Stop al processo breve, oltre 230mila firme
ROMA - Andrea Camilleri, Toni Servillo, Giuliano Montaldo. Uno scrittore, un attore, un regista. Firmano anche loro contro il "processo breve". E, con loro, cresce ogni giorno la lista degli italiani che lasciano nome e cognome sotto l'appello lanciato sabato da Roberto Saviano.
Il numero delle firme ha superato quota 230mila. Cifra che segnala quanto la richiesta dell'autore di Gomorra al presidente del consiglio Silvio Berlusconi di ritirare la norma sia sentita. "Non è una questione di destra o sinistra - aveva scritto Saviano - non è una questione ideologica. È una questione di diritto".
La norma, definita "del privilegio", interviene nelle vicende processuali in cui è coinvolto il premier. Ma rischia di mandare al macero procedimenti importanti, da Cirio a Parmalat alla Thyssen, che hanno colpito profondamente l'opinione pubblica. "Con il "processo breve - recita l'appello - saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi".
Di fronte a questa possibilità, ieri hanno sottoscritto l'appello sul sito di Repubblica anche numerosi rappresentanti del mondo della cultura e dello spettacolo. Hanno firmato Camilleri, il cantante Samuele Bersani, il regista Montaldo e l'attore Toni Servillo. Con loro hanno aderito anche gli attori Valerio Mastandrea, Paolo Briguglia ed Ennio Fantastichini. "Il motivo della mia adesione - racconta quest'ultimo - è semplice e sta scritto nella aule dei tribunali: la legge è uguale per tutti". Fantastichini, al cinema in questi giorni con "La cosa giusta", film che parla di pregiudizi, immigrazione e integrazione, critica la norma anche perché esclude dal "processo breve" proprio gli immigrati: "Purtroppo questa è una legge che privilegia chi è ricco e se la prende di più con chi ha meno possibilità di difendersi. E invece mi piacerebbe che il mio Paese punisse chi ha provocato i crolli finanziari che hanno mandato sul lastrico migliaia di italiani".