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Mafia ,spatuzza e governo...

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2009 17:20
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09/12/2009 11:14
 
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IL COMMENTO
La principessa e il rospo da baciare
di EUGENIO SCALFARI

TRA domenica e lunedì scorso nel circuito mediatico è accaduto un fatto strano: i principali giornali stranieri, televisivi e stampati, hanno dato notevole rilievo alla deposizione del pentito mafioso Spatuzza che chiamava in correità Berlusconi e Dell'Utri; i principali giornali e "talk show" televisivi italiani titolavano la cronaca di quell'argomento ma avevano come obiettivo politico Pier Luigi Bersani, accusato di irresolutezza e d'incapacità a risolvere i tanti guai che affliggono il nostro paese. Sembrava si fossero dati un vero e proprio appuntamento Giuliano Ferrara sul "Foglio", Ernesto Galli della Loggia sul "Corriere della Sera", Luca Ricolfi sulla "Stampa", per non parlare che dei maggiori.

Stonava soltanto l'"Avvenire", il giornale dei vescovi italiani, che titolava insolitamente a tutte colonne sulla tardiva e insufficiente retromarcia di Vittorio Feltri sul caso Boffo: dopo averlo linciato fino a provocarne le dimissioni, Feltri ammetteva che i documenti da lui portati come prova di omosessualità del direttore del giornale cattolico erano falsi. Se ne dispiaceva. Del resto il risultato ormai era stato ottenuto e Boffo era stato sbalzato di sella.

Segnalo questa difformità dell'"Avvenire", contemporanea alla campagna virulenta della "Padania" contro l'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, reo agli occhi dei leghisti d'aver rimarcato che a Milano c'è poca carità cristiana e d'avere ancora una volta raccomandato umanità nei confronti degli immigrati.

Ma torniamo al tema più propriamente politico che ha avuto le sue premesse nella deposizione di Spatuzza e nel corteo dei giovani "viola" di sabato scorso. Di qui il "pressing" sul segretario del Pd: si decidesse a dialogare con la maggioranza sulle riforme, a cominciare dalla giustizia, e i problemi italiani sparirebbero d'incanto. Ma lui non si decide. Forse vorrebbe ma non può. Perché non può?

È evidente: non può perché una minoranza di arrabbiati glielo impedisce. Gli arrabbiati sono vecchi comunisti impenitenti, abituati a dir sempre no, a vedere tutto il male solo da una parte, a ritenersi moralmente superiori; ma non solo comunisti, anche vecchi azionisti, anticlericali incalliti, antiamericani, antifascisti a 24 carati. Gente che conta niente, complottardi, moralisti. Perennemente indignati.
Naturalmente c'è chi mantiene alto il livello di indignazione per professione: giornali faziosi che utilizzano la faziosità per guadagnare copie, giornali che hanno in testa soltanto Berlusconi, giornalisti per i quali Berlusconi è una droga eccitante, un elemento allucinogeno che essi assumono e diffondono a getto continuo tra i loro lettori. Dal caso di Noemi Letizia in poi, passando per Patrizia D'Addario e approdando infine a Spatuzza e alla marcia dei "viola". Antitaliani. Giustizialisti. Raccontano ogni giorno un paese che non c'è. Bloccano l'opinione pubblica - nazionale e internazionale - sul "gossip" d'un leader che ha il solo difetto d'essere esuberante e innumerevoli pregi al servizio del paese. Purtroppo non lo fanno lavorare. Dunque sono loro i veri, gli unici colpevoli. Bisogna isolarli.

Il ragionamento, come si vede, ha un suo sviluppo: giornali faziosi eccitano una minoranza di arrabbiati; questa minoranza è in grado di frenare il leader del Pd; questi vorrebbe dialogare ma ne è impedito; in mancanza di quel dialogo il premier non può governare perché un gruppo di magistrati faziosi glielo impedisce; per conseguenza il governo è bloccato. In sostanza un granello di sabbia ha immobilizzato la macchina della politica.

Questo racconto della situazione italiana è affascinante. Sembra una favola, ce ne sono tutti gli elementi: un principe operoso, il filtro d'un folletto o d'una strega che lo trasforma in un rospo, un lupo cattivo che vuole mangiare la nonna. La parte assegnata a Bersani è quella d'una bella fanciulla che dovrebbe baciare il rospo per dissipare il sortilegio.
Caro Pier Luigi, mi spiace per te ma la tua parte nella favola è proprio quella, la bella fanciulla che bacia il rospo. Certo ci vuole stomaco per baciare un rospo schifoso, ma tu lo stomaco ce l'hai e dunque fallo, per il bene di questo paese che il principe operoso e capace di governarlo l'ha trovato. Tu solo puoi interrompere il sortilegio e assicurare il lieto fine.

* * *

Ho la vaga sensazione che a noi di "Repubblica" sia assegnata la parte del lupo cattivo. Giuliano Ferrara mi tira in ballo personalmente e mi domanda come sia stato possibile che, dopo aver organizzato cinquant'anni fa i convegni degli "Amici del Mondo" insieme a Mario Pannunzio e a Ernesto Rossi, sia finito nella compagnia del bordello.

