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idiocracy

Ultimo Aggiornamento: 01/10/2013 13:53
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24/09/2013 18:15
 
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«Roma spinge Alitalia nelle braccia di Air France-Klm», ma la francese corteggiata la fa sospirare

Il tormentato caso Alitalia è l'apertura di Les Echos: "Roma spinge Alitalia nelle braccia di Airfrance", titola con gran rilievo il quotidiano economico francese nella sua edizione cartacea. E non manca un avvertimento: "Farsi coinvolgere ulteriormente in Alitalia è rischioso per Air France-Klm", ammonisce un editoriale intitolato significativamente "Il ponte dei sospiri".

Il gruppo francese "attende di saperne di più prima di pronunciarsi". E può prendere tempo, poiché non sembra esserci "nessuna soluzione concorrente a quella di Air France-Klm". "Cinque anni dopo il salvataggio della compagnia da parte di una cordata di investitori della Penisola, in nome della difesa dell' ‘interesse nazionale', la fattura è pesante per il contribuente italiano", sottolinea Les Echos citando il blog dell'economista Piero Ichino: "Il rifiuto iniziale dell'offerta Air France-Klm ha finito per costarci almeno 4,5 miliardi di euro".

Ma i "piatti riscaldati" della storia "raramente sono i migliori", commenta Les Echos. Ancora una volta, Roma srotola il tappeto rosso davanti ad Air France-Klm e il gruppo francese ha l'occasione di prendere la prima compagnia aerea italiana "al prezzo di qualche apparecchio a lungo raggio". Ma in cinque anni "molta acqua è passata sotto i ponti". Alitalia, che prima suscitava l'interesse di Lufthansa, oggi suscita solo qualche "sospiro infastidito" presso i potenziali pretendenti del Golfo. Invece di tornare a essere redditizia come sperava, Alitalia "non ha deviato dalla traiettoria che le ha fatto perdere più di 3,8 miliardi di euro rispetto al 2008". I suoi attuali proprietari, un consorzio di industriali, guardano al pareggio l'anno prossimo, ma "l'apertura dei collegamenti nazionali alla concorrenza low cost permette di dubitarne". Les Echos consiglia ad Air France di ricordarsi di un proverbio: "Quando ci si deve rompere il collo, si trova la scala!".

"Alitalia è tornata al punto di partenza", constata Le Monde sotto il titolo "Deficitaria, Alitalia cerca investitori": cinque anni dopo che Silvio Berlusconi l'ha "salvata" dall'acquisto puro e semplice da parte di Air France-Klm, è di nuovo verso la compagnia franco-olandese che Alitalia si rivolge, nella speranza di far fronte alle sue difficoltà.

Già perché Alitalia perde soldi. L'italianità della compagnia è stata preservata, ma i suoi conti restano in rosso. Anzi, peggio: "Alitalia è diventata strutturalmente deficitaria". Dal suo fallimento nel 2008, "non ha mai guadagnato soldi". Secondo il sito de La Tribune, nell'ipotesi che offrisse di portare la propria partecipazione in Alitalia al 50%, Air France porrebbe due condizioni: il debito della compagnia italiana dovrebbe essere di nuovo lasciata a carico dell'Italia e la compagnia franco-olandese dovrebbe avere maggiore potere d'intervento sulla gestione di Alitalia.

La vicenda attira l'attenzione anche del Wall Street Journal: "Air France-Klm soppesa la sorte della partecipazione in Alitalia", titola il quotidiano Usa. Il board ha discusso se aumentare la sua partecipazione o lasciar perdere, ma ha detto di volere più informazioni dalla compagnia italiana.

Air France-Klm "vuole mantenere un'entratura nell'ampio mercato italiano ma – ricorda il Wsj – affronta difficoltà finanziarie per conto suo, dopo avere registrato due anni di perdite. I dirigenti di Alitalia – continua il quotidiano Usa – considerano un takeover come una "potenziale ancora di salvezza"

Gli outsider sono attirati in Italia dal mix di passeggeri per turismo e business. Ma l'attrattiva di Alitalia è diminuita con l'erosione della sua fetta di mercato, tra "interferenze politiche, agitazioni dei lavoratori e oscillanti politiche di governo".
Alcuni dirigenti di Air France-Klm, scrive il Wsj citando fonti bene informate, mettono in discussione la necessità di avere partecipazioni in Alitalia. "La dimensione non è una panacea per i problemi né una garanzia di successo", osserva Chris Tarry, un consulente del settore. "Più si è grandi, più grandi possono essere le perdite".
A ragion veduta il Financial Times, nella sua Lex Column, parla di "ginepraio".

