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Evoluzione della crisi maliana

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2013 13:10
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16/01/2013 18:31
 
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PARIGI - L'intervento militare in Mali è "molto difficile": lo ha detto il ministro della Difesa francese Jean-Ives Le Drian alla radio Rtl. "Sapevamo fin dall'inizio che si trattava di un'operazione molto difficile - ha spiegato il ministro - Si tratta di diverse centinaia, più di un migliaio, 1.200-1.300, di terroristi nella zona".

Le forze terrestri francesi "si stanno dirigendo verso il nord del Mali". Ha annunciato il ministro della difesa francese. "Fino ad ora - ha detto - abbiamo fatto in modo che ci fossero forze di terra a Bamako per garantire in primo luogo la sicurezza della popolazione, dei nostri cittadini, dei cittadini europei e della città di Bamako. Ora le forze di terra si stanno dirigendo verso il nord".

TERZI, ITALIA PRONTA A SUPPORTO LOGISTICO - L'Italia è "pronta ad un supporto logistico dell'operazione" in Mali. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, intervenendo al Senato ad una audizione sulle missioni internazionali. Terzi ha spiegato che del tema ha già parlato con il premier Mario Monti e con il collega della Difesa Giampaolo Di Paola.

"E' importante guardare ad una rapida soluzione di questa crisi ed evitare una realtà di presenza endemica di forze terroristiche sul territorio", ha sottolineato il ministro degli Esteri.

L'Italia è pronta ad un supporto logistico in Mali "attraverso collegamenti aerei anche per le forze francesi". Lo ha spiegato il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola al Senato precisando che si tratterà comunque di un supporto logistico e non "sul terreno".

CPI APRE INCHIESTA SU CRIMINI GUERRA - La Corte penale internazionale (Cpi) ha aperto un'inchiesta sui presunti crimini di guerra commessi in Mali dal gennaio 2012. "Ritengo che alcuni degli atti brutali e delle distruzioni commesse costituiscano crimini di guerra", ha detto il procuratore della Corte, Fatou Bensouda, in un comunicato.


tratto da: www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/01/16/Francia-difficolta-Mali-_8081...

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18/01/2013 11:34
 
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"Bisogna fermare formazioni jihadiste sanguinarie, i francesi sono intervenuti e non si può lasciare sola la Francia. Prodi, che è un pacifista e inviato Onu, dice che l'intervento ci vuole ed è tempo che Ue riprenda bandolo. In Italia non se ne parla perché abbiamo abbassato profilo in politica estera". Lo dice Bersani, a Radio 24, sul Mali.

SI COMBATTE SU TERRENO. UE, OK MISSIONE - di Tullio Giannotti

Adesso è guerra vera, alla Francia non bastano più gli aerei e i Droni. C'é bisogno di uomini. A Diabali "si combatte corpo a corpo", l'intervento di terra è ormai una realtà. I francesi sul campo ora sono 1.400 e presto raggiungeranno il tetto di 2.500. Sul tavolo europeo, a Bruxelles, l'Ue ha assicurato una missione di addestramento dell'esercito maliano (l'Italia metterà a disposizione fino a 24 uomini) ma per ora non affianca Parigi sul terreno.

La Francia, che da una settimana è protagonista di un intervento costosissimo sul piano politico, umano e finanziario, spera di non essere lasciata sola, visto che in prospettiva si parla ormai di "mesi" di impegno militare, come ha detto il presidente Francois Hollande davanti al Parlamento. Prima Hollande, poi il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, intervenuto al Consiglio esteri Ue di Bruxelles, hanno ripetuto che la Francia "non è sola, è il paese precursore". E prima di rientrare a Parigi, Fabius ha definito "decisamente possibile che dei paesi europei decidano di fornire non soltanto logistica, ma mettano anche a disposizione soldati". Poi si è fatto realista: "ma non possiamo costringerli a farlo".