Di solito Ferrara con me è gentile, questa volta è stato ruvido, segno che il richiamo all'ordine è stato perentorio. Rispondo così: il bordello non è a "Repubblica" ma a Palazzo Grazioli. "Repubblica" non si è occupata del bordello ma delle bugie del premier. La denuncia del bordello è stata fatta dalla Fondazione "Farefuturo" (patrocinata da Gianfranco Fini) e dalla signora Veronica Lario, comproprietaria del giornale diretto da Ferrara.

Può mentire spudoratamente un presidente del Consiglio che si rivolge al paese dalla televisione pubblica? Può reiterare le menzogne? Può indicare alla gogna i giornali che gli pongono domande più che legittime? Può insultare e incitare a non leggere quei giornali e a boicottarli pubblicitariamente? Può denunciarli al magistrato per aver fatto quelle domande?

Quanto ai "pedigree", per quanto mi riguarda io sono appunto partito dal "Mondo" e arrivato a "Repubblica" passando dall'"Espresso"; come percorso non mi sembra male. Ferrara è partito da Giorgio Amendola ed è arrivato a Berlusconi passando per Craxi. Non giudico, non ne ho alcun titolo. Dico soltanto "Unicuique suum", che vale per lui quanto per me.

* * *

Il ragionamento di Galli della Loggia è diverso ma in sintonia. C'è sempre di mezzo il lupo cattivo, che certo dev'essere un diavolaccio di lupo se riesce da solo a combinare tanti guai. Ma il problema da risolvere è Bersani. "Il rinnegato Bersani". Rinnegato dal milione di giovani vestiti di viola che si domandavano: perché Bersani non è qui? A loro quell'assenza dispiaceva. A della Loggia invece ha fatto molto piacere. Perché? Risposta: perché lo slogan del corteo era: "Berlusconi dimettiti". Bersani non è andato per non marciare sotto quello striscione. Bravo Bersani. Berlusconi infatti deve governare.

Bene. Penso anch'io che debba governare. Il guaio è che non governa. Non governa da quando si è insediato a Palazzo Chigi nel maggio 2008. Ma non aveva governato neppure nei cinque anni 2001-2006. Infatti i problemi stanno ancora tutti lì, anzi sono peggiorati. Dobbiamo rifarne l'elenco? Rifacciamolo: il debito pubblico non solo non è diminuito ma è aumentato; la pressione fiscale idem; l'entità della spesa corrente idem; il deficit idem; le infrastrutture sono sempre al palo, parliamo ancora di quelle del famoso contratto con gli italiani stipulato a "Porta a Porta" nella campagna elettorale del 2001. Sono ancora tutti lì, inaugurazioni e tagli di nastri a bizzeffe, opere compiute neanche mezza.

Poi c'è il bordello della Sanità, il bordello della Scuola, il bordello dei Beni culturali. Quanti bordelli, caro Ferrara, e tutti dalle vostre parti. E questa sarebbe la politica del fare? Infine le riforme istituzionali e quella della giustizia.

Io sono amico di Bersani. Ha molte qualità. Tra le quali ci metto anche quella di non essere gladiatorio. E non ha la lingua biforcuta, che adesso va invece molto di moda. Ci sono fior di politici che cambiano versione a seconda del giornale che li intervista, anche a distanza di ventiquattr'ore. Ma lui no.

Sulla giustizia ha detto questo: pronto a discutere tutti i miglioramenti necessari affinché il servizio pubblico migliori, a cominciare dalla lunghezza intollerabile dei processi. Ma niente leggi "ad personam", niente "processo breve", niente Lodo Alfano, insomma niente salvacondotti.

Tra i pregi e i difetti del rinnegato Bersani c'è anche la testardaggine. Per me è un pregio. Salvacondotti non ne darà. Quanto al dialogo, ha più volte chiarito che si fa in Parlamento. E dove dovrebbe farsi? Il guaio è che Berlusconi non ci sta. A tutti gli emendamenti dell'opposizione il governo ha sempre detto no. Quanto alle riforme istituzionali, ha detto "nì" alla famosa bozza Violante (diminuzione dei parlamentari, creazione del Senato federale). Ha detto "nì" ma con un'aggiunta: vuole passare dalla Repubblica parlamentare a quella autoritaria.

Il testardo Bersani non ci sta, ma il fatto è che quel cambiamento non è previsto nella Costituzione. Proprio così: non è previsto, cioè non si può fare. Della Loggia dovrebbe saperlo. Per cui baciare il rospo non servirebbe a niente, resterebbe rospo.
Ricolfi sulla "Stampa" sostiene invece una bizzarra tesi. Secondo lui l'errore lo fece Veltroni quando disse che bisognava trattare sulle regole istituzionali e combattere invece sulla politica del giorno per giorno. Secondo Ricolfi bisognava invece fare l'opposto.
Bizzarro. Le regole vanno condivise, infatti proprio per questo sono previste maggioranze qualificate per approvarle. La politica invece non va necessariamente condivisa e l'opposizione esiste proprio per questo. Così la pensa anche il presidente Napolitano. Sbaglia anche lui?

* * *

Due righe di chiusura. All'epoca del governo Prodi i giornali sapienti che giocano alle buone fatine e non al lupo cattivo, se la prendevano col governo e lo invitavano a venire incontro all'opposizione (cioè a Berlusconi) che nel frattempo trafficava per comprarsi quei pochi voti che sostenevano il governo. Adesso le buone fatine se la prendono con l'opposizione di centrosinistra. Terzisti? Non sembra proprio, stanno sempre dalla stessa parte.





