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Parigi come Londra

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2013 15:54
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26/05/2013 15:54
 
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Un militare francese di pattuglia in divisa nel quartiere de la Défense a Parigi (guarda la mappa) è stato pugnalato alla gola da un uomo che si è poi dato alla fuga. Lo ha riferito il sito web di Le Parisien aggiungendo che l'aggressore sarebbe di origini magrebine e avrebbe una trentina d'anni. Il soldato, 23 anni, del reggimento degli «Chasseurs de Gap», ha ferite gravi ma non è in pericolo di vita. Fa parte della struttura di prevenzione del terrorismo «Vigipirate», una sorta di rinforzo speciale alla normale vigilanza di polizia. «È chiaro che l'aggressore stava cercando di uccidere il soldato» ha detto alla tv France 2 il ministro degli Interni francese Manuel Valls. La procura anti-terrorismo di Parigi ha avocato a sé l'inchiesta. Lo ha indicato il procuratore di Nanterre, Robert Gelli.
LA DINAMICA - L'aggressore, riferiscono gli inquirenti, ha colpito il soldato alla gola con un taglierino alle 17,50 di sabato. Testimoni parlano di due attentantori. Un portavoce dell'azienda di trasporti pubblici parigini, la «Ratp», ha specificato che l'aggressione si è verificata nella cosiddetta «salle d'echange» della Défense, la zona di snodo tra l'accesso alla metro, che collega il quartiere al resto della capitale, e l'area commerciale dove si affacciano i principali negozi dell'area.

IL SOLDATO SOPRAVVIVRÀ - Il militare accoltellato, un 23enne, ha perso molto sangue ma sopravvivrà all'aggressione. Lo ha affermato ai microfoni della tv iTelE il prefetto Pierre-Andre Peyvel. «Le ferite sembrano abbastanza gravi, ma non lo mettono in pericolo di vita», ha spiegato.

CACCIA A NORDAFRICANO - Le Parisien riferisce ancora che secondo la polizia l'aggressore è stato descritto come un nordafricano di circa 30 anni con la barba, che indossava una giacca scura e sotto una jalabiya (l'abito tradizionale egiziano). Al momento è presto per ipotizzare la ragione o la matrice del gesto dell'aggressore ma solo due giorni fa un soldato britannico in borghese era stato massacrato da due connazionali convertiti all'Islam a Woolwich, un quartiere di Londra.

LA FRANCIA NEL MIRINO - Da tempo la Francia è nel mirino degli integralisti islamici, da quando a gennaio ha lanciato un intervento armato in Mali al fianco delle truppe di Bamako per riprendere il controllo del nord dove dall'aprile del 2012 governavano le formazioni islamiste (al Qaeda nel Maghreb Islamico) Mojwa e tuareg. Senza contare poi l'episodio che vide protagonista Mohamed Merah, il terrorista solitario desideroso di farsi notare da Al Qaida che nel marzo dell'anno scorso, a Tolosa e dintorni, uccise tre militari francesi, sparando loro addosso non lontano dalle caserme, oltre a tre bambini e un insegnante di una scuola ebraica.

HOLLANDE: «ACCERTAMENTI IN OGNI DIREZIONE» - Da Addis Abeba, dove si trova per il cinquantenario dell'Unità Africana, il presidente francese Hollande si mostra cauto: «Bisogna effettuare accertamenti in tutte le direzioni», ha detto ai giornalisti che lo hanno interpellato chiedendogli se ci siano già piste seguite dagli investigatori. Hollande però non ha messo in relazione quanto accaduto a Parigi con quanto accaduto a Londra. «Non penso che al momento possa essere stabilito un legame», ha detto.

tratto da il corriere della sera


WASHINGTON - Dopo l’agguato di Londra i responsabili della sicurezza hanno messo in guardia sul pericolo emulazione. Uno scenario temuto perché difficilmente controllabile. Capiremo più avanti se anche l’episodio di Parigi rientri nello stessa «categoria» o se invece è il gesto di un folle. Intanto si possono indicare alcuni elementi.

I bersagli: si tratta di militari, una moltiplicazione di target. Mettiamo delle guardie a protezione dei soldati? Certo che no.
L’arma: un comune coltello, un taglierino affilato. Non stiamo parlando di armi da fuoco, bensì di utensili normali. Nulla che possa essere catalogato, controllato. Lame facilmente occultabili. Perquisiscono la casa di un sospetto e non trovano nulla.
La tattica: nessun piano, nessun sostegno logistico, l’attacco più facile da portare. Qualcuno rivede i filmati di Londra e poi passa all’azione, consapevole che farà notizia. C’è anche il rischio che un criminale, senza alcun movente politico, possa colpire.
I controlli: servono ma non bastano. Uno degli attentatori di Londra era noto da 8 anni ai servizi di sicurezza. Forse hanno anche cercato di reclutarlo come informatore. Dunque persona conosciuta per le sue posizioni integraliste. Lo arrestano solo perché fa apologia di teorie estreme o è impegnato contro la guerra? Starebbe poche ore in cella, poi uscirebbe.
I media: Una volta si discuteva se fosse giusto o meno diffondere i comunicati di rivendicazione dei terroristi. Oggi il dilemma è superato dai nuovi strumenti. Mohammed Merah, l’assassino di Tolosa, si era portato una mini-telecamera. Ma basta un telefonino per registrare un video e postarlo su Facebook, Youtube, twitter. Il messaggio di violenza non si stoppa, il terrorista fai-da-te ha il suo canale di comunicazione.

Guido Olimpio

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