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Una soluzione concreta...

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2014 15:42
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28/02/2014 11:18
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Queste discussioni mi appassionano sempre.
Come sa chi mi conosce, credo che l'università debba essere fatta di corsi, non di esami (ovvero fatta di esami dopo corsi partecipati frequentati, il che significa rendere l'esame non "classico" - ad esempio: verifica dell'originalità, rectius non copiatura/incollatura da Internet delle stesse, di ricerche e tesine svolte durante il corso). Se si consentono esami ogni mese, non possono essere frequentati i corsi: l'università diventa ancora di più di quanto già non sia un esamificio e basta, non (come dovrebbe essere) un corsificio.
Solo l'università "di presenza" è degna di questo nome e non truffa gli studenti, con l'equazione "Da docente offro un impegno di routine (perché devo andare allo studio privato a fare altro) e pretendo poco": poi, una volta sul mercato del lavoro (oggi non solo nazionale), si ha purtroppo la verifica di quanto costi non avere imparato un metodo, anche pratico e non solo teorico, studiando invece dalle dispense e non frequentando. Per chi non può frequentare, occorrerebbe organizzare corsi per studenti lavoratori, potenziare al massimo l'online, però con verifiche periodiche "di presenza" e tenere aperte le biblioteche anche di sera.
Preciso che nell'università diversa a cui penso: a) non sono obbligatorie le tesi di laurea (perlopiù, oggi, copiate da Internet, sostituite da altro tipo di esame finale; b) sono obbligatori gli esami scritti; c) si abolisce il fuori - corso, salvo che per eccezionali motivi, da individuare in via generale e previamente e da portare a conoscenza degli studenti - come possibilità - all'atto dell'iscrizione; chi non supera gli esami nell'anno di corso, ha un tempo aggiuntivo di recupero per i ricordati motivi eccezionali da individuare, trascorso inutilmente il quale va fuori; d) si fanno meno esami nel piano di studio o si accorpano tra materie contigue, riducendo i programmi e introducendo molte esemplificazioni ed esercitazioni pratiche per le materie professionali.
Per onestà e completezza di quadro, a parte le carenze di metodo e di impegno didattico di taluni miei colleghi (assieme all'impegno di altri), preciso anche che mi capita di trovare studenti (a parte la serietà di altri) a cui la scuola non ha insegnato un metodo corretto di studio, che non leggono giornali e libri, anche extra corso, che fanno errori di scrittura dell'italiano, che si iscrivono a Giurisprudenza in via residuale, dopo avere fallito i test di ingresso altrove. A me molti studenti chiedono meno impegno attivo loro (che io invece pretendo) e al contrario se siano previste riduzioni di programma se si frequenta (in silenzio) e preappelli.
Infine, le proposte qui riepilogate guardano alle pratiche di università estere o piccole italiane, che funzionano e sono da me state portate all'attenzione ufficiale degli organi competenti. Esito: ho ricevuto complimenti e condivisioni delle stesse in privato, noncuranza pubblica (avevo chiesto ripetutamente che fossero ufficialmente discusse)
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