Delitti, pizzo e attentati: le verità del pentito di Cosa Nostra: "Per il giudice Caselli
era pronto un missile". Il racocnto delle fine del piccolo Di Matteo
I segreti di Spatuzza
"Così uccide la mafia"
di FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI


Gaspare Spatuzza
PALERMO - "Ti facciamo saltare. Con un missile terra-aria, che ci è arrivato dalla Jugoslavia". Quella lettera anonima che nell'agosto del 1993 annunciava un attentato a Giancarlo Caselli, non era opera di un mitomane. Sedici anni dopo, il pentito Gaspare Spatuzza racconta che il lanciamissili per uccidere il procuratore era in suo possesso. Nelle centinaia di pagine di verbale che il collaboratore di giustizia che accusa Berlusconi e Dell'Utri ha riempito con i magistrati delle Procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze ci sono vent'anni di orrori, dalle stragi ai dettagli raccapriccianti dell'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, dai progetti di sequestri di un altro bambino e dell'editore del "Giornale di Sicilia" Antonio Ardizzone per finanziare le stragi, fino alla verità sul mistero della "Natività" del Caravaggio, il prezioso dipinto rubato quarant'anni fa dagli uomini di Cosa nostra dall'oratorio di San Lorenzo a Palermo e mai ritrovato. Oggi, Gaspare Spatuzza rivela: "Ho saputo da Filippo Graviano nel carcere di Tolmezzo intorno al 1999 che il quadro era stato distrutto negli anni Ottanta. La tela era stata affidata ai Pullarà (capimafia della cosca di Santa Maria di Gesù), i quali l'avevano nascosta in una stalla, dove era stata rovinata, mangiata dai topi e dai maiali, e perciò venne bruciata".

Il missile per Caselli
"Tramite la 'ndrangheta, la cosca dei Nirta, abbiamo acquistato delle armi, due mitra, due machine-pistole ed un lanciamissili. Era un carico di armi per fare un attentato al procuratore Caselli che avevamo saputo che si muoveva con un elicottero dell'elisoccorso che partiva dall'ospedale Cervello. Io avevo la reggenza del mandamento di Brancaccio e tramite Pietro Tagliavia mi dicono che devo "curarmi" Caselli. Questo lanciamissili era custodito in un magazzino della nostra famiglia che venne poi perquisito dalla Dia. Era nascosto nell'intercapedine di un divano e non fu trovato". Siamo nel '94, quando i fratelli Graviano vengono arrestati a Milano e Spatuzza assume la reggenza del mandamento. Qualche mese prima quel progetto di attentato era stato annunciato da ben quattro lettere anonime giunte alla Procura di Palermo con minacce di morte non solo per Caselli ma anche per tre imprenditori, uomini politici e per l'allora presidente della Regione, Giuseppe Campione. L'anonimo su Caselli, però, alla luce delle dichiarazioni di Spatuzza, era un segnale estremamente preciso. Recitava così: "Ti facciamo saltare. Con un missile terra-aria, che ci è arrivato dalla Jugoslavia. Spariamo contro l'elicottero che ti porta da Punta Raisi a Boccadifalco...".

Il figlio del pentito sciolto nell'acido
Al sequestro e all'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio undicenne del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, uno dei killer della strage di Capaci, parteciparono decine di "uomini d'onore" di diverse famiglie. La squadra di Gaspare Spatuzza fu quella che andò a prelevare il bambino in un maneggio. Il suo è un racconto che mise in crisi anche uomini con più di 40 delitti sulle spalle. "Siamo partiti da Brancaccio a bordo di una Croma. Eravamo io, Salvatore Grigoli, Francesco Giuliano. Luigi Giacalone e Cosimo Lo Nigro erano con un'altra macchina di copertura. Avevamo pistole ed un kalashnikov perché se c'era qualche problema... quindi siamo entrati in questo maneggio, avevamo le casacche della polizia, nessuno di noi conosceva questo bambino, quindi abbiamo chiesto, chiamavamo "Giuseppe, Giuseppe". Il bambino dice: "Io sono". Ci siamo avvicinati e gli abbiamo detto: "Dobbiamo andare da papà e sto bambino si è fatto avanti, perché rappresentavamo per lui la sua salvezza. Lo abbiamo portato in macchina e siamo usciti, gli abbiamo detto che si doveva nascondere bene, perché "siamo qui per te, per tuo papà". E questo bambino ha detto: "Ah, papà mio..". E io gli ho risposto: "Sei contento che devi andare da papà?". "Sì, papà mio, amore mio", una frase così toccante che sul momento non ci fai caso, poi però...". Spatuzza racconta del lungo viaggio del bambino, rinchiuso in un Fiorino, verso la sua prima prigione dove sarebbe stato rilevato da uomini di un'altra cosca che non dovevano neanche conoscere l'identità di quelli che lo avevano prelevato. "I nuovi carcerieri lo volevano legare, noi eravamo risentiti, perché noi sì lo dovevamo sequestrare, ma trattarlo bene". Il piccolo Giuseppe, un anno e mezzo dopo, quando la Cassazione rese definitivi gli ergastoli per la strage di Capaci, fu strangolato e sciolto nell'acido per ordine di Giovanni Brusca.