link


L'accordo è stato raggiunto. Telecom Italia, l'ex-monopolista italiano e la maggiore società telefonica nazionale, passerà probabilmente nel giro di un anno nel pieno controllo del gruppo spagnolo Telefonica. L'intesa avverrà in diversi passaggi: il gruppo presieduto da Cesar Alierta sottoscriverà infatti inizialmente un aumento di capitale di Telco da 324 milioni (a 1,09 euro per azione). In questo modo giungerà a detenere il 66% del capitale. In una seconda fase Telefonica arriverà al 70% del capitale di Telco. Infine avrà un'opzione, esercitabile a gennaio, per salire al 100%: con la conseguenza che i soci italiani di Telco (Intesa Sanpaolo, Generali e Mediobanca) avranno due finestre per uscire dal patto: a giugno del 2014 oppure a febbraio del 2015. La Borsa è prudente sull'accordo: Telecom Italia è in rialzo dell'1,53%, Mediobanca sale del 2,76%, Intesa Sanpaolo sale dello 0,26%, Generali cresce dell'1%, mentre Telefonica a Madrid perde lo 0,8%.

Restano da capire però diversi punti che al momento sono ancora poco chiari. L'accordo è infatti stato raggiunto a monte, nella holding di controllo del gruppo. E' stato risolto soprattutto il problema dell'indebitamento della cassaforte visto che a novembre sarebbe scaduto un debito importante per 1,065 miliardi. E' stato decisa la tempistica con la quale i soci italiani (Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Generali) usciranno dalla catena di controllo. Ma restano diversi nodi: a cominciare dal ruolo che avrà Telecom Italia nel panorama futuro delle telecomunicazioni. Resterà una società centrale per le Tlc europee oppure sarà una delle tante controllate del colosso spagnolo? Cosa farà Telefonica delle attività in Sudamerica di Telecom Italia, che sono state l'unica gallina dalle uova d'oro della società presieduta da Franco Bernabè? Come sarà affrontato il problema del debito delle società operative? Telecom Italia ha infatti 28 miliardi debiti e finirà sotto il controllo di Telefonica, che di debiti ne ha addirittura per 45 miliardi. Infine: che fine farà la rete di Telecom Italia, che resta un network di interesse generale per il Paese? Alcune di queste domande, tra gli addetti ai lavori, hanno già una risposta. Il Brasile ad esempio sembra destinato a una vendita o a uno spezzatino: Tim Brasil, controllata di Telecom Italia, cioè una delle società più promettenti del mercato carioca, finirà in breve tempo sul mercato. Un po' di soldi serviranno a ridurre il debito di Telecom Italia e ad evitare declassamenti delle società di rating sull'ex-monopolista italiano. Inoltre l'operazione in Brasile servirà a venire incontro alle richieste dell'Antitrust brasiliano. Sulla rete, invece, la situazione è ancora in evoluzione. Telefonica non ha fatto mistero di essere fredda sullo scorporo. Mentre le autorità italiane sembrano avere una linea ben precisa: il commissario dell'Agcom Antonio Preto ha infatti affermato che "se lo scorporo non sarà volontario, forse ci sono le condizioni per imporlo". Resta quindi l'impressione che la presa di controllo di Telco sarà soltanto il primo paletto di una vicenda che darà in futuro altre grandi sorprese. Il timore è che possa essere decisa una maxi-cura dimagrante per il gruppo nei confini italiani, una volta cedute le attività in Brasile. Secondo i sindacati sarebbero a rischio tanti posti di lavoro, circa 12mila. Insomma, l'operazione finanziaria che è stata archiviata in queste ore – secondo alcuni addetti ai lavori – potrebbe essere il preludio per avere una Telecom Italia a controllo spagnolo ormai lontano ricordo del gruppo che negli anni passati aveva mire di espansione internazionale con il monopolio assicurato in casa propria. Fondamentale sarà dunque capire il piano industriale di Telefonica per la "nuova" controllata italiana.

