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Ci sarà un nuovo governo, con la stessa maggioranza parlamentare

Ultimo Aggiornamento: 19/03/2014 19:12
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14/02/2014 14:51
 
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Un commento del professore Prisco sul suo profilo di Facebook
Gli è piaciuta la bicicletta? E allora pedalasse. Vedremo se, oltre a sapere parlare con sveltezza e arroganza, se oltre a sapere amministrare Firenze (che, con tutto il rispetto, non è l'Italia), se con la mancanza di esperienza di governo nazionale e di visibilità internazionale che si ritrova, ha davvero qualcosa di concreto in corpo. Siamo in realtà alla solita Italia del trasformismo, da parte di chi aveva detto "mai al governo senza un voto popolare" (di tutti, beninteso, perché io ad esempio il PD - partito disperato, partito diroccato, partito defunto: una vergogna e la farsa delle primarie napoletane e la cripto-stampella al sindaco lo dimostrano - non l'ho votato: il governo non è un'assemblea di un condominio che non è nemmeno il mio). E se poi si fosse fatto i conti sbagliati con la legge elettorale, quando si rivoterà, per cui consegnassimo il Paese alla destra, a chi lo chiedo il risarcimento del danno?
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14/02/2014 18:41
 
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Ho sempre pensato che il peccato originale del pd fosse quello di voler tenere unita,contro natura, l'anima democristiana pop-popolare e quella postcomunista,tipica ambiguità nostrana,ma se Letta cade per fuoco amico gli scenari che si aprono sono inquietanti.
Non sono mai stato un grande estimatore del segretario del pd, mi sfugge ancora il suo pensiero e le sue proposte che,a distanza di ore, passano dall'occhiolino alle istanze vendoliane e barcaiole al pokerino con Berlusconi e la rimpatriata centrista,ma spero per il meglio.
Arroganza o lungimiranza sarà la storia a giudicare,mi permetto solo qualche piccola considerazione ad alta voce.
Renzi è costantemente in bilico nel pd, alla faccia delle primarie, e più a lungo la sua segreteria dura più violenti e feroci saranno gli attacchi alla diligenza delle opposizioni. All'orizzonte ci sono le europee e già lì era scontato il colpo di mano,prendendo per scontata la vittoria dei movimenti antieuropeisti. Tra le primaverili e le prossime politiche poi solo una palude di trabocchetti e borgiate.
Ha puntato sull'all in, possiamo dargli torto?
Niente coalizioni antiberlusconiane da siglare - Veltroni docet-, opposizione interna sconfitta e debole, quella esterna amica e conciliatrice, ma cosa vuole di più dalla vita,un lucano?

Ora che il sindaco di Firenze vuol ballare,sono estremamente curioso dal patto di massima siglato col cavaliere,la partita si gioca sulle riforme e se non fa che ripetere che "le regole si scrivono insieme" non si può che sperare per il meglio,almeno la speranza è l'ultima rimasta.
Mi auguro per l'Italia che l'accordo con FI sia di riforme organiche e che oltre al titolo V si vada molto oltre nelle riforme,ma la fantasia sta volando troppo lontano...
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14/02/2014 18:51
 
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Il professore non mi sembra molto contento del governo Renzi, tipico caso di sindrome di Stoccolma di quelli che nel 1968 avevano 20 anni e dintorni e pensano che solo gli over 50 abbiano diritto di sfasciare l'italia e dopo organizzare convegni sullo sfascio per fare autocritica.
No prof, ora tocca ad una nuova generazione far danni!

Ps Per il risarcimento rivolgersi ai redattori della CostituzionepiùBelladelMondo.

PPS Se la Madia, la Picierno o Baricco diventano ministri io rinuncio alla cittadinanza definitivamente.
[Modificato da trixam 14/02/2014 18:51]
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15/02/2014 09:36
 
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La nuova generazione che,politicamente, tanto nuova non è,ha il dovere di dare una scossa, e questa può venire solo uscendo dai soliti schemi.
La badogliata a Letta rimane ed il pericolo trasformismo è invero possibile, la carta denigratoria della prma repubblica dimostra però che,per una volta, il fine giustifica i mezzi.
L'alternativa del voto avrebbe proposto il solito carrozzone berlusconiano e la sua controparte, una forzatura nata dalla manipolazione della solita pseudo public opinion e che vede il pensiero democristiano e socialista come un cancro,alla stregua del sempre vivo epiteta fascista, buono in ogni occasione per interrompere ogni forma di dialogo politico.
Il terzo blocco del paese,i pan di stelle, nell'ultima settimana,in concomitanza con la minaccia di sculacciata giudiziaria a Beppone e l'inpicccimant a Napolitano,sembra abbia avuto in sogno il guatemalenco ed il sindaco di napoli che li ha istruiti sul vero credo...Elezioni oggi? No,grazie.