I sequestri per finanziare le stragi
Dopo le bombe di via dei Georgofili a Firenze, Giuseppe Graviano dà ordine ai suoi di progettare due sequestri di persona, quello dell'editore del Giornale di Sicilia, Antonio Ardizzone, e quello di un bambino di sette anni, nipote di un industriale dell'argento di Brancaccio, che non aveva voluto pagare il pizzo. Ecco il racconto di Spatuzza: "Si doveva sequestrare il proprietario del Giornale di Sicilia, Ardizzone si chiama, mi sembra, e un bambino di 7-8 anni, il nipote di D'Agostino, un argentiere della zona industriale di Brancaccio, che non aveva pagato il pizzo e che minacciava di rivolgersi ai suoi cugini americani per farci tirare le orecchie. Dovevamo portarli fuori, in uno scantinato a Misilmeri. Graviano ci disse che questi sequestri servivano per finanziare altre stragi. Eravamo senza soldi, per la strage di Firenze ci dividemmo dai 10 ai 5 milioni ciascuno e per le stragi successive c'erano problemi finanziari". Ai pm che osservano che la famiglia di Brancaccio era una delle più ricche, Spatuzza replica: "Una cosa è pigliare dal nostro, un'altra cosa..." E poi racconta di quel piccolo tesoro in lingotti d'oro sepolto in un agrumeto di Ciaculli: "C'eravamo andati per nascondere delle armi e lì abbiamo trovato l'oro del Monte di Pietà, che era stato rubato, l'oro nostro, anche di mia madre sicuramente, di molti palermitani perché chi è palermitano, chi è che non ha l'oro al Monte di Pietà?".

Il giallo della moglie di Bagarella
È proprio scavando sotto gli aranci di Ciaculli che Spatuzza si imbatte in un indumento appartenuto a Vincenzina Marchese, moglie del boss corleonese Leoluca Bagarella, morta in circostanze mai chiarite senza che il suo corpo sia mai stato ritrovato. L'autista di Bagarella, Antonio Calvaruso, poi pentitosi, raccontò che la donna si era suicidata perché non riusciva ad avere figli. Ora Spatuzza aggiunge: "Vedo un sacchetto di plastica - ricorda Spatuzza - lo apro e trovo una vestaglia lunga, da notte, con macchie nelle parti intime. Era piegata bene, non era messa lì a casaccio e mi sono chiesto a chi apparteneva. Poi mi sono ricordato della moglie di Bagarella perché io e altri abbiamo sotterrato questa signora, questa povera donna e posso dire che quella vestaglia apparteneva a quella signora".

L'omicidio di Don Puglisi
Spatuzza ha partecipato, insieme all'altro killer pentito Salvatore Grigoli, al delitto del parroco di Brancaccio Pino Puglisi e racconta alcuni retroscena inediti. Tutto comincia con il sospetto che nella chiesa di San Ciro si muovano degli infiltrati della polizia. "Addirittura si sospettava delle suore che potevano essere infiltrate perché avevano la possibilità di muoversi all'interno delle case del quartiere e quindi potevano anche piazzare delle microspie. Padre Puglisi non si era "incanalato", stava cercando di fare tutto a modo suo e quello che si fa nel quartiere invece deve partire dalla "famiglia" che gestisce tutto. Don Puglisi si doveva uccidere simulando un incidente stradale, quindi io mi metto a cercare per rintracciare il prete, mi organizzo per cercare di simulare un incidente, ho fatto quattro-cinque tentativi per investirlo ma non sono andati a buon fine. E allora Giuseppe Graviano mi disse di ucciderlo con la pistola". Come già raccontato da Grigoli, anche Spatuzza ricorda le ultime parole del sacerdote davanti ai suoi killer: "Dovevamo simulare una rapina. Lui era fermo al portone di ingresso di casa sua. Lo accostiamo, io da sinistra e Grigoli da destra. Gli puntiamo la pistola e gli diciamo: "Questa è una rapina". Lui si gira e dice: "L'avevo capito". Gli prendiamo la borsa che aveva nelle mani e Grigoli gli ha tirato un colpo in testa e siamo andati via". L'omicidio Puglisi provocò una stretta investigativa su Brancaccio e per cercare di depistare le indagini i Graviano decisero di uccidere un giovane rapinatore del quartiere, Diego Alaimo, il cui corpo fu poi abbandonato vicino la chiesa. "Volevamo dare un segnale per far credere che era lui il responsabile dell'omicidio di padre Puglisi e che la mafia lo aveva punito".

Il pizzo sui beni confiscati
L'hotel San Paolo Palace, di via Messina Marine, confiscato al costruttore Gianni Ienna, prestanome dei Graviano e fondatore di uno dei primi club di Forza Italia, secondo i magistrati di Palermo, era uno dei beni occulti dei boss di Brancaccio. Ora Spatuzza racconta che persino l'amministrazione giudiziaria fu costretta a pagare il pizzo ai Graviano: "Questo dava all'epoca 20 milioni al mese, un mese alla famiglia Graviano, un mese ai Tagliavia. Poi l'albergo era stato sequestrato e c'erano problemi per fare uscire questi 20 milioni perché c'era la gestione del curatore, comunque questi soldi uscivano sempre". Quanto al costruttore Gianni Ienna, Spatuzza rivela che "era stato autorizzato dai Graviano a farsi pentito per salvare il salvabile. Era stato autorizzato e quindi poteva camminare libero a Brancaccio. Me lo disse Filippo Graviano nel carcere di Tolmezzo".

