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E' morto Giulio Andreotti

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2013 11:33
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06/05/2013 19:54
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Gentile (non per dire, lo è davvero), approfitto del suo civile post per chiarire una volta per tutte il mio pensiero sul metodo del dialogo fra esseri umani. Un professore che sceglie di interloquire su un forum di ragazzi lo sa e accetta di mettersi in gioco. Segnalavo, nel caso specifico, una certa "rapidità" (e dunque superficialità) di giudizio liquidatorio e mi si è risposto citando quello che una nonna pensava di chi vuole avere sempre ragione, mentre in aun ltro e precedente post si citavano (ma si stava parlando con me, quindi mi si offendeva indirettamente, ma in modo chiaro) "professori universitari raccomandati e calati dall'alto". Si possono rileggere i miei post per verificare se sia vero che io voglia avere sempre ragione, o se non preferisca invece il dubbio metodologico. Anche su Andreotti mi ero permesso di ricordarvi la virtù del dubbio e la necessità di un giudizio storico, che certo non può essere tutto in chiaro o tutto in nero e che si potrà dare solo col distacco del tempo. In effetti, considero la mia presenza qui come un modo (gratuito e che non vi è dovuto) di continuare la mia funzione, ma personalmente ricordo sempre di essere un professore, mentre alcuni non ricordano di essere (realmente o virtualmente) miei studenti. Credo tuttavia che un dialogo non annulli per miracolo ruoli e distanze, la reciproca cortesia non ci rende uguali per esperienza e professionalità, anche se lo siamo in dignità come esseri umani e certo voi avrete più vita di me (ma questo non è un merito, siete solo nati dopo). Quindi: rispetto reciproco, ma anche costante consapevolezza di chi è la persona con cui si parla e toni dunque adeguati alla situazione. Questo non solo qui e adesso, ma sempre nella vita. Lo so che questa può sembrare una predica antipatica, ma non vuole esserlo: ricordo solo un'ovvietà, non a tutti sempre presente
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06/05/2013 19:59
 
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Caro Prof.,
lei sai che la stimo molto e non voglio in alcun modo risultare offensiva nei suoi riguardi.
E' stato sottolineato che Andreotti fu sette volte Presidente del Consiglio e ben ventisette volte Ministro della nostra Repubblica. Credo che sia proprio questo il punto: nel bene e nel male questo uomo è stato eletto dal popolo e non scelto da un sovrano, questo lo ha esposto e lo esporrà sempre, a mio avviso, prima al giudizio del popolo e poi alle valutazioni della Storia.
Ci sono persone di cui ammiro la cultura e la capacità di analisi, altre di cui onestamente non ammiro proprio un bel niente. Però, che ci piaccia o meno, siamo tutti voci del popolo e spero che nessuno mai ci tolga la libertà di parola che, se mi permette, è quella che non necessariamente (purtroppo) presuppone un pensiero.
Conoscendola so che lei apprezzerebbe chiunque di questi miei colleghi avesse la spigliatezza di esprimere un'idea diversa dalla sua in una sua lezione. [SM=x43812]

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06/05/2013 20:15
 
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Re:
(pollastro), 06/05/2013 18:49:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Egregio Gio. Gil, io adopero in genere il dubbio metodologico e l'analisi critica, non trincio giudizi in cinque righe (non l'ho fatto io su Andreotti, rilegga i post). Non conoscevo sua nonna, che certo avrà voluto doverosamente bene a un nipote (a tacere ogni altro aggettivo) che si mostra arrogantello e superficiale. Ma vede: è da tempo che ho deciso di non polemizzare qui con gli studenti. Andreotti sarà stato Belzebù e io sarò uno che non le piace, ma provate voi a diventare sette volte Presidenti del Consiglio o a laurearvi due volte e a specializzarvi a ventiquattro anni senza Cepu, studiando moltissimo e senza risparmio (e qui parlo per me), poi ne riparliamo. Prima di questo tentativo, mi scusi, non ci sono piani di interlocuzione che possano incontrarsi, tra noi due e tra me e molti utenti di questo sito. Tanti credono che scrivere la prima... che viene in mente sia "democratico" e questa è appunto la mia differenza che avverto rispetto ad altri: lo sforzo del pensiero. Io ce lo metto. E lei?