In questi giorni sto leggendo J. Dewey e, pur non condividendo tutto, trovo quantomai azzeccato per il nostro contesto un richiamo allo sperimentalismo,unica cura al nostro male.


Se i costituenti si fossero dovuti confrontare con l'Italia del 2014 o avessero visto quale sarebbe stata la stratificazione normativa degli ultimi venti trent'anni,dubito fortemente avrebbero fatto determinate scelte, forse chiederebbero addirittura d'urgenza l'intervento di un b-29 .
La costituzione è stata mortificata dagli stessi che la difendono, per quanto fermamente convinto che dagli idealtipi sia possibile ricavare decine di modelli a noi compatibili, non punto il dito contro la Carta, ma contro chi l'ha deturpata di contorno con provvedimenti normativi e non.
Se siamo solo gli indegni custodi delle tradizioni si restauri la Carta e si abroghi in blocco l'epopea giuridica degli ultimi quarant'anni, se come cittadini abbiamo il diritto di avere regole compatibili col nostro essere, si superi,senza dimenticarlo, la soggezione con il passato. QUello che vedo oggi,parafrasando il Maine, è un appiattimento ultraconservatore che mette fine a tutte le attività sociali e politiche;lui incolpava la democrazia, io il modello continentale della legge.

Quale la sfida di Renzi e degli amici-nemici? Mettere in discussione un modello giuridico,dal quale tutto il resto promana, e semplificare sui due binari dell'economia e del blocco giuridico-istituzionale.
Saprà farlo? Pur non credendoci granchè è l'unica carta spendibile in questo momento.
[Modificato da connormaclaud 15/02/2014 09:40]
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15/02/2014 15:01
 
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mea culpa per gli errori di battitura.


Interessante articolo www.ilfoglio.it/soloqui/21924
[Modificato da connormaclaud 15/02/2014 15:10]
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15/02/2014 21:37
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

No, caro Trixam, stavolta sei lontano dall'interpretare il mio pensiero. In sintesi: 1) Sono tanto consapevole di essere "vetero" che non vedo l'ora di lasciare il posto alle nuove generazioni anche all'università. Confido, in un paio di anni (per ora mi hanno molto pregato di restare), di potere archiviare questa pratica. 2) Sono "vetero", ma non fui mai né pci, né dc e credo che la nostalgia sia inutile: quel contesto storico non è riproponibile. Trovo interessantissimo dunque che Renzi parli una lingua nuova, ma - appunto - per il momento parla (e pure svelto). Lo aspetto ai fatti, su un programma di governo dell'Italia e non di Firenze, che è una città molto bella, ma - come dire? - modesta quanto a dimensione dei problemi a cui badare (fermo restando che Letta era moscio perfino un giorno prima di morire, lo ammetto: benedetto uomo, il Patto per l'Italia da lui proposto in articulo mortis era ancora una volta un sofficino Findus; nemmeno alla fine è stato capace di un colpo di reni, surgelato che non era altro sino all'ultimo). Non sono oggi né contento, né scontento, vorrei solo vedere dove e come finirà in concreto la storia, per il resto amo il mio Paese e, se questo dev'essere il governo, non sono tanto masochista da augurarmi che fallisca. Constato solo che c'è una contraddizione tra le parole pesanti con cui Renzi si era impegnato a non andare a Palazzo Chigi se non col voto degli elettori (non solo del suo partito, ma di tutti, non bastando insomma le primarie a legittimarlo) e una successione che, avendo io più di sessant'anni, mi ricorda tanto le care, vecchie pratiche democristiane. Sono intenerito, mi sento addosso quarant'anni di meno
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16/02/2014 12:54
 
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Prof era solo una battuta scherzosa. Non ho nulla contro i "vecchi" né sono mai stato un fan della rottamazione in sé, dal mio punto di vista i "vecchi" in Italia agiscono in maniera perfettamente razionale seguendo gli incentivi della società che essi stessi, almeno per quanto riguarda la classe dirigente, hanno creato.
In questo senso lei che vuole lasciare l'università in anticipo è un'anomalia ma non lo faccia, dal mio punto di vista la pensione è peggio della morte: una vita senza scopi. Se mi consente, due palle.