Non è un caso che in queste ore stiano montando le polemiche politiche, sia in ambienti del Pdl sia in quelli del Pd. "La vendita di Telecom alla spagnola Telefonica rappresenta un vero disastro per il sistema industriale italiano. Per di più la Telefonica è oberata di debiti per cui non si sa il destino complessivo di tutta l'operazione" ha dichiarato Fabrizio Cicchitto. Sulla stessa linea Renato Brunetta che ha chiesto che il premier Enrico Letta venga a spiegare in aula. "Le notizie che arrivano sul caso Telecom sono molto preoccupanti perché riguardano asset strategici del nostro paese. Chiedo pertanto che il Governo venga al più presto a riferire alla Camera circa il futuro di questa aziendà" ha detto il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza. I passi previsti dall'accordo tra Telco e Telefonica «sono solo manovre diversive di attesa, che oltre a provocare dei fuochi di artificio nel breve presto saranno deleterie per il futuro assetto di Telecom Italia» ha indicato l'Asati, l'associazione dei piccoli azionisti di Telecom Italia. Ha invece cercato di affrontare la vicenda con prudenza il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè: "L'operazione non riguarda Telecom ma solo Telco. Telecom non è diventata spagnola, solo Telco ha avuto un cambiamento azionario". Di sicuro Telefonica per ora è riuscita ad avere il controllo di una società internazionale con "relativamente" poche risorse: due aumenti di capitale da complessivi 450 milioni, più la conversione del bond con azioni dello stesso gruppo quotato a Madrid. Con circa un miliardo di euro, si è aggiudicato un gruppo come l'ex-monopolista italiano, che nelle sole attività brasiliane ha un incasso possibile di 10 miliardi di euro.

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24/09/2013 20:13
 
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Titolo perfetto. Oggi è il giorno in cui l'idiozia italiana viene fustigata pubblicamente. Quasi come una nemesi storica due dei peggiori disastri degli ultimi 20 anni arrivano alla naturale conclusione contemporaneamente, uno tutto merito del centrosinistra e l'altro invece di Silvio B.
Stasera abbiamo già la bottiglia in ghiaccio: si brinda alla salute del capitalismo.
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24/09/2013 22:13
 
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Mi auguro ci sia un progetto per avviare una nuova compagnia di bandiera,sarebbe da masochisti rinunciarvi.
La dinamica storica è quel che è eppure fa male vedere il riflesso della baldracca che hanno creato.
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25/09/2013 13:32
 
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Costo per i contribuenti italiani dell'operazione Alitalia 2008-2013 voluta da Silvio B: 4,5 miliardi di euro.

Compagnia di Bandiera= truffa per i contribuenti.

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25/09/2013 15:21
 
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assenza di progetti = truffa per i contribuenti

Oggi il sistema italia è nel suo complesso una truffa per i contribuenti,mancando progetti e scelte definite.
Il paese con il più importante patrimonio storico-artistico-paesaggistico-culturale del mondo se dovesse rinunciare ad una compagnia di bandiera,a fronte di ingenti investimenti nel settore turistico ,dei beni culturali e dei trasporti perderebbe denaro e competività.

Non abbiamo petrolio,non abbiamo risorse minerarie, un territorio e potenzialità da potenza continentale,abbiamo un gap con i cugini d'europa... il che significa dover essere non solo competitivi quanto loro,ma di più.
L'unica cosa che ci resta sono i gioielli di famiglia e le eccellenze del made in italy, dalla maniffatura ai poli di ricerca, se dobbiamo scegliere un campo di battaglia scegliamo almeno uno a noi favorevole.

Berlino fa più turisti di Roma, cose da manicomio!
[Modificato da connormaclaud 25/09/2013 15:22]
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26/09/2013 19:37
 
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Perché le compagnia non di bandiera impediscono ai turisti di venire in Italia? Io non capisco queste strane teorie di economia bonanniana come nascano e si diffondano, ma la cosa mi affascina soprattutto perché frequentando gli aeroporti vedi gli italiani che si farebbero tagliare la gola piuttosto che volare con una compagnia italiana.