Egregio professore le darò una notizia sorprendente: mi sono laureato a 24 anni nella facoltà in cui insegna e senza Cepu...questo basta a fare di me un grand'uomo?no. L'uomo e ciò che dimostra dimostra di essere con le sue azioni. Qui abbiamo sentenze definitive della Cassazione che dicono che Andreotti è stato in contatto con la Mafia. Ora può anche essere stato 7 volte Presidente del Consiglio, può anche aver fatto parte della Costituente e può anche aver visto la Madonna a Fatima, per me un mafioso è un uomo di merda e, sì, mi basta solo questo a qualificarlo come tale. A lei non basta?
Un'ultima affermazione: lei ha dato degli immaturi di cervello a dei ragazzi che hanno criticato Andreotti senza argomentare, per cui le ripeto: il suo intervento privo di argomentazioni e ricco di offese è degno di un professore universitario? è ovvio che bisogna rispettare i ruoli e usare parole adeguate: ma secondo lei l'essere professore universitario la autorizza a offendere gli studenti?e questi non dovrebbbero ribattere?ha una visione un pò distorta del rapporto prof-studente se permette...

P.s. anche se non aveva la terza elementare le assicuro che mia nonna avrebbe molto da insegnarle, soprattutto ad avere rispetto delle idee degli altri e ad essere educato nei rapporti con le persone.
[Modificato da gio.gil 06/05/2013 20:25]
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06/05/2013 20:21
 
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ovviamente ho inserito questo post solo per ribattere. per me la questione finisce qui:non vohglio alimentare flame anche se non ho iniziato io con i toni alti,..
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06/05/2013 21:40
 
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Giusto per ironizzare e senza voler attirare le ire di nessuno.
Si parla tanto dei segreti che Andreotti si è portato nella tomba: ma nessuno ha provato a controllare cos'ha sotto la gobba? Magari è una scatola nera. Magari è la cura contro il cancro tanto osannata da Berlusconi. Magari è la ricetta della felicità. Magari!

Ad ogni buon conto: un pezzo di storia che se ne va. E, nel bene o nel male (più nel male che nel bene) ha contribuito in maniera enorme a fare dell'Italia quello che è oggi.

Se è vero che i personaggi storici sono giudicati dalla storia, è anche vero che le persone sono giudicate da altre persone.
Per me non è un uomo che merita l'augurio che la sua sia una notte breve, né che l'inverno gli sia lieve.

Patisca nella morte tutto ciò che non ha patito in vita. E se mi sbaglio, se tutti noi ci siamo sbagliati, che Dio ci perdoni.
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06/05/2013 21:44
 
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Re:
kakashi85, 06/05/2013 21:40:

Giusto per ironizzare e senza voler attirare le ire di nessuno.
Si parla tanto dei segreti che Andreotti si è portato nella tomba: ma nessuno ha provato a controllare cos'ha sotto la gobba? Magari è una scatola nera. Magari è la cura contro il cancro tanto osannata da Berlusconi. Magari è la ricetta della felicità. Magari!

Ad ogni buon conto: un pezzo di storia che se ne va. E, nel bene o nel male (più nel male che nel bene) ha contribuito in maniera enorme a fare dell'Italia quello che è oggi.

Se è vero che i personaggi storici sono giudicati dalla storia, è anche vero che le persone sono giudicate da altre persone.
Per me non è un uomo che merita l'augurio che la sua sia una notte breve, né che l'inverno gli sia lieve.

Patisca nella morte tutto ciò che non ha patito in vita. E se mi sbaglio, se tutti noi ci siamo sbagliati, che Dio ci perdoni.




