| | | | Post: 2.597 Post: 2.597 | Utente Veteran | | OFFLINE | |
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04/05/2014 17:19 | |
Dal professore Prisco, che mi prega di postare
Bella discussione, che pone un problema serio. Devo pensarci, forse si potrebbe richiamare in proposito la distinzione tra Stato - apparato e Stato - comunità: in questo caso il primo avrebbe danneggiato con una legge poi dichiarata illegittima il secondo (i cittadini elettori), ma è vero che così, allora, dopo una dichiarazione di illegittimità costituzionale saremmo tutti (se nella situazione dei ricorrenti) autorizzati ad agire in linea teorica per il risarcimento dei danni? Direi di no: il collegamento fra giudizio a quo e giudizio della Corte (cioè il presupposto della necessaria "rilevanza" e concretezza)fa sì che tecnicamente "interessati" all'esito siano solo le parti del giudizio a quo (nel frattempo sospeso) e tutte quelle di analoghi giudizi che in ipotesi fossero anch'essi stati sospesi, in attesa della sentenza della Corte Costituzionale. La Cassazione doveva completare il processo pendente dopo la sentenza della Corte Costituzionale, non poteva lasciarlo aperto. La Consulta sì, mi aveva sorpreso e la decisione della Cassazione è stata solo la conseguenza: le elezioni si erano già concluse, la legge elettorale era certamente di dubbia costituzionalità, ma il danno della mancata espressione delle preferenze a mio avviso era irrisarcibile, perché a quel punto divenuto "astratto" e non più "concreto" (e infatti non è che le elezioni siano state riaperte solo per farcele esprimere), la questione - sempre secondo me - era cioè inammissibile giuridicamente e risolvibile solo per via politica. Continuo in realtà a pensare che la sentenza 1/2014 abbia avuto un animus essenzialmente sollecitatorio, sia stata insomma una sorta di diffida ad adempiere alle Camere, se riesco a spiegarmi |
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