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Fioriscono le agenzie di scommessa e chiudono le librerie e i cinema

Ultimo Aggiornamento: 30/12/2014 23:29
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27/12/2014 17:56
 
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Come molti avranno notato, a Napoli oltre ai "patatinari" (che hanno invaso ogni strada persino del centro storico) sembra che un'unica attività sia fiorente e in bilancio perennemente attivo: le agenzie di scommessa.
Nel capoluogo spuntano infatti come funghi proprio mentre chiudono librerie - Loffredo, ma soprattutto Guida - e i cinema storici - l'Arcobaleno per esempio - per non parlare di tutti i piccoli commercianti fatti fuori dalla grande distribuzione e dagli acquisti online.
Omettendo ogni valutazione su quest'ultimo fenomeno, mi chiedo se sia un buono Stato quello che decide di non salvare presidi storico-culturali (per non farsi carico dei loro debiti, o per non inimicarsi relativi potenti creditori) ma allo stesso tempo fa sanatorie a favore delle agenzie di scommessa irregolari o che abbiano evaso il fisco.
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27/12/2014 20:30
 
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I centri scommesse fioriscono in tempi di crisi, perché la gente insegue il sogno della vincita che ti risolve tutto e si infila nei bingo, nei gratta e vinci e nella fortuna in genere.

Lo Stato ci guadagna più di quanto potrebbe con 3 manovre finanziarie, avendo il monopolio del gioco d'azzardo, e quindi abdica piacevolmente a qualsiasi considerazione etica o di impatto sociale che queste dinamiche portano con sé, a livello economico/patologico.

Il discorso culturale è ulteriore, è ovvio che c'è un impoverimento culturale evidente, ma questo non viene per nulla preso in considerazione ed anzi è perfettamente in linea con le esigenze prevalenti di cassa.
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28/12/2014 10:37
 
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Re:
Alessandro.1987, 27/12/2014 17:56:

Come molti avranno notato, a Napoli oltre ai "patatinari" (che hanno invaso ogni strada persino del centro storico) sembra che un'unica attività sia fiorente e in bilancio perennemente attivo: le agenzie di scommessa.
Nel capoluogo spuntano infatti come funghi proprio mentre chiudono librerie - Loffredo, ma soprattutto Guida - e i cinema storici - l'Arcobaleno per esempio - per non parlare di tutti i piccoli commercianti fatti fuori dalla grande distribuzione e dagli acquisti online.
Omettendo ogni valutazione su quest'ultimo fenomeno, mi chiedo se sia un buono Stato quello che decide di non salvare presidi storico-culturali (per non farsi carico dei loro debiti, o per non inimicarsi relativi potenti creditori) ma allo stesso tempo fa sanatorie a favore delle agenzie di scommessa irregolari o che abbiano evaso il fisco.




E' un'opportunita' di lavoro basata su un mercato più produttivo. Quando ci sarà veramente una crisi culturale o magari quando il problema lavoro nn sara' piu' insormontabile rifioriranno anche le librerie e i cinema...intanto mi sembra che internet non ci faccia mancare nulla o no?
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28/12/2014 12:24
 
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Giusto per sapere.

A) Quanti libri avete comprato, magari sulla media degli ultimi 3 o 4 anni, nelle suddette librerie storiche;
B) Quanti film, sempre in media, avete visto nei cinema storici;
C) Quanti soldi avete speso dai piccoli commercianti nello stesso periodo;


Se i libri li comprate su Amazon per avere lo sconto, i film li vedete al multisala per avere più scelta e la spesa la fate al centro commerciale per qualche promozione fregandovene del corner shop, allora ricordatevi di un motto americano sempre calzante in queste situazioni: put your money where your mouth is.

Dunque il punto è perché i contribuenti dovrebbero salvare, tramite l'intermediazione politica, attività nelle quali da privati consumatori non vanno a spendere?
Tentare di evitare la distruzione creatrice per motivi sentimentali ha come solo effetto di aggravarne le conseguenze.