[SM=x43819] Secondo me la gobba era come quella dei cammelli e gli ha permesso di vivere fin'ora [SM=x43819]

Comunque sono d'accordo con le tue parole...
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06/05/2013 23:40
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Egregio dottor Gio. Gil, grande donna, sua nonna. Ha la mia sincera ammirazione. Non posso dire altrettanto di un nipote che, avendo avuto il privilegio di studiare, dimostra di non averne fatto profitto e spara giudizi da cioccolattini (tipo Baci Perugina: tre righe, una Verità Assoluta). E dice parolacce. La lascio al suo compiacimento infantile di sentirsi adulto parlando di "cacca", come letteralmente letteralmente. Io mi sentivo grande a tre anni, così, poi ho smesso. Per chiarire: non dfendo a priori né il defunto senatore Andreotti, né alcuno. Parlo di complessità di giudizio, che lei nemmeno con un'altra laurea conoscerebbe. A Sthepy, che mi richiama dolcemente alla giusta idea che tutti devono potersi esprimere, rispondo che la ringrazio e accuso il colpo: tutti devono esprimersi, è vero. Sta poi a chi legge (anche a voi su di me, beninteso) giudicare il pensiero altrui.
E con questo davvero ho chiuso, con "Giuristi federiciani". Mi ero illuso, ma constato che è nel tempo molto peggiorato, quanto a frequentatori. Davvero addio, ho di meglio da fare che confrontarmi con taluni personaggi, che preferisco non definire altro che nella mente, onde evitare di trascendere
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06/05/2013 23:57
 
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Non vedo il senso dell'insistere su discorsi di natura personale tra 2 o 3 utenti.
Già un moderatore (Nina de Luna) è intervenuta chiedendo di evitare battibecchi personali che poco apportano a una discussione che - potenzialmente - era anche molto interessante, poiché, nel bene e nel male, stiamo parlando di una persona che ha segnato la Storia di questo Paese.
Sarebbe stato interessante discuterne un po' più nel merito.

Qualcuno dirà che non si sarebbe cmq potuto farlo, perché il livello generale non è alto.
Il bello di un forum, tuttavia, è che anche in un topic intero dominato da cori da stadio, puoi trovare una o due persone con cui scambiare opinioni e punti di vista davvero interessanti.
Ciò, ovviamente, solo se la discussione non viene inquinata da inutili flame.

Chiudiamola qui quindi, e non costringeteci a chiudere anche questo topic.

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07/05/2013 00:48
 
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All'ottimo post di Papero, aggiungo che periodicamente (ci siamo passati tutti, io almeno 3/4 volte) c'è qualche utente che si indigna (a parer mio magari a ragione) per ciò che legge in cultura e dichiara di voler lasciare il sito.
Per carità, è legittimo, ma se posso azzardare un consiglio, meglio non farsi inutilmente il cd. "sangue amaro".
Questa è una piazza virtuale e come in tutte le piazze può essere frequentata da persone che non ci piacciono o sono lontanissime da noi. In questo caso forse è meglio astenersi dal confronto, se sappiamo che esso ci condurrà solo sulla strada della rabbia. Oppure si può cercare semplicemente di portare la discussione su un piano che riteniamo più consono.
Il livello di una discussione lo decidono gli utenti.
Noi moderatori ci limitiamo a non ingessarvi in mille regole e abbiamo sempre dato spazio a qualsiasi opinione, sia essa bella, brutta, superficiale o altro, cercando di limitarci a censurare i modi e scoraggiando i battibecchi personali tra gli utenti che fanno naufragare sul nascere qualsiasi discussione più della " bassa qualità" delle idee espresse.

Spero di cuore che vogliate riprendere la discussione con più serenità e leggerezza (d'animo e non di "mente", ché il tema è tutt'altro che "leggero")






([SM=x43808])

Usa la funzione "Cerca"! [SM=x43666] La Funzione "Cerca" è il miglior amico del forumista! Non abbandoniamola...[SM=g2725338]
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07/05/2013 01:19
 
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Sono, ancora una volta, d' accordo con Paperino.
Qualsiasi discussione può suscitare rabbia, sdegno, schifo o tutte le altre emozioni negative che vi vengono in mente. Quando succede meglio evitare di rispondere, oppure, semplicemente, scrivere il proprio pensiero IN TOPIC e basta.
Nessuno di noi scrive cose giuste in senso assoluto.
Respect!
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07/05/2013 02:13
 
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Personalmente ho sempre difficoltà a "insultare" qualcuno che è passato a miglior vita.
Non si tratta di esser buonisti o trasformare in santo ogni morto, ma solo di una istintiva forma di rispetto verso la morte e quindi verso il momento di chi sta compiendo questo passaggio.


