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Serve ancora a qualcosa l'Italia?

Ultimo Aggiornamento: 02/06/2013 17:59
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02/06/2013 17:59
 
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Gius come sempre ci sono cose condivisibili ed altre meno. Prendiamo per esempio la questione del mediterraneo.
Dire che prima non avevamo concorrenti è una cosa non vera, nella realtà l'italia tranne brevi momenti non ha avuto reali interessi strategici nel mediterraneo dalla caduta di Roma. Ricordo la battuta di un ministro degli esteri inglese degli anni trenta alle rimostranze di Mussolini: "l'italia non ha interessi nel mediterraneo, crede di averli".
Negli ultimi 4 secoli il mediterraneo è stato dominato a sud dalla Royal Navy con il micidiale dispiegamento strategico che partiva da Gibilterra, continuava a Malta e finiva a Cipro e Suez; a nord dalla marina francese. Basta ricordare qualche episodio, ad esempio quando i Borbone provarono a togliere il monopolio sullo zolfo in sicilia che avevano concesso agli inglesi a'gratis, il primo ministro Peel mandò la flotta nel golfo e minacciò di radere al suolo Napoli, i Borbone si cagarono sotto e batterono in ritirata.
Per non dimenticare quando durante le guerra Napoleoniche gli inglesi occuparono la Sicilia e la trasformarono in una loro base militare, infine ricordiamo anche la seconda guerra mondiale quando la nostra marina pur combattendo con valore subì mazzate devastanti presa in mezzo a questa gabbia inglese, altro che mare nostrum. E nel dopoguerra i nostri interessi nel mediterraneo si sono limitati ai rapporti personali tra i leader della prima repubblica e i dittatori
del nord africa consegnandoci ad una politica filoaraba che ci isolava nel contesto della Nato senza grandi vantaggi.

Dire che il mediterraneo è un'opportunità, significa dire tutto e niente. Le opportunità servono a qualcosa se sono sfruttate, altrimenti restano masturbazioni. L'africa è un'opportunità ed andarci sarebbe un gesto lungimirante perché in quel continente si stanno creando grandi occasioni.
Però queste cose non si improvvisano e per farlo ci vogliono capacità e coraggio. Esempio.
Se l'Italia avesse avuto un governo ambizioso la crisi del Mali poteva essere una grande opportunità da cogliere al balzo affiancando i francesi nella missione militare con un nostro contingente appigliandosi ad esempio al fatto che il mediatore Onu è italiano. Un contingente di 600/800 uomini misto tra parà e bersaglieri, più navi della marina per appoggio tattico, le nostre forze armate avevano il know-how per fare una missione del genere ed ora siederemmo
a pieno titolo al tavolo in un paese che ha grandi opportunità.
Invece quando il governo monti profilò l'idea di mandare un paio di aerei di trasporto, in pratica davamo un passaggio ai francesi che andavano a combattere, si alzò il putiferio in parlamento e tutto fu bloccato ancora prima che i pacifinti uscissero dalle catacombe. La vera politica estera si fa così.
Invece fare i punti di riferimento nel mediterraneo, che significa in italia?
Si organizza un bel congresso a Napoli dove arrivano ministri, diplomatici e funzionari, si fanno tre giorni di dibattiti, gli amministratori locali fanno le introduzioni e rilasciano interviste sul "rilancio della città", gli albergatori sono contenti per il pieno e le escort per i tanti clienti di un certo rango. Dopo quelli se ne vanno e gli affari continuano a farli con gli altri.

L'altro punto che proponi, l'europa e dico in generale la partecipazione ad organizzazioni multilaterali. Per paesi come il nostro è assolutamente fondamentale, è l'unico modo che hai per contare qualcosa. Il problema che si pone è come si fa a contare? Perchè l'idea veicolata in molti ambienti in Italia è che la sola partecipazione sia il mantra in grado di risolvere tutti i problemi, posizione che poi genere l'opposta che è riassumbile "nello
sbattere i pugni sul tavolo e alzare la voce". Entrambi le posizioni sono futili.
Le organizzazioni internazionali sono come le negoziazioni di borsa: devi sia saper comprare che saper vender per funzionare.
Oggi l'Italia in Europa non conta niente pur essendo il terzo contributore netto dell'unione europea, invece una volta contavamo molto di più nonostante la cronica indecisione dei partiti della prima repubblica. Contavamo perché la nostra politica europea si basava su un solido accordo politico con la Germania che era la naturale evoluzione del fatto che i tedeschi erano il nostro principale partner commerciale sul continente.
L'asse italo-tedesco era meno visibile di quello franco-tedesco ma esisteva ed era produttivo di effetti, poi da un certo momento in poi questo rapporto politico ha cominciato a deteriorarsi e siamo arrivati alla situazione attuale dove germania e Italia sono due sordi che parlano tra di loro lingue diverse.
Contemporaneamente le relazioni economiche si sono molto deteriorate con grave danno per tante piccole e medie imprese italiane. Ora non voglio soffermarmi sul perché sia successo o scatenare quei dibattiti surreali italiani sul tema, diciamo che le cose stanno così e che se ne può trarre la lezione che un paese malato non trova automaticamente una cura nel partecipare ad una organizzazione internazionale, né maggior forza, specialmente se poi l'organizzazione è una che dedica 32 summit alla crisi dell'euro senza riuscire a risolvere il problema. Difficile sviluppare orgoglio per un Europa del genere e va detto che il paragone tra Usa e Ue è del tutto inappropriato, un portoghese non avrai mai niente in comune con un Lituano mentre un californiano ed uno di Boston hanno molto in comune nonostante vivano in due posti lontani e distinti ed abbiamo usi diversi. Se l'Europa vuole diventare una federazione deve avviare un processo rifondativo che la rilegittimi, se deve restare così meglio dividerla in due tra una confederazione del nord ed una del sud perché se continua così
ci sarà bisogno di mandare in carri armati in piazza in qualche paese tipo la Spagna che non sta affatto reagendo bene alla crisi.

Ps Rispondendo alla domanda riposta. Il fatalismo non c'entra niente, si tratta di banale realismo. Chi vede i fondamentali economici e sociali del paese sa qual è la situazione. Ripeto quando detto in un altro topic, l'Italia tornerà ad essere povera ed irrilevante come è sempre stata.
L'italia è come una famiglia che ha molti soldi in banca ma non ha pià fonti di reddito e vive di rendita senza avere le coperture per farlo.
Quando il patrimonio della famiglia sarà finito morirà di fame. L'italia ha accumulato molta ricchezza negli scorsi decenni che ovviamente è distribuita in maniera diseguale, ma lo stato provvede a trasferire parte di quella ricchezza alla base tramite il sistema pensionistico e la macchina pubblica elefantiaca mantendendo così la pace sociale. Oggi i segnali di scontento arrivano perché il sistema è in crisi dato gli si stanno prosciugando i pozzi in una crisi
fiscale devastante, ma per vedere il suo crollo ci vorranno ancora alcuni decenni che però non saranno affatto indolori.
Quando arriverete a 65 anni e vi guarderete intorno vedendo tanti vecchi come voi e pochissimi giovani(il rapporto sarà di 3 sessantenni ad 1) capirete che quel singolo ventenne erede di un paese scassato non potrà pagare la pensione e la sanità a 3 vecchi come voi.
Anzi è molto più probabile che vi spari per rubarvi il portafoglio.
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