[Modificato da trixam 28/12/2014 12:24]
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28/12/2014 12:43
 
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Non sono convinto che la chiusura di Loffredo, di Guida o dell'Arcobaleno siano segnali del decadimento culturale della città.
Diciamo che oggi il mercato dei libri e del cinema è molto cambiato e resistere utilizzando metodi tradizionali è impossibile.
In pratica la chiusura di questi tre negozi non vuol dire che si vedano meno film o si leggano meno libri. Bisogna anche rendersi conto che oggi i multisala hanno conquistato grandi fette di mercato e l'Arcobaleno non è stato in grado di adattarsi alla realtà come hanno fatto l'American hall o il Vittoria. Stesso discorso per Guida e per Loffredo che non hanno saputo reggere alla concorrenza di Fnac.
Tutto ciò volendo fare un discorso solo sul territorio vomerese.
Lo streaming da un lato ed Amazon dall'altro (oltre le già citate nuove realtà commerciali) forniscono in modo e quantità estremamente superiori libri e film.
Credo che sia difficile sostenere il decadimento culturale o almeno sostenerlo attraverso queste chiusure. Per parlare di decadimento culturale bisognerebbe capire quanti film vengono visti e quanti libri vengono letti dai vecchi clienti di queste tre realtà commerciali. Avete dati certi per sostenere che sono di meno? Posto che la quantità non credo possa essere considerata indicativa di cultura.
Inoltre davvero non riesco a considerare l'Arcobaleno o Loffredo centri di cultura, salvo voler considerare astrattamente culturale un cinema o una libreria. D'altra parte il Vomero è un quartiere integratissimo con il resto della città e da suo abitante ti assicuro che ho visto più film al Warner (molti ora vanno al Med) ed ho acquistato molto più libri alla Feltrinelli che non nei negozi a cui ti riferivi tu.
Inoltre credo che il Vomero, uno dei quartieri più ricchi della città, possa fare a meno di denaro pubblico che, se proprio deve essere speso, può essere destinato ad altri quartieri e per tante altre attività.

Aneddoto: Quando Fnac stava smobilitando un mio amico, di fronte alle file chilometriche alle casse, disse una cosa di una saggezza incredibile: non ho mai comprato niente qua dentro, figurati se faccio una fila di un'ora oggi.
Il senso è che se noi (che siamo il mercato) non spendiamo in questi negozi o non spendiamo a sufficienza per farli stare aperti forse l'intervento pubblico sarebbe un po' illegittimo.. accontenta alcuni per scontentare tutti gli altri.

P.S. In ogni caso non vedo perché i creditori siano sempre i cattivi. Se presto dei soldi a qualcuno mi aspetto che quel qualcuno me li ridia. Si sta affermando l'idea per cui il debitore deve essere sempre tutelato, mentre il creditore, soprattutto se ricco, deve accettare di non riavere indietro i suoi soldi. Ovvio che poi chi ha due lire non le presti, visto che deve pure rischiare di perderle.

P.P.S. Questi negozi, dal mio punto di vista, non "facevano" cultura da una vita. Le librerie si erano limitate a vendere libri scolastici e a restare aperte per il resto dell'anno (come si può reggere, ad esempio, la concorrenza di Feltrinelli che ha un tabellone di eventi mese per mese?). Inoltre erano rimaste generaliste, vendendo addirittura anche i libri universitari e cd per computer (sic programmi per computer su cd!!).
[Modificato da giusperito 28/12/2014 12:53]
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28/12/2014 20:21
 
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Comunque, io lo aprirei un salotto culturale... eh, una bella cioccolateria perché bisogna farsi una cultura seria.

Ps se qualcuno lo fa, mi deve i diritti d'autore e il 40% del guadagno [SM=g2725165]
[Modificato da Catgirlsupreme89 28/12/2014 20:23]
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28/12/2014 21:26
 
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Re:
Mai comprato nulla su Amazon. Tutti i film che ho visto quest'anno sono stati nei piccoli cinema di Napoli e provincia non appartenenti al circuito The Space.
I libri di studio li compro sempre a Mezzocannone nella mia libreria di fiducia e da Guida/Ubik/Feltrinelli quelli di lettura e in generale quelli non giuridici.
Poi commetto anch'io errori come tutti.

trixam, 28/12/2014 12:24:

Giusto per sapere.