Il giudizio sulla persona non cambia, ed è un giudizio che non ha il tempo di aspettare la Storia.
D'altronde, quando una cosa accade, è già Storia ed ognuno di noi compone - col suo - il giudizio complessivo sulle vicende che ci sono occorse.
Ritengo che abbia rappresentato perfettamente l'icona del politico italiano. Per tantissimi versi, soprattutto per la cronica inclinazione al compromesso, quand'anche esso finisse con lo sfociare nelle peggiori forme di alleanze possibili.

Trattare con tutti i lati del popolo, ed addivenire a compromessi non solo con gli operai, o con gli imprenditori, ma anche con i mafiosi o con i terroristi, non è cosa che ha riguardato unicamente la mentalità di Giulio Andreotti o le vicende che han visto vittime/protagonisti Aldo Moro o Piersanti Mattarella, ma è una realtà propria della politica, del passato come del presente.

Si tratta con tutti, perché è uno degli aspetti del potere.


Giulio Andreotti, che è stato LA POLITICA in Italia, non poteva essere immune da questo aspetto.
Inutile prendersela con lui, non tanto e non solo perché è morto, ma perché sembra quasi che noi vogliamo impersonificare il male in una persona, e così esorcizzarlo...e non vederlo invece nell'esercizio normale, costante e attuale del ruolo.
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07/05/2013 11:38
 
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Secondo me, è fuor di dubbio che Andreotti sia stato di intelligenza e capacità politiche superiori...

così come è fuor di dubbio che l'analisi della storia vada fatta tenendo in considerazione l'enorme complessità del periodo in cui i fatti vengono a realizzarsi.

Ciò però, secondo il mio modestissimo parere, non deve troppo influenzare il giudizio sulla persona che tali fatti pone in essere...

Altrimenti possiamo giungere a giustificare persino buona parte delle azioni di gente come Mussolini, Hitler o Stalin...

Non vivevano forse anche loro in realtà storiche e socio-economiche estremamente complesse?

Direi proprio di si, ma tante delle cose che hanno fatto non sono in alcun modo giustificabili.

Ciò premesso e posto che Andreotti ha vissuto da protagonista i primi 40 anni di storia democratica d'Italia e che proprio in questo periodo è nata l'Italia moderna, c'è da chiedersi:

"Andreotti ha fatto più del bene o del male all'Italia?"

Per me, ha fatto molto più male che bene...
e ciò a prescindere dal "caso Moro" e dai vari processi.

Andreotti è tra i principali artefici delle creazione di un sistema politico-sociale corrotto, fatto di reti di potere che intrecciano mafia, politica e malaffare...
una rete di potere talmente fitta ed incancrenita che chissà quando e se riusciremo a districarla.

Insomma, 40 anni di crescita sicuramente...
ma di crescita selvaggia e non pienamente democratica, di cui Andreotti resterà sempre tra i principali colpevoli.

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07/05/2013 13:13
 
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Nessuno pensava di vedere questo giorno, ne ha seppelliti talmente tanti che istintivamente pensavi avrebbe seppellito anche te.
Ma nel 2013 dopo le dimissioni del papa, la rielezione del presidente della repubblica, si è vista anche la fine dell'eterno.

Andreotti non si può capire se non si tiene presente che lui non era e non si sentiva italiano, era cattolico, papalino e romano. Se avesse scelto la carriera ecclesiastica sarebbe diventato Segretario di Stato e forse stare nei corridoi del Vaticano era il destino al quale si è sentito strappato per tutta la vita.

