Personalmente ho sempre difficoltà a "insultare" qualcuno che è passato a miglior vita.
Non si tratta di esser buonisti o trasformare in santo ogni morto, ma solo di una istintiva forma di rispetto verso la morte e quindi verso il momento di chi sta compiendo questo passaggio.
Il giudizio sulla persona non cambia, ed è un giudizio che non ha il tempo di aspettare la Storia.
D'altronde, quando una cosa accade, è già Storia ed ognuno di noi compone - col suo - il giudizio complessivo sulle vicende che ci sono occorse.
Ritengo che abbia rappresentato perfettamente l'icona del politico italiano. Per tantissimi versi, soprattutto per la cronica inclinazione al compromesso, quand'anche esso finisse con lo sfociare nelle peggiori forme di alleanze possibili.
Trattare con tutti i lati del popolo, ed addivenire a compromessi non solo con gli operai, o con gli imprenditori, ma anche con i mafiosi o con i terroristi, non è cosa che ha riguardato unicamente la mentalità di Giulio Andreotti o le vicende che han visto vittime/protagonisti Aldo Moro o Piersanti Mattarella, ma è una realtà propria della politica, del passato come del presente.
Si tratta con tutti, perché è uno degli aspetti del potere.
Giulio Andreotti, che è stato LA POLITICA in Italia, non poteva essere immune da questo aspetto.
Inutile prendersela con lui, non tanto e non solo perché è morto, ma perché sembra quasi che noi vogliamo impersonificare il male in una persona, e così esorcizzarlo...e non vederlo invece nell'esercizio normale, costante e
attuale del ruolo.