A) Quanti libri avete comprato, magari sulla media degli ultimi 3 o 4 anni, nelle suddette librerie storiche;
B) Quanti film, sempre in media, avete visto nei cinema storici;
C) Quanti soldi avete speso dai piccoli commercianti nello stesso periodo;


Se i libri li comprate su Amazon per avere lo sconto, i film li vedete al multisala per avere più scelta e la spesa la fate al centro commerciale per qualche promozione fregandovene del corner shop, allora ricordatevi di un motto americano sempre calzante in queste situazioni: put your money where your mouth is.

Dunque il punto è perché i contribuenti dovrebbero salvare, tramite l'intermediazione politica, attività nelle quali da privati consumatori non vanno a spendere?
Tentare di evitare la distruzione creatrice per motivi sentimentali ha come solo effetto di aggravarne le conseguenze.








[Modificato da Alessandro.1987 28/12/2014 21:30]
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28/12/2014 21:28
 
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Re:
ci sto! Nel Centro e Nord italia i colleghi universitari mantengono i contatti anche dopo la laurea con incontri tenuti sempre negli stessi luoghi con una certa cadenza. Potremmo importare anche noi questa tradizione e seguire il tuo consiglio [SM=x43799] .

Catgirlsupreme89, 28/12/2014 20:21:

Comunque, io lo aprirei un salotto culturale... eh, una bella cioccolateria perché bisogna farsi una cultura seria.

Ps se qualcuno lo fa, mi deve i diritti d'autore e il 40% del guadagno [SM=g2725165]




[Modificato da Alessandro.1987 28/12/2014 21:30]
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28/12/2014 21:37
 
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Re:
Il tuo discorso non fa una grinza. Ho letto qua e là sul corriere del mezzogiorno articoli sulla chiusura degli esercizi commerciali di cui stiamo parlando ed in generale si parla di una flessione nei consumi che non conosce distinzione di settore e che quindi investe anche chi vende beni non di prima necessità.
Non difendo a priori il debitore, la mia domanda è un'altra: premesso che una città (come dimostrano tanti e tanti Paesi vesuviani) dove chiudono librerie e luoghi di incontro e di interesse culturale in generale mostra qualche segno di decadimento, mi chiedo se sia normale che lo Stato che assolve gli evasori ed incentiva il gioco d'azzardo rilasciando licenze su licenze alle agenzie di scommesse poi lasci da soli quelli che offrono un servizio di rilievo ed utilità sociale diversa. e Paperino - col quale sono d'accordo - mi ha risposto in modo esauriente.


giusperito, 28/12/2014 12:43:

Non sono convinto che la chiusura di Loffredo, di Guida o dell'Arcobaleno siano segnali del decadimento culturale della città.
Diciamo che oggi il mercato dei libri e del cinema è molto cambiato e resistere utilizzando metodi tradizionali è impossibile.
In pratica la chiusura di questi tre negozi non vuol dire che si vedano meno film o si leggano meno libri. Bisogna anche rendersi conto che oggi i multisala hanno conquistato grandi fette di mercato e l'Arcobaleno non è stato in grado di adattarsi alla realtà come hanno fatto l'American hall o il Vittoria. Stesso discorso per Guida e per Loffredo che non hanno saputo reggere alla concorrenza di Fnac.
Tutto ciò volendo fare un discorso solo sul territorio vomerese.
Lo streaming da un lato ed Amazon dall'altro (oltre le già citate nuove realtà commerciali) forniscono in modo e quantità estremamente superiori libri e film.
Credo che sia difficile sostenere il decadimento culturale o almeno sostenerlo attraverso queste chiusure. Per parlare di decadimento culturale bisognerebbe capire quanti film vengono visti e quanti libri vengono letti dai vecchi clienti di queste tre realtà commerciali. Avete dati certi per sostenere che sono di meno? Posto che la quantità non credo possa essere considerata indicativa di cultura.
Inoltre davvero non riesco a considerare l'Arcobaleno o Loffredo centri di cultura, salvo voler considerare astrattamente culturale un cinema o una libreria. D'altra parte il Vomero è un quartiere integratissimo con il resto della città e da suo abitante ti assicuro che ho visto più film al Warner (molti ora vanno al Med) ed ho acquistato molto più libri alla Feltrinelli che non nei negozi a cui ti riferivi tu.
Inoltre credo che il Vomero, uno dei quartieri più ricchi della città, possa fare a meno di denaro pubblico che, se proprio deve essere speso, può essere destinato ad altri quartieri e per tante altre attività.

