governo da lui presieduto che riscuote "molta o abbastanza" fiducia solo del 40 % degli italiani, una percentuale uguale a quella novembre. Stabile anche la quota di italiani che hanno poca o nessuna fiducia nell'esecutivo (56 %).

I partiti - Effetto trainante di Berlusconi per il Popolo delle libertà che rispetto al novembre scorso guadagna 4 punti e sale a quota 48%.

Come è noto, la domanda sulla fiducia viene posta a tutti gli intervistati rispetto a ciascun partito. Ne consegue un dato percentuale per ciascuna forza politica sul totale degli intervistati.

In sostanza, il dato significa che il 48% degli intervistati ha molta o abbastanza fiducia nel Pdl e il 52% ne ha poca o nessuna. Stabile la fiducia nel Partito Democratico (41 %), così come resta uguale a novembre quella alla Lega Nord (31 %).

La sorpresa - forse in parte già annunciata - viene invece dall'Italia Dei Valori che scende al 35 % (aveva il 41 % a novembre). Scontata la crescita di due punti percentuali dell'Udc che raggiunge la fiducia del 40 % degli italiani, scavalcando il partito di Di Pietro. Il Pd, per la prima volta in questa legislatura si colloca al secondo posto (dal punto di vista della fiducia) tra i partiti presenti in Parlamento.

I ministri - Continua a salire, anche se solo di un punto percentuale, la fiducia al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi che rimane al comando della classifica dei ministri con un dato del 62% di intervistati che esprimono "molta" o "abbastanza" fiducia. Lo seguono, a quota 60% in tre: Maroni (Interni), Brunetta (Funzione pubblica) e Tremonti (Economia). Cresce anche il ministro per le Attività Produttive, Claudio Scajola (tre punti percentuali) e sale anche il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna (un punto percentuale).

In netto calo invece (due punti percentuali), la fiducia in Maroni, forse anche in relazione alle critiche mosse alle forze dell'ordine per l'aggressione a Berlusconi. Stabili Tremonti (economia), Alfano (Giustizia), Ignazio La Russa (Difesa) e quasi tutti gli altri ministri con l'eccezione di Frattini (Esteri) che perde due punti percentuali, così come ne perde altrettanti Maria Stella Gelmini (Istruzione). Rotondi (Attuazione del programma di Governo) e Zaia (Politiche Agricole) salgono entrambi di due punti nella fiducia degli italiani. Fa la sua prima apparizione, poi, il ministro della Salute Ferruccio Fazio che conquista la fiducia del 50 % degli italiani.
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21/12/2009 14:29
 
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COMMENTO
La pubblicità del Cavaliere
di EDMONDO BERSELLI

Gli ultimi sondaggi sembrano attestare una significativa crescita di consenso di Silvio Berlusconi dopo l'aggressione di Piazza del Duomo (l'indice sarebbe cresciuto di sei-sette punti). I numeri sono la prova provata del successo propagandistico ottenuto dalla campagna del Pdl.

In sintesi, secondo Fabrizio Cicchitto e soci: i nemici del Cavaliere hanno creato un clima di odio, e in questa atmosfera livida si è scatenata la violenza di Massimo Tartaglia. Uno "psicolabile", che però ha riassunto nel suo gesto l'avversione antropologica verso il premier, un sentimento che secondo il sondaggista Renato Mannheimer accomuna il 20-25 per cento del centrosinistra.

L'aspetto pubblicitario di questo argomento è stato immediatamente raccolto ieri nella telefonata del premier ai giovani del Pdl radunati a Verona. Il ragionamento di Berlusconi è stato di una semplicità assoluta. Quando si racconta che il capo del governo non soltanto frequenta minorenni (e prostitute), ma viene additato anche come corruttore, mafioso e stragista, non c'è da stupirsi se certe menti deboli si fanno prendere la mano. Fin qui l'inversione dei fatti e delle responsabilità è vistosa. Le accuse, o almeno le critiche, a Berlusconi non derivano da un "cervello unico della sinistra"; a parlare di minorenni è stata Veronica Lario; di escort un'inchiesta giudiziaria barese; di corruzione di testimoni (il caso Mills) la sentenza di un tribunale, di mafia un pentito nel corso di un processo regolarmente istruito.