L'alitalia non portava nessuno in Italia da 30 anni, altrimenti non sarebbe miseramente fallita. Quando era nel pieno del suo "splendore" tutta pubblica e senza vincoli di bilancio(nel senso che poteva perdere quanti soldi voleva) copriva 2/5 del traffico nazionale. Il mercato italiano è ricco e tutti guadagnano tranne le compagnie
italiane, uno dovrebbe chiedersi perché.
L'unico manager sensato che abbia avuto Alitalia, Cempella, tentò di venderla agli olandesi già a fine anni novanta con un'operazione che avrebbe fatto nascere la più grande compagnia europea dell'epoca.
La politica stracciona e i sindacati glielo impedirono, gli olandesi si fusero con i francesi che oggi dovrebbero prendere il cadavere e l'alitalia invece continuò a dilapidare denaro pubblico tagliando il lungo raggio e il cargo e concentrandosi sulle medie rotte in un momento in cui arrivavano sul mercato gli operatori low cost.
Una cosa geniale. Ecco questi sono i grandi progetti.

DA 5 anni alitalia faceva da taxi ad Air france-KLM portando gli Italiani agli Hub di parigi e Amsterdam, il core business della compagnia era la linea Milano Roma regalata in Monopolio da Silvio B con biglietti che costavano quanto un Amsterdam-New York. Almeno i francesi ci metteranno il capitale(forse) per mandare avanti il
taxi se nel frattempo Brunetta, Fassina e Zanonato non hanno qualche altra alzata di genio per rimettere il morto a carico dei contribuenti, come io penso accadrà.

Siccome il sistema industriale ha bisogno di collegamenti e viviamo in un mercato globale a Milano sono arrivati quelli di Emirates a garantire il collegamento Milano New York quotidiano che Alitalia aveva tagliato a 4 corse a settimana e quelli di Qatar Airways per il trasporto cargo con i collegamenti per Chigago, cosa ha fatto la
compagnia di bandiera? Ricorso al tar per impedire agli altri di svolgere il servizio che lei non voleva assicurare.
Un modo tosto di fare gli interessi del paese dato che se il ricorso fosse stato accolto avrebbe favorito solo... Airfrance obbligando le aziende italiane che hanno bisogno di commerciare con il midwest a mandare i tir a parigi. Menomale che almeno stavolta la solita giuridica follia italica non ha colpito.

Dal mercato aereo ci sarebbe da guadagnare moltissimo e si potrebbero creare decine di migliaia di posti di lavoro ma per farlo sarebbe necessaria una filiera di decisioni talmente lunga e di tale buonsenso -togliere la gestione degli aeroporti alla malapolitica e ai maliprivati, fare che lo stato diventi un regolatore intelligente invece di affidare il settore ai VITO RIGGIO, avere capitali enormi che le nostre banche asfittiche si sognano, una logica industriale spietata- che è più probabile vedere il secondo avvento del messia piuttosto che l'italia protagonista nel settore.

Riguardo al resto, quando in Italia si deve oziare si discute del rilancio del turismo e della cultura.
Il ministro Bray ha spiegato con piglio decisionista che con la cultura si fanno i soldi in tutto il mondo e bisogna investire, investire, investire e dopo averlo spiegato il suo primo investimento è stato nominare una commissione di esperti per studiare come rilanciare il settore presieduta da Giuliano Amato, noto esperto nella
creazione di valore aggiunto, che ha dovuto suo malgrado lasciare l'incarico dopo la promozione alla corte costituzionale.
Tra qualche anno la commissione produrrà il solito rapporto che potrete donare gentilmente al popolo venezuelano molto bisognoso di carta igienica.

Il settore cultura nella logica italiana funziona così: bisogna essere generosi quando si investe perché appunto con la cultura si fanno i soldi, poi quando bisogna fare i conti per capire quanto si è incassato si dice "evabbé che facciamo i fiscali. Queste sono robe da ragionieri che non tengono conto delle più ampie prospettive".
Tutti i musei italiani messi insieme incassano meno del Louvre di Parigi e sinceramente non è che puoi dare troppo torto agli italiani e stranieri che li frequentano poco, i musei italiani sono l'immagine del paese: grigi e pallosi.

