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L'Is conquista Palmira. Unesco: "Già distrutti alcuni monumenti".

Ultimo Aggiornamento: 22/05/2015 22:02
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22/05/2015 00:08
 
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L'Is conquista Palmira. Unesco: "Già distrutti alcuni monumenti". Casa Bianca "preoccupata". Hollande: "Dobbiamo agire"

Il presidente francese da Riga rompe gli indugi: "Il mondo deve rispondere alla minaccia dei terroristi a Palmira e difendere il patrimonio culturale dell'umanità". Unesco: "Già distrutti alcuni monumenti". L'Is decapita i soldati siriani, corpi in strada. L'esercito si ritira e bombarda

PALMIRA - Palmira è caduta. L'antica e preziosa città siriana è finita nelle mani dei miliziani dello Stato Islamico, che adesso controlla le importanti vie di comunicazione che la attraversano e il suo sito archeologico. Uno sviluppo repentino, dopo giorni di assedio e combattimenti, incursioni e ritirate. Dall'Iraq, intanto, in serata giungono voci da testimoni e fonti militari secondo cui i jihadisti del Califfato, dopo aver preso Ramadi, avrebbero sfondato le linee difensive irachene a est della città, nella zona di Husaiba, lungo la direttrice che porta a Falluja e Baghdad, alimentando così la loro espansione. L'esercito iracheno si sarebbe ritirato in attesa di rinforzi. E in serata arriva un'altra drammatica notizia da Al Arabiya: "L'Isis ha preso il controllo di un
valico di frontiera tra la Siria e l'Iraq, quello di Al Walid, in territorio siriano, dopo che le forze del regime di Damasco si sono ritirate".

E adesso gli Stati Uniti si dicono "profondamente preoccupati" per la conquista di Palmira da parte dell'Is, come ha detto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, sottolineando come "ci saranno sfide difficili fino a che le forze locali non saranno più forti". Molto più deciso il presidente francese Francois Hollande, che arrivando a Riga per il vertice europeo dichiara: "Tutti i giorni ci sono massacri in Siria, tutti i giorni l'Is combatte e fa pressione sulla popolazione civile. Dobbiamo agire per difendere il patrimonio culturale dell'umanità e per trovare una soluzione politica. Il mondo deve rispondere alla minaccia del Daesh (lo Stato Islamico, ndr) a Palmira".

La conferma che Palmira è in mano all'Is arriva dall'ong Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra ma con una vasta rete d'informatori sul terreno. Lo Stato Iislamico controlla la base aerea, la prigione e il quartier generale dell'intelligence della città. L'annuncio è stato dato anche dai militanti del gruppo Stato islamico su Twitter. Il gruppo afferma che le forze in ritirata hanno "lasciato indietro molti dei loro morti". Secondo l'Osservatorio, i miliziani del Califfato hanno ucciso almeno 17 persone a Palmira, tra cui membri delle forze di sicurezza e civili filogovernativi, almeno quattro sono stati decapitati. I civili uccisi lavoravano per il locale consiglio amministrativo, tra i combattenti morti almeno un soldato e membri delle forze di difesa nazionale, una milizia pro-Assad. "Sono stati accusati - ha detto il direttore dell'Osservatorio, Abdel Rahman - di lavorare per il regime". Secondo la stessa fonte, durante l'avanzata verso la città il gruppo jihadista ha ucciso in tutto 49 persone. Secondo Ravina Shamdasani, portavoce dell'Alto commissario delle Nazioni unite per i Diritti umani, negli ultimi giorni di scontri fra le forze governative e i militanti dello Stato islamico circa un terzo dei 200mila abitanti di Palmira è fuggito.

E' anche confermato dall'Unesco che alcuni monumenti dell'antica Palmira sono stati distrutti dalle bombe. "Tutto ciò che succede oggi a Palmira è molto pericoloso. Sappiamo già che ci sono state delle distruzioni, ci sono delle colonne che sono cadute. C'è stato un bombardamento", ha dichiarato la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova. La distruzione del sito archeologico sarebbe "un'enorme perdita per l'umanità - ha aggiunto Bokova - . Palmira è uno straordinario Patrimonio mondiale e un'eventuale distruzione sarebbe non solo un crimine di guerra ma un'enorme perdita per l'umanità". "E' la culla della civilizzazione. Appartiene all'umanità intera e credo che ognuno dovrebbe preoccuparsi per ciò che sta accadendo", ha aggiunto. Il timore è che i jihadisti di Abu Bakr al-Baghdadi possano commettere a Palmira lo stesso scempio realizzato nei siti archeologici di Hatra e Nimrud in Iraq, dove armati di asce, picconi, bulldozer e kalashnikov hanno distrutto reperti di inestimabile valore. Ieri il direttore delle Antichità e dei musei siriani, Maamoun Abdulkarim, ha dichiarato che "centinaia e centinaia di statue" erano state portate in luoghi sicuri.