Per dire che non è una questione generazionale basta pensare che il primo a correre a braccia aperte verso Renzi è stato Prodi, non esattamente un giovanotto.
Proprio perché è già in atto l'antico sport italiano di correre in soccorso del vincitore credo che la diffidenza verso Renzi sia obbligatoria.
Io sono stato un ammiratore del Renzi della prima ora, diciamo quello della candidatura a sindaco del 2009, ma ora sono molto contrariato di questa operazione da prima repubblica che porterà ad un governo sostenuto da un pentapartito con Grillo a fare la parte del pci.

Tuttavia bisogna essere realisti e dire che le primarie del Pd hanno determinato un nuovo equilibrio politico che non poteva non riflettersi sul governo in due modi: o elezioni o cambio del governo stesso. Le elezioni non si possono fare perché Napolitano lo impedisce e nessuno, a parte grillo, vuole votare realmente; quindi si va ad
un nuovo governo di coalizione guidato dal leader del partito di maggioranza relativa così come avviene in altri paesi dove ci sono grandi coalizioni come Germania e Uk.
Nonostante questa semplificazione Renzi esce molto indebolito, non può nemmeno contare su gran parte dei parlamentari del suo partito che sono espressione della vecchia maggioranza bersaniana. L'unica cosa realmente dalla sua parte è la consapevolezza che se fallisce con il botto dopo c'è solo il commissariamento internazionale. Un leader che scommette sul senso di autoconservazione di un sistema politico delinquenziale come quello italiano nel contesto del paese(qui potete
vedere l'ultimo esempio della follia disperata it.ibtimes.com/articles/62444/20140210/fisco-ritenuta-preventiva-20-bonifici-es... ) è come la bistecca con le patatine per uno che sta nel braccio della morte.
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16/02/2014 14:31
 
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Assurdo, stop anche ai bonifici dall'estero [SM=g2725401]

Stiamo andando di male in peggio.
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18/02/2014 00:05
 
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Il testo dello scherzo della Zanzara a Barca
"Non amo gli assalti. eccetera. Sono sotto pressione, Nichi, una pressione che è crescente Ma io non ci penso proprio, tanto per essere chiaro, ma proprio proprio!". Un finto Nichi Vendola beffa così l'ex ministro del Pd Fabrizio Barca, che durante lo scherzo architettato da La Zanzara su Radio 24 rivela di aver detto un "no secco" all'ipotesi di fare il ministro dell'Economia, ma di subire pressioni continue per fare il ministro dell'Economia da Carlo de Benedetti, proprietario del gruppo Espresso. "Capirai dice Barca al finto Vendola che mi costa, visto come sono fatto. Ho parlato con Graziano (Del Rio, ndr) e pensavo 48 ore fa di averla stoppata questa cosa se fallisce anche questa è un disastro, però non possono pretendere che le persone facciano violenza ai propri metodi, ai propri pensieri, alla propria cultura. Quindi sono stato proprio chiarissimo evitiamo che nasca una cosa alla quale vengo forzato". "Poi prosegue Barca - è iniziata la sarabanda del paron della Repubblica che continua Lui non si rende conto che io più vedo un imprenditore dietro un'operazione politica più ho conferma di tutte le mie preoccupazioni. Un imprenditore che si fa sentire .". Ma di chi parli, chiede il finto Vendola: "Del padrone della Repubblica, con un forcing diretto di sms, attraverso un suo giornalista, con una cosa che hanno lanciato sul sito 'chi vorresti come ministro dell'Economia' dove ho metà dei consensi'. Questi sono i metodi. Legittimi, per carità. Questo è il modo di forzare, di scegliere, di discutere. Non una volta chiedendomi: ma se lo fai cosa fai?. Se io dico che voglio fare una patrimoniale da 400 miliardi di euro, cosa che secondo me va fatta, tu cosa rispondi? Mi dici che va bene?". Mi sembra fantapolitica, dice ancora il finto Vendola. "Nichi dice ancora Barca è una cosa che è priva non c'è un'idea, c'è un livello di avventurismo. Non essendoci un'idea, siamo agli slogan Questo mi rattrista, sto male, sono preoccupatissimo perché vedo uno sfarinamento veramente impressionante, Nichi". Dunque hai rifiutato, insiste il finto Vendola, interpretato da Andro Merkù: "Ho rifiutato secco, ma secco in un modo Ieri ho dovuto scrivere un messaggio..attraverso la Annunziata mi è arrivato un messaggio: ma se ti chiama il presidente? Ho dovuto mandare un sms scritto così: vi prego di non farmi arrivare nessuna telefonata". "Sono colpito dice ancora Barca - dall'insistenza, il segno della loro confusione e disperazione e poi in tutto questo ovviamente io dovrei essere quello tuo e ovviamente c'è pure la copertura a sinistra sono fuori, sono fuori, sono fuori di testa!". Ma Matteo ti ha detto qualcosa in particolare?, chiede "Vendola": "No, lui no. Tutto questo non capendo, Nichi, neanche le persone. Se mi chiami, vengo, ci vediamo mezz'ora, ti spiego in cinque minuti e ti do anche qualche consiglio perché io sono fatto così. No, invece tutto questo attraverso terzi, quarti, quinti, un imprenditore ". Il finto Vendola dice: poi questo governo con i diversamente berlusconiani E Barca: "Certo, certo, cosa è cambiato?". "E poi non si ha idea entrando dentro cosa fai. C'è anche una questione di rapporti di fiducia". In che senso, incalza Vendola. "C'è una cosa dice Barca - che si chiama umanità. Io penso che in tutta questa vicenda oltre alla irresponsabilità politica, ci sia anche un elemento disumanizzante. Cioè, il metodo è contenuto Tutto questo è avvenuto con irresponsabilità e dei modi, con un livello di personalismo, con un passaggio all'io .". E poi i due si salutano.
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18/02/2014 08:19
 