Anche Catherine Ashton, alto rappresentante della politica estera Ue, ha detto che "sono molti i Paesi che hanno offerto sostegno logistico alla Francia, non escludendo nemmeno quello militare". Un'opzione, quella dell'invio dei militari, esclusa però dal ministro Giulio Terzi: "quello dell'Italia non sarà in nessun modo un intervento militare diretto", ha detto il capo della Farnesina". L'Italia invierà "fino a 24 uomini" nella missione europea di addestramento delle forze maliane (EUTM), una forza che dovrebbe contarne alla fine 450 di una decina di paesi diversi, agli ordini di un veterano del Rwanda e della Costa d'Avorio, il generale francese Francois Lecointre.

A Fabius, per il quale "il Mali a quest'ora sarebbe sparito" senza l'intervento francese, l'Europa ha risposto con un'adesione totale ("la Francia ha preso misure urgenti nell'interesse di tutti noi in Europa", ha detto il ministro tedesco Guido Westerwelle) ma con mezzi per ora limitati. Oltre ad EUTM, l'Ue fornirà appoggio logistico all'operazione delle forze dell'Africa occidentale che stanno affluendo in aiuto a Bamako, in particolare aerei da trasporto C130 per facilitare il dispiegamento dei soldati arrivati da Nigeria, Burkina Faso, Senegal e Ciad.

Aveva quasi l'aria di un blitz, quello lanciato venerdì notte per bloccare l'avanzata dei jihadisti a nord e "garantire la sicurezza" dei 6.000 francesi a Bamako, invece il timore a Parigi è di essere ormai in una situazione dalla quale sarà difficile uscire. E qualche voce polemica sulla preparazione di quest'operazione comincia a levarsi, in particolare a destra e nella sinistra più antagonista, nel panorama di generale consenso. I francesi si sono resi conto in queste ultime ore di essere entrati fino al collo in una guerra vera, le notizie ancora in nottata parlavano di "combattimenti corpo a corpo durissimi a Diabali, nell'ovest del paese, 400 km a nord di Bamako, tra forze speciali francesi e islamici".

Diabali è stata conquistata lunedì dai jihadisti, e il probabile rais locale è l'algerino Abou Zeid, uno che tira le fila di Aqmi (Al Qaida del Maghreb islamico). Diabali è il simbolo di questo indispensabile intervento di terra, perché le bombe sganciate dai Rafale non hanno spostato di un centimetro gli islamici, che si "radono la barba per confondersi con gli abitanti locali", dice un ufficiale maliano. Nelle ultime ore, Diabali è tornata tranquilla, ma si segnalano "combattimenti in diversi settori" della zona di conflitto, secondo la Difesa francese. I più duri a Konna, nel centro, dove i francesi hanno appoggiato i maliani infliggendo perdite (sei uomini) e danni materiali (otto veicoli recuperati, parecchi altri distrutti) agli islamici. In attesa che qualche paese europeo affianchi la Francia, è arrivato stasera a Bamako un primo contingente nigeriano della Forza d'intervento dell'Africa occidentale, insieme ai primi soldati del contingente in arrivo dal Ciad, 200 uomini che hanno lasciato in mattinata N'Djamen


tratto da: www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/01/16/Somalia-ucciso-ostaggio-francese-_8088...
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21/01/2013 01:04
 
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Il punto dfficile da capire, per l'intera area, è se i regimi attuali dell'area e quelli dell'Africa del Nord sono in grado di contenere e sconfiggere la penetrazione degli integralisti islamici, disposti anche al terrorismo. Sarebbe tragico dubitare che "si stava meglio quando si stava peggio" (e cioè con i regimi tribali, di clan e di corruzione, ma laici, di prima delle Primavere Arabe)
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21/01/2013 13:03
 
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Gli attuali regimi necessitano di tempo e chiarezza per uscire indenni dal caos in cui versano e superare brillantemente questo periodo di lunga transizione,ma lasciati a se stessi dubito che si legheranno a costruzioni occidentali.
Disarmante l'assenza di partecipazione dei governi occidentali che stanno minando la sicurezza ,ed il futuro, dell'area ancor più di quando hanno appoggiato rivolte a scatola chiusa.
[Modificato da connormaclaud 21/01/2013 13:03]
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21/01/2013 13:06
 