La battaglia per il pieno controllo della città siriana - strategica perché apre la porta a Damasco, distante appena 200 chilometri - è andata avanti per tutta la notte. Lo Stato islamico ha celebrato la conquista, pubblicando su Internet foto e video in cui mostra le loro decapitazioni. Le immagini dell'entrata dei miliziani nel sito archeologico sono state mostrate dalla televisione di Stato siriana e postate sugli account dei social media pro Is. Un jihadista dell'Is parlando dalla zona e citato dai siti Internet vicini al gruppo, ha spiegato che l'Is controlla anche l'ospedale usato come base dall'esercito siriano prima di ritirarsi, evacuando anche i civili.
I bombardamenti delle forze governative. In risposta questa mattina l'aviazione governativa siriana ha bombardato la zona archeologica e il centro moderno della città di Palmira, colpendo tra l'altro una moschea e una scuola. Secondo l'Osservatorio siriano dei Diritti Umani, non è chiaro se i bombardamenti abbiano causato perdite o danni materiali in questa area. Da quanto gli estremisti hanno messo le mani sulla città, da cui si sono ritirate le truppe governative, non si sa quale sia la situazione all'interno della località e nella sua parte antica, situata alla periferia sud-occidentale dell'abitato.

Dopo la conquista di Palmira, l'Is ora ha il controllo di più della metà del territorio siriano. I miliziani, che già avevano conquistato larghe parti della Siria a nord e a est, per la prima volta hanno preso un'importante città nel centro del Paese, sottraendola al controllo delle forze governative. In questo modo, lo Stato islamico domina su 95mila chilometri quadrati ed è presente in 9 province. Le zone nelle mani degli jihadisti sono in larga parte disabitate, mentre le principali città del Paese, compresa la capitale Damasco, si trovano nella regione occidentale al confine con il Libano e sulla costa e sono difese dall'esercito.

La situazione a Palmira. Fonti sul terreno (riportate dall'Ansa) raccontano che i jihadisti hanno imposto il coprifuoco totale in tutta la città di Palmira, da diverse ore non più servita dalla corrente elettrica. Le fonti proseguono affermando che sono in corso rastrellamenti casa per casa da parte di miliziani dell'Is alla ricerca di miliziani lealisti e militari governativi ancora in città. Dai megafoni posti sui minareti delle moschee di Palmira, l'Is ha diffuso un messaggio alla popolazione invitando la gente a non collaborare con "le bande di Assad", in riferimento ai militari del regime del presidente Bashar al Assad. Le vie della città, concludono le fonti, sono deserte e sono sotto il pieno controllo dello Stato islamico.
Mogherini: "Preoccupazione". Oggi il capo della diplomazia dell'Unione europea, Federica Mogherini, si è detta preoccupata per il rischio di nuovi "crimini di guerra" dello Stato islamico. "Di nuovo centinaia di persone sono state uccise e migliaia rischiano di essere esposte a violenze arbitrarie, mentre rischiano di essere commesse nuove distruzioni di siti culturali", ha sottolineato Mogherini. Tensioni confessionali e contrapposizioni culturali tra la città e i beduini del deserto, più sensibili alla propaganda dell'Is potrebbero spiegare l'apparente facilità con cui i jihadisti dello Stato islamico si sono impadroniti di Palmira, considerata fino a ieri una delle città più fortificate del regime, in posizione strategica sull'autostrada che taglia il Paese sulla direttrice Ovest-Est, da Homs a Deyr az Zor.

Come avvenuto in Iraq in occasione della fulminea avanzata che nel giugno dello scorso anno portò il Califfato di Abu Bakr al Baghdadi a impadronirsi in pochi giorni di Mosul e Tikrit, nel Nord, e nei giorni scorsi di Ramadi, nell'Ovest, di primaria importanza è l'appoggio, quantomeno tacito, di strati della popolazione sunnita e il sostegno offerto da parte dei clan tribali armati di questa confessione. In entrambi i casi, lo Stato islamico ha quindi trovato un clima non ostile, favorito dall'insofferenza dei sunniti per le politiche giudicate discriminatorie del governo di Baghdad, a guida sciita, e per la repressione di quello di Damasco, guidato da Bashar al Assad che appartiene alla branca alawita dello Sciismo.

Obama: "In Iraq non stiamo perdendo". La caduta di Ramadi nelle mani dello Stato islamico è stata una "battuta d'arresto tecnica", "non penso che stiamo perdendo" la battaglia contro il gruppo jihadista. Lo ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in una intervista con The Atlantic realizzata martedì scorso, dopo Ramadi ma prima di Palmira. "Non ci sono dubbi sul fatto che nelle zone sunnite dovremo aumentare non solo l'addestramento, ma anche l'impegno, e coinvolgere in modo più attivo le tribù rispetto a quanto è stato fatto sinora", ha proseguito Obama, secondo cui il "primo ministro al-Abadi è sincero e impegnato in uno Stato iracheno inclusivo. Continuerò a ordinare che il nostro esercito fornisca alle forze di sicurezza irachene tutta l'assistenza di cui hanno bisogno, per rendere sicuro il loro Paese".

Fonte: www.repubblica.it/esteri/2015/05/21/news/_palmira_e_caduta_lo_stato_islamico_controlla_tutta_la_citta_a_soli_200_km_da_damasco-114885499/?ref...
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22/05/2015 00:12
 
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22/05/2015 22:02
 
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La Storia si ripete.
Pezzi di passato che non torneranno più.
Ignoranza contro cultura, è un ennesimo crimine.

Speriamo si possa sventare questo ulteriore scempio.
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