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Da domani,la smemorata italia,avrà già dimenticato tutto...
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18/02/2014 18:14
 
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“Una riforma al mese”, da ieri, è la frase sulla quale si misurerà il successo o l’insuccesso di Matteo Renzi, il presidente del Consiglio (incaricato) più giovane della storia italiana. Il metodo annunciato, a volerlo giudicare con il metro di alcuni autorevoli economisti contemporanei (non sospettabili di corrività con il sindaco rampante), è corretto. In fondo “move fast and break things” è anche il motto che i dipendenti di Facebook leggono ogni mattina all’ingresso dei loro uffici nella Silicon Valley. E non è soltanto retorica o training autogeno.

Daron Acemoglu, professore al Mit di Boston e già autore del bestseller “Perché le nazioni falliscono”, ha appena pubblicato infatti un paper intitolato “Young, restless and creative”, “Giovani, instancabili e creativi”. Qui il legame tra età (poca) e capacità di innovare (tanta) è perfino quantificato. Vale statisticamente per il mondo dell’impresa privata, visto che le società che promuovono manager più giovani sfornano in media un numero maggiore di innovazioni radicali (misurate con brevetti e citazioni su riviste scientifiche), e vale più in generale per le società in cui viviamo, fa intendere Acemoglu, questa volta però senza numeri alla mano. L’ipotesi di studio viene direttamente dagli scritti di Joseph Schumpeter (1883-1950): il meccanismo della “distruzione creatrice” si mette in moto quando gli incentivi economici e istituzionali premiano idee trasformative della realtà, ma dipende pure da apertura e disponibilità psicologica degli innovatori a deviare dal sentiero finora battuto, sia esso tecnologico o istituzionale. “Libertà mentale” e “ribellione”, non a caso, sono fattori presi seriamente in considerazione da Schumpeter nella sua “Teoria dello sviluppo economico”.