Non è che viene il sospetto che gli altri facciano più soldi perché trattano la cultura non con l'ideologia da Rentier state alla Gollum "abbiamo il tesooooooro, pagateci se lo volete vedere", ma come un'industria dove gli investimenti si fanno in base al business plan, si cerca di innovare, si valutano i costi e quanto si guadagna, se uno settore non funziona lo si chiude, si prende gente a dirigere che abbia una cultura vagamente manageriale invece di funzionari dediti alle lotte di palazzo o palazzetto ecc...
Avere un patrimonio non significa niente, se non lo sai gestire entri nella categoria di quelli che l'avvocato definiva "disfatti da soli".
Come mai altre città hanno più turisti di Roma? Forse perché non avendo il Colosseo puntano sulla creazione, ad esempio arruolano gente come Massimiliano Gioni per mettere su una mostra sul 1993 che nella mela è stato l'evento culturale dell'anno con visitatori record, a Pasqua ho fatto due ore di fila per entrare e c'era gente venuta apposta da tutto il mondo attratta da una campagna di marketing perfetta.

Insomma che siano gli aerei o il turismo e cultura, se si vuole fare industria non ci sono scorciatoie. Quelle sono solo per i cazzari che pensano di essere furbi.



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26/09/2013 20:51
 
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La disamina passata in questo caso serve a poco,trattandosi di un capitolo ex novo negli investimenti.

Compagnie di bandiera degli altri impediscono di venire in italia? No,ma storia insegna che all'interno di un sistema stato si verifica una valorizzazione del sistema al quale si è legati.
Non è un segreto che air france valorizzi -e pure bene- il turismo francese. Un ingranaggio di un sistema più ampio,of course,ma pur sempre un tassello funzionale ad un progetto.

Quando ho scritto d'investimenti non mi riferivo alle vecchie politiche,ça va sans dire, ma ad un progetto serio dove marketing e promozione non serve nemmeno menzionarli.
La costruzione di nuovi aeroporti,la resurrezione delle linee ferroviarie, hotels -degni di questo nome- un sistema di guide e migliorie in ogni singolo settore ,direttamente o indirettamente assimilabile, mi sembra qualcosa di più che oziare.
Certo,cazzate come la linea c romana o la metropolitana di napoli sono da evitare con progetti alla volemose bene e dove, per grazia divina, escono fuori tanti e tanti di quei tesori che possono essere un'altra occasione turistica.
Copiare gli altri è squallido, chi deturpa i caratteri originali del proprio territorio dovrebbe beccarsi l'ergastolo perchè di omicidio si tratta.
Tutto va innovato e rinnovato,la gestione va privatizzata nel modus operandi, ma le occasioni di crescita non mancano e in un mercato dove gli altri hanno già posizioni consolidate non serve ad una ceppa imitarli acriticamente.
Vogliamo competere forse con i colossi, le new entry ed i "cuggggini" nei loro punti di forza? Non serve l'esimio dott. prof. illuminati e illuminante de me cojoni, ma un pò di buon senso.

p.s.
Con tutto il rispetto per la mostra sul '93, ma il colosseo o la mostra del "carabbaggio" è n'altra cosa.
C'è pure gente che fa tre ore di attesa per la mostra dei cessi - non sto offendendo,parlo proprio del nobile strumento-,ma de gustibus.
[Modificato da connormaclaud 26/09/2013 20:53]
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28/09/2013 09:13
 
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Buonsenso. Appunto. Supponi che venga da te il Ceo di Alitalia e ti dica: "Caro Connor, abbiamo perso 294 milioni in un trimestre, il nostro stato patrimoniale è fatto così male che sembra scritto dal mio droghiere. Ma abbiamo un sacco di idee per ripartire, perciò vuoi investire i soldi dei TUOI risparmi"? Se la risposta è no allora tutto il tuo ragionamento si invalida a prescindere e vale sempre quel detto americano: "put your money where your mouth is".

Dalle tue considerazioni si vede che non hai approfondito molto la situazione del mercato aereo, cosa in sé non tanto grave dato che tutti quelli che prenderanno decisioni in merito in Italia non ne sanno nulla. Il concetto di compagnia di bandiera aveva senso negli anni 50 e 60 quando il mercato non esisteva e ogni stato si faceva la sua compagnia per soddisfare esigenze nazionali, ma a partire da fine anni 70 quando si sono create le condizioni gli
stati si sono ritirati ed è via via nato il mercato, processo non ancora completato per altro.

