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Processo Dell'Utri, Spatuzza in aula: «Graviano mi parlò di Berlusconi»

Ultimo Aggiornamento: 05/12/2009 15:28
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04/12/2009 16:46
 
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Il pentito nel bunker di Torino: «Il boss disse che grazie a quello di Canale 5 ci eravamo messi il paese tra le mani»

TORINO - «Ho fatto parte dagli anni Ottanta al Duemila di un'associazione terroristico-mafiosa denominata Cosa Nostra. Dico terroristica per quello che mi consta personalmente, perché dopo gli attentati di via D'Amelio e Capaci, ci siamo spinti oltre, come l'attentato al dottor Costanzo (Maurizio ndr) e quello a Firenze dove morì la piccola Nadia». Gaspare Spatuzza entra in aula pochi minuti prima di mezzogiorno. Il pentito di mafia, protetto da due paraventi, depone a Torino al processo d'appello per concorso in associazione mafiosa nei confronti di Marcello Dell'Utri, condannato a nove anni in primo grado. Un intervento molto atteso, alla luce delle precedenti dichiarazioni rese da Spatuzza davanti ai pm (l'ex mafioso ha descritto il senatore del Pdl e il premier, Silvio Berlusconi, come interlocutori di Cosa Nostra).
LETTERE - Spatuzza racconta che prima degli attentati del '93 (a Roma nella Chiesa di San Giovanni in Laterano, al Verano e a Milano ai giardini di via Palestro) imbucò cinque lettere, alcune delle quali indirizzate a testate giornalistiche. «Queste lettere - prosegue - provenivano dal boss Giuseppe Graviano. Il fatto che prima di fare un attentato mi dicessero di informare qualcuno con delle lettere è un'anomalia che mi ha fatto capire che c'era qualcosa sul versante politico». Nell'incontro di fine '93 a Campo Felice di Roccella con Graviano, Spatuzza - stando al suo racconto - riceve l'ordine di compiere un attentato «in cui moriranno un bel po' di carabinieri». Il fallito attentato allo stadio Olimpico «doveva essere il colpo di grazia» afferma Spatuzza. E poi: «Dissi a Graviano che ci stavamo portando un po' di morti che non ci appartenevano, ma lui mi disse che era bene che ci portassimo dietro questi morti, così 'chi si deve muovere si dà una mossa'». Spatuzza spiega: «Vigliaccatamente (così nella deposizione, ndr) Cosa Nostra ha gioito per Capaci e via D'Amelio. Perché erano i principali nemici nostri. Capaci ci appartiene, via D'Amelio ci appartiene - afferma - ma tutto il resto non ci appartiene». Come fallì l'attentato all'Olimpico? «Io e Benigno (altro mafioso, ndr) eravamo a Monte Mario. Benigno dà l'impulso al telecomando ma non funziona e l'attentato non avviene. Poi quando i carabinieri si erano già distanziati io gli dissi di fermarsi, di non dare più l'impulso. Scendiamo con la moto, ma l'attentato in sostanza era fallito».

BERLUSCONI - Poi Spatuzza afferma: «Nel '94 incontrai Giuseppe Graviano in un bar in Via Veneto, aveva un atteggiamento gioioso, ci siamo seduti e disse che avevamo chiuso tutto e ottenuto quello che cercavamo grazie alla serietà delle persone che avevano portato avanti quella storia e non come quei quattro "crasti" socialisti che avevano preso i voti nel 1988 e 1989 e poi ci avevano fatto la guerra. Mi vennero fatti due nomi tra cui quello di Berlusconi. Io chiesi se era quello di Canale 5 e mi disse: sì. C'era pure un altro nostro paesano. Graviano disse che grazie alla serietà di queste persone ci avevano messo il paese nelle mani». Successivamente Spatuzza si trovò nel carcere di Tolmezzo con Filippo Graviano: «Nel 2004 lui stava malissimo, io gli parlavo dei nostri figli, di non fargli fare la nostra fine... ho avuto la sensazione che stava crollando. Mi disse di far sapere a suo fratello Giuseppe che se non arrivava qualcosa da dove doveva arrivare, allora bisognava parlare ai magistrati». Il pm chiede spiegazioni sulla frase «da dove doveva arrivare» e qui Spatuzza ritorna al riferimento di Berlusconi e Dell'Utri. «I timori di parlare del presidente del Consiglio erano e sono tanti - continua Spatuzza. - Basta vedere che quando ho cominciato a rendere i colloqui investigativi con i pm mi trovavo Berlusconi primo ministro e come ministro della Giustizia uno che consideravo un 'vice' del primo ministro e di Marcello Dell'Utri».