La romanità in Andreotti era totale ed assoluta, chi non ha vissuto a Roma difficilmente capisce quel sentimento che in politica si traduce in una totale mancanza di morale, per questo De gasperi che lo volle con sé disse di lui che era una persona di grandi capacità, ma anche capace di tutto.
Nell'ottica cattoromana la politica si riduce ad una mera questione di potere, qualcosa di simile ad una somma algebrica dove incastrare i fattori e siccome in politica i fattori sono gli uomini e gli uomini hanno difetti capendo e controllando i difetti si controllano gli uomini.
Andreotti non giudicava gli uomini, li usava. Il paragone con Hoover è fuorviante, Hoover era un Fouché moderno, mentre Andreotti era un principe della politica del tipo di Mazarino, Richelieu, il Cardinale Antonelli. Uomini che avevano una tale osmosi con il potere da diventare poteri, gente che non aveva bisogno di un partito perché era un partito ed infatti Andreotti pur avendo occupato ogni carica possibile al governo non diventò mai segretario della Dc.
Un uomo-partito di un partito-stato.

Mi ricordò di aver letto un'intervista che Oriana Fallaci gli fece negli anni settanta con il piglio aggressivo che aveva messo in difficoltà gente come Kissinger e Kohmeini. Con Andreotti non funzionò, non perdeva mai la calma e alla fine fu la grande giornalista, che era una persona con un forte senso morale, a sentirsi a disagio e provare inquietudine. Dopo la Fallaci realizzò che Andreotti le faceva paura.

Come uomo di potere Andreotti è stato insuperabile.
Come uomo di governo invece è stato uno dei più mediocri della seconda fase dell'era democristiana(quella cominciata dopo il 1963), i suoi governi sono stati tra i peggiori in particolare gli ultimi 3 che furono esiziali per le disastrate finanze pubbliche e per l'economia italiana che mancò l'occasione per cominciare una riconversione seria imboccando il viale del declino.


Ps cmq il prof Prisco ha pienamente ragione. Purtroppo caro professore il travaglismo/santorismo/grillismo ha già vinto e trasformato larga parte delle persone in questurini indignati di professione sulla scia anche della moda lanciata da Stephan Hessell senza rendersi conto che l'indignazione assoluta è reazionaria e antirepubblicana.




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07/05/2013 13:48
 
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Re:
Da il sole 24 ore di qualche anno fa..

Indro Montanelli, che Giulio Andreotti lo conosceva bene, raccontava spesso un aneddoto per descrivere la personalità del leader democristiano: «De Gasperi e Andreotti - diceva - andavano insieme a messa e tutti credevano che facessero la stessa cosa. Ma non era così. In chiesa De Gasperi parlava con Dio, Andreotti con il prete. I preti votano, Dio no». Basterebbe questa frase per ricollocare Andreotti nella sua giusta dimensione storica nella politica italiana e per comprendere i motivi per cui ancora oggi, malgrado i suoi 92 anni, il vecchio senatore a vita non sia cambiato affatto.


Più che il Belzebù della politica italiana, Andreotti era e resta il simbolo della gestione cinica del potere, l'ideologo della politica priva di idealismo, del pragmatismo cinico sia nei confronti dei vivi che dei morti. Lui l'ha definita «una battuta in romanesco male interpretata», e magari è anche sincero, ma dietro la frase infelice sull'omicidio di Giorgio Ambrosoli c'è in realtà un vecchio modo di interpretare la politica di cui Andreotti è la testimonianza storica, ma che a volte riaffiora con effetti dirompenti.


Nell'intervista a Giovanni Minoli, Andreotti ha detto che accettando l'incarico di liquidatore della banca di Michele Sindona, Ambrosoli «se l'è andata a cercare»: se non avesse indagato sui rapporti tra il finanziere siciliano, la mafia, il vaticano e la vecchia Dc, insomma, l'avvocato milanese sarebbe ancora vivo. Sulla base di questo principio, allora, anche Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino e tanti altri servitori dello Stato uccisi dalla mafia sarebbero ancora vivi se avessero evitato di scuotere il Palazzo. Ma la società civile sarebbe stata forse più sicura?


Il punto, per Andreotti, è però un altro. Che si tratti di un politico, di un poliziotto, di un magistrato o di un avvocato, il principio che vale è sempre lo stesso: quando si attaccano interessi forti e oscuri, si subiscono reazioni forti.


Montanelli diceva che chiamando Andreotti «Belzebù», come facevano i giornali e la sinistra italiana negli anni 70 e 80, si rischiava la querela del diavolo. Ma la sua non era un'accusa rivolta al politico: era un modo per dire che Andreotti è stato sopravvalutato nel bene e nel male, è stato mitizzato più che capito.