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Ha preso il via in Malì l’operazione Serval scatenata dai francesi contro i miliziani jihadisti che da quasi unanno occupano il nord del Malì con raids aerei e operazioni terrestri “di supporto” delle forze governative malianeLe truppe governative hanno rioccupato Konna, nel centro del Paese, a 600 km a nord della capitale Bamako, caduta il 10 gennaio in mano ai ribelli, e il presidente a interim, Diacounda Traoré, ha promesso che i ribelli riceveranno una risposta militare ”sferzante e massiccia” e ha ringraziato la Francia per l’intervento militare. Londra e Berlino hanno approvato l’intervento francese mentre la comunità dei Paesi dell’Africa occidentale (Ecowas) autorizzava l’invio immediato di truppe e l’Unione europea accelerava la preparazione per l’invio di una missione di addestramento. Il ruolo delle truppe francesi include elicotteri d’attacco Gazelle (nella foto) due dei quali abbattuti dai jihadisti , forze speciali e forse anche jet Mirage 2000 e ricognitori Mirage F-1 provenienti dal Ciad (dispositivo Sparviero) come dimostra la riconquista nel giro di poche ore di Konna e Douentza. L’attacco di circa 1.200 miliziani di al-Qaeda e dai salafiti del gruppo Ansar Eddine, 500 dei quali partiti il 5 gennaio da Timbuktu con un convoglio di un centinaio di veicoli, sembra aver indotto i francesi a rompere gli indugi. Traorè ha confermato di aver “sollecitato e ottenuto”, in accordo con l’Ecowas, “l’appoggio aereo della Francia”. Nel celebrare la vittoria a Konna e Douentza (dove sarebbero morti un centinaio di miliziani), fonti maliane avevano già ammesso che accanto all’esercito hanno agito soldati stranieri: circa 200 i francesi, più nigeriani e senegalesi anche se fonti di Dakar e Lagos smentiscono. I soldati africani sono comunque in arrivo. Il Burkina Faso ha promesso un battaglione di 500 soldati, la Nigeria invierà tecnici dell’aeronautica in aggiunta al contingente terrestre. In tutto dovrebbero essere schierati in Malì 3.300 soldati africani e qualche centinaio di francesi. Il presidente Francois Hollande ha detto che l’ìntervento armato in Mali “contro le forze terroristiche durerà quanto necessario”. L’operazione Serval scatenata dai francesi potrebbe accelerare i piani di intervento europeo e africano in appoggio al Malì che vedevano una lenta mobilitazione di forze in vista di un’offensiva prevista per il prossimo settembre per un’operazione che i francesi potrebbero condurre da soli in poche settimane con velivoli e fanteria leggera. L’offensiva francese per ora non punta a nord ma ha permesso di mettere in sicurezza l’aeroporto di Savaré, 60 chilometri a sud di Konna, vero obiettivo dei jihadisti (che da lì avrebbero avuto la strada spianata verso la capitale Bamako) e scalo indispensabile per l’afflusso di truppe e materiali necessari per liberare la regione dell’Azawad. Testimoni avevano riferito dell’arrivo di truppe straniere e di armi a bordo di un aereo da trasporto militare di fabbricazione francese C-160 Transall, atterrato nella base di Savaré. Il velivolo avrebbe fatto più viaggi (probabilmente dalle basi francesi in Senegal o Repubblica Centrafricana per portare uomini ed equipaggiamenti. La Francia ha chiesto all’Onu di “accelerare” l’attuazione della risoluzione che autorizza lo schieramento di una forza internazionale in Mali mentre il capo della diplomazia europea Catherine Ashton fa sapere che l’Ue sta accelerando i tempi per l’invio della missione di addestramento delle truppe locali che non parteciperà ad azioni di combattimento. Il governo tedesco ha smentito le notizie riportate dal quotidiano francese Le Figaro a proposito di un dispiegamento congiunto franco-tedesco. Berlino ha escluso “per ora” la partecipazione in una missione internazionale nel Paese africano mentre il Pentagono sembra disposto a sostenere lo sforzo francese con informazioni di intelligence e sostegno logistico. Meno fortunato il blitz effettuato venerdì notte dai reparti speciali francesi (a quanto sembra a bordo di tre elicotteri) nel sud della Somalia per cercare di liberare un agente segreto del DGSE francese noto come Denis