DISSOCIAZIONE - Spatuzza ripercorre poi la scelta di dissociarsi da Cosa Nostra. «Nel 2000 ho iniziato un bellissimo percorso di istruzione e isolamento». Il pentito ricorda «il cappellano del carcere di Ascoli Piceno, padre Pietro Capoccia» come l'incontro chiave della sua svolta che gli trasmise «l'amore per le sacre scritture». «Mi trovai di fronte al bivio di essere o uomo di Dio o mammone: ho deciso di amare Dio» afferma Spatuzza che poi indica nel procuratore antimafia Pietro Grasso la persona che ha dato un contributo fondamentale alla sua decisione definitiva di collaborare con la giustizia «nel marzo 2006». «Non sono qui per barattare le mie parole, sarei un vigliacco - aggiunge - lo Stato sa cosa deve fare della mia persona. La mia missione è restituire verità alla storia e non mi fermerò di fronte a niente. Se ho messo la mia vita nelle mani del male, perché non la devo perdere per il bene?».

IL CONTROINTERROGATORIO - Terminato l'interrogatorio del procuratore generale Gatto, l’udienza è stata sospesa per circa un’ora ed è ricominciata dopo le 15 con il controinterrogatorio della difesa. «Dopo l'ammissione al programma pentiti ho deciso di togliere gli omissis sulle stragi del '92 e '93» ha detto il pentito rispondendo alle domande dell'avvocato dell'imputato, che gli faceva notare che prima del giugno 2009, interrogato dai pm di diverse Procure italiane, non aveva mai indicato Berlusconi e Dell'Utri come i referenti di Cosa Nostra. Spatuzza ha spiegato di non aver «mai chiesto nulla in cambio allo Stato» e di aver «riferito quello che sapevo su Berlusconi e Dell'Utri solo il 16 giugno del 2009 ai magistrati di Firenze perché, prima - ammette - temevo che si potesse dire che tiravo in ballo i politici per accreditarmi come pentito».

«UN PETARDO» - Le accuse di Spatuzza sono «un petardo», non «una bomba atomica», aveva detto in precedenza, l'avvocato di Dell'Utri Nino Mormino con un evidente riferimento alla frase pronunciata dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante un fuorionda. Prima dell'avvio dell'udienza, aveva parlato invece il Pg della Corte d'Appello di Palermo, Antonino Gatto, secondo il quale «si sta enfatizzando troppo qualcosa che ha un certo rilievo ma non così eccessivo». «Tutto questo toglie serenità» aveva aggiunto il magistrato.

DELL'UTRI - Parla anche Dell'Utri: «La mafia - afferma il senatore durante una pausa del processo - ha interesse a buttare giù un governo che lotta contro» i clan. «Sono dati oggettivi - dice - c'è stato il massimo dei latitanti catturati, il massimo dei beni sequestrati, il massimo delle pene severe contro i condannati per mafia. Spatuzza è un pentito della mafia, non dell'antimafia. Ma io sono sereno. L'unica cosa che è incredibile e assurda è che mi sento come a teatro dove c'è un protagonista 'povero Marcello' ma non sono io, è un altro. Di fronte a queste accuse una persona normale o impazzisce o si spara. Io non sono normale, e non mi sparo». «I Graviano? Non li ho mai conosciuti, io non conosco nessuno» ribadisce Dell'Utri. «Provenzano? Sta scherzando. Io conoscevo Vittorio Mangano, punto e basta». Il senatore del Pdl nega di avere ricevuto messaggi mafiosi: «Ma quali messaggi? Le dichiarazioni di Ciancimino mi fanno ridere...». E poi: «La mafia ha votato per noi? Che ne so, può essere; d'altronde in passato aveva votato anche per Orlando. Purtroppo non gli hanno ancora tolto il diritto di voto. Fino a quando qualcuno non gli impedisce di votare, ciò che fanno non è controllabile». «Uno come Spatuzza Falcone l'avrebbe denunciato» ha detto poi Dell'Utri al termine della deposizione del pentito, spiegando di non essere affatto sorpreso dalle rivelazioni in aula dell'ex uomo di Cosa Nostra. «Non ha detto nulla di più o di meno di quello che aveva già riferito ai pm» ha spiegato Dell'Utri. «Il suo obiettivo - ha ribadito - è fare cadere il governo Berlusconi, non ci sono altre spiegazioni». Ai giornalisti che gli chiedevano se riteneva che dietro al collaboratore ci fosse qualcuno, Dell'Utri ha risposto: «Non lo so. Ci saranno i pm».