Aneddoto: Quando Fnac stava smobilitando un mio amico, di fronte alle file chilometriche alle casse, disse una cosa di una saggezza incredibile: non ho mai comprato niente qua dentro, figurati se faccio una fila di un'ora oggi.
Il senso è che se noi (che siamo il mercato) non spendiamo in questi negozi o non spendiamo a sufficienza per farli stare aperti forse l'intervento pubblico sarebbe un po' illegittimo.. accontenta alcuni per scontentare tutti gli altri.

P.S. In ogni caso non vedo perché i creditori siano sempre i cattivi. Se presto dei soldi a qualcuno mi aspetto che quel qualcuno me li ridia. Si sta affermando l'idea per cui il debitore deve essere sempre tutelato, mentre il creditore, soprattutto se ricco, deve accettare di non riavere indietro i suoi soldi. Ovvio che poi chi ha due lire non le presti, visto che deve pure rischiare di perderle.

P.P.S. Questi negozi, dal mio punto di vista, non "facevano" cultura da una vita. Le librerie si erano limitate a vendere libri scolastici e a restare aperte per il resto dell'anno (come si può reggere, ad esempio, la concorrenza di Feltrinelli che ha un tabellone di eventi mese per mese?). Inoltre erano rimaste generaliste, vendendo addirittura anche i libri universitari e cd per computer (sic programmi per computer su cd!!).




[Modificato da Alessandro.1987 28/12/2014 21:38]
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29/12/2014 11:26
 
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Re:



Mi chiederei se è un buono stato quello non mette le attività tradizionali nelle condizioni di potersi salvare o almeno sopravvivere, liberandole dalle zavorre delle insostenibili spese di gestione e,così facendo, lasciare all'abilità dell'azienda/esercizio le chiavi del proprio futuro.

I tempi dei supersconti pre legge Levi sono passati, ormai è evidente un appiattimento dei prezzi laddove flessione degli acquisti è generalizzata - resta solo la percezione dei vantaggi nell'acquisto on line o nei grandi centri- e ,insieme ai mancati investimenti in ammodernamento e prezzi competitivi, non sottovaluterei l'ingente "tartassazione" come causa del fallimento dei vecchi presidi storico-culturali.

Come ricorda Paperino, sono le esigenze di cassa a far sì che si ipertuteli una buona fonte d'introiti, ergo solo rivedendo le spese dello stato sarà possibile ottenere risultati diversi.

p.s.
C'è da dire che rispetto alla qualità delle offerte e dei servizi, nonostante tutto, è un miracolo che il consumatore, pur con un potere d'acquisto ridotto, dia ancora fiducia a grandi e piccoli competitors che in un mercato più libero avrebbero vita breve.
[Modificato da connormaclaud 29/12/2014 11:30]
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29/12/2014 14:17
 
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Re: Re:
hai ragione, e sono d'accordo con te soprattutto quando dici che il tartassamento è un'altra concausa rilevante che tendiamo spesso a dimenticare...lo Stato è socio solo quando c'è da dividere i guadagni.


connormaclaud, 29/12/2014 11:26:




Mi chiederei se è un buono stato quello non mette le attività tradizionali nelle condizioni di potersi salvare o almeno sopravvivere, liberandole dalle zavorre delle insostenibili spese di gestione e,così facendo, lasciare all'abilità dell'azienda/esercizio le chiavi del proprio futuro.

I tempi dei supersconti pre legge Levi sono passati, ormai è evidente un appiattimento dei prezzi laddove flessione degli acquisti è generalizzata - resta solo la percezione dei vantaggi nell'acquisto on line o nei grandi centri- e ,insieme ai mancati investimenti in ammodernamento e prezzi competitivi, non sottovaluterei l'ingente "tartassazione" come causa del fallimento dei vecchi presidi storico-culturali.

Come ricorda Paperino, sono le esigenze di cassa a far sì che si ipertuteli una buona fonte d'introiti, ergo solo rivedendo le spese dello stato sarà possibile ottenere risultati diversi.

p.s.
C'è da dire che rispetto alla qualità delle offerte e dei servizi, nonostante tutto, è un miracolo che il consumatore, pur con un potere d'acquisto ridotto, dia ancora fiducia a grandi e piccoli competitors che in un mercato più libero avrebbero vita breve.