In questo senso, più che il complice della mafia, il burattinaio della massoneria o il garante di interessi oscuri nel cuore dello Stato, Andreotti appare più semplicemente come un cinico gestore del potere.


C'è una vecchia battuta di Andreotti che ben rappresenta non solo questa filosofia, ma che fa comprendere anche il senso della frase sull'omicidio Ambrosoli: «Meglio tirare a campare che tirare le cuoia». Più chiaro di così...


Questo giusto per restare in tema col post di Trixam che condivido in toto tranne per i giudizi espressi in chiusura, su cui signorilmente preferisco sorvolare.
[Modificato da fridafrida 07/05/2013 14:02]



_______________________________


Verweile doch! Du bist so schön!
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07/05/2013 14:26
 
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le reazioni dei napoletani
[Modificato da mikele88uni 07/05/2013 14:29]
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07/05/2013 15:02
 
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Re: Re:
Visto che è stata citata, mi permetto di postare in link dell' intervista di Oriana Fallaci a Giulio Andreotti.
È una lettura interessante, degna di spunti di riflessione.

www.oriana-fallaci.com/andreotti/intervista.html



_______________________________


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07/05/2013 15:17
 
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Re:
trixam, 07/05/2013 13:13:

Nessuno pensava di vedere questo giorno, ne ha seppelliti talmente tanti che istintivamente pensavi avrebbe seppellito anche te.
Ma nel 2013 dopo le dimissioni del papa, la rielezione del presidente della repubblica, si è vista anche la fine dell'eterno.

Andreotti non si può capire se non si tiene presente che lui non era e non si sentiva italiano, era cattolico, papalino e romano. Se avesse scelto la carriera ecclesiastica sarebbe diventato Segretario di Stato e forse stare nei corridoi del Vaticano era il destino al quale si è sentito strappato per tutta la vita.

La romanità in Andreotti era totale ed assoluta, chi non ha vissuto a Roma difficilmente capisce quel sentimento che in politica si traduce in una totale mancanza di morale, per questo De gasperi che lo volle con sé disse di lui che era una persona di grandi capacità, ma anche capace di tutto.
Nell'ottica cattoromana la politica si riduce ad una mera questione di potere, qualcosa di simile ad una somma algebrica dove incastrare i fattori e siccome in politica i fattori sono gli uomini e gli uomini hanno difetti capendo e controllando i difetti si controllano gli uomini.
Andreotti non giudicava gli uomini, li usava. Il paragone con Hoover è fuorviante, Hoover era un Fouché moderno, mentre Andreotti era un principe della politica del tipo di Mazarino, Richelieu, il Cardinale Antonelli. Uomini che avevano una tale osmosi con il potere da diventare poteri, gente che non aveva bisogno di un partito perché era un partito ed infatti Andreotti pur avendo occupato ogni carica possibile al governo non diventò mai segretario della Dc.
Un uomo-partito di un partito-stato.

Mi ricordò di aver letto un'intervista che Oriana Fallaci gli fece negli anni settanta con il piglio aggressivo che aveva messo in difficoltà gente come Kissinger e Kohmeini. Con Andreotti non funzionò, non perdeva mai la calma e alla fine fu la grande giornalista, che era una persona con un forte senso morale, a sentirsi a disagio e provare inquietudine. Dopo la Fallaci realizzò che Andreotti le faceva paura.

Come uomo di potere Andreotti è stato insuperabile.
Come uomo di governo invece è stato uno dei più mediocri della seconda fase dell'era democristiana(quella cominciata dopo il 1963), i suoi governi sono stati tra i peggiori in particolare gli ultimi 3 che furono esiziali per le disastrate finanze pubbliche e per l'economia italiana che mancò l'occasione per cominciare una riconversione seria imboccando il viale del declino.


Ps cmq il prof Prisco ha pienamente ragione. Purtroppo caro professore il travaglismo/santorismo/grillismo ha già vinto e trasformato larga parte delle persone in questurini indignati di professione sulla scia anche della moda lanciata da Stephan Hessell senza rendersi conto che l'indignazione assoluta è reazionaria e antirepubblicana.








