Il termine "confisca", indica misure ablative di tipo diverso. Infatti, oggi più che parlarsi di "confisca" è facile riferirsi invece alle "confische".
Per confisca, in breve, non si intende solo e soltanto quella prevista dall'articolo 240 del codice penale, ma anche, tutte quelle misure ablative che, con il tempo il legislatore ha introdotto con varie leggi speciali.
Si pensi alla confisca "allargata" prevista dal d.l. n.306/1992 convertito nella legge n.356/1992 oppure alla confisca di prevenzione antimafia di cui all'art. 24 d.lgs.159/2011 la cui finalità è quella di contrastare e "abbattere" il fenomeno della criminalità organizzata.
In effetti, l'utililizzo (o meglio, il riutilizzo) di beni che un tempo appartenevano alle organizzazioni criminali, potrebbe essere un indice di come, le comunità possano crescere in via altrenativa alla camorra.
La provincia di Caserta è tra i territori che presentano il numero maggiore di beni confiscati (ville, piscine, campi).
Nel tempo sono sorte numerose associazioni volte ad una gestione "pulita" di questi beni, si pensi all'associazione "Libera" o all'"orsa maggiore" che mirano ad occuparsi dei circa diciotto mila beni confiscati. E, tra tali beni, va ricordato anche il "Fondo A.Lamberti", presente a nord di napoli, nel quartiere Chiaiano e confiscato alla famiglia Simeoli.
Tuttavia, nonostante "i buoni propositi", spesso la burocrazia non consente l'effettivo riutilizzo di questi beni, che ( quasi sempre) restano abbandonati alle intemperie o al degrado per molti anni.
Forse uno snellimento della macchina burocratica ma anche una "pulizia" al suo interno, consentirebbe di raggiungere effettivamente l'obiettivo che con questi strumenti voleva raggiungersi: speranza e cambiamento.