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29/12/2014 14:18
 
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Re: Re:
Alessandro.1987, 28/12/2014 21:26:

Mai comprato nulla su Amazon. Tutti i film che ho visto quest'anno sono stati nei piccoli cinema di Napoli e provincia non appartenenti al circuito The Space.
I libri di studio li compro sempre a Mezzocannone nella mia libreria di fiducia e da Guida/Ubik/Feltrinelli quelli di lettura e in generale quelli non giuridici.
Poi commetto anch'io errori come tutti.







Bene, se tutti avessero fatto come te non avrebbero chiuso. Quindi rimane il punto: perché i contribuenti, tramite la politica, devono salvare queste attività? Se ce lo spieghi magari ci convinci perché fino ad ora hai dato per scontato che ci sia un valore in sé che però vedi solo tu come loro cliente.

E perché dovrebbe salvarle lo stato, cioè i contribuenti? Se avessero questo grande valore magari si potrebbe fare avanti qualche imprenditore o un gruppo di imprenditori per rilevarle? Perché non ci pensi tu? Prendi un bel capitale in prestito, investi e così contribuisci a questa causa che ritieni così importante. Dopo comincerai a vedere il vero volto dello stato sotto forma di diritti camerali(l'equivalente dei due fiorini di troisi), inps, inail, irpef,
irap, tari e compagnia tassando. Poi dopo vieni a dirci cosa pensi del fatto che quei soldi che ti chiedono, così dicono ai contribuenti, per avere i servizi(scuola, sanità ecc) vengano usati per salvare un'attività che non sta sul mercato da sola.
Pensa a come si sentirebbero quelli della Feltrinelli. Stanno sul mercato sopportando tutti i costi elencati, facendo le attività meritevoli di cui ha scritto gius, e poi si vedono costretti a sussidiare un loro concorrente tramite le tasse solo perché è aperto da prima di loro?

Quando si apre un'impresa c'è una cosa che si chiama rischio d'impresa, significa che può andarti bene o male, che non viene cancellato solo per il fatto che sei aperto da tanto tempo.
Altrimenti l' innovazione si fermerebbe e tutti saremmo ancora a farci luce in casa con le candele invece che con le lampadine a
risparmio energetico.

Mi rendo conto che in base alla logica italica i miei possono sembra ragionamenti cattivi o egoisti, ma nei paesi civili dove vige la sovranità del contribuente ragionano così. Guardate qui un altro caso di sconcezza.

iltirreno.gelocal.it/versilia/cronaca/2014/12/28/news/il-concerto-della-mannoia-non-copre-le-spese-e-il-comune-paga-1.10570063?r...

Organizzano una festa privata, canta la Mannoia, non incassano quanto si aspettano perché la cultura la vogliono tutti gratis e il comune ripiana le perdite utilizzando i soldi dell'Imu e la Tasi che si sono mangiate le tredicesime di lavoratori e pensionati. Ah, ed era pure la festa del Fatto Quotidiano, il giornale di più manette per tutti.
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29/12/2014 14:44
 
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Re: Re: Re:
Trixam mi sa che, visto che mi capitano fraintendimenti solo con te, dovresti - tra le altre cose - rileggere il mio primo post.

Qui nessuno sta facendo la morale a nessuno (ti piace tanto parlare di morale ma questo tuo discorso è intriso di quello stesso moralismo e di quella stessa frustrazione che rinfacci agli altri).

Mi limito a chiedere se sia un buono Stato quello che a parole dice che devono esserci più presìdi di legalità; che la scuola, la formazione, la cultura sono i baluardi contro l'avanzare della criminalità organizzata in un Paese dove molti scrivono, pochi leggono ma tutti si lamentano dell'imbarbarimento generale.
Il ragionamento che fai può valere se parli di ME PRIVATO come investitore, non se si tratta dello Stato (con la S maiuscola), che, come capita in tutti i Paesi civili, oltre a preoccuparsi di far quadrare i conti, deve anche offrire servizi.
E proprio lo Stato che tu affermi non possa permettersi di gravare sulla collettività per intervenire a favore delle PMI e di chi investe nel commercio eco-sostenibile e simili è lo stesso Stato che non solo favorisce il gioco d'azzardo (per le ragioni evidenziate da Paperino e Connormacloud ) ma decide DELIBERATAMENTE di non riscuotere i crediti nei confronti delle suddette irregolari e abusive strutture, proprio mentre giustifica con la mancanza di liquidità l'aumento di tasse, accise e di tutte le imposte di cui hai appena fatto dotta e completa elencazione.