L'esempio francese è particolarmente infelice in quanto Airfrance-KLM sta vivendo una forte crisi perché è ancora troppo legata allo stato e non può seguire logiche di mercato, ha troppi dipendenti e strategie commerciali sbagliate ma i politici e i sindacati le impediscono di licenziare e riorganizzarsi.
Mentre la compagnia che va meglio in Europa è British Airways che è stata la prima ad essere privatizzata negli anni ottanta, fa parte di un gruppo integrato che comprende Iberia e Vueling coprendo tutti i segmenti del mercato, due anni fa ha fatto una dolorosa ristrutturazione.
Capire il passato è importante perché quello che tu proponi più o meno implicitamente è esattamente quello fatto nel 2008.
Il governo di Silvio B prese la compagnia, la divise in due, accollò i debiti ai contribuenti e la parte buona ai privati regalandole il pezzo di mercato interno più redditizio, compagnia di bandiera. Dopo 5 anni è tutto miseramente fallito e stiamo qui a riparlarne come se non fosse successo niente.
Questo perché non contano i fatti ma la logica italiana imparata al liceo del demiurgo onnisciente che può risolvere tutto prendendo le scorciatoie mentali, la quali altro non sono che la riproposizione del secondo capitolo del Lamento di Portnoy di Philip Roth intitolato significativamente: Seghe.
La logica è la stessa utilizzata con la Fiat e si avrà lo stesso risultato.

Il resto ripeto che è un discorso molto ozioso ed infatti è il preferito dei politicanti italiani che quando sono proprio all'angolo e non hanno nulla da dire si buttano sul rilancio del turismo, a destra, o a Kurtura, a sinistra. Alemagno a roma faceva continui piani sul rilancio del turismo.
Ma anche se volessi analizzare i tuoi argomenti si farebbe piuttosto fatica a trovare un filo logico. Questi aeroporti chi li dovrebbe costruire? Per altro non si capisce perché costruirne altri visto in Italia non si riesce ad utilizzare bene quelli che ci sono, anzi uno dei grandi problemi che hanno affossato l'alitalia è stata la difesa dei politici degli aeroporti di riferimento dove stazionano i pretoriani. In lombardia si è costruito un Hub e poi lo si è
lasciato fallire perché non si è chiuso Linate dove le compagnie straniere vengono a prendersi i clienti italiani o da dove Alitalia glieli porta nei loro hub facendo perdere all'italia denaro e lavoro. Anzi una delle poche cose sensate fatte in questi anni in Italia è aver sventato il folle progetto di Fioroni
e compagni di costruire un aeroporto a Viterbo dove dirottare le compagnie low cost, una cosa allucinante.
Stessa domanda per gli alberghi, chi deve costruirli in uno stato dove l'unico modo per sbloccare una pratica edilizia è rivolgersi alla camorra? E le strade, in un paese che da 50 anni non riesce a finire la salerno reggio calabria?
Appena le analizzi un minimo diventano tutte chiacchiere futili su cose che non esistono né esisteranno mai. Ozio appunto.
Aveva ragione il saggio: "più reale diventa l'illusione e più intensamente la vogliono".

Un po' lo dimostra anche il tuo commento su una mostra che non hai visto e che paragoni al vedere un cesso, ma il mercato è quel posto dove se la gente vuole pagare per vedere il cesso vince chi sa fornirgli il cesso da ammirare. Per altro l'idea che una mostra sul 1993 sia una stronzata è tipica della mentalità burocratica italiana, per questo Gioni che pure lavora in Italia è andata a farla a New York.
Ma l'esempio era per far capire che creare un evento dal nulla può equivalere ad avere un bel monumento perciò il supposto vantaggio competitivo italiano derivante da aver asset storici può essere come gli immobili commerciali sul bilancio di Lehman Brothers.

Ps Mi intriga il ragionamento sul mercato su cui non si può entrare. No perché in questo momento sto scrivendo da un glorioso Blackberry, un'azienda che 5 anni fa dominava il suo mercato e venerdi scorso è stata venduta a prezzi da saldo per evitare il fallimento.
Quanto Mike Lazaridis avrebbe voluto che tu avessi ragione.
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28/09/2013 13:04
 
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Hai ragione caro trixiam laddove affermi che non ho approfondite conoscenze del mercato aereo,ho sempre prediletto il volo - e miseriaccia quanto costa brevetterarsi! - ai mercati,ma questa è un'altra storia.