Fuori dai libri di testo, però, e specificatamente in Italia, Renzi dovrà fare i conti con quanto ha scritto di recente Angelo Panebianco sul Corriere della Sera: “Nulla può essere senza il placet della burocrazia e delle magistrature, amministrative o ordinarie che siano. E poiché quelle sono tutte strutture adibite alla conservazione dell’esistente, i loro vertici non daranno mai alla politica il permesso di introdurre i cambiamenti invocati dal resto del paese”. Per l’ex ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, quella del paese ostaggio della burocrazia è “una sacrosanta balla”, tuttavia non sono mancati i ministri dello stesso governo Letta che – dietro le quinte – lamentavano di essere costretti a perorare le ragioni dei loro provvedimenti con i singoli membri della Ragioneria dello stato, come se nemmeno il neo ragioniere in chief Daniele Franco potesse fare più di tanto. D’altronde il vizio di negare il problema burocratico cancellandolo nominalisticamente non è nuovo, sostiene il giurista Teodoro Klitsche de la Grange nel pamphlet “Funzionarismo”, pubblicato da Liberilibri.

“Funzionarismo” sta a indicare “una burocrazia che non si riconosce più come potere servente, ma in grado di soppiantare quello sovrano. E’ un’‘ipertrofia dell’ego burocratico’, la macchina che si considera pilota, l’esecutore che si pensa guida”. Di “funzionarismo”, all’inizio del ’900, hanno parlato italiani illustri: il giurista Antonio Salandra (riferendosi allo stato moderno che incrementava quasi per inerzia funzione amministrativa e personale addetto), l’economista Giustino Fortunato (identificando una “piccola borghesia dominante” attirata dall’idea di sostituire “vaste imprese pubbliche, autoritarie e gerarchiche, alla libera concorrenza dei cittadini”), e il pensatore politico Antonio Gramsci (incuriosito dallo stato liberale che esalta l’autonomia della società civile ma poi lascia espandere i poteri burocratici, e preoccupato dal funzionarismo di quadri sindacali e partitici che sopiscono lo spirito rivoluzionario). Poi, però, il termine è lentamente scomparso dai radar. Ingiustificatamente, sottolinea De la Grange, facendo l’esempio dell’articolo 28 della Costituzione che fu concepito per difendere il cittadino dal potere amministrativo e burocratico, poi però applicato di rado dalle magistrature superiori, pur in presenza di apparati pubblici mediamente poco efficienti e non sempre corretti. C’è anche il caso delle garanzie istituzionali, concepite per esempio per difendere indipendenza e terzietà della magistratura, poi invece ingiustamente promosse a rango di diritti soggettivi fondamentali e spesso trasformate in “deroghe da obblighi, doveri e soggezioni”. Con lo “spirito rappreso” delle nostre società (Weber), con quella “macchina per la macchina” (Fortunato) a cui non piace sentir parlare di sé, si confronterà il tentativo creativo e perciò distruttivo del giovane Renzi.


tratto da www.ilfoglio.it/soloqui/21939


Chapeau
[Modificato da connormaclaud 18/02/2014 18:15]
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19/02/2014 16:04
 
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Il motivo per cui Renzi è solo l'ultimo passo prima del default sta nelle parole di Barca.
In pratica Renzi per vie traverse sta cercando di convincere a fare il ministro uno che vorrebbe una patrimoniale da 400 miliardi di euro...
A questo punto vorrei Landini all'economia, perché mi sembra che una cosa del genere non l'abbia mai detta.
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20/02/2014 09:19
 
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Tra il volere e dovere c'è un abisso Gius e,con un pò di dietrologia, Renzi ha invitato Barca al gran ballo sperando che questo rifiutasse, così da potersi parare nelle lotte fratricide interne al partito,con l'elettorato ed eventuali sponsor - guardacaso lo scandalo è stato messo subito a tacere,miracoli della libera informazione- .

Veniamo al tragicomico: lo streaming delle consultazioni.
Oltre al gnagna gnagna da asilo nido,mi ha fatto sorridere l'autodefinirsi antisistema di Grillo ed il rifiutare il dialogo...e pensare che la cosa più rivoluzionaria sarebbe stata il pretendere un ruolo da coprotagonista nelle riforme strutturali.

Altro paradosso che rinvengo in questi giorni è l'improvviso cambio di casacca degli eletti e degli elettori, chi era tradizionalmente riformista/rivoluzionario si veste da ultraconservatore e chi,al contrario, era conservatore si rinnova in riformista/rivoluzionario dell'ultim'ora.
Miracolo italiano
[Modificato da connormaclaud 20/02/2014 09:19]
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20/02/2014 12:53
 
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Lo scherzo della Zanzara è per tutti quelli quelli che Repubblica è solo un giornale come gli altri e non un partito.