BATTIBECCO CON UNA GIORNALISTA - Battibecco tra il senatore Pdl e una giornalista del Il fatto quotidiano, Antonella Mascali. «Il signor Mangano è stato eroico. Lo ripeto e-ro-i-co. Vuole che glielo ripeta ancora?» ha detto Dell'Utri, utilizzando nei confronti della giornalista un'espressione risentita: «Ma che c... dice lei?». Motivo della notevole arrabbiatura dell'imputato di concorso esterno sono state le domande su Vittorio Mangano, il cosiddetto stalliere o fattore di Arcore e le ripetute definizione di «eroe» che gli sono state riservate ripetutamente da Dell'Utri.




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04/12/2009 22:40
 
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ormai i comunisti si sono infiltrati ovunque, anche tra i pentiti di mafia...
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05/12/2009 01:41
 
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che berlusconi e,soprattutto, dell'ultri non siano degli stinchi di santo mi sembra assodato...
ma con tutto il bene...non si può prendere come vangelo ciò che dice uno che ha un curriculum criminale quello di spatuzza...






[Modificato da jonas85 05/12/2009 01:42]
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io spero solo che le dichiarazioni del pentito siano supportate da serie indagini e prove certe...nel senso che spero che i pm non si adagino sulle dichiarazioni di spatuzza,perchè in questo caso una sentenza di condanna,se basata solo su queste dichiarazioni (che tra l'altro sono quasi tutte un "mi è stato detto") sarebbe giuridicamente impensabile










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05/12/2009 14:27
 
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Le dichiarazioni di uno come Spatuzza hanno un senso solo se usate come indizi per trovare delle prove...

Tipo, lì c'è un cadavere...si scava, e si trova..ed il cadavere diventa prova di qualcosa...

Ma dare un valore superiore alla parola di uno che non è degno neppure di essere definito un uomo, è qualcosa per me di moralmente inaccettabile.
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05/12/2009 14:49
 
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Re:
Paperino!, 05/12/2009 14.27:

Le dichiarazioni di uno come Spatuzza hanno un senso solo se usate come indizi per trovare delle prove...

Tipo, lì c'è un cadavere...si scava, e si trova..ed il cadavere diventa prova di qualcosa...

Ma dare un valore superiore alla parola di uno che non è degno neppure di essere definito un uomo, è qualcosa per me di moralmente inaccettabile.




ma infatti io credo che si stiano confondendo un po' le cose...
le dichiarazioni di Spatuzza nn sono state assunte nell'ambito di un processo contro Berlusconi, ma a quanto riportano alcune fonti (vedi Il Giornale) pare abbiano dato impulso ad indagini a suo carico
(partendo ovviamente dal presupposto che vadano riscontrate, altrimenti sono inutilizzabili)




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05/12/2009 14:52
 
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si ora diamo credito al primo pentito che apre la bocca...
c'è un dato di fatto: Berlusconi combatte le mafie come nessun altro governo è stato in grado di fare prima di lui....
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05/12/2009 15:16
 
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Re:
Paperino!, 05/12/2009 14.27:

Le dichiarazioni di uno come Spatuzza hanno un senso solo se usate come indizi per trovare delle prove...

Tipo, lì c'è un cadavere...si scava, e si trova..ed il cadavere diventa prova di qualcosa...

