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Elezioni in Emilia e Calabria, vince l'astensionismo

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2014 17:42
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28/11/2014 12:14
 
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Re: Re: Re: Re:
connormaclaud, 27/11/2014 13:14:

[


Citi le condizioni degradanti di lavoro nei paesi in via di sviluppo, ma deleghi allo stato o chi per lui l'onere d'influenzare le politiche interne - e poi riparte la cantilena del neocolonialismo/neoimperialismo - quando è il consumatore che, fino a prova contraria, non è costretto ad acquistare questo o quel prodotto.





E a chi dovremmo delegare il compito di vigilare sul rispetto delle garanzie che un Paese adotto per legge, al suo interno?

Davvero vuoi delegare al consumatore?
Ti rendi conto che il consumatore è individuo tra la massa, come tale del tutto sprovvisto di qualsivoglia etica?
Se fosse tutto demandato alla legge della domanda, potremmo anche aprire mercati per pedofili o riaprire le stragi tra schiavi nel Colosseo: credi non si farebbe il pienone, in un caso e nell'altro?
Degli incassi che non ti credi.
I cari vecchi mercatucoli che vendono pezze e pezzotte li spazzeremmo via in un batter d'occhio.

Se la questione che va posta non è di stretta sopravvivenza economica di un mercato, ma di carattere giusto o meno di una sua regola (è giusto far lavorare un bambino di 8 anni, come in India? E' giusto far lavorare 80 operai in un casermone di 100 metri, come in Cina?) allora la verifica del rispetto di tale regola non può essere demandata al consumatore.
Se in un Paese una tal regola va rispettata, allora a maggior ragione in quel Paese devono entrare solo quelle merci che rispettano quella data regola, o altrimenti non avremmo affermato un principio, ma unicamente distrutto il mercato locale, costringendolo a competere con altri che vanno a velocità diverse.
E' come iscrivere una squadra di calcio a 5 a un campionato di calcio a 11. C'è un errore di fondo, ed è concorrenziale, molto prima che etico.

Chi produce in India, o in Pakistan, o in un Paese cinese dove le garanzie del lavoratore non esistono, non dovrebbe poter venire a commerciare il suo prodotto qui, o in caso contrario bisogna allineare qui le garanzie che ci sono nel Paese esportante, perché delle due l'una: o si tiene al principio di diritto che si pretende di difendere, e allora lo si fa con rigore e non con ipocrisia, o si tiene al mercato, ed allora bisogna avere la coerenza di mettere i nostri imprenditori a giocare 11 contro 11.

Una uniformazione delle regole è necessaria, se il mercato è globale.
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