Giornalista Rai e l'imprenditore nel mirino
Spatuzza racconta di altri due progetti di omicidio commissionatigli dai Graviano e poi non portati a termine. "Il gruppo di fuoco che gestivo io a quell'epoca (1994, ndr) era stato incaricato di seguire gli spostamenti di un giornalista, si chiama D'Anna, della Rai. Io neanche lo conoscevo. Vittorio Tutino, che era latitante, mi spiega che era stato incaricato di passare alla fase esecutiva di questi due omicidi, quello del giornalista e quello di Giorgio Inglese, proprietario della vecchia Indomar, concessionaria Renault poi acquistata dai fratelli Graviano".



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10/12/2009 10:09
 
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Spatuzza è uno dei criminali più efferati non ha il diritto nemmeno di aprire la bocca
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Re:
stelvius18, 10/12/2009 10.09:

Spatuzza è uno dei criminali più efferati non ha il diritto nemmeno di aprire la bocca




e quale la legge lo dice?
da quando in qua se uno commette un reato perde i suoi diritti?

allora,io non dico ke bisogna prendere x oro colato ciò ke dice,va riscontrato come qualsiasi altra dichiarazione; ma x favore ricordiamo ke la legge di oggi x fortuna non è quella ke c'era al medioevo....
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11/12/2009 12:01
 
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Quando il boss Tanino Cinà
telefonava a Marcello Dell'Utri
Ecco le telefonate intercettate a metà degli anni Ottanta sull'utenza di Marcello Dell'Utri nell'ambito di un'inchiesta dei giudici di Milano sul fallimento di una società. Per i magistrati che hanno condannato Dell'Utri in primo grado quelle telefonate con un mafioso di Palermo sono gli eccezionali riscontri alle accuse dei pentiti arrivate molti anni dopo
di Salvo Palazzolo

Il boss Gaetano CinàNel caso Dell'Utri è considerato l'uomo chiave, Gaetano Cinà: il "tramite" - come lo definisce la sentenza che l'ha condannato in primo grado assieme al senatore di Forza Italia - "l'intermediario di alto livello fra l'organizzazione mafiosa e gli ambienti imprenditoriali del Nord". Ma lui non portava il doppiopetto. Per trent'anni, il signor Gaetano Cinà (che è deceduto nel 2006, prima dell'inizio del processo d'appello) ha lavorato nella piccola lavanderia di famiglia, a pochi passi da dove fu assassinato il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, nel salotto buono di Palermo.

Solo quando era ormai in pensione, tredici anni fa, venne arrestato con l'accusa di essere l'influente padrino della famiglia di Malaspina che all'inizio degli anni Settanta aveva fatto da tramite per l'arrivo del fattore-boss Vittorio Mangano nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi. Racconta il pentito Francesco Di Carlo che Cinà avrebbe anche accompagnato i capimafia Stefano Bontade e Mimmo Teresi negli uffici milanesi della Edilnord a un incontro con Dell'Utri e il costruttore Silvio Berlusconi, all'epoca in cerca di "garanzie di tranquillità" per tirare su Milano 2. Di Carlo ricorda ancora Dell'Utri e Cinà insieme, nel 1980, alla festa di matrimonio di un trafficante di droga, Girolamo Fauci, che si tenne a Londra. A metà degli anni Ottanta, la voce di Cinà era stata intercettata nel telefono di Dell'Utri, sotto controllo per ordine dei magistrati di Milano che indagavano sul fallimento della Bresciano. E anche queste intercettazioni fanno parte del processo al senatore di Forza Italia.

Il Capodanno del 1987, alle 12,39 Cinà telefona a Dell'Utri per fargli gli auguri (chiede anche: "Ma ne sai niente se l'ha vista, almeno, la cassata?". In un'altra conversazione, del dicembre 1986, Cinà aveva annunciato la spedizione di una cassata, con il logo di canale 5, al Cavaliere) ASCOLTA L'AUDIO

11 giugno 1988, Cinà ha ricevuto una comunicazione giudiziaria ed è preoccupato. Chiama Dell'Utri, che gli dice di venire a Milano ASCOLTA L'AUDIO

8 luglio 1988, Cinà cambia tono. Parla a Palermo con qualcuno rimasto senza nome e fissa un appuntamento ASCOLTA L'AUDIO