Dal momento che ti rivolgi direttamente a me, ci tengo a chiarire un altro punto: non ho mai ritenuto che quello che penso o faccio io sia giusto. Spendo come e dove spendo perchè sento di fare così, per lo stesso motivo per il quale ci sono i vegetariani, i No Tav, gli antivivisezionisti da un lato, i pro-vivisezione, i Pro Tav e i pro-Ogm dall'altro.
Viviamo ancora in un mondo libero dove le idee degli altri vanno rispettate anche quando non condivise. Se avessi le soluzioni perfette e tutte le certezze che mi ascrivi non parteciperei al forum, che nasce per confrontarsi e per partecipare, non per fare comizi elettorali e paternali - moralistiche? saccenti? - agli altri.
Non a caso, ti faccio notare, nel mio post iniziale c'è una domanda indiretta, un dubbio.
Se puoi, investi un minuto del tuo tempo per guardare questo video, chissà che...



Mi raccomando, non fare come tuo solito: non appendere le discussioni e gli interlocutori ex abrupto; rischi di fare la figura di quello che, da piccoli, quando stava perdendo a calcetto, senza dire nulla, prendeva il pallone e se ne tornava a casa.
[Modificato da Alessandro.1987 29/12/2014 15:39]
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29/12/2014 15:33
 
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Re: Re: Re: Re:
[Modificato da Alessandro.1987 29/12/2014 15:34]
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29/12/2014 16:55
 
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Beh normale che in periodi di crisi il gioco proliferi....e purtroppo credo proprio che gli effetti veri della crisi economico ancora devono propagarsi...
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29/12/2014 16:57
 
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A me sembra che qui il problema nn sia piu' il decadimento culturale. In ogni caso, tu e trixam parlate di due cose diverse.
Tu stai li' a chiederti se sia normale che lo Stato incentivi il gioco d'azzardo, vuoi la risposta? No non e' normale, ma ci guadagna ed e' la cultura moderna che la vince: la cultura del denaro... il principio e' lo stesso dello scrivere: il fumo nuove gravamente alla salute sui pacchetti di sigarette.
Trixam si chiede perche' mai lo Stato debba finanziare le imprese quando ci sono i consumatori che dovrebbero provvedere? Evidentemente se non provvedono, quest'interesse e' limitato. Non ha tutti i torti, ma e' anche interesse dei creditori incentivare il consumatore a spendere. Io ad esempio ho avuto un' idea spettacolare, ma non son creditore e mi arrangio [SM=g2725400] ... ma c'e' un dato di fatto alla fine dei conti che non manca nulla a nessuno.
Lo Stato e i consumatori investono nella modernita' e la cultura che decanti tu (non in senso dispregiativo sia chiaro) non e' poi cosi' moderna. Insomma e' come pretendere che un ragazzo oggi a 14 anni legga orgoglio e pregiudizio piuttosto che il signore degli anelli! Il filosofo oggi e' Fabio Volo non di certo Socrate. E' una questione di adattamento. Prolifera cio' che il consumatore cerca, ma santificato sia internet che permette ai "bontoniani" di continuare ad acculturarsi!
Mi sembra che si finisca col lamentarsi del superfluo.
[Modificato da Catgirlsupreme89 29/12/2014 16:59]
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29/12/2014 19:41
 
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Re:
mi rendo conto di non essere stato chiaro nel post iniziale.
cerco di chiarire ulteriormente: mi e vi domando se sia una cosa normale che lo Stato decida di non riscuotere le ingenti somme di denaro che vanta nei confronti delle società che investono nel gioco d'azzardo, facendo loro l'ennesimo regalo di Natale proprio mentre giustifica la propria rigidità dinanzi alle richieste di aiuto e rateizzazione delle PMI cadute nelle mani delle banche e degli strozzini dicendo di non avere soldi per farlo.