Allex che era stato rapito in Somalia nel luglio 2009 insieme a un collega, liberato il mese successivo dai miliziani jihadisti Shabab. In ottobre l’ostaggio era apparso in un video in cui chiedeva al presidente francese di impegnarsi per la sua liberazione. Nell’operazione l’ostaggio e un militare francese sarebbero morti (un altro soldato risulterebbe disperso) mentre nel combattimento sono rimasti uccisi 17 miliziani somali. Altre incursioni sono possibili nei prossimi giorni per cecare di liberare gli 8 ostaggi francesi nelle mani dei terroristi islamici in Niger, Malì e Nigeria. Ostaggi che potrebbero venire uccisi per rappresaglia anche se l’azione militare in Malì sta generando una forte minaccia terroristica per tutti i francesi residente oltremare e per la Francia stessa. Sanda Ould Boumama, un portavoce del gruppo Ansar Dine ha minacciato che ”ci saranno conseguenze non solo per gli ostaggi francesi, ma anche per tutti i cittadini francesi, ovunque essi siano, nel mondo musulmano. Continueremo a resistere e a difenderci. Siamo pronti a morire combattendo”. La guerra ai jihadisti rischia poi di mettere in crisi gli stretti rapporti tra Parigi e il Qatar, emirato che in cambio degli ingenti investimenti in Francia è stato accolto persino nella comunità francofona pur non essendo mai stato un Paese di lingua francese né un possedimento coloniale di Parigi. Come i lettori di Analisi Difesa ricorderanno nell’ottobre scorso il settimanale satirico Le Canard Enchainé rivelò le l’intelligence francese avevano informato il presidente Francois Hollande che “organizzazioni non governative del Qatar finanziano i gruppi jihadisti sistemati nel nord del Mali, attraverso una banca islamica”. Secondo gli 007 francesi i fondamentalisti islamici di Ansar Dine, al-Qaeda nel Maghreb islamico e il Movimento per l’Unità e il Jihad nell’Africa occidentale, cioè i gruppi che hanno occupato il nord del Malì e tengono prigionieri 8 civili francesi, sono tra i movimenti terroristici che beneficano della generosità del Qatar. Paradossale poi che Parigi e Doha siano stati alleati nella guerra di Libia e tra i protagonisti principali della caduta di Muammar Gheddafi. Proprio dalle caserme dell’esercito libico i tuareg e i miliziani di al-Qaeda si sono procurati le armi con le quali hanno invaso il Malì inclusi i missili antiaerei portatili che hanno probabilmente abbattuto i due elicotteri francesi sopra Konna.
Le forze francesi in Africa
Una decina di basi e circa 5 mila militari. Questa la consistenza delle forze francesi schierate in Africa. Il contingente più importante è a Gibuti dove è schierata la 13° semibrigata della Legione straniera e il 5° reggimento misto di Marina: circa 2 mila militari con mezzi blindati e artiglieria. Qui sono basati anche aerei da pattugliamento marittimo e 4 navi della flotta francese dell’Oceano indiano. Sempre nell’Oceano indiano, ma più a sud, sono presenti sull’isola di Reunion il secondo reggimento paracadutisti della Marina e un distaccamento di 240 militari della legione Straniera stanziato sull’isola di Mayotte. In Africa occidentale i francesi schierano il 6° reggimento fanteria di marina in Gabon, il 23à battaglione fanteria di marina a Dakar (Senegal), il dispositivo Licorno in Costa d’Avorio con 450 militari un aereo cargo e un elicottero. In Ciad (oggi rischierati in Malì) vi sono 8 di aerei Mirage 2000 e Mirage F1 da combattimento e ricognizione con 3 aerei tanker KC 135 e 2 cargo C-160 e C-130. Circa 350 militari dell’esercito e forze speciali (200 impiegati in Malì nell’operazione Serval) con elicotteri d’attacco Gazelle del 4° reggimento elicotteri forze speciali più 150 dell’aeronautica e 40 sanitari che gestiscono un ospedale da campo.

www.analisidifesa.it/2013/01/dal-mali-alla-somalia-francesi-alloffensiva-in...
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21/01/2013 13:10
 
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Alquanto curioso che i mezzi d'informazione e lo stesso articolo da me postato non precisino che ad intervenire ,in rappresentanza della francia,sia quasi esclusivamente la légion
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