Se venisse il ceo alitalia direi che vendere è possibile, ma l'imperativo resta non svendere, proprio a causa dei tanti fondi pubblici stanziati in favore della società.
Mi avvierei successivamente ad una valutazione preliminare inerente i vantaggi dell'acquisto estero della nostra tanto disastrata compagnia.(perchè la vogliono? per misericordia?)
In seguito a questo deciderei sul da farsi,se c'è da vendere si vende,ma se si deve svendere preferisco demolirla mattone su mattone.
La telecom è uno dei tanti mostri della privatizzazione:svendere è un investimento,ma per gli altri.

Quello a cui facevo però riferimento è una nuova compagnia,lontana e distante,dalla forma alla sostanza,rispetto alla vecchia alitalia.
E' necessaria? No,è un'opportunità che se si ha lungimiranza e pazienza può concretizzarsi,ma che va compresa.
La BA mantiene,fosse solo nominalmente, il ruolo di una compagnia di bandiera e garantisce collegamenti strategici per l'uk, tanto schifo non fa. Beh si, se ti chiami usa puoi anche fare a meno di una compagnia di bandiera, ma per la piccola italia così non è.

Il sig. B. ha buttato via un'occasione,ma investimenti concreti non ci sono stati,forse solo il mose, perchè non si è approntato un progetto multicomprensivo. Aeroporti,rete ferroviaria a chi? A chiunque vinca una regolare gara d'appalto,dia garanzie e mantenga i tempi ed i costi contrattuali.
I nostri aeroporti bastano? Molti dovrebbero essere potenziati (capodichino compresa) e pochi altri costruiti in posizioni strategiche (in puglia,ad esempio).

Le pratiche burocratiche poi vanno comunque snellite, di conseguenza si fa solo quello che va fatto.



Riguardo alla mostra,trattasi di una battuta, ma dì pure che se Gioni avesse fatto la stessa identica mostra con lo stesso identico marketing in italia nessuno se lo sarebbe filato, perchè l'appeal della grande mela è ben diverso e la stessa idea di mostra parte da presupposti totalmente differenti rispetto a quelli italiani.
A NYC le mostre non servono ad attirare turisti,ma fondamentalmente ad allettare gli indigeni e qualche èlite.
Il nostro colosseo,in un contesto favorevole, serve ad attirare un miliardo di cinesi, asiatici,americani e tutti gli altri.
Sono paragoni poco consoni perchè situazioni totalmente slegate le une dalle altre.

Diciamo pure che il mercato è quel luogo dove puoi essere liberamente libero solo se sei il pesce grosso,altrimenti la presunzione di "fare come" ti trasforma in un succulento pranzo.
L'errore più grande,qui siamo alle basi e molti economisti dovrebbero rivederle, è che la normalità è l'originalità e non l'omologazione.
[Modificato da connormaclaud 28/09/2013 13:07]
Email Scheda Utente
Post: 291
Post: 291
Utente Junior
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28/09/2013 14:00
 
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Re:
@Connor, ti quoto, con una piccola aggiunta: parrebbe che in Puglia gli aeroporti ci siano.. parrebbe (sottolineo) [SM=x43819] . Per il resto non entro nel merito della querelle, anche perché il mantra "like 'mmericano" è old e c'ha stufato!

Peace



_______________________________


Verweile doch! Du bist so schön!
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Utente Veteran
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28/09/2013 15:20
 
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In puglia ci sono 3 o 4 aeroporti,ma come a r.c. e salerno nessuno se n'è mai accorto. Basterebbe averne uno di medie dimensioni, ma ben collegato.





ahah
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Utente Senior
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01/10/2013 13:53
 
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Lol, certo che la difesa dell'arte contemporanea issando come vessillo la mostra spazzatura sugli hipster non e' che sia questa gran strategia difensiva, se poi nello stesso intervento mi si cita (tu e l'amico tuo) Roth, il dubbio sul buongusto mi pare giustificato.

P.S. Siccome l'arte e' una mia passione evitate di farmi leggere scemenze. Meno puttanate da wannabee Buchanan e piu' manuali di storia dell'arte, kk thhanks bye. ;)
E magari imparate a leggere i bilanci delle fondazioni, il Louvre chiamato in causa mentula canis (che tra parentesi e' in contenzioso con il Qatar per quadri in prestito). [SM=g2725401]
[Modificato da ObbligazioneNaturale 01/10/2013 14:03]
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