Ma ignorare la realtà è una delle migliori specializzazioni del Pdl. Di fronte a ogni contestazione sui fatti, in base a notizie circostanziate, i portavoce della destra rispondono strillando contro i fomentatori di odio e i celebri mandanti morali. Quando in realtà, di fronte a ciò che dicono, che so, Marco Travaglio o Antonio Di Pietro, si tratterebbe solo di capire se è vero o se è falso. Al di là della loro aggressività possono essere smentiti o no? Da parte dei "combattenti" della destra, come Maurizio Lupi e Fabrizio Cicchitto, non si è mai ascoltata una contestazione seria su fatti ed episodi concreti. In questo modo la retorica nazionale sull'odio è diventata un dato di fatto, una specie di incontestata realtà ambientale. E Berlusconi, che ha fabbricato una carriera politica proprio dividendo in due la società italiana e separando i nemici, "i comunisti", dai cittadini per bene, oggi può consentirsi di fare il benevolo padre della patria, augurandosi che "da un male nasca un bene" e che l'odio svanisca dalla politica.
Sarebbe tuttavia un fraintendimento, e grave, pensare che il premier sia cambiato. E che sia cambiata la sua concezione della politica. Vero è che dalla convalescenza di Arcore sfoggia formule di tolleranza volterriana ("Da quest'ultima esperienza dobbiamo essere ancora più convinti di quanto abbiamo praticato fino ad oggi e cioè che sia giusto il nostro modo di considerare gli avversari come persone che la pensano in modo diverso da noi, ma che hanno il diritto di dire tutto ciò che pensano, che noi dobbiamo difenderli per far sì che lo possano dire e che non sono nemici o persone da combattere in ogni modo, ma sono persone da rispettare. Lo facciamo noi con gli altri e ci piacerebbe che lo facessero gli altri nei nostri confronti").

Tuttavia queste sono parole. Dietro ci sono le idee. E le idee di Berlusconi sulla democrazia liberale sono a dir poco singolari. Perché il premier e i suoi uomini sono convinti di poter imporre la loro agenda politica anche all'opposizione. Sarebbe utile formulare un programma di riforme istituzionali per rendere più efficiente lo Stato e più giusta la giustizia? Già, ma per avviare un riforma condivisa il Pd faccia il piacere di liberarsi dall'alleato più ingombrante e vocale, cioè Antonio Di Pietro, ormai demonizzato senza pietà come un eversore. E Pier Luigi Bersani si tolga dai piedi le ultime cianfrusaglie movimentiste, rinunci alle idee "socialiste", e se è il caso abbandoni al loro destino anche gli esponenti più combattivi, i "bolscevichi bianchi" irriducibili al "consenso organizzato" (di brezneviana memoria) come la pasionaria Rosy Bindi.

A suo modo la concezione di Berlusconi è talentuosa, anche se lontana da ogni concezione moderna della democrazia. Il premier sta rivelando ciò che ha sempre pensato, nella sua ormai lunga carriera pubblica. La politica è unica, senza distinzioni fra maggioranza e minoranze. Senza articolazioni culturali, ideologiche e neppure organizzative. Si tratta semplicemente di annettere per corporazioni, o per "caste", i blocchi politici dell'intero spettro rappresentativo. Il resto viene di conseguenza: riforme concesse dall'alto, come le costituzioni nell'Ottocento, per ritagliare giochi di ruolo da attribuire a partiti-simulacro. Una società d'ordini come nell'ancien régime. Retorica epocale su federalismi e autonomie, in modo da nascondere la realtà del comando unificato e dell'opposizione ridotta a flebile strumento di sua Maestà. Una Costituzione aziendale per assecondare il decisionismo post-democratico. E sullo sfondo, insieme con il perdono di Stato per il premier-sovrano da attuare con leggina ad personam, o con inciucio kolossal, ecco infine l'immagine che incombe sul sistema democratico: quella del "partito unico", approvato con elevati sondaggi e un senso di liberazione dall'odio dalla democraticissima e disincantata Italia contemporanea.
xxx Meglio essere vittima che complice.xxx
http://www.studibiblici.it/conferenze.html

Schiavo di nessuno,Servo di tutti.
http://www.studibiblici.it/videoomelieindiretta.html
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21/12/2009 14:32
 
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Non c'è che dire, Di Pietro se l'è meritato tutto questo calo...
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21/12/2009 15:03
 
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la giustizia divina sulle malefatte dei comunisti [SM=x43612]
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