Dell'Utri si è sempre difeso: "Cinà era solo un caro amico, non sapevo delle sue frequentazioni con ambienti di mafia". Cinà, dal canto suo, non ha mai partecipato a un'udienza del processo. Non ha mai fatto alcuna dichiarazione in aula. Solo una volta rispose, durante un interrogatorio in Procura nel corso delle indagini: "Mio figlio giocava a calcio nella Bacigalupo, allenata da Dell'Utri. Io stesso sono stato dirigente della squadra per dieci anni. È da allora la mia grande amicizia con Dell'Utri, che io considero come un figlio". Ma, paradosso dei paradossi, a mettere nei guai Dell'Utri e Cinà è arrivato nel processo di Palermo il verbale di un inaspettato testimone, Silvio Berlusconi. Nel 1987, quando ancora nessuno pensava al processo per mafia a carico di Dell'Utri, l'imprenditore diceva ai giudici di Milano a proposito dell'assunzione di un fattore: "Chiesi a Marcello di interessarsi. Lui mi presentò il signor Vittorio Mangano come persona a lui conosciuta, più precisamente conosciuta da un suo amico con cui si davano del tu, che da tempo conosceva e che aveva conosciuto sui campi di calcio della squadra Bacigalupo di Palermo, squadra di dilettanti". All'epoca, naturalmente, il nome di Cinà non aveva fatto capolino nelle carte giudiziarie. Oggi, dietro l'assunzione di Mangano ad Arcore i giudici di primo grado del processo Dell'Utri ritengono di aver trovato la prima intermediazione di Cinà.
(10 dicembre 2009)
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Re:
stelvius18, 10/12/2009 10.09:

Spatuzza è uno dei criminali più efferati non ha il diritto nemmeno di aprire la bocca




ma meno male che ha cominciato a parlare.... [SM=x2049062]


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Giuseppe Graviano si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre Filippo ha smentito le dichiarazioni di Spatuzza.........


ps.
in arrivo:
processo breve anche per reati di mafia
normativa sulla confisca dei beni ai mafiosi
intercettazioni

ma queste sono solo paranoie [SM=x43611]
[Modificato da °Paranoid Android° 11/12/2009 13:32]




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Re:
°Paranoid Android°, 11/12/2009 13.29:

Giuseppe Graviano si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre Filippo ha smentito le dichiarazioni di Spatuzza.........





non vorrei sbagliarmi,ma ieri sera ad annozero mostrarono una ricostruzione in merito anche alla smentita di cui parli ,Filippo Graviano non dice che non sono vere le cose dette da Spatuzza,dice solo che non le ha dette lui..e penso ci sia una grossa differenza, su un piano prettamente tecnico ,tra un allontanamento ,che da un NON pentito quale è Graviano,ci si poteva aspettare, ed una vera e propria smentita....ma forse mi sbaglio.


ho cercato il video su youtube ma nn l'ho trovato...
[Modificato da makki@ 11/12/2009 13:46]


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"...ma quanta vita ha ancora il tuo intelletto se dietro a te scompare la tua razza??"
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Re: Re:
makki@, 11/12/2009 13.44:




non vorrei sbagliarmi,ma ieri sera ad annozero mostrarono una ricostruzione in merito anche alla smentita di cui parli ,Filippo Graviano non dice che non sono vere le cose dette da Spatuzza,dice solo che non le ha dette lui..e penso ci sia una grossa differenza, su un piano prettamente tecnico ,tra un allontanamento ,che da un NON pentito quale è Graviano,ci si poteva aspettare, ed una vera e propria smentita....ma forse mi sbaglio.


ho cercato il video su youtube ma nn l'ho trovato...




ma quella era una ricostruzione di Annozero...la deposizione di Graviano c'è stata stamattina




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Re: Re:
makki@, 11/12/2009 12.04:




ma meno male che ha cominciato a parlare.... [SM=x2049062]




...e sta dicendo un sacco di cazzate...
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Re: Re: Re:
gcgcgc, 11/12/2009 13:58:




...e sta dicendo un sacco di cazzate...




e tu ne sei sicuro perche....? hai notizie di prima mano?




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Re:
stelvius18, 10/12/2009 10:09:

Spatuzza è uno dei criminali più efferati non ha il diritto nemmeno di aprire la bocca




Spatuzza è un criminale efferato, è l'ultima delle merde sulla faccia della terra, e tutto quello che dice va VAGLIATO E VERIFICATO.

Non dimentichiamo il contributo che hanno avuto le dichiarazioni dei pentiti nella lotta contro la mafia. Quello che dicono non va assolutamente preso come oro colato, ma scartare delle dichiarazioni solo perchè.... ecco, perchè?

io non capisco come possano i fan di Berlusconi ad essere così asserviti da accettare la sola ipotesi che il loro leader sia un criminale di questo livello. Non esiste un limite?




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Re: Re:
Selkis, 11/12/2009 14.04:




Spatuzza è un criminale efferato, è l'ultima delle merde sulla faccia della terra, e tutto quello che dice va VAGLIATO E VERIFICATO.

Non dimentichiamo il contributo che hanno avuto le dichiarazioni dei pentiti nella lotta contro la mafia. Quello che dicono non va assolutamente preso come oro colato, ma scartare delle dichiarazioni solo perchè.... ecco, perchè?

io non capisco come possano i fan di Berlusconi ad essere così asserviti da accettare la sola ipotesi che il loro leader sia un criminale di questo livello. Non esiste un limite?




hai presente il discorso che hai fatto giorni fa sui "limiti" di alcuni giuristi (o meglio, studenti di giurisprudenza)??
ecco, in questo caso lo appoggio
ma non perchè mi stia particolarmente antipatico Berlusconi (sì, è così, ma c'entra poco [SM=x43668] )e quindi spero vivamente che quello che dice Spatuzza venga provato...semplicemente perchè qui si parla di processo, di procedura penale, di istituti tecnici che STUDIAMO e di conseguenza credo che nn possiamo permetterci di analizzare questi casi con i paraocchi (sarà anche che ho AMATO l'esame di procedura penale [SM=x43829] e nel leggere alcuni interventi posso solo sperare che vengano da persone che ancora nn abbiano sostenuto procedura penale [SM=x43606]