Che lo Stato guadagni sulla pelle dei cittadini grazie al gioco d'azzardo non lo scopriamo certo oggi, ma il topic verte su un argomento diverso: a Napoli aprono solo agenzie di scommessa e patatinari, mentre chiudono esercizi storici nei confronti dei quali, a parte tante belle parole, non è stato fatto nulla. Se lo Stato fomenta il gioco d'azzardo perchè ha bisogno di soldi x quale cavolo di motivo non riscuote quanto dovutogli e chiude entrambi gli occhi davanti all'emersione di soggetti irregolari?


Catgirlsupreme89, 29/12/2014 16:57:

A me sembra che qui il problema nn sia piu' il decadimento culturale. In ogni caso, tu e trixam parlate di due cose diverse.
Tu stai li' a chiederti se sia normale che lo Stato incentivi il gioco d'azzardo, vuoi la risposta? No non e' normale, ma ci guadagna ed e' la cultura moderna che la vince: la cultura del denaro... il principio e' lo stesso dello scrivere: il fumo nuove gravamente alla salute sui pacchetti di sigarette.
Trixam si chiede perche' mai lo Stato debba finanziare le imprese quando ci sono i consumatori che dovrebbero provvedere? Evidentemente se non provvedono, quest'interesse e' limitato. Non ha tutti i torti, ma e' anche interesse dei creditori incentivare il consumatore a spendere. Io ad esempio ho avuto un' idea spettacolare, ma non son creditore e mi arrangio [SM=g2725400] ... ma c'e' un dato di fatto alla fine dei conti che non manca nulla a nessuno.
Lo Stato e i consumatori investono nella modernita' e la cultura che decanti tu (non in senso dispregiativo sia chiaro) non e' poi cosi' moderna. Insomma e' come pretendere che un ragazzo oggi a 14 anni legga orgoglio e pregiudizio piuttosto che il signore degli anelli! Il filosofo oggi e' Fabio Volo non di certo Socrate. E' una questione di adattamento. Prolifera cio' che il consumatore cerca, ma santificato sia internet che permette ai "bontoniani" di continuare ad acculturarsi!
Mi sembra che si finisca col lamentarsi del superfluo.




[Modificato da Alessandro.1987 29/12/2014 19:45]
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29/12/2014 23:00
 
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Re: Re:
Alessandro.1987, 29/12/2014 19:41:

mi rendo conto di non essere stato chiaro nel post iniziale.
cerco di chiarire ulteriormente: mi e vi domando se sia una cosa normale che lo Stato decida di non riscuotere le ingenti somme di denaro che vanta nei confronti delle società che investono nel gioco d'azzardo, facendo loro l'ennesimo regalo di Natale proprio mentre giustifica la propria rigidità dinanzi alle richieste di aiuto e rateizzazione delle PMI cadute nelle mani delle banche e degli strozzini dicendo di non avere soldi per farlo.

Che lo Stato guadagni sulla pelle dei cittadini grazie al gioco d'azzardo non lo scopriamo certo oggi, ma il topic verte su un argomento diverso: a Napoli aprono solo agenzie di scommessa e patatinari, mentre chiudono esercizi storici nei confronti dei quali, a parte tante belle parole, non è stato fatto nulla. Se lo Stato fomenta il gioco d'azzardo perchè ha bisogno di soldi x quale cavolo di motivo non riscuote quanto dovutogli e chiude entrambi gli occhi davanti all'emersione di soggetti irregolari?








Ma è una domanda che ha una sola risposta che è un'altra domanda: perché mai lo Stato dovrebbe riscuotere quando può avere quello e quello? [SM=g2725404]
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30/12/2014 15:33
 
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Re: Re: Re:
e quale doppio vantaggio ha lo Stato se non riscuote i crediti che vanta [SM=g2725330] ?
Catgirlsupreme89, 29/12/2014 23:00:



Ma è una domanda che ha una sola risposta che è un'altra domanda: perché mai lo Stato dovrebbe riscuotere quando può avere quello e quello? [SM=g2725404]




[Modificato da Alessandro.1987 30/12/2014 15:37]
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30/12/2014 20:53
 
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Re: Re: Re: Re:
Alessandro.1987, 30/12/2014 15:33:

e quale doppio vantaggio ha lo Stato se non riscuote i crediti che vanta [SM=g2725330] ?


Il vantaggio sta nel motivo per cui nn provvede... ma preferisco ignorare quale sia e ritornare a far baldorie perché nevica. [SM=g2725184] [SM=g2725163]
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