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Costituzione quattro stagioni: rigidità plasmabile?

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2013 23:53
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15/05/2013 18:48
 
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Il professore Pisco si scusa mio tramite per essere dovuto andare via in anticipo, ieri. Il guaio è che lo cercano in molti e lui prova ad accontentare un po' tutti. Si è molto dispisciuto di questo, scusandosi direttamente coll'avv. De Falco e col professore Guzzetta. Ripete i complimenti a Raffaele Minieri e a tutti i ragazzi di "Giuristi Federiciani" presenti all'incontro, augurandovene l'organizzazione di altri, per altre materie e su altri problemi, magari con una formula che preveda una maggiore partecipazione "diretta", senza cioè solo ascoltare, degli studenti (del resto,il professore ha letto in anticipo la relazione di Giusperito, e mi ha detto che era ottima; qui discutete con ampiezza di cultura e maturità, quindi è normale che ci riusciate anche dal vivo).
Nel merito, il professore (che attende di vedere/ascoltare, come tutti, il previsto file audio-video), è fra quelli che trovano ottima e bella la nostra Costituzione, ma (come ripete spesso) ama persone e cose non negando i loro eventuali difetti, bensì nonostante questi. Paperino ha ragione, ritiene il professore: per le condizioni storiche in cui fu approvata, la nostra Carta Costituzionale è - lui lo dice spesso agli studenti - come un'automobile con freni forti e acceleratore debole. Oggi il contesto generale è cambiato, si potrebbe perciò anche pensare di modificare la potenza dell'acceleratore, ovviamente senza dimenticare i freni adeguati e altri accorgimenti. Più di tutto, però (e per continuare nella metafora) è importante l'equilibrio del pilota (che deve potere essere cambiato, se non va) e dei passeggeri, che non devono istigare chi guida all'imprudenza. Ora, Roma andrà (pur restando ovviamente Roma) più verso Parigi, o più verso Berlino? Si vedrà. Il professore preferisce - come ha detto ieri - il modello tedesco, perché più affine al nostro, ma intero (cioè: non solo sfiducia costruttiva, Cancellierato e rifrma del bicameralismo, ma legge sulla democrazia interna dei partiti e dei sindacati e partecipazione dei lavoratori agli indirizzi generali di sviluppo delle imprese). Nella situazione attuale, peraltro (e cioè restando debole il Governo), è prevedibile che continui una "tutela" su di esso del Presidente dela Repubblica, ecco perché si può discutere del fatto che sia già avvenuta una certa "francesizzazione" costituzionale italiana. L'importante però, ribadisce il professore, è che certe discussioni si facciano senza "guerre di religione", come lui le ha chiamate, cioè con prudenza, confrontandosi sul merito rispettosamente e volendo il meglio, non rifiutando a priori ogni apertura reciproca tra i sostenitori di opposte soluzioni. Privatamente, il professore mi dice sempre, ad esempio: "Non si vuole Berlusconi? Bene, ma allora occorre batterlo alle elezioni. Il leader del centrosinistra può anche essere una persona il cui cognome incomincia per B e finisce per i, ma - se non è più Bersani - occorrerà cercarne un altro, che non sia però B...occassin... i". Lui , insomma, non ama la "via giudizaria" al rinnovamento della politica e delle istituzioni, né esclude che la Carta Costituzionae, dopo sessant'anni, sia del tutto esente dalla necessità di interventi. Fa in proposito l'esempio delle signore, quando non sono più ragazze, anche se - da incompetente medico - è rimasto perplesso sulla confessione di Angelina Jolie e si chiede se, per evitare l'elevata probabilità, che non era però certezza assoluta, di un tumore al seno, fosse proprio necessario prendere una decisione così radicale. Mi ha detto, in proposito: "Metti che io tema un tumore alla prostata. Che faccio, per evitare un rischio elevato me lo taglio direttamente? Non era invece possibile un monitoraggio attento e continuo?". Naturalmente, però, sa che: a) non è un medico e b) non è una donna, né in particolare la persona interessata. Tornando alla Costitruzione, l'orizzonrte su cui proiettare discorsi ed eventuali cambiamenti ormai è l'Europa. Si tratta di governarci di più e meglio da soli, per chiedere però all'Europa di avere più coraggio sulla strada dell'unità istituzionale ed economica. Non possiamo - lui dice - suicidarci come popolo (già troppi disperati purtroppo lo fanno come singoli) per mantenere i conti in ordine
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