Non penso Renzi abbia mai seriamente pensato di fare Barca ministro, ma il mondo repubblichino glielo voleva imporre e senza questa telefonata forse ce l'avrebbero fatta. Renzi vuole un ministro politico che ubbidisca a lui, non un commissario politico stile Saccomani che sia più sensibile a quello che dice iil quirinale o
francoforte che palazzo chigi. Il guaio è che non ha uno straccio di politico decente adatto a fare quel lavoro e perciò dovrà rassegnarsi a prendere comunque un tecnico, visti gli effetti allucinogeni che via XX settembre sa produrre sui "tecnici" c'è da toccare ferro.

Resta inteso che quanto detto da Barca è quello che comunque avverrà, lo sanno tutti anche se si fa finta di niente.
Ormai solo gli idioti o gli sprovveduti in Italia tengono i soldi in banca, gli altri hanno già provveduto a ritirarli o mandarli all'estero.
Il Corralito italiano sarà la più grande rapina della storia. Per fortuna l'italia è il paese della farsa altrimenti finirebbe come in Ucraina.

Ps Alla fine beccati con le mani nella marmellata e grazie all'intervento europeo la oscena norma sui bonifici è stata bloccata. Però rimane la modifica al quadro RW della dichiarazione dei redditi che ha eliminato il tetto dei 10.000 euro come base minima di dichiarazione di beni tenuti all'estero su conti o "altri rapporti
finanziari", significa in teoria che se avete 100 euro su Paypal o su un sito di scommesse estere dovreste dichiararli. Cialtroni fino alla fine.
[Modificato da trixam 20/02/2014 12:58]
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22/02/2014 13:24
 
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Confermo la rinuncia alla cittadinanza.
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22/02/2014 13:34
 
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Il prof. Prisco sbagliava.
Non c'è nemmeno un nuovo governo!


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23/02/2014 13:03
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

La sostanza di un mio libro che è appena uscito (Costituzione, diritti umani, forma di governo. Frammenti di un itinerario di studio tra Storia e prospettive, Giappichelli, Torino, 2014) è - mi sembra, avendone dovuto rileggere gli scritti che lo compongono per ripercorrere il filo di anni di riflessione personale sul tema e ordinarli logicamente - quella di rilevare il carattere trasformistico, benché in circostanze sempre diverse, del sistema politico-partitico italiano, che lo rende un ambiente poco accogliente per una forma di governo che non sia quella non parlamentare, a funzionamento non altrimenti che "consociativo".
In questo senso vanno - per allusione - le mie riflessioni lì comprese sul "governo misto" e, più esplicitamente, quelle sul "governo di coalizione" come specificità italiana. Preciso che la mia non è una condivisione "partigiana", ma la conclusione di un'analisi (che peraltro non invento oggi io, non sono così presuntuoso da pensarlo). Non è che insomma mi piaccia il trasformismo, soltanto ne registro l'esistenza - in Italia -"indomabile" (per così dire) sul lungo periodo macro-storico, cioè come forma politica stabile, al di sotto e al di là delle ovvie (ma in questo senso superficiali) differenze di immagine, di regimi e di fasi storiche contingenti.
Nel caso del governo appena entrato in carica, mi sembra di rilevare indizi di conferma di tale dinamica - al di là della retorica sul "nuovo", sul "giovane" e sulla "parità di genere" dentro l'Esecutivo - nelle "classiche" modalità di successione di Renzi a Letta, che smentiscono i propositi fi legittimazione popolare del primo, sempre dichiarati; nella contemporanea presenza al governo anche in questo caso di ministri organicamente di centro-destra (NCD) e del PD, nonché di una con dichiarate simpatie berlusconiane (Guidi) e di un altro (Galletti) dell'UdC, partito di Casini, il quale ha dichiarato che - nel caso di nuova legge elettorale che provasse a bipolarizzare il sistema politico (ma gli alfaniani su questo resisteranno) - guarderà a Forza Italia; nell'avviarsi della riforma elettorale (ma non ne dubitavo) su un binario di lungo periodo, collegandola - come del resto mi pare logico - alla riforma del Senato, che peraltro non so se, come e quando avverrà; nell'esistenza di due maggioranze diverse (una per le riforme, una per l'indirizzo politico contingente), in cui le medesime forze politiche dovrebbero essere una volta assieme e un'altra avversarie: schema a mio avviso illusorio, che non potrà resistere a lungo, perché incoerente. In sostanza e detto con una formula nota e fortunata, un gattopardesco cambiare tutto - almeno in apparenza - perché nulla cambi davvero
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23/02/2014 13:09
 
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Da Pollastro, errata corrige

"che non sia quella "parlamentare", chiedo scusa dell'errore di trascrizione
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23/02/2014 19:02
 
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Gentile professore, se permette,da curioso che sono,vorrei porle qualche domanda sulle questioni che solleva.