Ma dare un valore superiore alla parola di uno che non è degno neppure di essere definito un uomo, è qualcosa per me di moralmente inaccettabile.




Quoto ogni parola.

Spatuzza non è un uomo, è una merda.

Verifichiamo quello che dice e se non è vero cerchiamo di capire, perchè mente E CHI GLI HA DETTO MENTIRE.

Non strumentalizziamo politicamente le parole di questo schifo d'uomo.

Non cadiamo così in basso.
[Modificato da nando85 05/12/2009 15:17]
05/12/2009 15:19
 
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Re:
Paperino!, 05/12/2009 14.27:

Le dichiarazioni di uno come Spatuzza hanno un senso solo se usate come indizi per trovare delle prove...

Tipo, lì c'è un cadavere...si scava, e si trova..ed il cadavere diventa prova di qualcosa...

Ma dare un valore superiore alla parola di uno che non è degno neppure di essere definito un uomo, è qualcosa per me di moralmente inaccettabile.




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05/12/2009 15:28
 
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Spatuzza: lapsus, errori e dimenticanze Tutti i buchi neri del killer pentito
Per dirla nel gergo aspro dei pentiti, quelle di Gaspare Spatuzza, detto ’u tignusu, sono tutte minchiate. Cominciamo dalla fine, dalla collaborazione a rate della bestia redenta che ha ammesso d’aver ammazzato 40 cristiani, partecipato a sei stragi, squagliato nell’acido donne e bambini. La nuova legge sui collaboratori di giustizia impone un tempo massimo di sei mesi per espiare tutti i peccati. Bene. Nell’aula del tribunale di Torino, Gaspare Spatuzza ammette d’aver iniziato a parlare (informalmente) con i magistrati fiorentini in più «colloqui investigativi» che le carte processuali cristallizzano sul finire degli anni Novanta. Poi di avere fatto altrettanto, più volte, anche col procuratore nazionale Piero Grasso. Di tutti questi «colloqui», trasmessi alle procure di Palermo e Caltanissetta, non c’è però traccia nei processo sulle stragi del ’92. Come se non bastasse, Spatuzza riferisce d’aver risposto a domande pure ai pm Milano (come anticipato ieri dal Giornale) e addirittura a quelli di Reggio Calabria: nessuno, nemmeno il presidente del processo Dell’Utri, ne sapeva niente. Quel che ci è dato di sapere, attraverso la deposizione di Spatuzza, è che ai pm di Firenze lui inizia a fare il nome di Silvio Berlusconi solo un anno dopo l’inizio della sua collaborazione, e cioè fuori tempo massimo. Giustifica il ritardo sostenendo che aveva paura del Cavaliere prossimo a prendere il potere. Ieri s’è scoperto, che, zitto zitto, di Berlusconi aveva invece fatto cenno il 17 novembre 2008 a Caltanissetta, discutendo dei problemi che stavano a cuore ai Graviano e che dovette risolvere personalmente sconfinando in un quartiere off limits di un’altra famiglia mafiosa («fu quasi un colpo di Stato»). Problemi legati all’installazione di cartelloni pubblicitari nella zona di Porta Nuova dove, a detta di Spatuzza, comandava Mangano. Posto che a quei tempi Mangano ancora non esercitava il suo potere in quel quartiere perché il capomandamento era invece Cancemi, l’exploit di Spatuzza che punta a teorizzare inesistenti rapporti finanziari fra Cosa nostra e Berlusconi la pubblicità (che è roba locale, non nazionale), Mangano (che non c’era) e Dell’Utri, si ritorce contro il pentito. E così lui che non sa niente dei politici e della politica, dice di temere il ministro Alfano «perché era un soggetto che curava i circoli di Forza Italia in Sicilia». Lui che non sapeva chi diavolo fosse Berlusconi, lo teme più di Alfano perché «nel momento in cui inizio i primi colloqui con i magistrati me lo ritrovo come primo ministro», quando così non è visto che al tempo dei «primi colloqui» governava ancora Prodi. A Firenze, invece, le