Io son la prima che vede qualcosa di poco chiaro nell'intera vicenda (e sinceramente, data la complessità della questione nemmeno pretendo di vederci chiaro o di avere la verità in tasca)...
ma delle varie ricostruzioni ipotizzabili (Spatuzza ha ragione/Spatuzza mente) credo che nn sia da sottovalutare una terza via...Spatuzza mandato avanti per ottenere qualcosa, senza arrivare, in caso di esito positivo dell'avvertimento, ad interrompere "il patto"
mi spiegate che senso avrebbe, per Spatuzza stesso, fare dichiarazioni mendaci con la consapevolezza, o quanto meno la probabilità, di esser successivamente smentito dai Graviano?
nn dimentichiamoci che la protezione ai pentiti nn è irrevocabile, così come c'è una cosa che si chiama calunnia...a che pro??




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per tutti gli eversivi di centro-sinistra....
ora a chi dobbiamo credere a Spatuzza o a Graviano e Lo Nigro?
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Il boss mafioso Filippo Graviano ha smentito oggi alcune dichiarazioni rese dal pentito di mafia Gaspare Spatuzza, asserendo di non aver avuto alcuna promessa da parte di ambienti politici e di non aver mai conosciuto il senatore Pdl Marcello Dell'Utri, nell'ambito del processo a quest'ultimo per concorso esterno in associazione mafiosa.

Graviano era stato citato più volte in passato da Spatuzza come sua fonte riguardo le informazioni secondo cui il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e lo stesso Dell'Utri sarebbero stati referenti politici della mafia nelle stragi dei primi anni 90.

"Non ho mai detto quelle cose a Spatuzza", ha detto il boss ergastolano, riferendosi alle dichiarazioni di Spatuzza circa un colloquio avvenuto nel 2004 nel carcere di Tolmezzo in cui, secondo il pentito, Graviano avrebbe detto: "Se non arriva nulla da dove arrivare possiamo pensare a parlare con i magistrati ma prima dobbiamo parlarne con mio fratello Giuseppe", facendo riferimento a presunti aiuti da parte dei politici.

Berlusconi, che non risulta indagato in alcun procedimento di mafia sia a Palermo che a Firenze, ha sempre respinto le accuse di Spatuzza definendole infondate.

Informato dai reporter a Bruxelles delle smentite di Graviano, il premier si è limitato a dire: "E cosa volevate? Non si meraviglia?".

NON AVEVO BISOGNO DI AIUTI, NON CONOSCO DELL'UTRI

Per avvalorare il fatto di non aver avuto alcun bisogno di appoggi né aiuti dalla politica, Graviano ha spiegato oggi che all'epoca, nei primi anni 90, non aveva ancora grossi guai con la giustizia, ma solo una piccola condanna.

"Nel '94 non c'era nessuno che doveva farmi promesse, perché io all'epoca dovevo scontare
Spatuzza
solo quattro mesi di carcere. Perché avrei dovuto chiedere aiuto? E poi il discorso con Spatuzza sarebbe avvenuto nel 2004. Da allora sono passati cinque anni, se avessi voluto consumare una vendetta lo avrei già fatto", ha spiegato il boss di Brancaccio, condannato con suo fratello Giuseppe all'ergastolo per le stragi di mafia del '93.

Quanto in particolare a Dell'Utri, presente anche oggi in aula, Graviano ha detto testualmente: "Non ho mai conosciuto né direttamente né indirettamente Dell'Utri, quindi non ho mai avuto rapporti con lui".

Parole che hanno rincuorato il senatore del Pdl, condannato a nove anni in primo grado, secondo cui "non c'è proprio nulla in questo processo".

"Spero che siccome non c'è niente, alla fine venga fuori", ha detto ai giornalisti che gremivano l'aula di giustizia di Palermo. "Mi sono meravigliato della dignità e della compostezza di questo signore. Ha detto cose che mi meravigliano. Nel guardarlo ho avuto l'impressione di dignità da parte di uno che si trova in carcere e ha delle sofferenze. Graviano sembra un pentito Spatuzza no", ha sottolineato.

GIUSEPPE GRAVIANO NON RISPONDE

Nell'ambito dell'udienza odierna, oltre a Filippo Graviano, doveva essere ascoltato anche Giuseppe, che si è avvalso però della facoltà di non rispondere. Per motivi di sicurezza, i due boss ergastolani -- che non sono "pentiti" -- sono stati collegati in videoconferenza con l'aula palermitana dai penitenziari dove sono detenuti in regime di 41 bis, l'articolo di legge che consente il cosiddetto "carcere duro" contro i mafiosi.

Con riguardo proprio a Giuseppe, Spatuzza aveva raccontato in aula nei giorni scorsi che il boss, durante un incontro a Roma nel gennaio del '94, gli nominò Berlusconi e Dell'Utri come i referenti politici della cupola mafiosa nelle stragi di mafia del '92-'93 -- l'attentato agli Uffizi di Firenze, le bombe a Roma e in via Palestro a Milano, il fallito attentato allo stadio Olimpico della capitale.