Afferma che il sistema parlamentare sia il più consono al contesto italiano e rileva come il consociativismo sia una delle poche certezze che abbiamo. Da comparatista, non crede che prendendo ispirazione dai modelli presidenzialista e semipresidenzialista, senza imporli in blocco così come ipotizzato da molti esperti, sia possibile trovare un equilibrio con la nostra tradizione parlamentare e garantire la tanto agognata governabilità e rappresentanza?

Sulla questione trasformismo, prende in considerazione la sola esperienza della seconda repubblica? Non crede che il problema sia esattamente l'ambiguità e l'ipocrisia scatenate dal post mani pulite e l'isteria che ancora accompagna la pseudo public opinion?
Vedo i fronti opposti tenuti uniti solo dall'opportunismo e leggo - di oggi- le dichiarazioni antirenziane di Civati (potrei prendere anche le precedenti di Barca) e trovo paradossale come,pur non avendo nulla in comune, si militi nello stesso partito.
Non è forse il bipolarismo una forzatura,una menzogna smentita alla prima occasione utile dai fatti (v. pan di stelle ), utile solo per ricordare che su dc e psi- i veri voti che fatto ancora la differenza da una sponda e all'altra- la damnatio memoriae è ancora indelebile?
Il trasformismo non è più scontato in un clima politico che vede la diaspora dell'ossatura dei movimenti più vicini alla mente e al cuore degli italiani?
A ben guardare, quando il simbolo della seconda repubblica cadrà/andrà in pensione, il più accreditato leader del centrodestra sarà un ex democristiano.
Riguardo alle due maggioranze, una per le riforme una per l'indirizzo politico, le chiedo e mi chiedo se non ci siano molte affinità con i primi giorni della Repubblica -non quella di De Benedetti [SM=x43819] - e la necessità di fare riforme,quella della giustizia in primis, con il maggior consenso possibile,così da recuperare forza da un lato e non trovarsi da lì a sei mesi con la patata bollente delle controriforme.


Per concludere,leggo dal titolo del saggio "Costituzione e diritti umani", non posso che chiederle quale futuro prospetta per le inderogabili libertà dell'individuo in relazione alla crescente isteria demiurgica del legislatore (e non solo)che vuole disciplinare sempre più minuziosamente ogni comportamento dell'individuo.


Grazie
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24/02/2014 23:38
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Caro Connormclaud, prescindo volutamente dai dati di cronaca ai quali ti riferisci e ribadisco che non parlo, nel libro, da "tifoso". Credo che il parlamentarismo si adatti al carattere degli Italiani non perché esso mi piaccia in modo particolare, anzi ritengo che allo stato una stabilizzazione governativa di tipo semipresidenziale darebbe qualche vantaggio, ma perché (siccome da molto prima della Repubblica e più precisamente dal Connubio Cavour - Rattazzi) sia la destra, sia la sinistra italiana contengono ciascuna - al loro interno - forze anti-sistema e forze pro-sistema, l'unico modo di fare i governi è convergere al Centro, tagliando le ali. Siamo, insomma, democristiani nel DNA, anche se Salvini e Grillo si agitano e fanno baccano ("essere democristiani", qui, è un'espressione metaforica, com'è chiaro). Altrove la storia realizza il bipolarismo o il bipartitismo, noi - quando ci abbiamo provato - abbiamo fatto solo casino. Nemmeno Berlusconi è classicamente "destra", attenzione, né a maggiore ragione gli alfaniani: un uomo con i suoi interessi economici non può essere troppo lontano dal governo (anche quando dice di essere opposizione). Se si condivide questa analisi, il parlamentarismo consociativo (Grillo direbbe "dell'inciucio") è inevitabile: politicamente in Italia si sopravvive di affarismo ministerialista. Per chi voglia approfondire, segnalo un libro dello storico Giovanni Sabbatucci, editore Laterza, sul "trasformismo come ideologia"
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