carte raccontano che Gaspare non parla mai di Silvio per un anno di seguito. Inizia a vuotare il sacco, formalmente, il primo luglio 2008. Viene sentito di nuovo il 17 luglio, poi il 28 luglio 2008, ancora il 10 settembre 2008, quindi il 14 settembre e il 17 dicembre dell’anno scorso. Mai un accenno a Silvio o a Dell’Utri. Dice sempre così: «Non conosco i politici, non capisco niente di politica». Oppure: «Non posso sapere, perché Graviamo non me lo disse, chi fosse il nostro interlocutore». Dopodiché, un bel giorno, in straordinaria coincidenza con l’ok ricevuto per il programma di protezione, «senza barattare niente con lo Stato» (nuova vita, nuova identità, niente carcere a vita, stipendio, lavoro, benefit vari) il criminale che nelle lettere al vescovo dell’Aquila si immedesima in San Paolo, viene folgorato sulla strada che porta a via Veneto dove insiste il bar Doney. Il locale dove il boss Giuseppe Graviano, parlando della strage allo stadio Olimpico (prevista per il 31 ottobre del 1993), gli avrebbe sussurrato che «tutto è chiuso bene coi politici, abbiamo ottenuto quello che cercavamo» spiegandogli, a lui che di politica non capiva niente, che i referenti istituzionali sarebbero stati Dell’Utri e Berlusconi. Per la cronaca siamo a fine ’93, Forza Italia non è ancora nata. Riscontri diretti? Zero. I boss Giuseppe e Filippo Graviano, sentiti a verbale, e quindi messi a confronto con il loquace Spatuzza, smentiscono l’ex collega. Idem fa il boss Lo Nigro, quello che avrebbe accompagnato Spatuzza a Campofelice di Roccella dove Graviano avrebbe accennato ai big di Milano: «Ma che dici, Gaspare! Non ci siamo mai andati lì». Spatuzza però è talmente sicuro che lo ribadisce da dietro il paravento bianco: «L’incontro avvenne alla fine del ’94». Quando gli si fa notare che i Graviano sono stati arrestati a gennaio dello stesso anno, balbetta e si corregge: «no, no, fine ’93, è stato un lapsus». Seguendo i precetti della scuola del pentitismo d’accatto, Spatuzza fa impressione perché ripete, alla lettera, a memoria, i passaggi trascritti delle sue verbalizzazioni. Usa le stesse frasi, identiche le espressioni, virgole e virgolette incluse. E quando le domande escono dai binari previsti, sbanda. Gli chiedono di descrivere il bar Doney, e lui lo descrive com’è oggi e non com’era all’epoca. Al Giornale la proprietà del locale e il vecchio barman hanno confermato che allora vi era una sola porta, via Veneto angolo via Sicilia, e non due come riferisce Spatuzza. Dettagli? Sarà, ma sono fondamentali per riscontrare la veridicità di questo signore, perché è in questo bar che Graviano (che smentisce) dopo avergli parlato dell’attentato allo stadio Olimpico gli confessa che c’era di mezzo «il compaesano» (Dell’Utri) e pure Berlusconi. Poi, forse distratto, Spatuzza non raccoglie e non fa sua una domanda suggestiva del procuratore generale riguardo a un Bar Doney che c’è anche a Brancaccio. Spatuzza parla di «anomalie» nel comportamento di Giuseppe Graviano, e da ciò «deduce» che c’è sotto qualcosa di grosso. Perché se come gli dirà Filippo Graviano (che smentisce) «a questo punto se non arriva niente da dove deve arrivare», lui «intuisce» che Cosa nostra vuole regolare i conti con chi non ha mantenuto certi patti. La passerella si chiude con altri interrogativi sui rapporti economici fra Berlusconi e la mafia. «La Standa a Brancaccio», risponde Spatuzza. Ridono tutti. A cominciare dai poliziotti schierati, pagati per fargli da scudo e da scorta.


http://www.ilgiornale.it/interni/spatuzza_lapsus_errori_e_dimenticanze_tutti_buchi_neri_killer_pentito/graviano-spatuzza-delutri-pm-processo-mafia-giustizia-berlusconi/05-12-2009/articolo-id=404279-page=0-comments=1




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