La possibilità di un accordo con Silvio Berlusconi su giustizia e riforme divide il Pd
Oscar Luigi Scalfaro: "Non sono contro una tutela al premier, a patto che non ci sia danno a terzi"
D'Alema elogia l'"inciucio"
"Lo fece Togliatti con la Chiesa"
"Serve alla convivenza". Attacco alla cultura azionista
di GIOVANNA CASADIO
Massimo D'Alema
ROMA - «Certi "inciuci" farebbero bene al paese». In nome della realpolitik, Massimo D'Alema rilancia il confronto tra Pd e Pdl. Non sono le polemiche a fermare l'ex ministro degli Esteri, che l'altra sera, nel "caminetto" dei leader democratici riunito dal segretario Bersani, aveva già messo sul tavolo il suo punto di vista. Con un paio di battute, ieri - durante la presentazione del libro "Comunisti immaginari" di Francesco Cundari - torna sulla questione dell'apertura a Berlusconi e al centrodestra, sulle riforme a cominciare da quella della giustizia. E tanto per fare un esempio di "inciucio", ricorda l'articolo 7 della Costituzione sui rapporti tra Stato e Chiesa votato dal Pci di Togliatti nell'Assemblea costituente.
«I comunisti italiani hanno sempre dovuto difendersi da questo tipo di accuse - ricorda D'Alema - C'è sempre stato qualcuno più a sinistra, una cultura azionista che ha sempre contestato questo, da quando Sofri accusa Togliatti di non volere fare la rivoluzione, dall'articolo 7 in giù che è stato il primo grande "inciucio"... ma questi "inciuci" sono stati molto importanti per costruire la convivenza in Italia, oggi è più complicato, ma sarebbero utili anche adesso. Invece questa cultura azionista non ha mai fatto bene al paese...». I dirigenti comunisti, precisa, «hanno avuto un ruolo di educare i cittadini», e di nuovo cita Togliatti e la diversità dei comunisti italiani. Dal fronte dalemiano arriva la contrarietà di Nicola Latorre alla «delegittimazione giudiziaria del premier: avendo vinto Berlusconi le elezioni, deve governare questo paese fino a fine legislatura».
Bersani, però, ribadisce che la barra è dritta: il Pd non voterà mai leggi "ad personam" per aiutare il premier a uscire dai suoi guai giudiziari. Strada che nel partito non troverebbe consensi: contraria la presidente Rosy Bindi («La maggioranza ha i numeri per approvare le leggi che ritiene, non chieda avalli a noi»), come Piero Fassino («Attenti a non cambiare rotta») e il capogruppo alla Camera, Dario Franceschini. Tanto che il responsabile giustizia, Andrea Orlando accusa Di Pietro di mistificare. Il leader di Idv infatti aveva definito «senza senso la proposta di D'Alema» di una leggina pro Berlusconi che «i suoi stessi elettori boccerebbero; è scandaloso solo pensarlo; è come dire che piuttosto che essere colpiti da uno sparo è meglio essere accoltellati». Replica Orlando: «È incredibile che Di Pietro impieghi gran parte del suo tempo per attaccare il Pd. La nostra posizione sul cosiddetto legittimo impedimento è chiara: siamo contrari. Quindi una polemica pretestuosa contro D'Alema, il quale ha utilizzato semplicemente un paradosso».
Il Pd sembra diviso sul dialogo. Da Oscar Luigi Scalfaro, padre costituente, ex capo dello Stato, cattolico democratico, parte uno spunto di riflessione per il centrosinistra: «Non sono per nulla contrario all'ipotesi di un provvedimento che dia una tutela al premier a condizione che non ci sia danno a terzi». Scalfaro è stato anche magistrato. Osserva: «Tale provvedimento però non deve sospendere i termini per la chiusura dei processi». Un intervento a tutto campo quello del presidente emerito: sulle elezioni anticipate («Sarebbero da evitare, perché sciogliere le Camere sono interventi traumatici, una patologia seria»); sullo sfidante di Berlusconi («Rosy Bindi avrebbe l'intelligenza e la grinta per sconfiggere Berlusconi alle prossime politiche»); sul Pd («Sono un simpatizzante»).