Piccolo Ot, per dire che scrivi in una maniera eccellente. Anche se raramente condivido ciò che pensi, oggi sono pienamente d'accordo con te e ti rinnovo i complimenti per l'eleganza del tuo modo di esprimerti.

Ritorniamo IT.
Ma a voi non da fastidio questo processo di santificazione in atto? Mi urta il fatto che, dopo che se ne è detto peste e corna, Andreotti viene considerato "grande politico e grande uomo", oppure "padre della democrazia".
Rispetto per i morti e la morte, soprattutto perchè ormai il senatore non ha più la possibilità di difendersi, ma questa è pura ipocrisia.
Email Scheda Utente
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07/05/2013 15:34
 
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Andreotti era storia anche da vivo, e non è da tutti. Una storia con molte ombre, più misteriosa di un libro di Conan Doyle.
Andreotti è stato la "politica italiana", dove per "italiana" s' intendono tutte le accezioni positive e negative che esistono.
Andreotti lo giudica la storia, ma la sua storia è anche pregna di misfatti.
Andreotti era così intelligente ed abile che nemmeno unendo insieme Berlusconi, Letta e Monti riusciamo a formare un "mezzo" Andreotti.
Andreotti non era il Diavolo, era semplicemente uno dei più grandi interpreti della machiavelliana massima "l' attività del politico è autonoma rispetto alla morale".
Sono certo che la storia ufficiale assolverà Andreotti. Io mi tengo qualche riserva.


PS. Questo topic poteva essere uno spunto di riflessione e di discussione, si è trasformato nell' ennesimo ring, e taluni personaggi cercano di non far suonare ancora il gong.
Questo forum cade sotto i colpi della superbia, della saccenza e della presunzione.
Sentirsi "grande" non fa grande una persona.
Email Scheda Utente
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07/05/2013 16:16
 
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Ho letto i vostri commenti e la cultura di alcuni mi ha veramente colpito moltissimo.
Io non credo di avere le vostre fini conoscenze ma sono solita guardare alla storia da un altro punto di vista: mi riesce difficile apprezzare qualcuno per il solo fatto di aver fatto la storia, nel bene e nel male. Credo che questa espressione sia agghiacciante. Chi ha agito in politica per un periodo così lungo ha avuto a che fare con le vite di ognuno di noi, influenzando il nostro passato e il nostro futuro. E aver rovinato il nostro presente.
Se guardo oggi vedo un'Italia malata e che arranca e fra le prime cose che mi hanno insegnato è che la storia è maestra di vita.
Chi deve prendersi le responsabilità del degrado del Belpaese incivile in cui viviamo, se non chi ha creato bui precedenti e loschi meccanismi nella nostra politica? Chi se non qualcuno che ha avuto la possibilità di fare le cose nel modo giusto, non di cambiarle (come ci auguriamo che faccia qualcuno)? Per inciso il cambiamento che quelli come me auspicano è proprio quello dalla classe politica degli Andreotti, di cui onestamente non sentirò alcuna mancanza.
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07/05/2013 16:18
 
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Re: Re:
fridafrida, 07/05/2013 13:48:

Da il sole 24 ore di qualche anno fa..

Indro Montanelli, che Giulio Andreotti lo conosceva bene, raccontava spesso un aneddoto per descrivere la personalità del leader democristiano: «De Gasperi e Andreotti - diceva - andavano insieme a messa e tutti credevano che facessero la stessa cosa. Ma non era così. In chiesa De Gasperi parlava con Dio, Andreotti con il prete. I preti votano, Dio no». Basterebbe questa frase per ricollocare Andreotti nella sua giusta dimensione storica nella politica italiana e per comprendere i motivi per cui ancora oggi, malgrado i suoi 92 anni, il vecchio senatore a vita non sia cambiato affatto.


