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Internet, reati e netiquette (una riflessione del Prof. Prisco)

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2013 10:47
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09/05/2013 19:06
 
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Due cose sugli articoli citati dal prof vanno dette.

L'articolo di Severgnini non mi sembra niente di rilevante come al solito con questo autore che è il simbolo di un certo modo di essere intellettuali in Italia dove per dirla con Montanelli tanti non hanno niente da dire ma lo dicono intensamente.

In Italia quando si verificano fatti che attirano l'attenzione mediatica si scatena un dibattito che inevitabilmente arriva al problema dell'educazione in stile "datemi l'educazione e solleverò il mondo" solo che il modo in cui intendono l'educazione mi sembra sempre stranamente vicino a come lo intendevano nella Cina di Mao,
periodo in cui si sono formati molti opinion maker italiani con il libretto rosso mandato a memoria come il corano nelle madrasse di peshawar.

Poi il dibattito passa ed i problemi restano.

L'intervista di Amato è abbastanza pietosa. Capisco l'amarezza di essere rimasti con un pugno di mosche in mano dopo aver sfiorato il quirinale e palazzo chigi ma quasi quasi sembra di sentir parlare Churchill del popolo ingrato che gli impedisce di fare il padre della patria. Per la verità Churchill era molto più umile di Amato
e dopo aver salvato il suo paese(e già che c'era la civiltà occidentale) si prese un sonoro calcio nel sedere alle elezioni post guerra e commentò con la sua signorilità dicendo: "il popolo ha tutto il diritto di cacciarmi, è per questo che abbiamo combattuto". Invece Amato sta lì a struggersi. Da volpe astuta la butta in caciara con la storia della mobilità sociale bloccata e mostrando sé stesso come esempio di self-made man, poi alla domanda sul furto del 1992 dai conti correnti fornisce un esempio di eleganza e di leadership dando la responsabilità a Giovanni Goria che è morto da venti anni e non può replicare.
Ma la mobilità sociale in Italia è bloccata per colpa di Twitter o perché gente come Amato è al governo di riffa o di raffa da 30 anni?
Amato non è proprio sfiorato dal dubbio che nessuno gli contesta le capacità(ne ha fin troppe) ma gli si contesta il modo in cui ha svolto le sue funzioni nei tanti incarichi che ha avuto con l'aggravante che quelli come lui non erano i leader ma i tecnici che materialmente traducevano in fatti le follie italiche. I burocrati del declino.

Sul tema il dibattito mi sembra molto italico barocco tipico di un paese dove si fa più attenzione al modo in cui si dice le cose che a quello che si dice, in Italia le cause per diffamazione sono lo sport più popolare dopo il calcio.

Naturalmente gli insulti, le minacce e le violenze verbali in genere vanno sanzionate.

Internet è un mezzo di cui abbiamo visto solo gli inizi, ha moltiplicato la possibilità di spazi espressivi, ma i contenuti per riempire questi spazi possono darli solo i cervelli umani.
Quando i cervelli funzionano Internet diventa uno spazio di intelligenza collettiva, quando non funzionano di stupidità collettiva.
In Italia si sta creando un rapporto perverso tra informazione, politica e social che mi sembra patetico. L''informazione non è mai stata in grado, per limiti propri o perché assoggettata ad interessi economici, di svolgere il compito di formare un'opinione pubblica matura di un paese occidentale.
In italia la stampa serve a creare zone di consenso che diventano poi tribù ed a questo è funzionale l'utilizzo del web come strumento tribale di legittimazione, si parla di un argomento e subito si va alla "rabbia del web", "mobilitazione del web" e via di questo passo utilizzando i social network come agit prop moderni. Dall'altra parte
i social network hanno una forza autonoma e diventano uno strumento dove gli indignati di professione trovano il proprio habitat naturale.
Tutto questo ha trovato una sponda politica in un movimento che ha sostituito la dittatura del proletariato con quella di Internet, il Politburo con la Casaleggio Associati, Carl Marx con Paolo Becchi, la russia con l'argentina, la lotta di classe con il vaffanculo.

Sinceramente non capisco come ci si possa lamentare del livello del dibattito sul web in un paese dove la maggioranza della popolazione non legge nemmeno un libro all'anno e non è che puoi dargli nemmeno troppo torto dato il livello italiano. Avete mai visto il reparto SAGGISTICA delle librerie italiane? Sono il simbolo della morte culturale del paese tra biografie di cantanti, calciatori, libri di Maria de Filippi o dei programmi di Cucina fino al manuale su come diventare persone di successo in 5 minuti o come allungarsi il pisello(best seller sicuro). Da gente che vive in un contesto del genere e che scrive dopo una giornata di lavoro noiosa, o dopo aver litigato con il vigile o con la ragazza che per rappresaglia si astiene dai suoi doveri non è che puoi aspettarti che in 140 caratteri ti faccia una recensione delle opere di Jean-Michel Basquiat o ti citi il pensiero di Bergson. In un paese culturalmente morto e
politicamente imbarbarito la piazza digitale dei social diventa lo sfogatoio naturale della nazione.
[Modificato da trixam 09/05/2013 19:12]
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