Spatuzza, 45 anni, è stato condannato all'ergastolo per 6 stragi e 40 omicidi, molti dei quali eseguiti nei primi anni 90 proprio su mandato dei Graviano, che dal carcere continuavano a impartire ordini ai loro uomini.

Arrestato nel 1997, ha cominciato a collaborare con la giustizia nel 2008.

Le sue dichiarazioni sui contatti fra mafia e politica hanno riaperto il dibattito sull'uso dei pentiti e sui benefici a loro concessi per legge in caso di collaborazione con la giustizia, con alcuni -- tra cui lo stesso Dell'Utri, che anche oggi è presente in aula -- che hanno chiesto una modifica dell'attuale legislazione.

Il governo ha smentito per ora di star pensando ad un cambiamento della legge sui pentiti né a modifiche riguardanti il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Oggi, oltre ai Graviano, è stato ascoltato anche Cosimo Lo Nigro, altro boss mafioso del mandamento di Brancaccio.




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Re: per tutti gli eversivi di centro-sinistra....
stelvius18, 11/12/2009 14:25:

ora a chi dobbiamo credere a Spatuzza o a Graviano e Lo Nigro?




non mi sento eversiva, ma rispondo lo stesso:
Credere sulla fiducia? NESSUNO.
TUTTE le dichiarazioni devono essere valutate e verificate.




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Re: Re: Re:
°Paranoid Android°, 11/12/2009 13.53:




ma quella era una ricostruzione di Annozero...la deposizione di Graviano c'è stata stamattina




si hai perfettamente ragione,non mi ero aggiornata! [SM=x43799]


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"...ma quanta vita ha ancora il tuo intelletto se dietro a te scompare la tua razza??"
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11/12/2009 14:41
 
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se uno chiede di verificare le dichiarazioni di un pentito è un "comunista eversivo"
e chi rifiuta A PRIORI l'attendibilità di un pentito solo per motivi politici invece cosa è??? [SM=x43820]
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Re:
gran generale, 11/12/2009 14.41:


se uno chiede di verificare le dichiarazioni di un pentito è un "comunista eversivo"
e chi rifiuta A PRIORI l'attendibilità di un pentito solo per motivi politici invece cosa è??? [SM=x43820]




[SM=x43625]
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Non credo che le cose siano così semplici sulla attendibilità dei mafiosi. Mi riferisco, aldilà delle mie preferenze politiche, ad una questione tecnica (se no che si studia a fare legge?!)... Se un pentito dice che un altro mafioso gli ha riferito che "una certa persona" ha collaborato al sodalizio criminoso il magistrato non deve portarlo in aula, ma deve PRIMA "verificare" l'attendibilità del mafioso pentito (se no fa una grande figura di merda come è accaduto oggi, perchè l'attendibilità del pentito andava acquisita prima e, una volta acquisita, il pentito poteva deporre nel processo, sede in cui si forma la prova). Poichè l'altro mafiosonon ha confermato un bel nulla, stanti le regole di un paese democratico e civile, se le parole del pentito non trovano alcun riscontro (e poichè la fonte della riferibilità di Dell'Utri e Berlusconi al sodalizio mafioso da parte di Spatuzza è solo nelle parole del mafioso Graviano), le parole di Spatuzza non hanno alcun valore. Altimenti sulla base dell'odio ciascuno di noi può inventarsi qualsiasi cosa contro un nemico per rovinarlo. Del resto anche se due persone si mettono d'accordo per rovinare un terzo non avranno ragione del loro disegno se non riusciranno a "PROVARE" quello che dicono!






Nolite conformari huic saeculo sed reformamini in novitate sensus vestri.
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Re:
maximilian1983, 11/12/2009 15.11:

Non credo che le cose siano così semplici sulla attendibilità dei mafiosi. Mi riferisco, aldilà delle mie preferenze politiche, ad una questione tecnica (se no che si studia a fare legge?!)... Se un pentito dice che un altro mafioso gli ha riferito che "una certa persona" ha collaborato al sodalizio criminoso il magistrato non deve portarlo in aula, ma deve PRIMA "verificare" l'attendibilità del mafioso pentito (se no fa una grande figura di merda come è accaduto oggi, perchè l'attendibilità del pentito andava acquisita prima e, una volta acquisita, il pentito poteva deporre nel processo, sede in cui si forma la prova). Poichè l'altro mafiosonon ha confermato un bel nulla, stanti le regole di un paese democratico e civile, se le parole del pentito non trovano alcun riscontro (e poichè la fonte della riferibilità di Dell'Utri e Berlusconi al sodalizio mafioso da parte di Spatuzza è solo nelle parole del mafioso Graviano), le parole di Spatuzza non hanno alcun valore. Altimenti sulla base dell'odio ciascuno di noi può inventarsi qualsiasi cosa contro un nemico per rovinarlo. Del resto anche se due persone si mettono d'accordo per rovinare un terzo non avranno ragione del loro disegno se non riusciranno a "PROVARE" quello che dicono!



l'attendibilità di Spatuzza era già stata verificata

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/18348/48/

il problema ora è della procura, che dovrà accertare i fatti dichiarati dai vari pentiti... senza prove, le parole restano parole [SM=x43666]
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