Più che il Belzebù della politica italiana, Andreotti era e resta il simbolo della gestione cinica del potere, l'ideologo della politica priva di idealismo, del pragmatismo cinico sia nei confronti dei vivi che dei morti. Lui l'ha definita «una battuta in romanesco male interpretata», e magari è anche sincero, ma dietro la frase infelice sull'omicidio di Giorgio Ambrosoli c'è in realtà un vecchio modo di interpretare la politica di cui Andreotti è la testimonianza storica, ma che a volte riaffiora con effetti dirompenti.


Nell'intervista a Giovanni Minoli, Andreotti ha detto che accettando l'incarico di liquidatore della banca di Michele Sindona, Ambrosoli «se l'è andata a cercare»: se non avesse indagato sui rapporti tra il finanziere siciliano, la mafia, il vaticano e la vecchia Dc, insomma, l'avvocato milanese sarebbe ancora vivo. Sulla base di questo principio, allora, anche Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino e tanti altri servitori dello Stato uccisi dalla mafia sarebbero ancora vivi se avessero evitato di scuotere il Palazzo. Ma la società civile sarebbe stata forse più sicura?


Il punto, per Andreotti, è però un altro. Che si tratti di un politico, di un poliziotto, di un magistrato o di un avvocato, il principio che vale è sempre lo stesso: quando si attaccano interessi forti e oscuri, si subiscono reazioni forti.


Montanelli diceva che chiamando Andreotti «Belzebù», come facevano i giornali e la sinistra italiana negli anni 70 e 80, si rischiava la querela del diavolo. Ma la sua non era un'accusa rivolta al politico: era un modo per dire che Andreotti è stato sopravvalutato nel bene e nel male, è stato mitizzato più che capito.


In questo senso, più che il complice della mafia, il burattinaio della massoneria o il garante di interessi oscuri nel cuore dello Stato, Andreotti appare più semplicemente come un cinico gestore del potere.


C'è una vecchia battuta di Andreotti che ben rappresenta non solo questa filosofia, ma che fa comprendere anche il senso della frase sull'omicidio Ambrosoli: «Meglio tirare a campare che tirare le cuoia». Più chiaro di così...


Questo giusto per restare in tema col post di Trixam che condivido in toto tranne per i giudizi espressi in chiusura, su cui signorilmente preferisco sorvolare.



Chi fa può sbagliare,indubbio,eppure alcune argomentazioni come quella sulla mafia - le celeberrime carte processuali:" ha salutato da lontano o dato la mano a tale boss?"- o il caso moro o la massoneria - interessante dal punto di vista cattolico - lasciano,a mio avviso,il tempo che trovano.
Andreotti non può essere da noi santificato (lo stesso dicasi per i falsi idoli) o mistificato,troppo presi da contorti meccanismi,ma come uomo di stato e di governo non può che essere omaggiato.
Incarnava,a suo modo, la natura dei grandi personaggi della storia politica e ricordiamoci che persino Churchill è stato duramente contestato. Il vero peccato originale di Andreotti è di essere stato ingombrante.

Non serve nascondersi dietro un dito ed è addirittura imbarazzante mettere in stato d'accusa le figure chiave della generazione che hanno portato questo paese dalla guerra al boom economico,la stessa che ha permesso un futuro e prospettive di benessere a milioni d'italiani,quella che ci ha fatto passare oltre gli anni non duri,ma di più, e ci ha fatto rialzare la testa.

Non bisogna essere dei convinti democristiani della corrente andreottiana per dargli atto che ha solo fatto quello che nel resto del mondo,ma non qui, è la normalità.
Non serve essere mafiosi per superare le considerazioni di questo o quel giornalista e farle proprie,non servono ricostruzioni storiche quantomeno discutibili e faziose.

A banchettare sul cadavere del Divo Giulio sono essenzialmente i padri ed i figli della seconda repubblica, i saccenti mediocri di professione ( discorso generale delle vicende nazionali di questo periodo ),le generazioni indottrinate all'idiozia più becera - e qui condivido il pensiero di Trixiam-,i lillipuziani della coerenza.

Non ha molto senso prendersela con loro, avrebbe forse senso incazzarsi con chi li ha indottrinati, ma basta guardare negli occhi i presunti detrattori per capire che questo paese non ha presente e non merita un futuro.
[Modificato da connormaclaud 07/05/2013 16:19]
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